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Autore: Sky_7    30/07/2020    1 recensioni
In questa storia le cose sono andate un po’ diversamente da quelle che ricordiamo dalla serie. Tanto per cominciare le età: ai fini della trama ho dovuto invecchiare un po’ tutti i protagonisti, perciò Zuko e Sokka hanno diciannove anni, Katara diciassette, Aang e Toph quindici.
In secondo luogo, come si spiegherà nel corso del primo capitolo, Katara era ostaggio sulla nave del principe Zuko, apparentemente come merce di scambio che garantisse la salvezza della sua tribù.
La storia vera inizierà a partire da circa metà della seconda stagione, più o meno dall’arrivo in scena di Azula, ma verranno affrontati anche alcuni momenti clou della prima stagione, rivisitati in tema con la storia. Katara ha un carattere ancor più simile a quello di Zuko, complice anche il fatto che abbiano trascorso due anni insieme, è a conoscenza dei sentimenti che Aang prova per lei ma non lo incoraggia.
Se vi ho incuriositi almeno un po’ vi aspetto ai capitoli
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katara, Quasi tutti, Zuko
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 3
Sabbia, sabbia e ancora sabbia. Da ore Katara non vedeva altro che questo. Appa era stato rapito e Aang era distrutto dalla preoccupazione, Toph disorientata e, per la prima volta da quando la conosceva, veramente cieca e infine Sokka e Momo fuori gioco per via delle allucinazioni dovute all’acqua di cactus. Era ormai quasi il tramonto e Katara dovette fare ricorso a tutte le sue energie per convincerli a tirarsi su e continuare a camminare.
Quando più avanti Katara si troverà a riflettere sulle sue scelte e su quando ha cominciato a dubitare di quello strampalato gruppo e di quella folle ricerca senza speranza, le tornerà in mente quella marcia nel deserto. Ma Ba Sing Se fu la famosa goccia che fece traboccare il vaso, mandando a puttane anche l’ultimo barlume di lucidità. Avevano litigato, per chissà quale ragione poi non lo sapeva dire. Si erano detti le peggio cose e aveva minacciato di andarsene
“Fallo allora” si voltò ad occhi sgranati verso Aang che invece le rivolse un’espressione apatica e disinteressata “Hai detto che sei stanca di noi e di questo viaggio, nessuno ti ha obbligato a unirti a noi e hai assolto il tuo dovere come maestro. Fa pure, vattene. Io di certo non te lo impedirò”
“Andiamo ragazzi, cerchiamo di pensare a mente fredda. Katara sono certo che Aang non diceva sul serio” Sokka sembrava essere l’unico ad aver compreso la gravità della situazione, conosceva la delusione negli occhi di sua sorella, era la stessa che aveva visto all’inizio del loro viaggio, quando aveva detto addio a Zuko ed era andata via senza voltarsi indietro. Conosceva la determinazione di sua sorella, l’aveva vista diventare una maestra del dominio dell’acqua in poche settimane e si sorprese di come Aang prendesse sotto gamba la situazione
“No Sokka, è stato chiarissimo” lo interruppe mettendosi il suo zaino in spalla “per quanto mi riguarda, allora, le nostre strade si dividono qui. Addio” non aggiunse altro e per tutto il tempo, finché non gli diede le spalle, non interruppe il contatto visivo con Aang.
“Bene” detto ciò anche il dominatore dell’aria si voltò andando nella direzione opposta, forse più per avere l’ultima parola che per qualche vera motivazione.
Katara sentì la gola chiudersi in una morsa e le lacrime riempirle gli occhi mentre si allontanava da quel gruppo che era stato la sua famiglia per gli ultimi mesi, il cuore a pezzi a causa dello sperare fino all’ultimo di essere fermata. Non avvenne, nessuno disse nulla e quello fu per il colpo di grazia per Katara: Zuko aveva ragione, l’unica persona di cui si poteva fidare veramente era lei stessa. Adesso era veramente sola.  
“Katara” quello di Sokka fu solo un sussurro che a stento riuscì lui stesso a udire e non fu sufficiente perché la ragazza tornasse sui suoi passi. 
 
Memore di com’era andata l’ultima volta, Zuko era stato ben attento a non rivelare la sua identità, ma Jet era un tipo sveglio e ben presto scoprì tutto.
