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Autore: The Mad Tinhatter    16/08/2009    3 recensioni
"Sicuramente suo padre pensava che lei non l’avrebbe mai fatto, che non sarebbe mai stata tanto curiosa. Del resto, per lui era un semplice strumento da lavoro, e sicuramente non pensava che avrebbe mai attirato l’attenzione di sua figlia."
Genere: Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri personaggi, L, Light/Raito, Misa Amane
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 2: Curious

Soltanto al suo risveglio Sayuri capì di essersi addormentata, completamente vestita, il libro da cui stava studiando calato sugli occhi. Per essersi addormentata in quel modo, sicuramente doveva essere stanchissima. Si alzò, stiracchiandosi, andò a farsi una doccia e poi uscì.
Doveva vedersi con le sue amiche per colazione, e sicuramente l'avrebbero tempestata di domande.
Uscì di casa, poi si recò alla stazione della metropolitana. Era piena di gente, come al solito, e quasi sicuramente avrebbe faticato a trovare un posto per sedersi. Il più delle volte restava tutto il tempo in piedi, anche se fortunatamente il viaggio era breve.
Quando scese dal treno, Sayuri trovò Kaori ad attenderla. Era una ragazza molto appariscente, forse per le extentions bionde che indossava sempre, il suo abbigliamento sempre all'ultima moda (a parte quando, come in quel momento, indossava la divisa scolastica) e la sua tendenza a voler essere sempre al centro dell'attenzione.
- Muoviti - disse - le altre ci stanno già aspettando giù!
Sayuri corse verso di lei. Quanta fretta!
- Dai… dobbiamo solo andare a mangiare un gelato, non siamo certo in ritardo!
Ma lo sguardo di Kaori era trepidante. Non si trattava solo di fretta.
- Che c'è? - le chiese dopo un po' Sayuri, esasperata.
- Oh, dai! Tanto lo sai già cosa voglio chiederti!
Ecco che comincia… Sayuri pensò bene di prepararsi mentalmente due o tre risposte, dato che sarebbe stata costretta inevitabilmente a dire qualche bugia.
- Dai, comincia pure con l'interrogatorio….
- Allora… per cominciare… con chi eri?
Domanda diretta. Tipico di Kaori.
- Ero con un amico… - . Amico. Era già la seconda volta che definiva L in quel modo, per copertura. Chissà se sarebbe mai potuto diventarlo per davvero. Era un tipo interessante, ma così diverso da lei….
- Sì, certo, un amico - rispose Kaori. Non ci credeva.
- Sì, un amico. Aveva un problema, e io gli ho dato una mano a risolverlo.
- Hmm… che genere di problema?
Curiosa fino al midollo, ed intenzionata a strappare la verità a Sayuri.
- Oh, beh… è appena arrivato in città e non ha un posto dove stare, così gli ho riservato una stanza nel mio albergo preferito….
- Sei stata in albergo con lui, quindi! - esclamò Kaori, tutta convinta di aver finalmente costretto a far confessare all'amica come realmente avesse trascorso la serata.
- No, aspetta un attimo… ma che ti salta in mente?
Kaori ridacchiò. - Ora dovrai assolutamente raccontarmi tutto!
- Ma se non abbiamo fatto proprio niente! L'ho solo accompagnato e poi ci ho scambiato quattro chiacchiere… e dopo sono filata a casa!
Kaori parve estremamente delusa, ma poi la sua espressione si rallegrò nuovamente.
- Beh, almeno è carino? Così magari potresti presentarmelo….
L non era brutto, assolutamente. Particolare, senza dubbio, ma non per questo brutto. Eppure c'era qualcosa (e con "qualcosa" dicasi "apparente completo disinteresse per qualunque cosa riguardi la moda") che diceva a Sayuri che lui non sarebbe mai andato bene per Kaori.
- Ti conosco bene, Kaori… non è proprio il tuo tipo.
