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Autore: cassiana    02/08/2020    12 recensioni
Brenda ragazza brillante e un poco goffa deve per forza andare a quella premiazione a York. Ce la porterà un amico del fratello. Quel che Brenda non immagina è che Malcom sia così tremendamente sexy e sfrontato.
Se quel giorno non ci fosse stato uno sciopero dei treni forse non avrebbero mai incrociato i propri destini. Ma la vita come una strada ha bivi, incroci e biforcazioni anche molto distanti tra loro. Chissà se Brenda e Malcom torneranno a camminare insieme.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La famiglia Jones ovvero Londoners '80'
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PER ARRIVARE AL TUO SORRISO


XI. Imagine all the people sharing all the world
John Lennon - Imagine 

 

 - L'avvocato vi riceve subito.

La segretaria rilasciò l'interfono e fece cenno a Ramsay e a Malcom di entrare. Si trovavano a Pimlico dove aveva il suo studio un altro dei contatti di Ramsay. Quando l'amico gli aveva proposto di passare allo studio Thurman e soci per una consulenza legale, Malcom aveva pensato che Ramsay conoscesse davvero mezza Londra. Gli aveva spiegato che gli avvocati di quello studio spesso lavoravano pro bono quando si trattava di cause legate al sociale e che a volte la loro consulenza era stata preziosa per dirimere certe controversie legali che avevano visto coinvolte le associazioni del Centro. Era passato qualche giorno da quando Malcom aveva scoperto l'odore che lo perseguitava e l'aveva raccontato anche al suo mentore. Le sue ferite stavano migliorando molto velocemente grazie l'aiuto di Brenda, anche se forse tutto quel movimento extra non era l'ideale. 
Ramsay gli aveva chiesto se se la sentiva di accompagnarlo e lui aveva risposto di si, anche perchè non ne poteva più di stare rinchiuso a casa. Li accolse una donna nera di mezza età, con una corta capigliatura di riccioli afro e il volto dai tratti decisi. Si aprì in un sorriso all'indirizzo di Ramsay e diede la mano a Malcom: la sua stretta era sicura, il palmo asciutto. L'avvocato Carola Thurman poteva essere minuta di aspetto, ma i modi energici indicavano senza indugio che non fosse una persona da sottovalutare. Fece cenno loro di sedersi dietro alla grande scrivania di legno scuro su cui erano accatastati in bell'ordine pile di fascicoli, un pc di ultima generazione, un telefono e una cornice d'argento all'interno della quale due donne sorridenti si abbracciavano.
Le pareti dello studio erano ricoperte da librerie di mogano in cui facevano bella mostra tomi di legge dalle copertine di pelle rossa e blu e riviste di settore. Una parete era dedicata alla conversazione con un divano in pelle marrone e due poltrone abbinate.  

- Come sta Davina?

Chiese Ramsay sedendosi e osservando la foto.

- Lei sta bene, è impegnata con la campagna elettorale. Sai, vuole farsi eleggere come consigliera municipale: sarebbe una delle prime consigliere nere lesbiche della storia della città. Mi sta facendo diventare matta - rispose inforcando gli occhiali - ma passiamo a noi. Da quel che ho capito quando e se ci sarà un processo volete costituire il Centro come parte civile. La Corte potrebbe decidere di cumulare le accuse, quella di incendio doloso e quella per lesioni.

Entrambi annuirono.

- Ovviamente tu - disse rivolta a Malcom - sei la parte lesa. Non so se in sede di dibattimento civile riusciremo a spuntare qualcosa. Ma se riuscissimo a dimostrare che i SixtySix hanno avuto dei proventi dalle loro attività illecite potremmo richiedere il loro pignoramento per un risarcimento.
- Non li voglio i loro soldi!

Affermò subito Malcom.

- Ovviamente, ma pensa che tornerebbero alla comunità - intervenne Ramsay - potremmo comprare delle divise e degli scarpini nuovi ai ragazzi per esempio. O nuove forniture per il Centro. Carola, pensi che qualcun'altro potrebbe unirsi a noi nella causa civile?