Jet gli aveva chiesto di vederlo nel loro rifugio, un colloquio da soli, senza gli altri e senza Iroh. Lo assecondò, ma il suo istinto gli diceva di non fidarsi. Jet se ne stava con le spalle contro la parete e Zuko si posizionò sul lato opposto, distante dalla parete e in una posizione marziale. 
“Quindi è vero tutto quello che si dice di te? Che sei un reietto, un esiliato e un traditore?” forse fu lo stesso spirito Agni a impedire a Zuko di risponderli per le rime o magari a suon di fiamme ardenti di rabbia, se lo avesse fatto le cose sarebbero andate decisamente in modo diverso.
“Ha importanza?”
“Ti sorprenderà, ma sì ha molta importanza” rispose Jet sedendosi di fronte al dominatore del fuoco “Vedi principino, esistono due tipi i reietti: quelli che si piangono addosso e si rassegnano alla loro condizione di emarginati, e quelli che si ribellano al sistema, che lo sfidano e che prima o poi arriveranno a metterlo in ginocchio. Tu di quale categoria fai parte, principe Zuko? E rifletti bene sulla risposta perché è davvero molto importante” credeva di non aver bisogno di pensarci il principe Zuko, eppure lo fece. Si prese del tempo e rifletté: non avrebbe esitato a rispondere di appartenere alla seconda categoria, ma cosa aveva fatto per poter dire di farne parte? Dal giorno in cui era stato scacciato dalla sua casa e anche dopo che Azula provò a catturarlo aveva sempre cercato il modo di ritornare come vincitore nella Nazione del Fuoco. Come in un flash le tornarono in mente le parole che gli disse Katara il giorno del ritorno dell’Avatar
“Zuko ragiona, questa è l’occasione che stavi aspettando-”
“Esatto! L’occasione per ripristinare il mio onore e tu me lo stai impedendo. Fatti da parte Katara e magari sarò clemente con te e la tua tribù, non te lo ripeterò un’altra volta”
“No, no Zuko. Apri gli occhi... Perché ti ostini a non capire?! Tuo padre non tornerà mai sui suoi passi, hai la possibilità di cambiare la tua storia. Cosa ti blocca?”
“Il mio onore, la cosa più preziosa che mi sia rimasta, ma tu non puoi capire”
Onore. Quante cose, occasioni e persone aveva perso a causa sua? Katara aveva ragione, era il momento di aprire gli occhi
“Mai stato un agnello” rispose con un sorriso a metà bocca che fu ricambiato dall’amico
“Allora facciamo tremare la Nazione del Fuoco davanti a questi lupi” e suggellarono il loro patto battendo pugno contro pugno. Quel giorno nacque la resistenza al regno del Signore del Fuoco Ozai. 
 

Camminava con la testa bassa percorrendo a memoria la strada che la separava dalla casa diroccata in cui si era stabilita, la mente occupata a stilare la lista delle cose da fare.
A una settimana dall’inizio della sua nuova vita, Katara era cambiata drasticamente non solo nell’aspetto quanto nell’atteggiamento. Aveva dismesso i panni della dominatrice dell’acqua, non poteva fare nulla per il colore degli occhi o della sua pelle ma poteva risolvere l’inconveniente dell’abbigliamento che la rendeva troppo riconoscibile. Non era stata una scelta fatta a cuor leggero, forse fu la scelta più difficile e sofferta della sua intera vita. Le ci vollero due giorni prima che si mettesse veramente a riflettere sulla sua nuova condizione. Due giorni in cui camminò senza una meta per le strade e i vicoli della capitale, lasciando che fosse il caso a scegliere la direzione e, non avendo un posto dove tornare, senza alcuna paura di perdersi.
Non era stato facile voltare le spalle alle persone e alla missione per cui aveva rinunciato a tutto e quando aveva realizzato di essere ormai sola, come non era mai stata, fu devastante. Pianse molto la prima notte che trascorse in quella vecchia casa abbandonata, ma quando la mattina dopo ne uscì era una persona nuova. All’infuori della collana di sua madre da cui non si sarebbe mai separata, nulla di lei lasciava capire che si trattasse di una dominatrice dell’acqua.
Dovendo contare solo sulle proprie forze, la sua prima decisione fu quella di trovare un lavoro per mantenersi e mettere da parte quanto basta per lasciare al più presto quel posto. Una vita monotona ma che le consentiva di tenere un profilo basso senza troppi sforzi. 