- Oh, vabbè…. - disse Kaori, un po' delusa.
Finalmente uscirono, e raggiunsero le altre. La stazione era praticamente davanti alla scuola, e lì vicino c'era una gelateria dove - incredibile - facevano dei gelati buonissimi. Anche se era inverno, a loro non importava, e preferivano un gelato alla colazione tradizionale.
- Dobbiamo decidere dove incontrarci, stasera - disse Akane, un'altra amica di Sayuri.
- Non posso - disse Sayuri. Aveva promesso ad L che sarebbe andata da lui, e non aveva intenzione di venir meno alla sua promessa. Non che non sarebbe riuscito a cavarsela da solo, in condizioni normali… il punto era che le sue, in quel momento, non erano decisamente condizioni normali.
- Perché… cosa devi fare? - domandò Kaori, curiosa.
- Prima ti ho parlato di un amico… siccome è appena arrivato, devo dargli una mano ad ambientarsi… sai, portarlo a fare un giro….
- Sì, certo, a fare un giro….
- Sei sempre la solita maliziosa… dai, cosa credi che potrei combinare? È davvero solo un amico….
- Ovviamente. Me lo verrai a raccontare stasera, allora….
Si alzarono, e si diressero verso la scuola. La volontà di Sayuri per studiare non era moltissima, almeno in quel periodo, nonostante gli esami che incombevano. Il suo cervello decideva sempre di spegnersi nei periodi meno opportuni. Tutto sommato ci teneva ad andare bene a scuola. Del resto, suo padre era uno studente modello, il primo di tutto il Giappone, e lei si sentiva continuamente paragonata a lui.
Ovviamente sarebbe stato impossibile per lei essere brillante come il padre: avevano sempre tutti detto che lui era piuttosto fuori dal comune quanto a intelligenza, mentre invece lei si sentiva abbastanza normale.
Quel giorno, però, la voglia di fare la studentessa modello era pressoché inesistente, e la sola idea di stare ferma ad ascoltare il professore la faceva addormentare.
Prese una matita, e si mise a scarabocchiare qualcosa sul foglio bianco dove avrebbe dovuto scrivere gli appunti. Pensò a cosa avrebbe potuto fare quel pomeriggio.
Per prima cosa, sarebbe andata a fare la spesa. Il servizio in camera era buono, ma aveva la strana impressione che L non ne avrebbe usufruito se non costretto. Sembrava che volesse quasi tenersi nascosto dal mondo, come se avesse un segreto da proteggere… avrebbe evitato persino di vedere la cameriera.
Avrebbe comprato tanti dolci, sicuramente L non si sarebbe lamentato.
Si sarebbe portata qualche compito da fare… nonostante lei cercasse di non pensarci, gli esami si stavano avvicinando e la mole di cose da studiare si faceva sentire sempre di più.
Intanto, il suo scarabocchiare casuale sul foglio stava prendendo una forma. Questo le capitava spesso: l’ispirazione per un disegno vero e proprio di solito le arrivava dopo una mezz’ora di scarabocchi. Dato che stava pensando tanto a quel ragazzo, perché non disegnarlo? Magari essere ritratto gli avrebbe fatto piacere, del resto, lei se la cavava, pur non essendo un’artista.
- Oh, e questo chi è? – disse Kaori a un tratto, sbucando da dietro.
Sayuri sobbalzò. Era così tanto presa dal suo disegno, che nemmeno si era accorta del suono della campana.
- Lui… - disse Sayuri, infilando velocemente il disegno in mezzo a un quaderno, - … lui è un mio… amico.
- Fammi indovinare… eri con lui ieri sera? – domandò l’amica, sorridendo trionfante.
Sayuri sospirò. – Sì, ero con lui.
C’era solo da sperare che Kaori non facesse la pettegola e non andasse a dire tutto a sua madre. Non che avesse nulla da nascondere a sua madre, ma la situazione era delicata, e meno persone ne venivano a conoscenza, meglio era.
