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Autore: Ghostclimber    03/08/2020    6 recensioni
Rukawa sembra essere vittima di una crisi d'asma proprio nel bel mezzo di una partita contro il Kainan.
La sua determinazione lo porterà a continuare comunque a correre, e il successivo, prevedibile incidente lo metterà sulla strada di una sconvolgente presa di coscienza.
E delle sue conseguenze.
Warning: hanahaki
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hellooo!

Rieccomi col terzo capitolo di questa fic, raga vi giuro che non mi aspettavo un'accoglienza così calorosa! Vi adoro, seriamente. Spero di riuscire a mantenermi all'altezza delle vostre aspettative :3

Per i fiori di oggi ringrazio Aimi_fantasy e _sckarlett_, e come sempre un enorme grazie a tutti voi che mi seguite e sprecate qualche minuto per lasciarmi quei commenti che fanno tanto bene al mio ego di cristallo.

Grazie, grazie, grazie!

Vi lascio al capitolo, come sempre battete un colpo se gradite (e il totofiorellino è sempre aperto ^^)

XOXO

 

 

 

 

 

Il dottor Yamamoto ripose il libro sullo scaffale dopo aver scattato qualche fotografia; arrossì al pensiero di essere andato a trovare la madre solo per cercare quel volume, ordinato secoli prima e che aveva intrattenuto la povera donna per un mese abbondante nel periodo in cui la sua ossessione per i misteri si era concentrata sulle streghe medievali.

La verità è che aveva passato un'infanzia infernale, sotto il giogo di una donna che non aveva retto l'abbandono del marito e si era rivolta a sciocche superstizioni per reggere il colpo; ma, a quanto pareva, non tutte le assurdità in cui credeva erano stronzate complete.

Mangiò la cena con poco appetito, si sforzò come sempre di essere gentile, e appena possibile tornò a casa, lasciando quel sacello di superstizione che odorava di follia; una volta tranquillo, guardò le foto che aveva scattato. Per quanto incredibile potesse sembrare, la malattia di Kaede sembrava essere del tutto simile ad un morbo che sembrava essere piuttosto comune nel Medio Evo, per il quale molte donne erano state ritenute la causa e per il quale erano successivamente state condannate al rogo. Il dottor Yamamoto sospirò. Quella notte avrebbe dovuto ricorrere a dei sonniferi per riuscire a dormire.

 

-Ayako!- chiamò Miyagi, raggiungendo la ragazza durante l'intervallo per il pranzo. Lei finse di ignorare il battito accelerato del proprio cuore e gli rivolse un gesto d'invito. Timidamente, il bel ragazzo si accostò a lei e si sedette al suo fianco sul bordo di un'aiuola: -Hai saputo niente di Rukawa?- chiese, arrossendo. Il giorno precedente, Ayako era arrivata in palestra quasi alla fine degli allenamenti e aveva riferito che non sarebbe stato possibile visitare il ragazzo, perché le sue condizioni si erano aggravate e i medici lo stavano sottoponendo a degli esami.

-Ho sentito sua madre ieri sera. Pare che la crisi sia passata, ma mi ha chiesto di chiamarla prima di metterci in viaggio. Non...ecco, sembra che questi attacchi siano imprevedibili, insomma.

-Cielo. Ma che cos'ha, l'hanno capito?- chiese Miyagi, e Ayako si voltò a guardarlo. Scrutò nelle profondità dei suoi occhi castani, cercando di non smarrirvisi dentro, e dopo una palese esitazione disse: -Devi giurare di non prendermi in giro, Ryota.

-Cosa... ma certo, Ayakuccia, non mi permetterei mai!- rispose lui, quasi indignato.

-Dico sul serio. È una cosa assurda, ma il dottore di Rukawa sta prendendo in considerazione la cosa, quindi può darsi che io abbia ragione. Ma è davvero, davvero assurda.- Miyagi si fece serio. Sembrò lottare con se stesso, poi allungò una mano e prese quella di Ayako, che sussultò.