Non mancava molto alla sua destinazione ma il sole era già calato e lei era pur sempre una ragazza sola, seppur per niente indifesa, che camminava da sola per le strade poco trafficate di una città sconosciuta. Si nascose maggiormente sotto il cappello troppo largo poco prima di passare accanto a due uomini. Come sperava, nessuno la notò o almeno era ciò che credeva. La fortuna non doveva essere dalla sua parte perché, quando era ormai giunta all’asse di legno schiodata da cui entrava quando sentì un fruscio. Fu svelta a stappare la borraccia che ancora portava a tracolla e attese un’altra mossa che non si fece attendere. Venne circondata da quelli che, a giudicare dal suono dei passi, identificò come tre banditi.
“Dacci i soldi e non ti accadrà nulla” la voce del tipo era ovattata dalla benda che portava sulla bocca ma non fu difficile capire le sue parole che fecero increspare le labbra di Katara in un sorriso sadico
“Ne sono certa, ma di quello che accadrà a te?” lo sgomento sui loro volti lasciò ben presto il posto alla sorpresa quando uno di loro fu colpito in pieno viso da un tentacolo d’acqua che lo scagliò a qualche metro di distanza. Solo allora Katara si voltò nella loro direzione, pronta a combattere. Se si fosse guardata dall’esterno, lei stessa avrebbe faticato a riconoscersi: apparentemente era la stessa, ma chi la conosceva non avrebbe mai immaginato di vederle quegli occhi. Katara era un libro aperto, tutto ciò che pensava le si leggeva in faccia, ma ora quegli occhi di solito così luminosi erano spenti e apatici. Combatteva, si difendeva ma non c’era una vera motivazione dietro i suoi gesti, se non la semplice voglia di menare le mani.
“Piccola insolente. Adesso ti faccio vedere io, ti pentirai di avermi sfidato” il primo che aveva scagliato lontano si fece avanti più furioso che mai, ma Katara non batté ciglio mentre si metteva in posizione d’attacco con il tentacolo d’acqua che ondeggiava intorno a lei
“Fatti sotto” un invito che l’energumeno non si fece ripetere, così come gli altri che la aggredirono in contemporanea, la fortuna però non era dalla loro parte perché proprio quel pomeriggio aveva piovuto e ovunque erano sparpagliate pozzanghere da cui Katara poteva attingere acqua. Come rianimata dall’adrenalina che le scorreva nelle vene, la dominatrice sembrava essere uscita da quell’apatia che l’aveva avvolta in quell’ultima settimana. Non pensava a cosa fare, non ne aveva bisogno, ogni gesto era automatico. Non era neppure una semplice difesa, combatteva per ferire, per farsi temere e la cosa sembrava divertirla.
“Ma che succede laggiù?!” era impossibile per gli latri due ragazzi rimasti fuori dal vicolo non sentire i rumori.
“Andiamo a vedere” se se ne fossero pentiti appena vista la situazione rimase un mistero, non esitarono però a buttarsi nella mischia in uno scontro impari in cui erano cinque contro un dominatore.
Katara, con il viso sempre ben coperto dal cappello, aveva messo fuori gioco due dei tre quando vide avvicinarsi gli altri, fu quindi la volta del terzo di finire con i piedi congelati. Appena in tempo, perché ebbe appena il tempo di lanciarsi a terra prima che un ragazzo agile e con una discreta muscolatura atterrasse al suo fianco, si era lanciato da una trave usando le sue speciali lame uncinate come rampini. Il loro combattimento fu più interessante, nonostante Katara cominciasse ad accusare la stanchezza. Due tentacoli d’acqua, talvolta congelati e talvolta liquidi, sembravano i prolungamenti delle sue braccia. Riuscì a inchiodarlo al muro, ad almeno un metro da terra, con centinaia di lame di ghiaccio che lo circondavano senza però ferirlo, ma subito dopo si sentì sollevare di peso e lanciare a terra, nell’erba incolta dietro l’abitazione. Quest’ultimo non aveva niente da spartire con i precedenti assalitori, era abile e conosceva la tecnica del combattimento e lei iniziava ad accusare la stanchezza. Combattevano corpo a corpo, non le dava neppure un’occasione di distanziarsi quanto bastava per caricare un colpo d’acqua, segno che fosse qualcuno che conosceva bene il dominio dell’acqua. 