- Oh, beh, carino….
Quelle erano le tipiche parole di Kaori per non dire che qualcosa non rientrava nei suoi gusti. Se davvero avesse reputato L carino, non avrebbe aspettato un solo secondo a tempestare Sayuri di domande su di lui.
Non che queste sarebbero tardate ad arrivare, in ogni caso. Kaori era la curiosità in persona, e qualsiasi cosa potesse nascondere del pettegolezzo dietro era pane per i suoi denti.  
- Allora? – disse dopo un po’ Kaori.
- Allora cosa? – le rispose Sayuri.
- Insomma… come si chiama?
E Sayuri entrò nel pallone. Non poteva dirle quel nome, lei l’avrebbe spiattellato a sua madre anche senza volerlo. Non era, effettivamente, un problema di fiducia: Sayuri stessa l’aveva lasciata libera di parlare con sua madre anche di cose private. Sua madre era la sua migliore amica, perché no, quindi? Non le aveva mai tenuto nascosto niente. In questo caso, però, era tutto diverso: ne sarebbe potuto andare della vita di L.
- Non me lo vuoi dire? – domandò Kaori dopo qualche secondo.
- Oh, beh… è che lui non vuole farlo sapere in giro, insomma….
- Oh, ma di chi stiamo parlando, di un ragazzo o di un agente segreto? Via, è un nome, non il codice di un conto in banca!
Ahimè, Kaori, in questo caso è proprio il nome che è importante, pensò Sayuri.
Non le rimaneva che spiegarle, sempre nei limiti del possibile, la situazione. Anche se lei non avrebbe mai capito… e forse era un bene.
- Beh, si, è più o meno come parlare di un agente segreto, sai? Non posso spiegarti tutto, anche se buona parte della storia non la conosco nemmeno io… comunque, se il nome saltasse fuori, ci potrebbero essere delle… conseguenze.
Ciò che Sayuri ottenne come risposta fu una sonora risata.
- Dovresti scriverci un romanzo su, sai? Hai molta fantasia….
- Ma no, è tutto vero! Insomma… lui… potrebbe morire!
- Avanti… non c’è bisogno di tirare in ballo anche la morte… non me lo vuoi dire? Smetterò di chiedertelo, allora.
Era stata brava, in fondo. Era riuscita a dissuadere Kaori dal tirarle fuori con le tenaglie le informazioni che voleva.
Intanto, approfittandone della distrazione di Sayuri, Kaori aveva preso il quaderno dentro cui Sayuri aveva nascosto il disegno.
- Non vale! – disse Sayuri mentre cercava, invano, di strappare il quaderno dalle mani di Kaori.
La ragazza, intanto, aveva trovato il disegno, e lo stava osservando attentamente, lanciando ogni tanto un’occhiata a Sayuri.
- Che c’è? – chiese quest’ultima.
- Hmm… sai, stareste bene insieme….
- Stupida…. – rispose Sayuri, mentre suonava la campana d’inizio dell’ora successiva.
Non sopportava proprio quando le sue amiche cercavano di accoppiarla con qualcuno, la trovava un’abitudine piuttosto infantile.
Le ore che la separavano dalla pausa pranzo trascorsero lentamente.
- Scherzi a parte, - disse Kaori, mentre prendeva posto ad un tavolino occupandolo col suo vassoio – quel disegno è davvero fatto bene, Sayuri.
- Stai ancora pensando a quello? – le rispose Sayuri.
- Quale disegno? – domandò Akane.
Ecco, ora Kaori aveva attirato l’attenzione di tutto il gruppetto sul disegno. Ormai, tanto valeva vuotare il sacco.
- Ecco, si riferiva a questo disegno – disse, tirando fuori il quaderno dove l’aveva nascosto e mostrandolo anche alle altre – lui è il ragazzo con cui ero ieri sera. E non pensate cose strane… è solo un mio amico.