L’avvocato mordicchiò una stanghetta degli occhiali:
 

- Una class action contro una gang; non si è mai vista. Interessante prospettiva. Ma direi che al momento sarà meglio concentrarci sul pestaggio di Malcom. Mi diceva Ramsay che sei riuscito a riconoscere uno degli aggressori?

Lui fece una smorfia, sporgendo in avanti le labbra nel suo broncio caratteristico:

- Si, più che altro ho ricordato un odore particolare che aveva addosso.
- Chiodo di garofano con qualcosa di medicamentoso - interloquì di nuovo Ramsay - Ho parlato con LaRue l'infermiera del Centro. Le è venuto subito in mente l'eugenolo e che spesso i dentisti usano questo preparato per anestetizzare le gengive.
- Quindi, vuoi dirmi che questo criminale era andato dal dentista?

Ramsay fece spallucce e Malcom si tirò un po' indietro sulla sedia irrigidendosi.

- Non è quella che si dice una prova schiacciante.
- Possiamo andare per esclusione però. Sicuro non è andato in uno dei lussuosi studi di Maida Vale.
- D'accordo, ma hai idea di quanti dentisti ci siano nella sola Brixton? Sarebbe come cercare un ago nel pagliaio.
- No, se noi sappiamo già di chi si tratta. Questo ci aiuterebbe a collocarlo sul luogo del crimine.

L'avvocato rimase in silenzio giochicchiando pensosa con gli occhiali, poi li gettò sul tavolo:

- Sono prove indiziarie. Ci servirebbe qualcosa di più, magari una confessione. Però non abbattetevi, è un inizio se non altro. Certo non reggerà in tribunale, ma la polizia avrebbe quantomeno un motivo per interrogare questo teppista.

Dopo qualche altro minuto di chiacchiere i tre si salutarono e Malcom e Ramsay si congedarono. Malcom era abbattuto, a quanto pare non sarebbero riusciti a cavare un ragno dal buco e quei criminali l'avrebbero fatta franca. Ramsay cercò di consolarlo, ma anche lui era abbastanza amareggiato.

- Però hai sentito cosa ha detto la Thurman? E' un inizio, si tratta di abbinare gli elementi. Se scopriamo che uno dei SixtySix che ti hanno aggredito quel pomeriggio è stato dal dentista almeno avremo la prova che si trovava sul luogo del delitto. E quando sei nelle mani dei piedipiatti sta tranquillo che loro sono in grado di farti parlare.

Dopo l'avvocato Ramsay decise di passare di nuovo all'ambulatorio dell'Effra per parlare con LaRue e farsi venire qualche idea.

- Dai, fammi vedere questi lividi. Lo so che non sono graziosa come la tua ragazza, ma tira un po' su sta maglietta.

Intimò LaRue a Malcom che alzò gli occhi al cielo con un sorrisino, mentre esponeva il torace all'occhiata attenta dell'infermiera. Ramsay si sedette accanto a loro su uno sgabello.

- Non conosci qualcuno che fa uso di quel medicinale?
- Qui molti dentisti lo usano. E' relativamente a buon mercato e un ottimo analgesico. Ti posso dire con sicurezza che questo tipo non stava facendo otturazioni perchè l'eugenolo è oleoso e per questo interferisce con gli amalgami.

LaRue toccò delicatamente il fianco di Malcom, mentre rispondeva a Ramsay che continuò:

- Perciò un intervento abbastanza lungo, ma che non prevede o non prevedeva in quel momento innesti.
- No, solo devitalizzazioni o interventi di estrazione.
- Una bocca malridotta già così giovane?

Esclamò Malcom tirandosi giù la maglietta. LaRue si deterse le mani con un liquido disinfettante:

- Qui tanti hanno la bocca disastrata già in giovane età, le cure dentali costano e molti sono denutriti o fanno uso di droghe. Poi dovresti saperlo visto che anche tu hai avuto qualche problemino.

Malcom si strinse nelle spalle: era vero. A volte aveva l’impressione che il suo passato fosse solo un brutto sogno e percepiva il se stesso di quegli anni come una figura quasi irreale.