Katara si abbassò per evitare un calcio ma la gamba del suo avversario colpì il cappello che inevitabilmente finì a terra svelando il volto della giovane.
 “Katara?” solo allora la dominatrice sollevò lo sguardo, incontrando due occhi d’ambra che la guardavano sconvolti. 
“Zuko”
 
“Cosa ci fai qui Katara, dove sono gli altri? Dov’è l’Avatar?”
“Non lo so”
“E vuoi che io me la beva?” nel pronunciare queste parole si voltò verso la ragazza: Katara era seduta a terra con le gambe strette al petto e la schiena poggiata contro la parete, gli occhi vacui fissi su qualcosa di indefinito.
“Lasciateci soli” lo disse senza rifletterci ma non se ne pentì.
“Neanche per sogno e tu non dovresti neanche chiedere. Non mi fido di lei. Hai visto come ci ha messi a tappeto?”
“Mi fido io, Jet. La conosco meglio di quanto conosca me stesso e le affiderei la mia stessa vita. Fatti bastare questo e lasciateci da soli” Jet gli lanciò un’occhiata che non poteva essere fraintesa, un’occhiata che voleva dire “dopo parliamo” e che fece sbuffare Zuko. Rimasti soli, il principe attese ancora prima di rivolgersi di nuovo alla ragazza.
“Che cos’hai Katara? Che cosa è successo?” chiese sedendosi accanto a lei, senza mai smettere di guardarla
“Succede che ognuno ha ciò che si merita e io ora merito di essere sola”
“Tutte le volte che io volevo restare da solo, tu entravi nella mia cabina e iniziavi a parlare a vanvera di qualsiasi sciocchezza ti passasse per la mente. Ti aspetti davvero che adesso ti volti le spalle?” Katara sbuffò con il naso quasi con scherno, ma continuò a guardare davanti a sé per non incontrare lo sguardo del principe, certa che altrimenti le sarebbe stato più difficile indossare ancora la sua maschera. 
“Era diverso, noi eravamo diversi. Eravamo amici, seppur solo di letto” nell’udire quelle parole forti come un pungo nello stomaco, Zuko sentì di meritarselo per tutte le volte che era stato lui a ferirla.
“Katara?” la ragazza si fece coraggio e si voltò a guardarlo, ma sentì gli occhi riempirsi di lacrime non appena incontrò i suoi. Non l’aveva mai vista così fragile e sola, forse solo il giorno in cui decise di partire con lui per proteggere la sua gente, fu un altro pugno in pieno stomaco che, però, lo spinse a fare qualcosa che solo per lei avrebbe potuto fare. Allargò le braccia in un tacito invito ad un abbraccio. Nel momento in cui la ragazza ci si fiondò entrambi ebbero la sensazione di essere tornati indietro nel tempo.
“Tregua, ok?” chiese lui baciandole la fronte come avrebbe fatto un tempo
“Solo un minuto”
“Mi basta. Poi parleremo”
 

“Iroh!”
“Oh Katara, ragazza mia!” la dominatrice non trattenne la gioia nel riabbracciare il vecchio generale della Nazione del Fuoco che non esitò a stringerla a sé. La conosceva da quando aveva quattordici anni, l’aveva vista crescere accanto a suo nipote e ai suoi occhi loro due avevano lo stesso valore.
“Ma cosa ti è successo? Guardati come sei dimagrita! Ma ti fanno mangiare quegli scellerati con cui viaggi?!”  
“Continua a ripeterglielo, magari a te darà retta” Zuko rimasto sulla porta ad osservarli con un sorriso.
“Non è vero, Iroh mangio a sufficienza, però mi alleno anche”
“Te ne do atto, sei migliorata molto. Ma quanto prima spero di avere una replica magari senza che gli altri ti abbiano già sfiancata”
“Sfiancata o meno ti ho comunque dato parecchio filo da torcere” le loro chiacchiere vennero interrotte dalla risata di Iroh che ormai si asciugava anche le lacrime
“Oh ragazzi miei, quanto mi era mancato sentirvi bisticciare come moglie e marito”
“E se vi degnate di smettere con queste chiacchiere magari possiamo decidere cosa fare con lei” un Jet a dir poco furioso se ne stava con e braccia incrociate e un’espressione per nulla rassicurante “Non vedo cosa possiamo farcene di una psicopatica volta faccia”
“Sicuramente più utile di un subdolo doppiogiochista senza spina dorsale” Jet tremò leggermente quando incrociò lo sguardo altrettanto furente di Katara, cosa che non sfuggì né ad Iroh né a Zuko
“Voi vi conoscete?”