-Qualsiasi cosa sia, possiamo parlarne. Non ti prenderò per pazza. Siamo tutti preoccupati per Rukawa, persino Hanamichi ha chiesto di lui. Qualsiasi cosa è meglio di niente.- Ayako sospirò.

-Hanahaki.- disse.

-Che?

-Sai quel... quel manga che mi hai consigliato...- Ayako pigolò. Parlarne con un medico in uno studio sterile e asettico, sotto la luce inquietante delle lampade al neon, le sembrava del tutto diverso rispetto a discuterne sotto il brillante sole di maggio. Era come raccontare una storia di fantasmi in un bel pomeriggio di primavera: ridicolo, semplicemente ridicolo.

-Oh, aspetta, mi ricordo. Una delle malattie di Shamal, giusto?

-Sì, ecco... il dottor Yamamoto ha detto che in effetti i sintomi corrispondono.- bisbigliò Ayako. Avvertì un gran calore sulle guance, indicatore del fatto che stava arrossendo alla stragrande.

-Cielo. Spero che non esista anche quella delle cose imbarazzanti.- disse Miyagi, emettendo una risatina stridula, poi si fece serio: -Avevi ragione, è assurdo. Ma se il dottore sta considerando l'idea, potrebbe essere vero.

-Mi credi?- chiese Ayako, incredula.

-Ho letto che c'è un tizio che riceve le stazioni radio tramite le otturazioni. Se credo a quello, posso credere anche a questo.- Miyagi distolse lo sguardo, fissandolo su un ciuffetto d'erba che spuntava spavaldo tra due mattonelle della pavimentazione del cortile, -E poi, sei tu che me lo stai dicendo. E ti conosco, non racconti cavolate.

-Oh, Ryota!- Ayako, senza averlo preventivato, si lanciò in avanti, fiondandosi tra le braccia forti del ragazzo. Si lasciò abbracciare e pianse sulla sua spalla, lasciando uscire tutta l'angoscia provata da quando aveva visto Rukawa tossire pappi di soffione. Miyagi le accarezzò timidamente la schiena e le batté qualche lieve colpetto sulle spalle, poi sciolse a malincuore l'abbraccio. Mise la mano in tasca ed estrasse un pacchetto di fazzoletti di carta; ne estrasse uno e lo porse ad Ayako, che si asciugò le lacrime e soffiò il naso.

-Allora, oggi appena finiscono gli allenamenti chiamiamo per chiedere se possiamo andare a trovare Rukawa. Se per caso ci dicono di no, io e te andiamo comunque e proviamo a vedere se riusciamo a parlare con il dottore. Che ne dici?

-Ok... ma non so a quanto servirà...- rispose Ayako. Stava per gettare la vera bomba: -Ti ricordi come si guarisce dalla hanahaki?

-O ti fai operare o spingi la persona che ami a ricambiare i tuoi sentimenti.- rispose prontamente Miyagi, -Non sarà poi tanto difficile, voglio dire, Rukawa farebbe cadere chiunque ai suoi piedi.

-Chiunque tranne...?- chiese Ayako. Miyagi la guardò, aggrottando un sopracciglio. Boccheggiò, arrossì e infine sibilò: -Sei seria? Hanamichi?- la ragazza annuì.

Miyagi si staccò appena da lei e guardò nel vuoto, poi disse con aria poco convinta: -Allora diremo al dottore che è impossibile. Lo opereranno e tornerà tutto a posto.

-Sì, perché dopo un'operazione ai polmoni e al cuore Rukawa riuscirà a tornare sul campo da basket, secondo te?- Miyagi imprecò.

-Quanto tempo abbiamo?- chiese.

-Da due settimane a tre mesi, se dobbiamo fidarci di Shamal. Porca miseria!- Ayako scattò in piedi e cominciò a camminare rapidamente avanti e indietro, -Ma ti pare normale? Cavolo, siamo qui a parlare seriamente di un manga perché abbiamo scoperto che almeno una delle cose che c'è scritta dentro è vera! E poi, cos'altro deve succedere? Domani atterreranno i Sayan?

