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Autore: Kimando714    29/07/2020    0 recensioni
Giulia ha solo quindici anni quando impara che, nella vita, non si può mai sapere in anticipo che direzione prenderà l’indomani. Questa certezza la trova durante una comune mattina di novembre, quando il suo tragitto incrocia (quasi) del tutto casualmente quello di Filippo, finendo tra le sue braccia.
E cadendo subito dopo a causa dell’urto.
Un momento all’apparenza insignificante come tanti altri, ma che, come Giulia scoprirà andando avanti nel suo cammino, potrebbe assumere una luce piuttosto differente.
“Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi” - (Italo Calvino)
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Walk of Life'
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CAPITOLO 54 - INTO YOU



 
La spiaggia appariva decisamente più desolata senza il riecheggiare delle risate e del crepitio del falò, ormai definitivamente spentosi quando i primi di loro avevano già cominciato ad avviarsi verso il centro abitato.
Caterina si guardò intorno, le braccia strette intorno alla vita: era passata da poco la mezzanotte quando Valerio era stato il primo ad avviarsi, zaino in spalla e un sacchetto che conteneva tutte le bottiglie di birra vuote e pronte da buttare nel primo cestino disponibile. Nemmeno cinque minuti dopo si erano avviati anche Gabriele e Alberto, che già avevano cominciato a sbadigliare per la stanchezza mentre camminavano incerti negli ultimi metri di sabbia che li separavano dalla zona del molo.
Quando ormai mancavano pochi minuti allo scoccare della prima mezz’ora del 15 agosto, anche Alessio aveva finito di raccogliere le ultime cose, la chitarra già rinfoderata nella custodia e gli occhi attenti alla figura di Pietro. Caterina si avvicinò a loro, guardandolo con occhio critico: anche se non le sembrava che avesse bevuto parecchio durante la serata, Pietro stava faticando un po’ a mettersi in piedi.
-Sbaglio o è un po’ ubriaco?- chiese sottovoce ad Alessio, accostandoglisi di fianco. Lo vide ridere sotto i baffi, continuando ad osservare Pietro e i suoi maldestri tentativi di fare due passi di fila senza inciampare sulle dune della sabbia.
-Abbastanza, ma dovrebbe essere in grado di camminare da solo una volta preso il ritmo- mormorò, lasciandosi scappare un lamento quando, nemmeno un secondo dopo, Pietro rischiò di cadere in avanti.
-Potresti sempre sorreggermi tu- Pietro doveva aver sentito comunque di cosa stessero parlando, ed ora che era più vicino, Caterina riusciva a vedere chiaramente l’espressione di ilarità alcolica che aveva dipinta in faccia.
Alessio sbuffò ironico:
-Come no- replicò, senza nascondere sottilmente il proprio sarcasmo – Potresti sempre farti la strada strisciando-.
Pietro gli lanciò un’occhiataccia, ma non disse nulla, limitandosi a togliersi di dosso i granelli di sabbia dagli shorts neri. Alessio si mise a tracolla la custodia della chitarra, voltandosi finalmente verso Caterina ed occhieggiandola confuso:
-Tu non vieni?-.
Si era aspettata quella domanda: la sua borsa era ancora abbandonata sulla sabbia, a pochi metri da loro ma ugualmente ignorata. Alessio doveva aver intuito che non fosse in procinto di seguirli al B&B.