- Dicono tutte così – disse Akane, prendendo in mano il disegno.
- Non è male – continuò Asuka, osservando il disegno da dietro – disegni bene.
- Grazie – disse lei, tendendo la mano per farsi ridare il disegno.
- Però… certo che ne sei proprio gelosa, eh? – disse Kaori.
- No… è che ci tengo che torni a casa intatto, e con voi non è il caso di fidarsi – rispose Sayuri, ridendo. Meglio mettere la faccenda sul leggero.
- Sicura che stasera non ci sei? – disse Akane.
- No, davvero… magari ci vediamo di sera un’altra volta, no? Ormai ci vediamo tutti i giorni, non penso che una sera cambi qualcosa. E poi, magari potremmo incontrarci, se usciamo – rispose Sayuri.
- Eh già – disse Kaori – se uscite!
Per tutta risposta, Sayuri le diede uno scappellotto in testa.
- Sai Kaori… lo scherzo è bello quando dura poco.
- Va bene, scusa, non pensavo che ti saresti arrabbiata….
- Lascia perdere, dai… - rispose Sayuri – però basta allusioni strane!
Kaori sospirò. – E va bene…. – disse.
Sayuri sapeva che non sarebbe mai stata in grado di mantenere la parola troppo a lungo. Infatti, l’occhiolino e il sorrisetto che le rivolse mentre uscivano da scuola erano più che eloquenti. Sayuri rispose con una smorfia, per poi allontanarsi e dirigersi verso il primo negozio di alimentari.
A L piacciono le caramelle, pensò Sayuri mentre entrava nel negozio. Questo forse denotava qualcosa sui gusti del ragazzo. E non solo aveva apprezzato particolarmente la qualità dei cioccolatini dell’albergo, addirittura ci si era fiondato su come prima cosa dopo essere entrato nella stanza. Sicuramente da quel punto di vista doveva essere un buongustaio.
Ma non può amare tanto i dolci… insomma, è magrissimo! si disse.
Si, ma basta vedere te… anche a te i dolci piacciono, eppure non sei una botte.... rispose la solita vocina nella sua testa.
Ma sì, dai, sicuramente aveva un metabolismo assurdo come il suo.
Avrebbe comprato un po’ di schifezze, almeno così ne avrebbe approfittato… a casa, sua madre aveva impedito a Chika di comprare troppi dolci o patatine… era perennemente a dieta, dato che la sua professione le imponeva di essere sempre in forma smagliante, e non voleva rischiare, anche per quel poco che restava a casa, di “cadere in tentazione” . Sayuri doveva ammetterlo, sua madre a volte sembrava proprio una ragazzina.
Prese il carrello, e si diresse immediatamente al reparto dolciumi. Fece abbondante scorta di caramelle e cioccolato, scegliendone di tutti i tipi e, ovviamente, delle marche migliori. Avrebbe preso anche del gelato, probabilmente L era pazzo come lei e sarebbe stato dispostissimo a mangiarne a vagoni anche col freddo. Aveva proprio l’aria di uno che avrebbe potuto farlo… sempre che la sua teoria fosse giusta, e che lui amasse i dolci almeno quanto lei. Altrimenti, la regola sarebbe stata la stessa delle caramelle il giorno prima: se lui non ne avesse voluto, ci avrebbe pensato lei a fare man bassa di tutto.
Sayuri sperò solo che non fosse tutto il contrario di quello che si era aspettata: a parte un certo piacere nel mangiare caramelle e cioccolati, la sua reale passione era, magari, il pesce! E lei in quel momento non si sarebbe mai sognata di comprarne.
La sua destinazione successiva fu il reparto patatine, e come per i dolci Sayuri cercò il meglio.
Anche se non avesse accontentato L, perlomeno avrebbe accontentato sé stessa.
Sorrise, mentre si dirigeva alla cassa per pagare. L’espressione sorpresa della commessa nel vedere tutta quella roba, tra dolci e patatine, era uno spettacolo.
