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Autore: EleWar    01/08/2020    10 recensioni
Ancora ansante, nella penombra della stanza, lentamente mise a fuoco la sua situazione. Era legata mani e piedi ed assicurata alla testiera in ferro battuto di un letto. Indossava ancora il vestito da sposa.
Non c'è mai pace per i nostri due sweeper tanto amati, cosa succederà in questa mia nuova fic? ;-)
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Questo era il capitolo che “non c’era” e non perché io l’abbia scritto postumo, ma rileggendo la storia mi sono accorta che poteva starsene da solo, piuttosto che perdersi di seguito dietro al cap 8 o ad andare a “pesare” su quello dopo, perché l’altro di per sé è più… più… insomma lo leggerete (spero presto).
Questo rimaneggiamento però ha fatto in modo che questo venisse cortino cortino ^_^’
Abbiate pazienza, con me, con i vecchi XD
GRAZIE per la simpatia che mi riservate, perché leggete sempre e commentate.
Vi lovvo
Eleonora




Cap. 9 Ammissioni
 
La mattina seguente la sweeper si svegliò insolitamente tardi, e visto che conosceva già la strada, scese di sotto in cucina, dove trovò Naoko intenta a prepararle la colazione; la cantante le sorrise a disagio e disse:
 
“Volevo farmi perdonare. Scusami per ieri.”
 
Alludeva a quando aveva avuto quello scatto d’ira, e si era rivolta a lei in cagnesco spaventandola.
E Kaori pensò che più che scusarsi per quello, avrebbe dovuto farlo per il solo fatto di averla rapita, ma valutò di non tornare sull’argomento, almeno per il momento.
Se la volubile cantante fosse scappata di nuovo a sbollire la rabbia e la disperazione chissà dove, e soprattutto lontano da lì, la sweeper sarebbe rimasta nuovamente da sola, e irrimediabilmente isolata.
Si limitò a sorriderle.
L’altra riprese:
 
“Ho fatto un po’ di scorte di cibo” e la guardò con occhi innocenti; Kaori invece inghiottì amaro: allora non aveva nessuna intenzione di liberarla, se aveva fatto rifornimento di provviste.
Si costrinse a rimanere calma e a non farsi prendere dalla disperazione.
Possibile che per amore si potesse arrivare a tanto?
Oppure c’era qualcosa di malato in tutto ciò?
 
Kaori si sentiva impotente, non le era mai capitato di non riuscire a capire la persona che aveva di fronte; questa ragazza aveva una personalità a dir poco complessa e, stranamente e assurdamente, l’accostò a Ryo.
Soprattutto non riusciva a capacitarsi di come una bellissima donna come lei, ricca e famosa, che poteva avere chiunque, si fosse attaccata tanto ad un uomo in particolare - anche se, dovette ammettere, Akira era magnifico -, e che non avesse trovato il modo di riconquistarlo.
La sweeper si chiese, inoltre, quanto fosse profonda la lacerazione che si era venuta a creare fra i due, se non c’era speranza di un qualsiasi riavvicinamento; e in particolar modo, cosa ne pensava Aki di tutto questo?
Perché in realtà lui non gliene aveva mai parlato, e né le aveva mai raccontato di Naoko o di altre donne.
 
Forse… non era stato sincero?
In fondo, nemmeno lei lo era stata completamente con lui, perché aveva preferito tacere i suoi sentimenti per Ryo.
 
Sospirò, e la cantante la guardò interrogativamente, ma Kaori non se ne avvide, troppo presa nei suoi pensieri.
 
In effetti, poco dopo aver ripreso a frequentarsi, in quel loro fidanzamento improvviso e frenetico, fatto di divertimenti, uscite e progetti per il futuro, solo una sera si erano ritrovati a fare dei discorsi insoliti, ed era anche la prima volta che parlavano seriamente, e in generale, perché erano stati fin troppo presi a vivere il momento con entusiasmo e allegria.
 
Lui si era improvvisamente rattristato, cosa di per sé strana, e le aveva confidato che, in pratica, era un po’ come se fosse stato costretto a sposarsi per poter prendere in mano le redini della società di famiglia; e che quando era tornato in Giappone per far visita alla matriarca, si era subito messo sulle sue tracce, memore di quell’antica promessa che si erano scambiati, ed era stato felice di ritrovarla single e ben disposta.
 
Non le aveva mai confessato di amarla, né lei si era sentita di dirlo a lui; sembrava come se, tacitamente, si fossero accettati così com’erano, senza sapere, né approfondire, la questione dei sentimenti.
 
