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Autore: eli_mination    30/07/2020    2 recensioni
A Nuova Domino regna di nuovo la pace e i nostri eroi finalmente si concedono una pausa. Crow va a trovare i vecchi amici al Satellite, ma sulla via del ritorno incontra una ragazza che faceva parte del suo passato e che credeva di aver perso per sempre… Come, prego? La trama vi ricorda qualcosa? Significa che siete veterani di questa sezione!
(REMAKE DI “My love, My life”, FANFICTION SCRITTA DA ME E PUBBLICATA PER LA PRIMA VOLTA IL 28/06/2013)
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aki/Akiza, Crow Hogan, Jack Atlas, Nuovo personaggio, Yusei Fudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Sheila

Il giorno dopo, Beline aveva comunicato a Sheila un nome che aveva sentito in un sogno: Astrid. Si sentiva molto sicura del fatto che fosse qualcosa di preesistente nella sua mente e non creato dalla stessa. Come era sempre avvenuto, alla fine quello che Beline ricordava era servito per vederci più chiaro, per cui era importante avere quest’altra informazione.

A casa di Martha c’erano solo Sheila e Beline, Crow era impegnato con i test per entrare nel dipartimento di polizia di Nuova Domino.

“Ora chiamerò Hugo e domanderò a lui… Spero solo di non turbarlo con questa supposizione, ho notato che l’ultima volta che ci siamo visti era meno incupito del solito!” esclamò Sheila.

“Sicura che non sia l’ennesima scusa per chiamare Liyan, visto che hai solo il SUO numero?” infierì Beline. Accidenti, prima Jack la prendeva in giro, ora anche Beline faceva queste previsioni strane su una possibile relazione con Liyan?

“N-non ti ci mettere anche tu!” protestò la sorella di Crow, avvampando. Anche la sua amica era venuta a conoscenza del suo orientamento. Quando gliel’aveva rivelato, la reazione di Beline è stata un allegrissimo “E quindi?”. Neanche lei avrebbe mai battuto ciglio su questo e Sheila ne era senz’altro felice.

Attese alcuni istanti prima che la ragazza dai capelli verdi rispose al telefono.

“Sheila!”

“Ehi, c-ciao Liyan. Ti disturbo, per caso?” domandò titubante la ragazza.

“Tranquilla, non disturbi mai! Hai novità?” chiese a sua volta Liyan.

In breve, Sheila spiegò tutto, facendosi passare Hugo al cellulare. Gli pose la questione e lui ammise di ricordarsi quel nome. Vide Beline accendersi di speranza quando la sua amica annuì sentendo quello che aveva da dire il ragazzo.

“Ehm, ecco… Mi sembra di ricordarla… Aveva i capelli rossi, vero?” disse lui. Sheila rispose con un affermazione. “Bene, allora… Io me la ricordo come una dottoressa… Aspetta, ora ricordo… Lei si era occupata di iniettarmi quel liquido…”

Rabbrividì pensando alla scena di una siringa contenente chissà che cosa venire inserita nel corpo di un povero innocente.

“Mh…” commentò la ragazza. “Ti ricordi altro, Hugo?”

“Purtroppo no… La mia memoria è piuttosto confusionaria, in questo momento, ma ho ben stampata in mente questa scena di lei che compie questa azione…”

Il suo tono lasciava trasparire un po’ di delusione. Magari pensava di non essere stato molto d’aiuto ma il suo contributo aveva aggiunto un ottimo spunto per continuare le indagini.

“Non preoccuparti, amico!” lo rallegrò Sheila. “Come al solito, vi faremo sapere se scopriamo altro!”

Detto ciò, chiuse la chiamata.

“Una dottoressa…” pensò lei. “Potrei provare a passare in rassegna tutti gli studi medici di Nuova Domino, magari riusciamo a trovarla…”

Riflettendoci, poteva essere una stupida idea: chi le diceva che Astrid si trovasse ancora in città e non altrove? E se non avesse uno studio in cui lavorare? E se, invece, non facesse proprio la dottoressa?

“Sheila, tutto bene?”

La voce di Beline interruppe il suo flusso di pensieri.