Scosse il capo, anticipando già la propria risposta:
-Non ancora-.
Temette che Alessio fosse sul punto di domandarle per quale motivo si sarebbe attardata – domande alle quali Caterina non aveva idea di come poter rispondere senza sentire la pelle del proprio viso prendere visibilmente fuoco-, ma furono domande che tardarono diversi secondi per essere formulate. Si limitò ad osservarla attentamente, e in un modo o nell’altro, senza aggiungere altro, annuì e basta.
Fu Pietro, invece, a sporgersi verso di lei:
-Come mai?- le chiese curioso. Prima che Caterina potesse inventarsi qualcosa, fu Alessio a girarsi verso di lui:
-Non fare domande- lo zittì abbastanza pacatamente, posandogli una mano sulla spalla per guidarlo nella direzione del molo – Cammina e basta-
Le lanciò un’ultima occhiata – pregna di qualcosa che Caterina non seppe definire, a metà strada tra l’apprensione e la contentezza-, prima di allontanarsi trascinandosi dietro un Pietro che stava ancora cercando di protestare per la sua domanda ignorata.
Caterina rimase a guardarli scuotendo divertita la testa, e cercando di non scoppiare a ridere ascoltandoli ancora battibeccare in lontananza.
Sospirò a fondo, sentendosi già più sollevata al pensiero di non aver dovuto confidare cose per cui non era ancora pronta a parlare.
Si voltò lentamente verso Nicola, seduto a pochi metri dal mare ed isolato, lo sguardo fisso sulle onde calme e illuminate dalla luce della luna. Sembrava così perso nei suoi pensieri, in un altro mondo, così distante da dove si trovavano in quel momento.
“Tra non molto rimarremo qui da soli”.
Avvertì la presenza di qualcuno poco distante da sé, e non si sorprese affatto, dopo essersi girata, di accorgersi di Giulia a circa un metro da lei. Aveva lo zaino già sulle spalle, dal quale usciva un lembo dell’asciugamano che aveva usato per starci seduta tutta la sera, e sembrava decisamente in procinto di andarsene.
-Tra poco andremo anche io e Filippo- le sussurrò, passandole un braccio attorno alle spalle scoperte.
-Meno male che aveva una gran fretta di andarsene, siete gli ultimi rimasti- rise piano Caterina, occhieggiando Filippo, che era ancora intento a controllare di aver raccolto tutte le sue cose. Alla fine, pur essendo stato il primo a dire di voler tornare al B&B, era stato sul serio quello che più si era attardato su quella spiaggia.
Giulia alzò un sopracciglio:
-A parte te e Nicola- la corresse, con un velo di ambiguità nella voce.
Caterina si schiarì la voce, in imbarazzo:
-Penso vi raggiungeremo tra un po’- farfugliò – Non preoccuparti … Non litigheremo ancora. È tutto risolto-.
Giulia le dedicò uno sguardo piuttosto prolungato, fisso, ed in totale silenzio, talmente tanto da lasciare Caterina sbigottita. Non aveva idea del perché non stesse dicendo nulla, ma il sorriso che le stava pian piano piegando le labbra le fece supporre che, in fin dei conti, le sue intuizioni dovevano essere andate ben oltre il capire che tra lei e Nicola le cose erano state chiarite.
Giulia si schiarì la gola, avvicinandosi ancora un po’ a lei prima di sussurrarle:
-Se vi ritardate per quel che penso io, prendetevi tutto il tempo possibile-.
 