“Purtroppo sì” fu la secca risposta di Katara che decise di far cadere lì il discorso, sfortunatamente però Jet non era del suo stesso avviso
“Questa pazza ha lasciato me e i miei compagni in balia dei soldati della Nazione del Fuoco!” a quel punto Katara scattò congelandogli la mano che la stava indicando e salendo fino al braccio
“Tu hai tentato di radere al suolo un villaggio della terra, mi hai presa in giro e hai tentato di uccidere mio fratello! Non azzardarti a scaricare la colpa su di me razza di idiota altrimenti ti cambio i connotati a suon di legnate”
“Ricevuto” esordì Zuko frapponendosi tra i due e allontanando Katara quando bastasse per tenere Jet fuori dal suo raggio d’azione, ben consapevole però che avrebbe potuto fare poco se la ragazza avesse voluto fargli male “Vi conoscete e non vi siete lasciati esattamente in buoni rapporti”
“Pessimi rapporti, ma non per quello che pensi tu” voltando il capo Zuko vide Fiuta Api e Lancio Lungo sulla porta del rifugio, entrambi con un sorrisino saccente sul viso
“La verità è che Jet non tollera che lei non sia caduta ai suoi piedi... E, a giudicare da quanto siete affiatati e dalle parole del vecchio, la cosa non mi sorprende affatto” se Zuko si fosse visto con in volto quell’espressione sconvolta avrebbe stentato a riconoscersi, ma durò solo pochi secondi perché un attimo dopo stava fulminando con lo sguardo quel ragazzo che aveva cominciato a considerare suo amico.
“Tutto sommato... Abbiamo accolto nella squadra due esiliati della Nazione del Fuoco, credo che potrebbe tornarci utile una maestra del dominio dell’acqua con parecchia rabbia repressa... E poi non sarebbe male avere un’altra ragazza con noi” quella doveva essere un’improvvisata perché i suoi compagni di lunga data spalancarono gli occhi a quelle parole, al contrario Katara e Zuko la osservarono con curiosità
“TE LO PUOI SCORDARE! NON PRENDEREMO CON NOI QUELLA PAZZA!”
“E, giusto per chiedere, cosa sarebbe questa squadra?” Fiuta Api dovette scorgere qualcosa di particolare negli occhi di Katara, un bagliore che rese l’apatia di poco prima un lontano ricordo, perché le si avvicinò con la mano tesa
“Sempre i combattenti per la libertà, ovvio”


SPAZIO AUTRICE
Dunque, se c'è ancora qualcuno che segue questa storia allora potete sparare i fuochi perché non ho intenzione di abbandonare questa storia. Nell'ultimo periodo è stato molto difficile continuare a scrivere, questa storia in particolare perché sulla sua scia ho iniziato alcuni mesi fa a scriverne un'altra un po' più articolata che si distacca un bel po' dalla storia originale.
Per quanto riguarda il capitolo, abbiamo una lite, anche piuttosto seria tra Katara e i suoi compagni tanto che la dominatrice dell'acqua decide di prendere armi e bagagli e andare via, brutta bestia l'orgoglio. A tal proposito rivediamo anche il principe degli orgogliosi: Zuko ha deciso di prendere parte a una ribellione per spodestare suo padre e non ha esitato a proporre alla sua ex compagna di avventure di unirsi a loro.
Ammetto che questo capitolo lo avevo gia scritto sulla scia del precedente da un pezzo, ma per pigrizia e parecchi pensieri non avevo più controllato questo profilo (ne ho due per gestire argomenti fandom diversi e che hanno poco in comune)
Beh, vedremo quando mi sarà possibile pubblicare il prossimo capitolo e intanto rifletto anche su quest'altra storia che, almeno nella mia testa, sembra funzionare. L'altra storia in pubblicazione, invece, credo proprio che la metterò da parte per un po', per riprenderla poi in un momento più tranquillo.
A presto
   
 
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