- Questo allarga o restringe le nostre opzioni? - Ramsay iniziò a contare sulle dita - Sappiamo che è un ragazzo giovane, sappiamo che fa parte dei SixtySix, sappiamo che deve fare una lunga ricostruzione dentaria e che probabilmente va da un dentista molto economico del quartiere.
- E Allen si rifiuta di parlare - aggiunse Malcom - Se potessimo avere la sua testimonianza sarebbe un gran passo in avanti, ma non vogliamo sottoporlo a uno stress del genere. Senza contare che quelli della gang si vendicherebbero certamente su di lui o sul fratello. Già la loro situazione è abbastanza precaria così.
- Conosco la madre di Allen, è disperata perchè vuole almeno salvare i figli minori. Il padre di Mikey è morto e quello di Allen e dell'altro fratello Tobias, se n'è andato quando il piccolo aveva pochi mesi. Jenna cerca di fare tutto il possibile, ma è così difficile.

LaRue scosse la testa, afflitta: ne vedeva tante di situazioni simili e quasi tutte finivano male.

 - Cercherò di parlare con qualche madre - continuò - e vedere se per caso uno dei loro figli ha problemi di denti: posso camuffarlo come una ricerca che stiamo facendo per l'ambulatorio. Uno screening diciamo. Magari è la buona volta che ci accordiamo veramente con un dentista per allargare i nostri servizi.

Malcom sorrise, come Ramsay anche LaRue era una donna concreta e dove poteva vedere un'opportunità per migliorare la vita dei suoi assistiti l'afferrava al volo. Poi parlarono della fiaccolata:

- Abbiamo fatto un bel lavoro di pubblicità.
- Sono veramente elettrizzata. E' tanto tempo che il quartiere non si unisce in una buona causa. Spero che non dia motivi di disordini!
- Probabilmente ci sarà qualcuno di Forster a sorvegliare la situazione. E anche noi abbiamo messo su un nostro servizio d'ordine. Vedrai che sarà bellissimo. Abbiamo abbastanza candele per illuminare tutta Westminster!
- Si e Kiki mi ha detto che Terry è riuscita a procurarsi parecchie di quelle fiaccole che si usano nelle spiagge.
- Sai cosa? E' tempo che il quartiere si ritiri su. Voglio organizzare altre manifestazioni, non so un carnevale magari!

Malcom guardava i due amici esortarsi a vicenda e pensò che era uno spettacolo starli a sentire come si esaltavano facendo progetti ed elaborando proposte sempre più grandiose. Decise che anche lui avrebbe fatto la sua parte:

- E se organizzassimo un mini campionato di calcio anche per i bimbi più piccoli? Magari creiamo sei squadre, diciamo, gli facciamo fare qualche allenamento e poi ci prendiamo un weekend per il torneo.

Ramsay approvò subito l'idea e LaRue si preoccupò giusto perché i bambini fossero in sicurezza e non si facessero troppo male, ma ne fu entusiasta anche lei.