-Ti andrebbe di rimanere ancora un po’ qui in spiaggia, da soli?-.
Lo sbigottimento che leggeva sul viso di Nicola era lo stesso che si sentiva addosso lei stessa. Quando gli si era avvicinata, nemmeno un minuto prima, non aveva davvero messo in conto di domandarglielo davvero.
Però era successo, ed ormai l’attesa era unicamente concentrata su ciò che Nicola le avrebbe risposto di rimando.
Nicola la guardò in silenzio ancora per un po’. Sembrava nervoso, forse tanto quanto si sentiva lei, ma riusciva comunque a darlo meno a vedere.
Si chiese, per un attimo, se non fosse stata troppo avventata: si erano appena riappacificati, e sebbene trovasse la situazione piuttosto risolta, forse a Nicola poteva sembrare davvero una proposta troppo precipitosa.
La guardò ancora per un po’, prima di schiarirsi debolmente la voce:
-A te andrebbe?- le mormorò di rimando.
Caterina si morse il labbro inferiore, esitante più nel rispondere a voce che non sulla risposta in sé.
Le era venuto spontaneo chiederglielo, così spontaneo da non riuscire a farle dubitare di volerlo davvero. In fondo, dopo tutto quel che si erano detti, perché aspettare oltre e rischiare di perdere il momento?
Era diverso dalle altre volte. Stavolta era lei per prima a volerlo, a voler rimanere sola con lui, a voler condividere tutto con lui.
Era il momento giusto, e non voleva farsi prendere di nuovo dalla paura, o dal timore, o da qualsiasi altra cosa che potesse fermarla di nuovo.
Allungò una mano, la stessa con cui aveva richiamato l’attenzione di Nicola sfiorandogli la schiena e la spalla, per racchiudere una di Nicola tra le sue dita.
-Sì, ma dobbiamo volerlo entrambi- gli disse di rimando, a voce a malapena udibile.
Per un attimo le sembrò quasi che Nicola non avesse udito le sue parole. Continuava a guardarla, enigmatico, senza lasciarle segni a cui aggrapparsi per capire cosa gli stesse passando per la testa.
Doveva essere passato almeno un minuto, quando Caterina già pensava di aver corso troppo e che stavolta sarebbe stato lui a dirle di no, prima che cominciasse a far nascere un sorriso sulle sue labbra.
-Restiamo qui, allora-.