Dopo essere uscita dal negozio, Sayuri si diresse verso la fermata della metropolitana che l’avrebbe portata all’albergo.
Per fortuna non è troppo lontano, pensò Sayuri, non vorrei portare ad L un gelato sciolto!

*

La giornata stava passando abbastanza in fretta, con tutto quello che c’era da fare. Perlustrare tutta la stanza alla ricerca di telecamere nascoste gli era costata l’intera mattinata, e in quel momento era davanti alla televisione alla ricerca di qualche informazione che avesse potuto indicargli qualcosa su quanto tempo fosse passato dalla sua morte e cosa fosse successo nel frattempo.
Per prima cosa, aprì la lista dei canali disponibili. Se non fosse passato molto tempo, questa sarebbe dovuta essere pressoché invariata rispetto a quella che lui ricordava.
Non fu così. Molti canali erano scomparsi, qualcuno era completamente nuovo. Quanto tempo era passato dalla sua morte?
Quasi come in risposta alla sua domanda, accanto ad uno dei canali comparve l’avviso di trasmissione di un telegiornale. L non finì nemmeno di esaminare i canali, nonostante non fosse nemmeno a metà dell’elenco.
Solitamente, la prima cosa che veniva visualizzata in un telegiornale era la data del giorno.
Quasi trattenne il respiro, mentre sentiva la sigla d’apertura del telegiornale. Non era decisamente da lui comportarsi così… forse era perché non aveva dolci sotto mano.
Subito dopo, sullo schermo apparve un’annunciatrice, e con essa la grafica tipica di ogni telegiornale.
L sgranò gli occhi nel vedere la data di quel giorno.
15 Dicembre 2028.
Quando lui era scomparso, la data era 5 Novembre 2004.
Ventiquattro anni. Tanti, L sperò solo non fossero troppi.
Aveva un cattivo presentimento, che molto probabilmente quello stesso telegiornale avrebbe confermato.
Se quel Death Note era ancora intatto… forse i suoi successori non erano riusciti a distruggerlo, o, cercando di essere ottimisti, ancora stavano lavorando per recuperarlo. Ma sarebbe stato tutto molto stupido… a meno che non avesse qualche asso nella manica, quella Sayuri aveva l’aria di essere una semplice ragazzina, a cui comunque non sarebbe stato troppo difficile sottrarre il quaderno.
Poteva anche essere che lei non fosse la reale proprietaria del quaderno, e che dietro ci fosse qualcun altro….
Se Light Yagami fosse morto, probabilmente con la sua furbizia sarebbe riuscito a trovare un posto dove nascondere uno dei quaderni in circolazione per farlo trovare ad un suo degno successore… magari Sayuri ci aveva messo le mani sopra per sbaglio, era probabile.
Se anche Light Yagami fosse stato vivo, che cosa avrebbe mai trovato in una ragazzina così, tanto da affidarle il quaderno? Quaderno che lei, oltretutto, sembrava non aver usato per uccidere, ma per ridargli la vita….
Gli mancava qualcosa, la chiave di tutto, sicuramente. Avrebbe trovato un modo per parlarne con Sayuri senza insospettirla. Era una ragazzina, ma non sembrava stupida.
Continuò a guardare il telegiornale, e le sue paure furono, almeno in parte, confermate.
È tutto troppo tranquillo per non essere sospetto, pensò L. In un luogo popoloso come poteva essere il Giappone, o anche la sola Tokyo, i crimini erano necessariamente all’ordine del giorno. Anche senza scomodare serial killer, furti e uccisioni erano quasi quotidiani, normalmente.
Almeno, lo sarebbero stati in un mondo non governato da Kira.
Pochissime notizie di quel telegiornale erano dedicate al crimine, decisamente troppo poche per poter dire che la situazione fosse normale.
Sicuramente c’era qualcuno, là fuori, che giustiziava i criminali. Anche quei pochi che erano stati mostrati al telegiornale sarebbero morti dopo qualche secondo.