Finalmente era arrivata la sera della famosa fiaccolata. Ramsay era riuscito a farsi dare tutte le autorizzazioni necessarie e prevedeva un grande afflusso di persone, non solo i frequentatori abituali dell'Effra Center. Sia Brenda che Terry avevano dato il loro contributo dando pubblicità all'evento una nella sua trasmissione radio e l'altra attraverso i suoi contatti nel mondo dell'arte, così che c'erano anche persone che normalmente non frequentavano Brixton, ma che avevano a cuore le tematiche sociali. Il tragitto sarebbe stato breve: sarebbero partiti dal Centro, avrebbero percorso i poco meno dei trecento metri di Brixton road, costeggiato di giardini di St. Matthews e fermati al deposito degli autobus di Saltoun road. Poi sarebbero tornati indietro per la stessa via. Alcuni uomini della polizia avrebbero sorvegliato con discrezione il corteo senza dare troppo nell'occhio. Ramsay sperava che non ci sarebbero stati disordini o movimenti strani ed era teso, ma eccitato per l’evento. Quella sera c'erano tutti: Malcom e Brenda, LaRue, Jeanette, Jamal e i ragazzi della squadra, Terry con qualche suo amico artista. Era l’inizio di dicembre e il morso del freddo si stava facendo sentire, per fortuna però il cielo era limpido e l'aria ferma, l'ideale per muoversi con un centinaio di candele in mano. I bambini del doposcuola aveva preparato striscioni colorati e salva-mano per le candele bucando e decorando i pirottini di carta dei muffin. Alle 6:00 di pomeriggio era abbastanza buio perché la fiaccolata facesse il suo effetto, ma ancora abbastanza presto perché i bambini potessero partecipare. Ramsay era stato molto attento a questo aspetto. Voleva la massima sicurezza per i partecipanti al corteo, ma anche dare un avvertimento a chi volesse fare casino. Finalmente il serpentone di persone partì, silenzioso e suggestivo: i bambini in prima fila, dietro un enorme striscione che inneggiava alla legalità, le torce ardevano ai lati esterni e tutti avevano una candela, chi bianca, chi colorata a torciglione, qualcuno aveva riesumato le candele di Natale dell'anno prima, glitterate, rosse, oro o argento. Dopo pochi metri una voce di donna iniziò a cantare:

Imagine there's no heaven, It's easy if you try
No hell below us Above us only sky
Imagine all the people living for today


A poco a poco altre persone si unirono al canto e i versi di imagine si librarono per Brixton Road. Per l'occasione il London Regional Transport aveva accettato di far parcheggiare i propri autobus nel deposito in modo da fare spazio alle persone convenute e aveva permesso di innalzare un piccolo palco, poco più di una pedana. Quando arrivò a suon di musica allo spiazzo, il corteo si era gonfiato di un centinaio di persone. Ramsay salì sul palco, gli occhi lucidi di commozione. Parlò per qualche minuto ribadendo l'importanza del valore della legalità e che se si fossero uniti il quartiere sarebbe rinato sotto il segno di un nuovo progresso. Ci furono molti applausi e qualche battuta. Non fu l'unico a tenere un discorso: anche il capo del Comitato di quartiere, la presidentessa degli Amici dei Murales di Brixton, un consigliere del municipio e qualche altro presero la parola incoraggiando ed elogiando gli abitanti del quartiere e ringraziando Ramsey per la bella iniziativa. A sorpresa i ragazzi del Centro avevano preparato una freestyle battle rap a tema.
Poi il corteo si snodò di nuovo per Brixton road fino a tornare al punto di partenza. Il Centro era rimasto aperto per l'occasione. La folla si disperse, qualcuno rimase a chiacchierare, alcuni ragazzi improvvisarono una gara di break dance. Mentre Malcom chiacchierava con Jamal e MarieAntoniette, Brenda si era fermata a guardare i ragazzi che ballavano. Qualcuno li incitava e lei riconobbe l'odore di chiodo di garofano. Si voltò per  capire chi avesse parlato. Un ragazzo alto e magrissimo con il volto equino si spostò proprio dietro di lei. Disse ancora qualche altra parola e Brenda riconobbe chiaramente il profumo della spezia: non poteva credere alla faccia tosta di quel tipo. Si sporse per osservare meglio i gruppetti di ragazzi, se ci fosse qualche movimento strano tra di loro. A un primo momento sarebbe voluta andare subito da Malcom e Ramsay ed avvertirli, ma sembrava tutto così tranquillo. Non voleva neanche lanciare false accuse o creare tensione. Soprattutto quello, visto il momento delicato. Scorse Allen che furtivo cercava di stare alla larga il più possibile proprio dal tipo dalla faccia equina e i suoi amici. Gli si avvicinò e gli chiese:

- Allen, quel ragazzo è uno degli amici di tuo fratello? - Il ragazzino si mise sulla difensiva e non rispose - E' quello che ti ha maltrattato e che ha litigato con Malcom?

Insistette lei. Ancora una volta Allen cercò di negare. Sembrava irremovibile, Malcom le aveva raccontato che anche con loro e con la polizia si era chiuso a riccio e non aveva detto una parola. Ma lei era caparbia e con la delicatezza e l'astuzia del mestiere riuscì a estorcergli qualcosa:

- Facciamo così. Non devi rispondermi per forza. Se è uno di loro mi offrirai una di quelle ciambelle del baracchino all'angolo.

