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Autore: Ghostclimber    27/07/2020    8 recensioni
Rukawa sembra essere vittima di una crisi d'asma proprio nel bel mezzo di una partita contro il Kainan.
La sua determinazione lo porterà a continuare comunque a correre, e il successivo, prevedibile incidente lo metterà sulla strada di una sconvolgente presa di coscienza.
E delle sue conseguenze.
Warning: hanahaki
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le analisi del DNA eseguite sul fiorellino potevano significare una sola cosa, pensò il dottor Yamamoto, camminando pensieroso verso la stanza di quel povero ragazzo.

E la sua indole taciturna, un po' triste, molto timida, pareva solo avvalorare la sua ipotesi, per quanto tremenda fosse. Si domandò a lungo come porsi nei confronti del ragazzo e della madre, che per quanto sembrasse una svampita senza speranza era anche, appunto, la donna che aveva dato alla luce la creatura che aveva tossito un fiore di amaranto.

Il dottor Yamamoto si stampò in viso un sorriso allegro ed entrò nella stanza; si obbligò a trattenere un sospiro di sollievo quando vide che la donna non era con il ragazzo. Con lui c'era solo una splendida giovane donna dai capelli ricci, in uniforme scolastica.

-Ciao, Kaede, come ti senti?- chiese il dottore.

-Bene.- rispose il ragazzo, con una voce che suonava quasi troppo adulta per la sua giovane età.

-Kaede, avrei bisogno di parlarti. Posso chiedere alla tua amica di uscire un attimo?

-Oh, ma certo, dottore, mi scusi!- disse Ayako, alzandosi, ma Rukawa la trattenne per un polso e dichiarò: -No. Lei resta.- il medico guardò il viso preoccupato del ragazzo e la sua presa ferrea sul polso di lei, tanto forte che le sue nocche erano sbiancate. Capì che, più del supporto della madre o di altri parenti, Rukawa aveva bisogno di una persona amica che restasse al suo fianco. Sospirò e fece cenno ad Ayako di sedersi, e lei ubbidì. La presa di Rukawa sul suo polso scemò, e fu lei ad invertire la posizione delle loro mani, posando la propria sul polso magro del ragazzo.

-Kaede, abbiamo analizzato il fiore che hai tossito.- disse il dottor Yamamoto, poi il suo sguardo saettò da uno all'altra: -Immagino possiate capire che non sono autorizzato a parlare. Se si sapesse che ho infranto il segreto professionale e che non ho ancora allertato la polizia, come minimo verrei radiato dall'ordine dei medici. Potrei anche essere arrestato.

-Po... polizia?- balbettò Ayako.

-Non dovete rivelare ad anima viva che sono stato qui. Siamo intesi?

-Ma... ma certo.- disse Ayako; Rukawa si limitò ad un silenzioso cenno di assenso.

-Kaede, te lo devo chiedere. Ti è mai capitato di passare lunghi periodi di tempo in ospedale? O di aver... perso, diciamo, ore intere della tua vita?

-Io... cosa?- chiese Rukawa, confuso.

-Prova a pensarci, per cortesia.- disse il dottor Yamamoto e Rukawa, dopo un rapido scambio di sguardi perplessi con Ayako, ci ragionò su.

-Io... sono stato un mese all'ospedale da bambino. Polmonite, credo. Non ricordo altro.

-E quanto alle ore perse?- incalzò il medico.

-Beh, ecco... non posso... garantire.- balbettò Rukawa, e Ayako ridacchiò nonostante la situazione, portandosi una mano davanti alla bocca. Il medico la guardò con aria interrogativa e la ragazza spiegò: -L'hobby di Kaede è dormire. È capace di addormentarsi ovunque.- Yamamoto guardò il ragazzo, e interpretò il suo rossore come un assenso. Una malsana tentazione di mettersi a ridere a sua volta lo colse alla sprovvista, poi la realtà dei fatti, quel test ripetuto venti volte per essere sicuri, lo riportò alla realtà: -Kaede, il problema è questo. Il fiore di amaranto che hai tossito è una sorta di ibrido. Il DNA che abbiamo rilevato coincide in parte con il tuo. Il tuo caso è unico in medicina, e la sola cosa che mi è venuta in mente è che potresti essere vittima di esperimenti di mutazione genetica.