 
Caterina si sentì avvampare, ma non ebbe la forza né di confermare né di negare nulla.
-Anche se magari sarebbe stato più comodo un letto in un ostello- continuò lei, con tono leggero – Ma capisco che qui sia piuttosto romantico-.
Caterina si girò quanto bastò per poterle lanciare un’occhiataccia:
-Dovevi proprio dirlo?-.
-Suvvia, non c’è nulla di cui vergognarsi- Giulia rise con allegria, scompigliandole un po’ i capelli. Passò a malapena un secondo prima che staccasse lo sguardo da Caterina, per dirigerlo alla figura lontana di Nicola:
-Piuttosto … Non lo raggiungi?-.
Si ritrovò a voltarsi a sua volta, osservando di nuovo Nicola: era questione di poco, ormai, prima di rimanere sola con lui. Non era ancora del tutto sicura di essere davvero pronta all’arrivo di quel momento.
-Appena tu e Filippo ve ne andrete- mormorò, mordendosi nervosamente il labbro inferiore. Fu un gesto che non dovette passare inosservato, perché Giulia non esitò a domandarle ancora:
-Agitata?-.
Caterina tornò a guardarla, lasciandosi sfuggire uno sbuffo ironico:
-Agitata? Io?- ridacchiò appena, ben consapevole di non essere stata per niente convincente. Giulia la guardò ancora con un sopracciglio alzato, e a quel punto si rese conto che continuare a fingere sarebbe stato del tutto inutile.
-Lo sono, e non so nemmeno perché- ammise in un soffio di voce.
Trovò particolarmente incredibile, quanto sarcastico, ricordare che era stata lei stessa a chiedere a Nicola di rimanere lì. Non riusciva nemmeno più a ricordare dove avesse trovato il coraggio – o la sfrontatezza- sufficiente per chiederglielo davvero, un coraggio che in quel momento le sembrava di aver smarrito.
-Non devi preoccuparti- Giulia le dette una stretta leggera con il braccio che ancora teneva intorno alle sue spalle – Cerca di stare tranquilla-.
Furono gli ultimi secondi prima di sciogliere quella specie di abbraccio. Un secondo dopo Caterina la osservò fare qualche passo nella direzione di Filippo, rivolgendosi direttamente a lui:
-Direi che è ora di incamminarci- gli disse, alzando la voce a sufficienza per riuscire a farsi sentire.
L’altro, che era finalmente riuscito a radunare tutte le sue cose nello zaino, si alzò piano dalla posizione inginocchiata in cui era rimasto fino a quel momento, restituendo a Giulia un’occhiata confusa:
-E Caterina e Nicola?- le chiese di rimando.
Giulia si girò istintivamente verso Caterina, lanciandole un mezzo sorriso:
-Ci seguiranno più tardi-.
Caterina fu grata del fatto che, al contrario di Pietro, Filippo non indagò oltre. Si limitò ad annuire, mettendosi lo zaino in spalla, e controllando un’ultima volta il telefono, un secondo prima di rimetterlo in tasca. Fu in quegli ultimi momenti che Giulia le si avvicinò di nuovo, abbastanza per poter sussurrare e non farsi sentire da lui:
-Mandami un messaggio quando rientrate- le mormorò, prima di lasciarsi sfuggire un ghigno malizioso – E non tornate al B&B in tre anziché in due, mi raccomando-.
Con un’ultima stretta alla sua spalla, si allontanò anche lei, affiancata da Filippo. Seguì i loro passi sommessi allontanarsi sempre di più, fino a quando sparirono completamente.
Solo quando non li ebbe più in vista si decise a girarsi, spostare lo sguardo sulla figura di Nicola, un lieve nodo alla gola per l’agitazione che si sentiva addosso.
Il primo passo era sempre quello più difficile da fare, ed anche in quel momento si sentì esattamente così: per muovere la gamba per compierlo, nel primo secondo le servì più forza di volontà di quanto non gliene servì per i passi e gli attimi successivi.
Fece un altro passo. E poi un altro, ed un altro ancora. Ne fece altri, fino a quando, senza alcuna sorpresa, non arrivò che ad un solo metro di distanza da Nicola. Non era del tutto sicura che l’avesse sentita avvicinarsi, i suoi passi attutiti dalla sabbia; non si voltò verso di lei, e a quel punto si ritrovò a dover pensare ad un modo per fargli capire che era lì, proprio accanto a lui.
-Anche Giulia e Filippo se ne sono andati-.
Caterina riuscì a biascicare a malapena quelle parole, la gola stretta in un nodo d’ansia e le mani incapaci di restare ferme: se le passò sul corto vestito bianco per riassettarlo, in un gesto che tradiva nervosismo. Fece ancora un passo avanti, raggiungendo infine Nicola e annullando quasi del tutto la distanza tra di loro.
Da lui non era arrivato altro che silenzio, tanto che Caterina si ritrovò a chiedersi se l’avesse sentita parlare. Sembrava calmo, almeno in apparenza; Caterina si ritrovò ad invidiarlo, perché lei, al contrario suo, era perfettamente consapevole di non star riuscendo nemmeno un po’ a nascondere l’euforica agitazione che le stava attanagliando la bocca dello stomaco.
Dopo qualche secondo lo vide girarsi verso di lei, un cenno del capo verso il mare:
-È bello, vero?-.
Anche se c’era solo la luce lunare a rendere il tutto meno oscuro, Caterina riuscì a cogliere il sorriso che le stava rivolgendo. Le si avvicinò un po’, fino ad arrivarle di fronte, a pochissimi centimetri dal suo viso:
-Il mare di notte è molto più affascinante-.
Quando Nicola appoggiò la fronte alla sua, Caterina sentì i brividi percorrerle la schiena. Avrebbe voluto rimanere così ancora a lungo, nel silenzio totale spezzato solo dalle onde infrangersi a riva. Non c’era bisogno di parole, non in quel momento.
Si staccò da lui quanto bastava per poterlo almeno guardare in viso, mentre con una mano afferrava la sua, le dita ora intrecciate. Iniziò a trascinarlo verso la zona dove c’erano ancora i loro zaini:
-Il mare sarà qui anche domani- gli disse, con un mezzo sorriso che tradiva un po’ la sua ansia – Potrai continuare a guardarlo anche in un altro momento-.
Nicola non oppose resistenza: si lasciò trascinare da lei, non togliendole gli occhi di dosso nemmeno per un secondo.
 