“Oh, si!” rispose, scuotendosi. “Allora, Hugo sostiene che lei fosse un medico. Il problema è… Trovarla…”

Beline annuì. Sheila sentì che anche lei capiva quali fossero le difficoltà, tuttavia non parve darsi per vinta. Non voleva deludere le aspettative della sua amica, voleva assolutamente agire senza mettere, però, in pericolo nessuno.

Poco più tardi, Sheila si avviò verso casa con la moto che si era fatta prestare da Jack. Doveva fidarsi molto di lei per poterle affidare la sua “Vortice della Fenice”, anche se non erano mancate delle raccomandazioni che sapevano di minacce…

 

“Riportamela anche solo con un singolo graffio e ti rado a zero quel cespuglio che hai in testa!”

 

Beh, si trattava del minimo, secondo Sheila. Conoscendo Jack, difficilmente le avrebbe permesso di guidare la sua Duel Runner.

Rientrò in casa dopo una lunga corsa, con il timore di farsi fermare dagli agenti e di essere riportata nella Struttura per aver guidato senza patente. Ad attenderla, Jack e Crow. Appena vide quest’ultimo, iniziò a tempestarlo di domande riguardo il fatidico esame.

“Non è andato male. Ho fatto una prova teorica e una pratica. Sulla prima mi sono scervellato su un paio di domande, mentre la seconda è stata una passeggiata!” commentò lui raggiante. Nonostante tutto quello che era successo nelle scorse settimane, Crow era riuscito a concentrarsi su altro e Sheila ne era felice.

“Vedrai che lo passerai!” lo incitò, sedendosi sul divano.

Più tardi, anche Yusei rincasò. Fu un momento di tranquillità anche per lui perché la sua ragazza era appena uscita dall’ospedale.

 

Crow

Tra la morbidezza dei cuscini e quella della pelle di Beline, Crow si trovava nel letto con lei, nella dimora di Martha come ogni notte. Ad un certo punto, questa sua voglia di proteggere la sua ragazza diventò motivo di prese in giro da parte, soprattutto, di Jack, che non mancava di punzecchiarlo, a cui si aggiungeva anche Sheila.

“Ho capito che dopo anni finalmente ti dai da fare con qualcuno, però mi sembra un tantino esagerato…” lo stuzzicava il biondo, con un sorrisetto da idiota che faceva irritare molto Crow. “Cioè, dalle il tempo di respirare!”

In ogni caso, cercava di non darci troppo peso poiché le supposizioni di Jack erano completamente fuori strada dalla realtà. Certo, ormai erano diventati una coppia, ma preferiva non affrettare le cose con Beline. Sarebbe arrivato il momento giusto per entrambi, prima o poi…

Senza darci troppo peso, cercò di addormentarsi. Quella bella sensazione confortevole lo invitava a chiudere gli occhi e riposare per annullare completamente il mondo esterno…

 

Nel mezzo della notte, Crow si destò in seguito ad un suono ridondante e fastidioso. Rendendosi conto che il suono altro non era che la suoneria del telefono, si innervosì. Chi mai poteva essere a quell’ora? Dovevano essere le due o le tre di notte…

Lesse il nome sul display, imprecando.

“Jack…” sussurrò nervoso, cercando di non svegliare Beline, che dormiva beatamente accanto a lui. Dopo aver cliccato per accettare la chiamata, non si risparmiò delle offese gratuite al suo amico.

“Cosa cazzo ti viene in mente a quest’ora per chiamarmi?” gli chiese senza alzare troppo la voce. In un attimo, la risposta che diede lo sconvolse, risvegliandolo completamente. Senza rendersene conto, iniziò ad alzare la voce…

 

Beline

“Scusami, che cazzo vuol dire ‘sparita’?!”

Una voce entrò nelle orecchie di Beline, costringendola ad aprire gli occhi e strofinarseli. Nel buio vide la figura di Crow, illuminata solo da alcune luci esterne, con la schiena scoperta e curva. Il ragazzo era seduto si spalle a lei sul bordo del letto e aveva una mano poggiata sulla fronte, mentre l’altra aveva un cellulare poggiato all’orecchio.