-Ma non è possibile...- bisbigliò Ayako. Rukawa rimase in silenzio, sconvolto dalla rivelazione. Al massimo aveva pensato ad un'allergia, durante la notte si era convinto di essersi addormentato a bocca aperta e di aver inavvertitamente inghiottito il fiore e di averlo poi sputato, ma quello che aveva detto il medico era del tutto... -Impossibile.- disse.

-Ho pensato la stessa cosa. Credevo ci fosse stato un errore, e ho fatto ripetere il test per molte volte. Ma non c'è dubbio, Kaede. Ti chiedo di pensare bene a quel che ti ho chiesto, per favore.- Rukawa annuì, sovrappensiero; il medico gli batté una lieve pacca sulla spalla e uscì.

Ayako e Rukawa rimasero in silenzio, troppo perplessi per parlare. L'idea che Rukawa fosse stato rapito e sottoposto a degli esperimenti di mutazione genetica sapeva così tanto di un brutto spin-off di X-Men che la sola idea era risibile; e tuttavia, c'era la realtà dei fatti di quel fiorellino che Rukawa aveva tossito.

Se un errore poteva essere possibile, almeno accademicamente parlando, il dottore aveva detto di aver fatto ripetere più volte il test; sembrava un uomo molto attento, e Rukawa poteva escludere che si fosse sbagliato ripetutamente o che avesse fatto effettuare le analisi a qualche tecnico di laboratorio alle prime armi o poco meticoloso.

Quanto alla possibilità che l'uomo mentisse, Rukawa si sentì di scartarla a priori: dietro a quel sorriso cordiale aveva visto l'ombra ben definita di una preoccupazione sincera, e ancora peggio la perplessità di qualcuno che non ha la minima idea di quel che si trova di fronte. Aveva semplicemente preso tutte le ipotesi possibili -allergia, infezione, “non mangiare i semi dell'anguria che poi ti crescono le piante nella pancia”- e le aveva scartate una ad una fino a rimanere con quella che certo, non era altro che una malsana idea complottista, ma Rukawa riconosceva che, se non fosse stato lui stesso all'interno del proprio corpo, avrebbe finito per pensarci anche lui.

Non c'era, non poteva esserci altra spiegazione se non quella. Eppure, nonostante i suoi frequenti e profondissimi sonnellini, Rukawa si sentiva di escludere a priori l'ipotesi.

Innanzitutto, qualcuno si sarebbe accorto se Rukawa fosse stato rapito dal tetto della scuola, dalla classe, dagli spogliatoi, dal divano. Immaginò degli uomini in camice bianco scendere da elicotteri che volano basso e rapirlo e per poco non si mise a ridere per l'assurdità dell'idea.

Oltretutto, se anche si fosse trattato di (Rukawa rabbrividì pensando che stava veramente formulando un'ipotesi così inconcepibile) rapimento alieno, Rukawa pensava che avrebbe serbato qualche vago ricordo dell'accaduto, magari qualche flash in qualche sogno delirante, qualcosa. A meno che, si disse, tutte quelle persone che dichiaravano di ricordare particolari dei rapimenti alieni di cui erano stati vittime non fossero tutti una copertura. Insomma, se una razza aliena è abbastanza intelligente da attraversare l'universo e trovare una specie senziente su cui fare esperimenti non meglio specificati, sarà anche abbastanza intelligente da sapere come fare a cancellare del tutto i ricordi delle proprie cavie.

Probabilmente, il fatto che i cosiddetti “rapiti” sembrassero sempre degli spostati da manuale era tutto parte del piano alieno per nascondersi: nessuno sano di mente avrebbe mai creduto davvero alla tizia che sosteneva di aver abortito un feto extraterrestre mentre sventola la foto di quello che è ovviamente un avanzo di coniglio in salmì, e nemmeno all'illetterato in maglietta di Donald Trump che agita un fucile e sbraita che gli omini verdi gli hanno infilato una sonda su per il culo. Per cosa, poi, per monitorargli la cacca?

-Terra chiama Kaede, Terra chiama Kaede, ci sei?- chiese Ayako, poi intonò un verso di David Bowie: -“Ground control to Major Tom, can you hear us Major Tom?”