Like a crutch you carry me without restraint
Back to a place where I am not alone
 
Caterina si sedette su uno dei teli rimasti stesi sulla sabbia ormai raffreddata dall’assenza del sole, lasciando andare per pochi attimi la mano di Nicola. Anche Nicola si sedette accanto a lei, incrociando le gambe, il volto girato nella sua direzione. Per i primi attimi rimasero lì, in silenzio, l’ondeggiare delle acquee marittime l’unica fonte che spezzava l’atmosfera silenziosa in cui erano calati.
Caterina sperò che stavolta, a fare il primo passo, fosse Nicola: in un certo senso si aspettava potesse farlo, per non lasciarle completamente il peso di dover decidere interamente il ritmo di quei minuti che rimanevano loro lì.
Quando si girò nuovamente verso di lui, lo vide tentennare ancora per qualche secondo, prima di rivolgerle un’occhiata decisa: allungò una mano verso il suo viso, girandola gentilmente verso di lui. Caterina non fece in tempo a dire nulla, non prima che Nicola avvicinasse i loro visi, fino ad unire le loro labbra, in un bacio gentile, delicato.
Bastarono pochi attimi per farlo diventare più audace, più magnetico. Caterina ricordava poche altre volte in cui Nicola era stato così autenticamente passionale, come se avesse deciso di lasciarsi andare ai propri istinti, spegnendo la parte più razionale di sé che lo frenava fin troppe volte.
Si staccarono dopo quella che le era sembrata un’eternità, senza fiato, nel silenzio abbandonato della spiaggia deserta. Ascoltò lo sciabordio ritmico delle acque nere del mare infrangersi a riva e sugli scogli poco distanti.
Sentiva qualcosa di nuovo quella sera. C’era davvero qualcosa di diverso, in lei, in Nicola, e tra di loro. Lo aveva percepito dagli sguardi di Nicola, e nel tocco appena percepibile con cui la fece lentamente piegare all’indietro, sul telo, facendola stendere completamente sulla schiena.
Caterina non oppose resistenza: non si sentiva a disagio come le altre volte in cui si erano ritrovati in una situazione analoga, né provava ancora rancore per il litigio e la mancanza di chiarezza che c’era stata tra loro fino al giorno prima. Immaginava che, in un certo senso, lo stesso dovesse valere anche per lui.
Con un movimento lento, talmente lento da sembrare una tortura per entrambi, Nicola portò una mano sulla pelle liscia e calda della sua coscia destra. Caterina sentì la pelle fremere al tocco della mano di Nicola: la percepì scivolare lungo la propria coscia, fino all’orlo del vestito bianco, scostando appena il tessuto leggero. Nicola fece risalire la propria mano lungo il fianco di Caterina, lasciandolo in gran parte scoperto.
Si ritrovò a socchiudere gli occhi, lasciando uscire dalle proprie labbra un gemito soffocato, mentre Nicola si stendeva piano sopra di lei, facendo aderire i loro corpi. Era una sensazione nuova, che non si era del tutto aspettata di provare: forse era perché stavolta era più consapevole, perché era lei per prima a volerlo, ma si ritrovò a sperare non finisse mai.
Nicola avvicinò il viso a quello di Caterina, fino a quando non mise in contatto le loro labbra; fu durante quel bacio che Nicola portò le proprie mani dietro il collo della ragazza, cercando di slacciarle il nodo del vestito.
“Si è fatto audace”.
Caterina riaprì gli occhi di scatto, chiusi durante il loro bacio, scostandogli le mani, nonostante lo sguardo sorpreso di Nicola:
-Abbiamo fretta, eh?- sussurrò lei, lasciandosi sfuggire una mezza risata divertita per il rossore che adornava il viso dell’altro – Tu sei ancora completamente vestito!-.
Nicola si rilassò visibilmente a quelle parole, sogghignando piano:
-Non hai tutti i torti- le mormorò di rimando, alzandosi di poco per permetterle di togliergli almeno la canotta bianca dal torace.
Caterina afferrò due lembi della canotta, scostandola a poco a poco dal corpo di Nicola, fino a farla passare oltre il capo, lasciandolo a torso scoperto. Lasciò cadere poco più in là da loro la maglietta, incurante fosse finita sulla sabbia. Le ci volle qualche altro secondo per decidersi a portare le mani al petto di Nicola: le fece passare lentamente, e con un po’ di insicurezza, i palmi sui muscoli tonici e sottili. Sentì Nicola fremere sotto la pelle delle sue mani, rabbrividire al loro passaggio, ma non perse così tanto la concentrazione da non riuscire a riportare le mani al nodo del vestito bianco: non impiegò troppo tempo per slegarlo, e far scivolare l’abito lungo il corpo di Caterina, fino a farlo passare oltre i piedi, e lasciarlo posato accanto al telo da spiaggia.
Rabbrividì un po’, dopo essere rimasta solamente con il reggiseno e gli slip del costume. Sentiva la leggera brezza costiera accarezzarle la pelle della pancia, dandole un po’ di sollievo per il caldo che si era sentita addosso fino a quel momento. Anche il suo abito finì accanto al telo, trattenendo a stento un’imprecazione nel notare più di qualche granello di sabbia finire anche all’interno; non sarebbe stato piacevole quando avrebbe dovuto indossarlo di nuovo.
Venne distratta solo da un altro bacio di Nicola, più intenso seppur più lento. Si lasciò andare completamente, in un modo in cui non le era mai capitato prima e che non avrebbe creduto possibile, come se attorno a loro non esistesse più nulla e l’unica cosa su cui potesse concentrarsi fosse unicamente quel bacio.
Era quello il momento giusto, ora sentiva di averne la certezza.
Sentiva che ogni parola, ogni momento condiviso, persino anche litigio erano serviti a portarli fino a lì, fino a quella notte. Non era importante solamente per l’atto fisico in sé, quanto per le sensazioni che la stavano animando.
 