-Secondo la timeline di Dragonball, dobbiamo aspettare il tre novembre.- rispose Miyagi, poi si alzò e la prese per le spalle. Ayako lo guardò, lesse la confusione nei suoi occhi e si chiese come facesse a restare così calmo. Si sfregò gli occhi con le mani, sperando incoerentemente di svegliarsi nel proprio letto e scoprire che era stato tutto un incubo, un brutto sogno delirante di quelli che le capitava di avere quando si appassionava troppo a qualcosa di nuovo.

-Parliamo con il dottore, va bene? E poi leghiamo Rukawa ad un letto e vediamo di riuscire a concludere qualcosa con lui. Se lui decide di farsi operare, prima lo aprono e meglio sarà. Ayako...

-Sì?

-Andrà tutto bene. Te lo prometto.- Miyagi le rivolse un tremulo sorriso rassicurante, poi si sporse in avanti e osò baciarle una guancia. Ayako gli passò le braccia intorno al collo e rimasero così, abbracciati sotto ad un albero, fino a quando la campanella di fine intervallo non li distolse.

 

-Allora?- chiese Miyagi, quando alla fine degli allenamenti Ayako riemerse dall'ufficio del professor Anzai, da cui aveva telefonato all'ospedale. La ragazza scosse il capo: -Rukawa non sta troppo male. Ma è tutto il giorno che continua a tossicchiare e si è rifiutato di ricevere visite.- lo fissò per fargli capire di rimandare a più tardi le domande. Nessun altro dei compagni di squadra sapeva dei fiori, e anche ad Anzai era stato comunicato soltanto che Rukawa soffriva di una non meglio precisata patologia polmonare.

-Dobbiamo rispettare la sua volontà.- sentenziò il coach, e i ragazzi a malincuore annuirono; Ayako si guardò intorno e notò l'assenza di Sakuragi, già in spogliatoio. Dannazione, convincerlo ad andare a trovare Rukawa sarebbe stato molto più difficile di quanto pensasse.

Miyagi disse: -Andiamo, ragazzi, a cambiarci! Magari domani Rukawa starà meglio. Su, forza.- i compagni di squadra obbedirono, e invasero lo spogliatoio immersi in chiacchiere preoccupate sullo stato fisico di Rukawa e sul suo rifiuto di ricevere visite: si dividevano tra chi pensava che Rukawa non fosse altro che uno scorfano brontolone e chi credeva che non volesse mostrarsi debole. Miyagi non si espresse, ma protendeva per la seconda opzione: da quel poco che aveva capito del compagno di squadra, opinioni anche confermate da alcune frasi dette da Ayako, Rukawa nascondeva in sé una profonda timidezza e una dose immensa di sfiducia nel prossimo. Mostrarsi debole, per lui, avrebbe significato rinunciare alla maschera da dio sceso in terra e al contempo offrire ad altri la possibilità di attaccarlo.

Quando uscì dallo spogliatoio, per ultimo visto che in quanto capitano della squadra aveva il compito di controllare che tutto fosse in ordine, non vide Ayako da nessuna parte; sospirando, pensò che probabilmente la ragazza non aveva voluto perdere tempo ad aspettarlo. Pensò se raggiungerla all'ospedale, poi desistette: se lei l'avesse voluto, l'avrebbe aspettato. Si trascinò mestamente verso il proprio armadietto per cambiarsi le scarpe, e quando lo aprì trovò un foglio strappato da un quaderno e piegato in quattro. Lo svolse e il cuore gli mancò un battito quando riconobbe al primo istante la calligrafia di Ayako: “Ti aspetto alla fermata dell'autobus. Non voglio che gli altri si mettano in testa di seguirci.” oh, ma quant'era meravigliosa e intelligente quella ragazza? Rincuorato, Miyagi cambiò le scarpe al volo e un po' corse e un po' saltellò verso la fermata dell'autobus; la ragazza lo aspettava a capo chino, il naso infilato in un manga e la cartella posata a terra tra i piedi.