Ora, non gli restava altro che capire che ci fosse dietro… e in che modo fosse collegato a Sayuri.
- Ehi!
Una voce squillante e un bussare frenetico lo riscossero dai suoi pensieri. Si alzò dal divano, e andò ad aprire la porta.
Davanti a lui, non appena aprì la porta, comparve Sayuri. La ragazza reggeva due buste da spesa, e aveva un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
- Ciao! – esclamò lei, ed entrò nella stanza.
- Ciao – rispose lui, mentre Sayuri posava le buste sul tavolino e si sedeva sul divano.
Era tranquilla, pensò L, e si comportava esattamente come, molto probabilmente, avrebbe fatto se fosse entrata in casa di una sua amica. Rimase in piedi ad osservarla.
- Beh? – disse lei dopo un po’ – Non sei curioso?
L la guardò, perplesso.
- Strano – disse lei – sono davvero poche le persone che conosco che davanti ad una busta della spesa sanno resistere alla tentazione di vedere cosa c’è dentro.
Roba da mangiare, quasi sicuramente, pensò L. E, a giudicare dalla linea della ragazza, sicuramente non era niente di suo gusto. Persone come lui, che poteva mangiare vagoni di dolci senza mettere su un etto, erano abbastanza rare.
- C’è un po’ tutto quello che mi piace mangiare, qui dentro – continuò lei, tirando fuori il contenuto di una delle buste.
L fu un attimo sorpreso nel vedere uscire dalla busta caramelle e dolciumi di tutti i tipi.
Sayuri rise nel vedere la sua espressione.
- Lo so, a vedermi non sembra che mi piacciano i dolci… e non conta nemmeno il fatto che a casa mia mamma li abbia banditi, dato che recupero tutto ogni volta che esco di casa.
Prese una busta di caramelle, e la aprì.
- Ci scommetto che anche tu gradisci, l’ho intuito da come stavi mangiando le caramelle ieri – continuò, portandosi una caramella alla bocca.
L tornò a sedersi sul divano, accanto alla ragazzina, e prese una tavoletta di cioccolato tra le tante che Sayuri aveva comprato. Ci volevano proprio, un po’ di zuccheri.
Doveva trovare un modo per farle dire la verità… senza spaventarla troppo, perché altrimenti sarebbe scappata a gambe levate, e lui non poteva permettersi di perdere il suo appoggio.
- Peccato, però, avresti potuto aspettare ancora un po’ a comparire, no? Ti avrei fatto assaggiare dei dolci strepitosi! Li ho ordinati dall’Italia, dovrebbero arrivare tra qualche giorno…. – continuò Sayuri, presa dal suo discorso.
L la stava ascoltando, ma con poca attenzione. Doveva trovare un suo punto debole… non voleva farle del male, nemmeno con le parole, ma doveva trovare qualcosa su cui far leva, o almeno qualcosa che gli desse qualche indizio.
- Sei preoccupato per qualcosa? – disse Sayuri, all’improvviso.
- Ventiquattro anni…. – disse.
Non era esattamente quello che voleva fare, parlare di quanto tempo fosse passato dalla sua morte, ma era pur sempre un modo per intavolare una conversazione.
- Cosa? – disse lei.
- Sono passati ben ventiquattro anni da quando sono morto.
- è… è molto, per te?
L annuì.
- Come è successo? – domandò Sayuri.
Bene, pensò L. Ora basta indirizzare la discussione nel modo giusto.
- Hai mai sentito parlare di Kira?
Sayuri fece una faccia sorpresa.
- Sì, certo… dicono che sia una divinità, e che ci protegga dalle persone cattive. È una storia che mi hanno raccontato quando ero piccola, ma ci sono molti adulti che ci credono… mia madre per prima, ma lei non fa testo, è sempre stata un po’ infantile.