La ragazza sbadigliò in silenzio, ancora confusa, stringendosi nel lenzuolo.

“Hai provato a chiamarla?” domanda ancora Crow, alzandosi per prendere gli stivali per poi tornare al suo posto. “… Merda… Jack, come posso stare calmo?... Senti, sto arrivando…”

Chiuse il telefono infilandosi velocemente le calzature e mettendosi con foga una maglietta. A quel punto, dopo aver osservato tutto, Beline si alzò a sedere e attirò l’attenzione di Crow chiamandolo.

“Che ragazzo cattivo che sono… Ti sveglio sempre, eh? Scusami, Jack mi ha chiamato perché a quanto pare Sheila è uscita da sola e non ha ancora fatto ritorno…” le spiegò brevemente il giovane. La preoccupazione si impadronì di lei, costringendola a fare ulteriori domande.

“Oh, mio Dio…” commentò. “No, dai…”

“Stai tranquilla, Beline… Non si sarà allontanata molto!” cercò di calmarla lui nella maniera più pacata possibile. Eppure stava quasi urlando contro il suo amico poco fa… Che stesse cercando di non far trasparire determinate emozioni?

“Andrà tutto bene!” la rassicurò, mettendole una mano sulla spalla e dandole un veloce bacio sulle labbra prima di allontanarsi. “Dormi tranquilla, mi raccomando!”

Le rivolse un ultimo sorriso, poi chiuse la porta della camera dietro di sé, lasciando Beline da sola a scervellarsi.

“Come è venuto in mente a Sheila di passeggiare a quest’ora? La città è pericolosa di notte…” pensò.

All’improvviso, un ricordo si instaurò nella sua mente. Non era proveniente dai suoi anni di prigionia, era molto più recente…

 

“Allora, Hugo sostiene che lei fosse un medico. Il problema è… Trovarla…”

 

“No, spero davvero che…” le venne da dire, senza concludere la frase. Un orribile presentimento si impadronì delle sensazioni della ragazza, costringendola a diventare irrequieta. Iniziò a picchiettare nervosamente le dita sul materasso, poi si alzò dal letto facendo avanti e indietro per la camera, si mise le mani nei capelli. Era nel bel mezzo di un crollo nervoso e aveva tanta, troppa paura per la sua amica. Le possibilità che si fosse messa alla ricerca di quella dottoressa erano alte, come lo erano le probabilità di essersi messa nei guai… Per colpa sua… Per colpa di Beline…

Respirando affannosamente, cercò di fare mente locale. Dove poteva essere Sheila? Accese la luce sul comò, lasciando che la camera si illuminasse lievemente, per tornare, in seguito, a sedersi sul letto. Le veniva da piangere, avrebbe voluto avere qualcuno al suo fianco ma Crow doveva trovare sua sorella.

“Mi sento così… Inutile…”

Si arrabbiò così tanto con se stessa che nel momento in cui sentì un rumore provenire dalla finestra lo contrastò rivolgendo la mano contro il vetro. In un attimo, con enorme stupore della ragazza, sentì la lastra frantumarsi. Non aveva lanciato nulla contro la finestra per romperla, né qualcun altro l’aveva fatto al posto suo. I pezzi rimasti erano lì, sul pavimento, e non c’era traccia di altro…

“Sono… Sono stata davvero io…”.

 

Angolo autrice

E si ritorna a postare con regolarità, più o meno! Perdonatemi se la settimana scorsa non ho pubblicato ma, come già annunciato, ero fuori casa e dunque non ho potuto pubblicare il capitolo prima. In ogni caso, sappiate che vi ho pensato (anche se non ho potuto interagire molto sul sito :c) e ho in mente la perfetta conclusione per questa storia. Sappiate anche che non la affretterò assolutamente! ^^

Da una parte devo dire che mi dispiace doverla portare al termine, ma è giunta la sua ora… In ogni caso, farò un discorso più ampio quando sarà il momento! ^^

Non ho nient’altro da aggiungere. Ci vediamo la settimana prossima con un nuovo capitolo! ^^

  
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