Allen quasi si lasciò scappare un sorriso mentre schizzava via. Brenda si trattenne nei pressi, senza parere cercava di avvicinarsi il più possibile ai ragazzi, voleva raccogliere qualche informazione in più prima di andare da Malcom.

- Bella bro, ci vediamo dopo al Jinko!

Il tipo seguito da Brenda si dileguò insieme ad altri due ragazzi, mentre lei si mordeva una pellicina in ansia.

- Eccoti, ti stavo cercando!

Malcom le si era avvicinato da dietro e le aveva baciato il collo.

- Si, mi ero distratta a osservare i ragazzi che ballano. Davvero molto bravi!
- Vogliamo andare? Mi sento tutto irrigidito con questo freddo.
- S..si - Brenda voleva aspettare ancora un pochino nel caso Allen si fosse fatto vedere - volevo salutare MarieAntoinette e LaRue.

In quel momento il ragazzino le si parò davanti e con la faccia serissima le diede la ciambella e cercò di scappare via nuovo.

- Allen, aspetta un attimo!

Brenda gli corse dietro:

- Per te ha un senso la parola jinko? Ti prego dimmi solo questo. Poi ti lascio in pace giuro!

Con mossa fulminea Allen le mormorò qualcosa all'orecchio e stavolta si dileguò tra la folla. Quando tornò da lui Malcom la guardò con fare interrogativo sistemandole una ciocca ribelle dietro l’orecchio.

- Oh, è solo una piccola cosa tra noi! Vuoi?

Gli offrì la ciambella e lui ne strappò una buona metà in un morso solo riempiendosi le guance. Lei scoppiò a ridere, mentre gli prendeva la mano.

La sera dopo Brenda era di nuovo a Brixton, questa volta da sola. Era vestita completamente di nero per dare meno nell'occhio, il viso nascosto dal cappellino di lana e la sciarpa scura. Per l'occasione si era anche messa le scarpe da ginnastica. Non portava la borsa, ma solo un marsupio con lo stretto necessario e il piccolo registratore in tasca. Prima di uscire aveva fatto bene attenzione che le batterie fossero cariche e di avere una cassetta vuota. Ad ogni buon conto si era portata un ricambio delle une e dell'altra. Aveva circa 45 minuti di registrazione prima di dover girare la cassetta e questo voleva dire che erano gli unici minuti che avrebbe avuto a disposizione. Il JinnasiumKo, a quanto le aveva detto Allen, era una sala giochi frequentata da tipi poco raccomandabili in generale e dal quel ragazzo con la faccia equina in particolare. Lei non era così pazza da entrare, voleva solo curiosare un poco lì intorno. Era iniziata a scendere una pioggerellina insistente che aveva svuotato quasi del tutto le strade. Brenda si era appostata nelle vicinanze di un take away turco e per non dare troppo nell'occhio aveva comprato un kebab. L'odore speziato di curry e unto le rivoltava lo stomaco, ogni tanto guardava l'orologio come se stesse aspettando qualcuno. Davanti al JinKo un gruppetto di ragazzi fumava sotto la pioggia e lanciava i mozziconi per strada creando lunghi archi di scintille, come minuscoli fuochi artificiali. Le scarpette di tela non riuscivano a tenere i piedi al caldo e presto Brenda si sentì gelare. I ragazzi rientrarono e lei decise che era il momento di dare un'occhiata più da vicino. Gettò in un bidone quella schifezza unta e attraversò la strada. Il locale era stretto tra un vicolo sudicio da una parte e un rivenditore di ricambi per auto dall'altra. Brenda si avvicinò di soppiatto al vicolo cercando di sentire qualcosa dalla finestra dal vetro sporco. Si acquattò al muro quando udì delle voci, qualcuno doveva essersi avvicinato alla finestra. Mise in play il registratore.