Solamente adesso, in quella lussuosa cucina, Kaori si rendeva conto che, in un certo senso, lui e lei si erano usati a vicenda: ad Akira serviva una moglie, a lei un’alternativa a Ryo.
 
Quell’ammissione la sconvolse profondamente, perché di colpo si accorse di star tradendo sé stessa, la sua integrità morale, la sua essenza.
Cosa avrebbe detto il suo amato fratello, se avesse saputo cosa stava per fare?
Si sentì stringere il cuore.
Ma non solo.
All’improvviso realizzò anche un’altra cosa: che non aveva nessun diritto di giudicare Naoko per la sua condotta irrazionale, spinta dall’amore, dalla solitudine e dalla sofferenza, perché, seppur per altri versi, anche lei stava facendo delle scelte sbagliate, e per i motivi più sbagliati.
 
Senza contare che prima o poi ne avrebbe pagato il prezzo: quanto avrebbero durato lei e Akira?
Con lei ancora innamorata di Ryo?
 
In tutto quel tempo aveva sperato di riuscire a punirlo, farlo ingelosire con Akira, ma cosa aveva ottenuto? Prima del rapimento non si parlavano già più, e si erano lasciati con acrimonia e disprezzo.
Si era arrabbiata perché Ryo non le aveva dimostrato che l’amava…
Ma se ciò che provava per lei non fosse stato amore?
Perché costringerlo a dire e fare ciò che non sentiva?
 
In ogni caso, indipendentemente da come sarebbero andate a finire le cose, una volta libera, avrebbe dovuto parlare con Ryo, magari gli avrebbe chiesto scusa: voleva fermamente che facessero pace, che si lasciassero in buoni rapporti.
 
Fu riscossa dai sui pensieri dalla voce melodiosa della cantante che, porgendole un piatto fumante di zuppa di miso, le disse:
 
“Avanti, mangia! Però non so come è venuta; come ti ho detto non sono una gran cuoca.”
 
Kaori le sorrise prendendo la ciotola, e disse:
 
“Hai preparato la colazione con così tanta cura, che sarà tutto buono sicuramente.”
 
E detto questo si accomodarono nel  tavolino di bambù accanto alla veranda.
Poi, con tono noncurante, Naoko disse, prima di portarsi alla bocca un sottaceto:
 
“Più tardi farò un salto in paese, devo fare una telefonata. Come credo avrai già appurato” e le fece l’occhiolino “qui non c’è linea del telefono né campo.”
 
A quel punto, Kaori non riuscì ad impedirsi di dire:
 
“Naoko, io… senti… domani… sarebbe il mio matrimonio…”
 
Temeva un’esplosione di rabbia da parte della sua ospite, ma era stanca di quella finta premura, di quella pagliacciata: non erano due amiche in vacanza, lei era sua prigioniera e voleva andarsene da lì, costasse quel che costasse.
La sweeper era stata ai patti: non aveva provato a fuggire, anche perché effettivamente non avrebbe potuto farlo, però le sembrava fuori luogo tutta quella carineria, quella gentilezza.
Kaori rivoleva la sua vita, qualunque fosse stata da lì in poi, ma lontano da lei e dalla sua maledetta villa!
 
Naoko, sorpresa, si fermò con le bacchette a mezz’aria, e lo sguardo impenetrabile; fissava la donna davanti a sé forse indecisa su cosa risponderle.
Kaori era disposta a tutto, anche ad assalirla, rubarle la moto e scappare; sentiva di essere arrivata al punto di non ritorno.
Quasi trattenne il respiro.
Ma la cantante, inaspettatamente rispose, con calma:
 
“Sì, lo so. Ma presto sarai libera. Presto, molto presto.”
 
La sweeper non seppe se essere sollevata o meno da quella ammissione, perché la ragazza lo aveva detto con un tono talmente strano, che non era sicura di potersi fidare.
Poi però, la cantante scoppiò a ridere divertita:
 
“Ti ho spaventata vero?” e senza aspettare la sua risposta, proseguì dicendo:
 
“Bene, arrivati a questo punto, è giusto che tu sappia tutto. Sì, ti ho rapito per impedire il vostro matrimonio, tuo e di Aki. Ho addirittura richiesto un riscatto stratosferico!” e la guardò divertita; infatti, con ironia, proseguì: “Come se mi servissero i suoi soldi! Ne ho così tanti, che non so più nemmeno io dove metterli e come usarli!” e fece un gesto stizzito con la mano, ad indicare la villa, tutto e niente.
Poi continuò dicendo:
 