You say just look how far you've come
Despite all the things you've done
 
Quando alcuni secondi dopo Nicola si staccò appena da lei per riprendere fiato, Caterina si allungò verso di lui per posargli un altro bacio all’angolo della bocca. Gli accarezzò i capelli morbidi, scompigliandoli lentamente.
Rimase a guardarlo in silenzio, pensieri che le passavano per la mente e che fino a quel momento aveva accantonato, troppo distratta dalle labbra e dai baci di Nicola.
“È così che ci si sente, quindi?”.
Sentiva il proprio cuore rimbombare a ritmo accelerato, quasi fosse sul punto di scoppiarle fuori dal petto. Era sicura che la pelle del suo viso fosse arrossata, per il respiro affannato e anche per il pensiero di cosa sarebbe seguito di lì a poco; non si sentì in particolare imbarazzo solo perché Nicola era nelle sue stesse condizioni.
L’ansia aveva iniziato a lasciar spazio a qualcosa che si avvicinava più all’euforia, alla sensazione di non volersi fermare per nessun motivo. Era qualcosa di nuovo, quasi fosse servito il loro litigio della sera prima per smuoverli entrambi.
-Nicola … -.
Non si era quasi accorta di averlo sussurrato davvero: era stato talmente istintivo da essere convinta di averlo unicamente pensato, senza però pronunciarne il nome ad alta voce. Lo sguardo d’un tratto perplesso che Nicola le rivolse, però, tolse qualsiasi dubbio sul fatto di aver parlato sul serio.
Non le disse nulla, non subito. Per un momento rimase immobile, prima di passarle delicatamente un braccio attorno alle spalle, ed abbassando il viso fino a quando le loro fronti non entrarono in contatto.
Anche se non lo dava a vedere, Caterina riusciva a percepire tutta la tensione di Nicola, con il respiro accelerato e lo sguardo incerto, a tratti timoroso.
-Vuoi continuare?- nonostante tutto, le parlò con la voce più tranquilla di sempre, scostandole una ciocca di capelli castani dalla fronte – Possiamo sempre … -.
-Non voglio fermarmi-.
Prima che potesse anche solo finire di parlare, Caterina lo interruppe senza esitazioni. Gli posò un leggero bacio sulle labbra, a stampo, prima di rivolgergli un mezzo sorriso:
-Le altre volte non erano il momento giusto- disse ancora, cercando di non far trasparire troppo la propria emozione – Stavolta credo di sì-.
Non sapeva con che forza avesse pronunciato quelle parole. Aveva la testa completamente offuscata, e in mezzo a quella nebbia, riusciva a distinguere solamente il volto dolce di Nicola, a pochi centimetri dal suo.
Ripensò ancora una volta ai giorni precedenti, quando aveva parlato sia con Giulia che con Alessio, quando entrambi le avevano dato l’ultima spinta che le mancava per prendere il coraggio necessario. Era anche merito loro se ora era lì, arrivata a quel punto, senza ripensamenti.
-Penso che questo lo sia- ripeté ancora una volta, sorridendo più apertamente.
Caterina avvicinò di nuovo il proprio viso a quello di Nicola, sfiorandogli con le labbra la pelle tiepida della guancia. In quel momento, sotto i raggi lunari senza Nicola sopra di lei, non potè però fare a meno di sentirsi fortunata nel poter fare quel passo con qualcuno che amava da quasi tre anni, la stessa persona con cui aveva condiviso moltissimo.
Lo sentì accarezzarle piano la curva delle spalle, ricambiando il sorriso che lei gli stava ancora rivolgendo:
-Lo credo anche io-.
 
You'll always be the one
 To catch me
When I fall into you
And I fade away
I fall into you
And I fade



 

*il copyright della canzone (Dead By Sunrise - "Into You") appartiene eslusivamente alla band e ai suoi autori.

NOTE DELLE AUTRICI

Ci avviamo alla conclusione del mese di luglio con un nuovo capitolo, e riprendendo dopo pochissimo dove ci eravamo interrotti allo scorso aggiornamento. Dal flashback abbiamo effettivamente scoperto che Nicola e Caterina hanno deciso in accordo di passare ancora un po' di tempo in spiaggia, e abbiamo scoperto che dopo una lunga attesa durata anni è arrivato il momento anche per loro di approfondire ancor di più la loro relazione :)
Nel frattempo, per rimanere in tema di approfondimenti, nel prossimo episodio vedremo cosa stanno combinando gli altri protagonisti all'ostello. Ne vedremo delle belle? Chi lo sa!
A mercoledì 12 agosto per scoprirlo!

Kiara & Greyjoy

   
 
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