 

- Ehy Blade fra un po' dovremo cambiarti nome! Tipo Sdentato eh?
- Chiudi quella fogna.
- Sei andato di nuovo dal dentista?
- Se continui così dovrai metterti la dentiera!
- Perché non
te ne vai un po' affanculo?

Le voci si allontanarono. Brenda spense il registratore, sperava di essere riuscita a carpire qualcosa. All'improvviso si sentì afferrare da dietro:

- Guarda un po' cosa abbiamo trovato qui!

Un tipo grosso e quadrato l'aveva agguantata per le ascelle e la stava trascinando fuori dal vicolo. Brenda cercò di divincolarsi, ma l'energumeno aveva una stretta d'acciaio. Qualcuno si affacciò al vicolo.

- Oh, che succede?

Un ragazzo con l'onnipresente felpa nera sogghignò nel vedere la scena e chiamò gli amici. Brenda sudava freddo, ma cercò di restare calma:

- Ehm, forse c'è stato un malinteso...E mollami!

Il ragazzo invece continuò a spintonarla, mentre lei puntava i piedi a terra nel vano tentativo di non lasciarsi trascinare, ma quello la gettò praticamente di peso dentro il locale.

- Che c'è Muddie?
- Ho trovato questa squinzia che ficcanasava qui fuori.

Brenda cercò di darsi un contegno e sorrise:

- Ma c'è stato un equivoco sicuramente - disse cercando di fare la finta tonta - cercavo il Konji a Small Brick Road, ma ovviamente devo essermi sbagliata.
- Infatti qui siamo a Small Brick Lane.

Le rispose stolido uno dei ragazzi.

- Chiudi il becco Moose!
- Aah allora siamo a posto, che scema! Devo aver sbagliato indirizzo. Bene, grazie di tutto, allora vado!

E fece per dirigersi verso l'uscita mettendosi senza parere le mani in tasca e riaccendendo il registratore. C'era un piccolo squarcio nella tasca e lei ci spinse contro il registratore facendolo cadere dentro la fodera del giubbotto.

- Dove cazzo vai, eh?

Uno dei ragazzi la bloccò in malo modo e quello dal volto equino si voltò:

- Ma io ti conosco!
- Non credo, sai? Noi bianche ci somigliamo tutte...

Quello le andò sotto e le fece arrivare una zaffata di chiodo di garofano.

- Chi è, Blade?
- E' la puttana di quel tipo, quello stupido allenatore che abbiamo malmenato l'altro mese.

Brenda ebbe un fremito, l'aveva trovato! Fece un passo indietro andando a sbattere contro uno dei tavoli da biliardo.

- Senti, non so di cosa parli amico. Ora fatemi uscire, da bravi.
- Col cazzo, stronza.

Un altro dei ragazzi le si era avvicinato pericolosamente.

- Sta troia fa la giornalista.

Riprese Blade che evidentemente aveva anche lui preso le sue informazioni la sera prima. In quel momento un ragazzo più grande degli altri, massiccio, con un largo volto quadrato e occhi a mandorla, una corona di treccine che gli aderivano al cranio, smise di giocare a uno dei cabinati e si avvicinò al gruppetto con fare annoiato:

- Allora, che succede qui?

Gli altri ragazzi gli spiegarono esagitati la situazione.

- Va bene, va bene. Fate silenzio ora - si grattò il mento meditabondo - Slinky, Rake perquisitela. Voglio sapere se ha un registratore o qualcosa di simile.

I due ragazzi non vedevano l'ora di metterle le mani addosso, ma Brenda si tolse la giacca in fretta scuotendola:

- Ecco, non ho niente!

Quello più basso e mingherlino che si chiamava Rake si leccò le labbra, mentre lei si rimetteva il giubbino:

- Ti faccio un servizietto, eh?
- Non osare mettermi quelle manacce addosso!
- Hey Monster, hai sentito come mi ha trattato?
- Non frignare come una fighetta - quello che doveva essere il capo si rivolse di nuovo alla ragazza - quindi cosa dovremmo farne di te?

Brenda lo guardò dritto in faccia, il suo cervello pensava freneticamente a una via d'uscita:

- Magari potreste raccontarmi la vostra versione della storia.
- Cazzate, ci vuole incastrare!