-Boku No Hero Academia? Ayakuccia, mi spezzi il cuore, non stavi leggendo Reborn?

-Finito ieri.- rispose lei, -E sappi che smetterò di fangirlare per quel che fa Xanxus nell'ultima battaglia più e meno nel duemilamai. Questo è carino, comunque, l'hai mai letto?

-No, in realtà mai.- ammise Miyagi, stupito di riuscire a parlare con lei così facilmente.

-Allora poi te lo passo. Ecco il nostro autobus!- Ayako si alzò, e per un attimo Miyagi si baloccò nell'idea di portarle la cartella, poi desistette: la ragazza l'aveva stretta davanti a sé e sembrava a suo agio con essa. Per qualche motivo, Miyagi pensò che lei avesse bisogno di tenere le mani occupate, quindi non agì.

Viaggiarono in un silenzio imbarazzato, e quando arrivarono all'ospedale Miyagi seguì Ayako a due passi di distanza, improvvisamente incerto e impacciato. Gli ospedali gli davano sempre una sensazione di oppressione, con tutto quel fare silenzio e la gente malata che si aggirava con aria smarrita e le persone che piangevano o aspettavano con quell'espressione disperata, e i medici tutti seri, e l'odore, e... -Dottor Yamamoto?- chiamò a bassa voce Ayako. Un uomo piuttosto piacente sulla quarantina le indicò una porta. Ayako vi si diresse, e Miyagi chiese: -Posso...?

-Certo, Ryota, vieni con me, ti prego.- disse lei, e se lo tirò dietro tenendolo per mano. Dopo qualche minuto, il medico entrò e si chiuse la porta alle spalle, poi guardò Miyagi con aria interrogativa. -Dottore, lui è Ryota Miyagi, il capitano della squadra di basket in cui gioca Kaede. È una persona fidata, per favore può restare?- l'uomo sospirò.

-Beh, tanto vale farsi arrestare per una gallina invece che per un uovo, suppongo.- disse infine, poi si sedette e aprì un cassetto con una chiave che prese dalla tasca del camice.

-Non ho bisogno di ripetere quanto queste informazioni siano strettamente confidenziali.- aggiunse, spingendo una cartellina verso i due ragazzi.

Conteneva fotografie e fotocopie di vari libri; alcuni parevano testi accademici, altri erano chiaramente cartaccia per complottisti. Ma tutti riportavano evidenze di una malattia simile a quella di Rukawa, in molti luoghi del mondo e in varie epoche storiche.

-Sembra che fosse una patologia piuttosto comune, in passato.- disse il dottore, mentre guardava i due ragazzi cercare di districarsi tra le moltissime informazioni, -E anche se non ho trovato la prova definitiva, molti studiosi di filologia sostengono che l'opera di Charles Baudelaire, “Les Fleurs du Mal”, si riferisca proprio a quello. Era chiamata così nel Medio Evo, nella bassa Guascogna. Molte donne furono accusate di averla provocata a ignari uomini, e in molte finirono sul rogo. Ma dai pochi diari delle cosiddette “streghe” si evince che in molti si erano semplicemente rivolti agli erboristi quando la medicina dell'epoca aveva fallito.

-Come la curavano, i medici?- chiese Miyagi, curioso.

-Esorcismo. I più delicati facevano mangiare altri fiori al paziente.- Ayako annuì: -Un classico. La cura che ricorda il morbo, come le piume di tordo per le macchie della pelle.- il medico sorrise, come un professore orgoglioso di un'ottima deduzione del proprio scolaro.

-Esattamente. Le “streghe”, invece, avevano capito che aveva a che fare con i sentimenti, ma molte sono morte prima di poter riportare le proprie osservazioni sul decorso. Pare comunque che la soluzione consigliata fosse di cercare di conquistare la persona amata.

-Si dice la stessa cosa per la hanahaki. Dev'essere per forza la stessa malattia.- ribatté Ayako.

-L'alternativa sarebbe operarlo ed estirpare tutto quel che c'è.- aggiunse Miyagi, e il medico annuì.