L registrò quel particolare. Non era raro certamente trovare delle signore che facessero “le giovani”, ma da qui ad essere giudicate infantili dalle proprie figlie….
- Tu, invece, ci credi?
- No… è una storia abbastanza inverosimile, non trovi? Con tutto il rispetto per gli dei…. Come mai me lo chiedi?
- Ho il sospetto – rispose L – che ad uccidermi sia stato proprio questo Kira. E che non sia una divinità, ma una persona.
Sayuri deglutì. Quindi qualcuno, questo Kira, aveva preso il quaderno e ci aveva scritto sopra il nome di L.  
- Chiunque sia stato, aveva una scrittura orribile – disse Sayuri, cercando di sdrammatizzare. – E, in ogni caso, si tratta solo di sospetti, no?
Era agitata, adesso, ed L non sapeva se fosse per l’idea di una persona in grado di uccidere scrivendo su un quaderno, o perché lei avesse qualcosa a che fare con Kira.
- Già. È solo un mio sospetto – disse L, cercando di calmarla.
Sayuri tentò di sorridere. – Quasi sicuramente non esiste, altrimenti mio padre non avrebbe più lavoro da svolgere.
L registrò anche quel particolare. Un padre che aveva a che fare con i criminali, o, come li aveva chiamati lei, le “persone cattive” .
Il ragazzo osservò Sayuri. Forse quello a cui stava pensando era azzardato, forse si stava solo lasciando suggestionare dal fatto che volesse a tutti i costi trovare un legame tra Sayuri e Light Yagami. Ma era passato tanto tempo, e quell’ipotesi era perfettamente plausibile….
- Cosa fa esattamente tuo padre? – le domandò.
- Oh, beh, non lo so esattamente, lui non ne parla molto a casa… ha a che fare con la difesa, comunque, ed è una carica molto alta, sicuramente….
Tipico di Light Yagami, cercare di raggiungere un posto alto in società. Quando lui l’aveva conosciuto, era un ragazzo ambizioso.
Passarono alcuni secondi. Ad un tratto, Sayuri si portò una mano alla fronte, per poi frugare nella borsa.
- Che sbadata… ho dimenticato di farti vedere una cosa.
Dalla borsa aveva tirato fuori un foglio.
- L’ho fatto stamattina a scuola, ti piace?
Era un disegno, e raffigurava lui. Non era fatto male, tuttavia il sapere che quella ragazzina aveva scelto lui come soggetto un po’ lo sconcertava.
- Non è male….
Sayuri continuava a sorridere, ma non sembrava soddisfatta dalla sua reazione.
- Scusa… magari la cosa ti ha messo in imbarazzo…. – disse.
- Non preoccuparti – rispose L, e tra loro cadde nuovamente il silenzio.
L continuava a guardare la ragazza. Il suo atteggiamento gli ricordava qualcuno. L’abbigliamento, in qualche modo, gli era familiare. La pettinatura, quel codino su un lato, era inequivocabilmente simile a quella di un’altra ragazza che aveva conosciuto. Ragazza che, a ben pensarci, avrebbe collimato tranquillamente con la descrizione che Sayuri aveva dato di sua madre.
C’era solo un modo per sapere la verità, e questo era il porre a Sayuri la domanda diretta. La somiglianza con Misa Amane c’era, ed L era quasi sicuro che l’infantile madre della ragazza fosse proprio lei. Se Sayuri gli avesse risposto in modo veritiero, lui sarebbe stato, almeno in parte, sicuro della buona fede della ragazza. In caso contrario, avrebbe potuto tranquillamente sospettare di lei.
- Sayuri – disse L all’improvviso.
- Che c’è? – rispose Sayuri.
- Dimmi la verità, ora.
La ragazza sorrise. – Perché mai dovrei raccontarti una bugia?
L ignorò quella domanda.
- Dimmi… chi sono i tuoi genitori?
Sayuri lo fissò, senza sapere bene cosa dire.


   
 
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