Saltò su Blade.

- Già, perché invece non la sfondiamo e la lasciamo davanti a casa del suo tipo?

Rake le fece vedere la lingua con fare lascivo. Monster si accarezzava il mento, sembrava riflettere. Poi si rivolse di nuovo a Brenda:

- Lascio divertire i ragazzi, eh? E poi forse ti raccontiamo la nostra storia. Che ne dici di questo titolo: i SixtySix violentano e sgozzano una giornalista come monito. Che ve ne pare come storia, ragazzi?

Quelli sghignazzarono scompostamente. Brenda sentì la bocca riarsa e il respiro farsi corto. Doveva uscire subito da quella situazione, ma la sua mente era in blocco totale. Monster la fece sobbalzare quando le si avvicinò e la trascinò dietro in una piccola nicchia creata dai cabinati.

- Ci penso per primo io a te!

Gli altri ragazzi urlarono sconcezze e applaudirono al loro capo. Lui sbatté la ragazza contro uno dei videogames, la nicchia impediva agli altri di vederli del tutto. Aderì al corpo della ragazza e le  mormorò all'orecchio:

- Stammi bene a sentire, sono un agente infiltrato. Fà esattamente quello che ti dirò di fare e forse ne uscirai illesa.

Brenda annuì col capo terrorizzata, era riuscita a comprendere che quel ragazzo non fosse in realtà chi fingeva di essere.

- Dobbiamo creare un diversivo, cercherò di portarti vicino alla porta e poi dovrai correre come il vento. Hai capito?

Di nuovo Brenda balbettò qualcosa.

- Ora urla per dio, sembra che stiamo pomiciando!

Le diede un ceffone per spronarla e lei iniziò a divincolarsi e a urlare. Il cuore di Brenda iniziò a martellare ancora più veloce e fu quasi presa da un attacco di panico. In un momento alcune immagini sconnesse si erano sovrapposte a quello che stava vivendo: parole in tedesco, risate sguaiate. Si muoveva convulsamente implorando pietà. Monster rimase come bloccato: o era un'attrice da oscar o le era successo qualcosa di veramente terribile. Le sbottonò i pantaloni, ma non li tirò giù e le sollevò la felpa fino al mento senza toglierle il giubbotto. Le legò il marsupio di traverso a mò di bandoliera: non voleva che la ragazza lo perdesse. Lei continuava a divincolarsi e gli graffiò la faccia. Monster imprecò e decise che ne aveva a sufficienza. Si caricò la ragazza sulle spalle.

- Fate attenzione ragazzi che questa gattina morde e graffia!

I SixtySix risero e urlacchiarono contendendosi il prossimo turno. Monster si avvicinò alla porta e in quel momento Brenda, che si era un poco calmata, capì che era arrivato il momento del famoso diversivo. Lui l'aveva messa a terra e la teneva da dietro per le braccia, senza stringerla troppo. Brenda gli diede una testata sul mento e lui la spinse contro la porta.

- Questa puttana mi ha rotto il naso!