-Naturalmente, non ho idea di come dirlo a Kaede.- Ayako e Miyagi si guardarono in faccia, ma non seppero cosa rispondere.

 

-Eheheh, il Genio sa sempre quando dare il colpo di grazia!- ridacchiò sottovoce Sakuragi, entrando in ospedale dalla porta dell'obitorio. Per passare inosservato, si era avvolto in una mezza dozzina di sacchi della spazzatura, si era sdraiato su una barella sgraffignata dai suoi compari e ora si faceva spingere da Mito, che indossava il camice da medico dell'Halloween precedente. Sperava solo che nessuno notasse gli schizzi di sangue finto che lo costellavano.

-Hana, sei sicuro che sia il caso?- bisbigliò quando le porte dell'ascensore si chiusero. Sakuragi rotolò giù dalla barella e si strappò di dosso la plastica scura.

-Stai scherzando, Mito?! Quella Volpaccia maledetta è all'ospedale, posso forse perdermi l'occasione di prenderlo per il culo?!

-Mi sembra un po' crudele per i tuoi standard, ecco tutto.- disse Mito, porgendogli il proprio camice. Che poi, a dirla tutta, non capiva come mai non fossero entrati dall'ingresso principale e avessero invece dovuto mettere in piedi tutta quella pantomima.

-Come, crudele?! Lui mi prende per il culo ogni giorno! Pan per focaccia, amico, pan per focaccia.

-Sì, ma lui non ti ha preso per il culo quando ti sei fatto male per davvero.- ribatté Mito, un po' perplesso per quella che gli sembrava una mossa un po' troppo fuori personaggio per il suo amico. Insomma, va bene, lui e Rukawa si prendevano costantemente a cornate, ma nessuno dei due era stato mai proprio crudele. Andare a prenderlo per il culo mentre era in un letto d'ospedale, affetto da una malattia non meglio precisata, era una cattiveria bella e buona.

Sakuragi non si degnò di rispondere: l'ascensore era arrivato al piano dove c'era il reparto di pneumologia, e lui scattò fuori come se qualcuno lo stesse inseguendo. Mito sbuffò, raccolse la plastica appallottolata da terra e premette il bottone per tornare al pianterreno: non voleva rendersi partecipe di quella boiata.

Sakuragi sgattaiolò platealmente lungo il corridoio, spiando in ogni stanza. Apparentemente, era ignaro del fatto che stava attirando più attenzione così di quanta ne avrebbe attirata entrando come un comune mortale e camminando come un essere umano. Finalmente, alla millemillesima stanza, ecco Rukawa, ancora più malmostoso del solito, tutto preso ad allineare quelli che sembravano fiori sul lenzuolo di fronte a sé. Mentre Sakuragi lo guardava, il moro emise un debole colpo di tosse e qualcosa volteggiò fuori dalla sua bocca; Rukawa lo acchiappò al volo, lo guardò come se cercasse di capirci qualcosa e lo appoggiò insieme agli altri.

-Oi, Volpe, ma si può sapere che diavolo hai?- Rukawa sussultò al suono della voce di Sakuragi e i fiorellini veleggiarono giù dal letto; il moro, troppo stupito, non rispose. Il rosso entrò a passi lenti e si chinò verso il pavimento per raccogliere quelle cosine che ci erano cadute sopra ed esaminarle.

-Non farlo.- disse Rukawa in tono piatto, -Mi sono uscite dai polmoni, potrebbero essere infette.

-EH?! In che senso, ti sono uscite dai polmoni?- chiese Sakuragi, ritraendo di scatto la mano; pur non avendo toccato nulla, si pulì la punta delle dita sul camice; poi, parve realizzare che lo stava ancora indossando. Lo tolse e lo appoggiò su una sedia.

-Nel senso che ho i polmoni pieni di fiori. E ogni tanto ne tossisco qualcuno.

-Ma mi prendi per il culo?- lo aggredì Sakuragi.