-Tu pensi che mi abbiano rapito gli alieni?- chiese Rukawa. Ayako rimase in silenzio per un po', poi disse dolcemente: -Kaede, lo so che quesra è una cosa molto strana... ma per favore non mi diventare complottista, la Terra non è piatta, Paul McCartney non è morto, Elvis Presley invece sì, e gli alieni non esistono.

-E il paradosso di Fermi, allora?

-Il cosa?- Rukawa si sedette più dritto e spiegò: -Il paradosso di Fermi. Durante una discussione con altri scienziati, hanno praticamente dimostrato a spanne che gli alieni devono esistere, e Fermi ha chiesto “E allora dove sono?”

-Appunto, Kaede, dove sono? Cioè...- Ayako sospirò, un po' a disagio e onestamente preoccupata per lo stato mentale e fisico dell'amico, -Sinceramente dubito che tutte le varie storie di rapimenti alieni siano vere. Cioè, a che scopo ingravidare una donna? Farebbero prima a copiare i progetti della fecondazione in vitro. E perché gli stupri, se poi solo una minoranza se ne ricorda? Avrebbe più senso fare del male a una buona parte della popolazione e fare in modo che ricordino, così possono imporre la loro dominanza su di noi... a che...

-Magari non conoscono bene la psiche umana. Le persone dimenticano perché non possono sopportare di ricordare, e il loro brillante piano fallisce.

-Kaede, credo che tu debba smetterla di leggere Stephen King. Hai mai considerato i libri di Beatrix Potter, quelli con tutti quei bei disegni di coniglietti?

-Allora trovami un'opzione più plausibile, avanti.

-Ecco, io...- disse Ayako, poi esitò. In effetti aveva un'ipotesi, ma non si sarebbe azzardata a dirla ad alta voce: innanzitutto, era solo un'assurdità che aveva letto in un blog sul suo manga preferito, che tra l'altro era di quelli in cui il sovrannaturale è parte integrante della storia, e poi credeva che mancasse una parte fondamentale del contesto.

-Cambiando argomento!- esclamò, e Rukawa la interruppe: -Come volevasi dimostrare.- Ayako lo ignorò. Guardando per aria invece di guardare lui direttamente, proseguì: -I ragazzi della squadra verranno a trovarti più tardi, dopo gli allenamenti.

-Hai bigiato, oggi?

-Non ho bigiato, è mio dovere prendermi cura dei miei pulcini.

-Chiamami pulcino un'altra volta e...

-Comunque verranno anche Akagi e Kogure. Mitsui ha detto “forse”, quindi capace che verrà più tardi da solo per non far vedere che non è del tutto un duro.

-Nh.

-Dai, Kaede, lo so che non ti piace la folla, ma siamo tutti preoccupati per te!

-Sei sicura di voler far entrare il Do'aho in un posto dove la gente deve parlare a bassa voce?

-Oh, avanti, non penserai mica che Hanamichi si abbasserà a venirti a trovare!- esclamò Ayako, ridacchiando.

Rukawa tossì.

Il sorriso svanì dalle labbra di Ayako, che cominciò di colpo a mettere insieme un certo numero di puntini; e l'immagine che stava andando formandosi era tutto meno che consolante.

Mentre aiutava l'amico a mettersi un po' dritto per placare l'attacco di tosse, pensò ad una serie di piccoli eventi, insignificanti se presi singolarmente ma molto significativi se riuniti.

Il modo in cui Rukawa pareva reagire quando era Sakuragi a provocarlo, molto più violento rispetto alle sue risposte alle altre provocazioni, violento e quasi isterico. Non c'era nulla della pacata, temibile calma che aveva mostrato quando Tetsuo e Mitsui avevano fatto irruzione in palestra, nulla dell'impegno indefesso con cui reagiva colpo su colpo in partita quando si trovava a fronteggiare un avversario di rilievo, nulla dell'indifferenza con cui rispondeva agli scherzi dei compagni di squadra, anche quelli meno leggeri.