Lei fulminea si scapicollò fuori e corse senza fermarsi, mentre sentiva i passi e le urla dei ragazzi farsi sempre più lontani. Un peso rassicurante le fece capire che non aveva perso il registratore. Mentre le scarpe sbattevano frenetiche sul selciato ai suoi occhi le strade di Berlino si sovrapposero a quelle di Londra in una sorta di caleidoscopio  delirante. La pioggia era aumentata d'intensità e Brenda si trovò fradicia in pochi secondi, ma non smise di correre. Non conosceva bene Brixton, non voleva ritrovarsi in guai ancora peggiori. Le faceva male la milza e dovette rallentare, guardandosi indietro ogni pochi secondi. Si nascose in un portone con il respiro affannoso. Tremava ma non era ancora arrivato il momento di rilassarsi. Si riabbottonò i calzoni, era un miracolo che non li avesse persi nella corsa e si diede una sistemata, chiudendosi il giubbetto per ripararsi dal freddo e riallacciandosi il marsupio in vita. La sciarpa e il cappellino persi chissà dove. Doveva parlare con qualcuno, Ramsay o ancora meglio, il suo amico della polizia. Ma non sapeva neanche dove si fosse smarrita.
Si affacciò cauta dal portone, la strada era deserta. Il cuore ancora le batteva frenetico e nonostante il freddo stava sudando. Doveva pensare, soprattutto voleva allontanarsi da lì. Poco distante scorse una palina dell'autobus e un mezzo avvicinarsi alla fermata. Con uno scatto Brenda corse verso l'autobus e riuscì a saltarci sopra. Con mani tremanti diede qualche monetina all'autista e gli chiese in che direzione andasse. Quello scuotendo la testa, neanche troppo sorpreso dalla foga con cui era salita, le rispose Clapham. Questo le fece brillare gli occhi. Sapeva che casa di Malcom era vicino al Clapham Common e chiese all'autista se si sarebbe fermato da quelle parti. A un suo cenno affermativo finalmente Brenda si accasciò sul sedile. Mentre osservava le gocce di pioggia spiaccicarsi e scivolare lungo i finestrini dell'autobus pensò a Richard: non capiva come facesse il fratello a essere così intraprendente e mettersi in quelle situazioni di pericolo di sua volontà.
Dopo parecchi minuti l'autista l'avvertì che era arrivata. Con passo svelto Brenda si districò tra le vie del quartiere, cercando il parco. Da lì sapeva orientarsi perchè casa di Malcom era proprio a due passi. Man mano che acquistava sicurezza e la paura svaniva si sentiva sempre più euforica. Si, se l'era vista brutta, ma era riuscita dove altri avevano fallito. Accarezzò con una mano il registratore. Era entrata nella tana del leone e ne era uscita indenne. Nessuno l'avrebbe mai più potuta accusare di essere una debole e di non sapere cavarsela da sola. E in effetti si sentiva fiera, quasi invincibile quando citofonò a Malcom.

- Brenda! Che ci fai qui? Vieni dentro sei fradicia.

Malcom l'accolse con un'espressione a metà tra il piacevolmente sorpreso e il preoccupato.

- Ce l'ho, Malcom, la prova che cercavamo! Ce l'ho fatta!

Brenda si sfilò il giubbotto e quasi distrusse del tutto la fodera nella foga di tirare fuori il registratore. Best, che si era avvicinato curioso, ai suoi movimenti convulsi corse a nascondersi sotto una sedia. Affastellando le parole Brenda iniziò a raccontare quello che era accaduto.

- Aspetta, calma, calma. Sembri isterica. Vieni qui, asciugati un attimo.
- Non c'è tempo: dobbiamo andare  da quell'amico poliziotto di Ramsay! Anzi che ore sono? Le 11:00. Forse è ancora sveglio, dobbiamo chiamarlo.
- Noi non chiameremo proprio nessuno finché non ti calmi e non mi spieghi bene quello che è successo.

Rispose ostinato Malcom incrociando le braccia.

- Ma l'ho trovato Mal, il tuo aggressore! E ha confessato tutto, l'ho registrato.
- Tu hai fatto cosa?

Per tutta risposta Brenda accese il registratore. In mezzo ai fruscii e ai rumori prodotti dallo spostarsi della fodera si sentirono le parole dei ragazzi che confessavano i loro crimini. Man mano che la registrazione proseguiva il volto di Malcom perdeva sempre più colore fino a farsi terreo. Quando il nastro terminò non disse una parola, troppo attonito da quello che aveva sentito, le labbra piegate in una smorfia. Brenda lo guardava con espressione di sfida negli occhi.

- Non posso credere che tu l’abbia fatto.

disse Malcom in tono gelido, mentre rabbia mista a paura s’impadronivano di lui.

- Ma Mal, ora possiamo andare dalla polizia con delle prove concrete. Hai detto tu che senza una confessione quei tipi l’avrebbero fatta franca. Non sei contento?

Malcom si stropicciò la faccia, incredulo che lei non capisse la gravità di quello che aveva fatto. 






 
   
 
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