-Mi piacerebbe, Do'aho, credimi. Cosa pensi, che mi diverto a soffoc... ha... rhe?- ribatté Rukawa. Sul finale della frase, il pizzicore in gola che l'aveva tormentato tutto il giorno tornò. Proprio quando sembrava essere passato, pensò Rukawa, tossendo.

-Ehi...- disse Sakuragi, stupito, e gli si avvicinò. Con aria confusa, gli batté una mano sulla schiena e chiese: -Vuoi... che ne so, dell'acqua?- Rukawa scosse la testa, poi la tosse si arrestò di colpo com'era cominciata. Rukawa spinse il fiore verso le labbra usando la lingua, poi se lo tolse di bocca con due dita e lo guardò; aggrottò la fronte.

-Va meglio?- chiese Sakuragi.

-Sì... strano.- disse Rukawa, pensoso.

-Ma spiegami, fai così ogni volta? Cioè, è strano sì, ma se lo fai due giorni dovresti aver smesso di stupirt...- Rukawa lo interruppe: -Questo è diverso dagli altri.

-In che senso, è diverso?- chiese Sakuragi, suo malgrado incuriosito.

-È tutto il giorno che tossisco fiorellini con cinque petali, semplici semplici. Questo, invece, è diverso.- Sakuragi si piegò e raccolse uno dei fiori caduti, poi concordò: -Eh, hai ragione. Ma cosa vuol dire?- Rukawa lasciò cadere l'ultimo fiore, dalla corolla blu con molti petali.

-Che ne so, idiota.- rispose in tono stanco, -Non so perché tossisco fiori, dovrei sapere perché tossisco fiori di diverso tipo?

-Cazzo!- esclamò Sakuragi, -Ho toccato uno di quei cosi che hai tossito, adesso mi prenderò anch'io la tua malattia e mi rinchiuderanno con te!

-Io ti avevo avvisato.- ribatté Rukawa, poi si lasciò cadere sui cuscini. Con una parte della mente avvertì dei movimenti al proprio fianco, ma non vi badò: probabilmente Sakuragi se ne stava andando. Ecco una bella occasione persa di chiedergli cos'era venuto a fare.

-Certo, però, Volpe...- disse la sua voce da un punto vicino al suo fianco. Rukawa sussultò e aprì gli occhi: Sakuragi era seduto accanto al letto e aveva appoggiato le braccia incrociate sulla sbarra laterale. -Tu il divertimento lo ammazzi proprio.

-Nh?

-Ero venuto qui a prenderti un po' per il culo e invece tu sei qui con una roba misteriosa, e tossisci fiori e hai la faccia di uno che ha un piede nella fossa...

-Mi sento come se avessi un piede nella fossa, non è solo la faccia.

-...insomma, mi hai rovinato il divertimento!

-Ah, beh, chiedo scusa, Vostra Imbecillità.

-Vedi di ripigliarti, così posso ricominciare a prenderti a cazzotti.

-Nh.

-Tornerò domani a vedere se stai meglio.- annunciò Sakuragi, alzandosi. Rukawa si sentì arrossire e sperò che l'altro lo interpretasse come un sintomo della malattia.

-Non disturbarti.- disse, fingendo indifferenza.

-Nessun disturbo. Ormai ero partito con la voglia di prenderti per il culo e ho intenzione di farlo il prima possibile. Non vorrai privarmi di questa opportunità?

-Ah, ecco, mi pareva.- per qualche motivo, Rukawa si aspettava un altro attacco di tosse da un momento all'altro, ma non accadde nulla.

-Scherzi a parte, Volpe, ti passo a trovare. Buonanotte.

-...'notte.- Sakuragi si infilò le mani in tasca e uscì. Dimentico della sua sciocca pantomima, camminò ciondolando verso l'uscita, e nemmeno vide Ayako e Miyagi che uscivano da una porta insieme a un uomo in camice da dottore.

Per tutto il viaggio verso casa si chiese come mai la vista di Rukawa malato, debole e vulnerabile, invece di farlo gongolare gli aveva fatto passare la voglia di ridere.

 

 

 

 

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