“Se me li dovesse consegnare veramente, li darò in beneficenza, o preferisci averli tu per il disturbo?” ma era evidentemente una provocazione, a cui Kaori non rispose.
L’altra riprese:
 
“All’inizio volevo solo vendicarmi di Aki perché sposava un’altra, anche se… uno dei motivi per cui c’eravamo lasciati, era proprio il fatto che non volevo impegnarmi… te l’ho detto, no? Però non potevo credere che mi avesse dimenticata in così poco tempo, lui che diceva di amarmi con tutto sé stesso…”
 
E distrattamente prese a rigirarsi l’anello col dragone sul dito, attirando l’attenzione dell’altra, e quando se ne accorse, abbassò lo sguardo anche lei a fissarlo; disse, con amarezza:
 
“Questo me lo ha regalato proprio lui, e non l’ho mai considerato un anello di fidanzamento, perché mi faceva paura ammettere una cosa del genere. Però per me, di fatto, è il simbolo del nostro amore” e rialzando gli occhi neri, ad inchiodare l’altra con sguardo penetrante, le chiese:
 
“Stupido, no?”
 
Ma Kaori non osava fiatare.
Naoko allora si alzò in piedi e prese a girare per la stanza, in preda ad un’agitazione malcelata, riprese:
 
“In tutto questo tempo, però, ho capito di aver sbagliato su tutta la linea; prima, quando volevo tenere la nostra storia segreta, quando non volevo impegnarmi; e adesso, che per ripicca ho commesso un crimine” e si fermò per scrutare il volto di Kaori, e scorgervi magari una nota di biasimo.
Ma lei, al contrario, rimaneva impassibile; ascoltava con le mani raccolte in grembo.
L’altra riprese:
 
“Non so cosa mi sia preso, per arrivare a tanto… Sai, avere tutto questo successo, tutta questa ricchezza, ti fa sentire onnipotente, autorizzata a far tutto, anche sfidare il buon senso o la legge, come nel mio caso” fece una pausa e si passò nervosamente una mano fra i capelli, poi riprese:
 
“Spero almeno che quelle sanguisughe dei miei legali riescano, se non proprio  a non farmi finire in prigione, almeno a farmi ridurre la pena” e scoppiò a ridere amaramente, per poi aggiungere, con ironia:
 
“Sai che bella pubblicità per me? Finirò di nuovo su tutti i giornali, ma non sarà per qualcosa di cui andare fieri. Magari, però, alla fine potrei scriverci una canzone!” Terminò scuotendo la testa.
 
Interruppe quel suo andare avanti e indietro e si diresse al tavolo, dalla parte dove mestamente, ma imperturbabilmente, sedeva Kaori, e sbattendo le mani con veemenza sul piano, e appoggiandocisi di peso, avvicinò il viso al suo, e quasi sibilando le disse:
 
“Sono spacciata!”
 
E subito dopo si allontanò, di nuovo, riprendendo a girare per la stanza, continuò dicendo:
 
“Ho combinato un gran casino; e se prima Akira non mi voleva, adesso finirà per odiarmi!”
 
“Naoko” intervenne Kaori: “Non dire così, troveremo una soluzione. Vedrai che tutto si aggiusterà.”
 
“Taci!” scattò con rabbia l’altra, per poi addolcirsi un attimo dopo e aggiungere: “Ti prego, non dire così! Già mi fa star male avere il tuo biasimo, la tua comprensione mi uccide.”
 
Ma Kaori non si fece scoraggiare:
 
“Ascoltami, faremo in modo di aggiustare le cose: se vuoi parlerò io con Akira” e qui ebbe paura di un altro scatto di ira o gelosia, e si affrettò ad aggiungere: “Lui non mi ama, come io non amo lui. Le regole della sua famiglia gli impongono di prendere moglie, e ha pensato a me perché da ragazzi eravamo amici e avevamo fatto una stupida promessa” e di fronte agli occhi spalancati per la sorpresa della cantante, proseguì:
 
“Io non ti denuncerò, non m’importa se mi hai rapito: farò in modo che la polizia non ne sappia niente; ho degli amici che si occuperanno di tutto, credimi. Rimarrà una cosa fra noi… ma lasciami libera, ti prego” finì quasi per implorare.
 
La ragazza, colpita dall’atteggiamento della sua prigioniera e dalla sua innata bontà, disse con un filo di voce:
 
“Perché fai tutto questo per me?”
 
 
   
 
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