Le risse, le provocazioni anche da parte sua, la violenza... tutto dava a pensare che Sakuragi gli stesse ardentemente sulle palle, eppure Rukawa era anche il primo a incitarlo nei momenti neri, per quanto con metodi poco ortodossi. Prese in giro quasi cattive buttate giù in un tono netto e tagliente, pallonate, rimproveri... e poi eccolo a passargli la palla nel momento più importante, ad affidarsi del tutto a Sakuragi nonostante la sua inesperienza e i suoi modi megalomani.

L'attacco di tosse di Rukawa sembrò peggiorare, e ora dei minuscoli petali pelosi cominciavano ad uscirgli dalla bocca, come la condensa in un giorno freddo. Con un brivido di paura, Ayako si rese conto che si trattava di impalpabili pappi di soffione. Qualche petalo di dente di leone, lo stadio primitivo del soffione, si adagiò sul lenzuolo tra le gambe di Rukawa, quasi osceno nel tono allegro del giallo intenso se comparato alla tremenda tosse del ragazzo e nell'aria divenuta soffocante per il volo pigro dei pappi biancastri.

-Un dottore!- chiamò Ayako, disperata, -Serve un dottore!- la mano di Rukawa cercò la sua e strinse con una forza che era quasi disperata, mentre il dottor Yamamoto entrava di corsa, spingendo la porta con una spallata. Prese l'inalatore dal comodino e ghermì Rukawa per la nuca, poi disse: -Respira qui, Kaede. Tranquillo, va tutto bene, respira qui.- Rukawa, ormai col viso congestionato e le lacrime agli occhi, cercò di trarre un respiro; una nuvoletta di cortisone nebulizzato sfuggì dalle sue labbra, insieme ad un'altra emissione di pappi di soffione.

Ayako li guardò veleggiare nell'aria ferma, spinti solo dal contraccolpo della tosse di Rukawa, e ricordò come da bambina amava raccogliere i soffioni e sbuffarci sopra, spandendo i pappi per il giardino. La mamma la rimproverava, quando glielo vedeva fare, perché il dente di leone è una pianta infestante, se faceva così si sarebbero ritrovati il giardino invaso dal tarassaco, cose così, ma Ayako sapeva la verità: si poteva esprimere un desiderio, e i pappi di soffione liberati avrebbero provveduto ad esaudirlo.

Da bambina romantica, cresciuta a pane e storie d'amore, Ayako aveva sempre espresso lo stesso desiderio: che un giorno arrivasse il suo Principe Azzurro, un uomo gentile e bello che l'avrebbe amata con tutto se stesso e che sarebbe stato pronto anche a dare la propria vita per lei.

E l'aveva trovato, non era così? Ayako indietreggiò, spinta dal medico che, in preda al panico dopo il fallimento dell'inalatore, voleva che Rukawa avesse più spazio possibile. Un po' come quando una persona sviene, rifletté incoerentemente Ayako, gli si sollevano i piedi e si urla alla gente attorno di levarsi dalle scatole, per la miseria, fatelo respirare.

La sua mente corse a Miyagi, il bel Miyagi, quel tenero ragazzo che un giorno le aveva raccolto un mazzolino di primule dal giardino e che per questo era arrivato in ritardo a scuola. Aveva sopportato la punizione con un sorriso idiota stampato in faccia, perché comunque Ayako era rimasta piacevolmente sorpresa e aveva accettato il mazzo di fiori con un sorriso dolce... e un batticuore che forse era riuscita a nascondere e forse no. Il forte Miyagi che si era fatto avanti contro Tetsuo e che aveva rischiato la propria incolumità e la propria carriera di basketman perché l'uomo aveva avuto l'ardire di minacciare Ayako.

Un brevissimo sguardo era intercorso tra lei e lui, in quel momento, e nel suo terrore sapeva di non essere stata in grado di nascondere la propria supplica: “Salvami, mio eroe”. E Miyagi l'aveva salvata, o quantomeno ci aveva provato: si era lanciato contro Tetsuo e aveva preso una marea di legnate, solo perché la sua bella Ayako era spaventata.

Quindi, si disse mentre guardava Rukawa stringersi una mano sul petto, come se gli dolesse il cuore, i soffioni possono davvero esaudire i desideri.

Guardò i pappi che ormai avevano riempito la stanza di un'impalpabile nevicata calda e lasciò che il panico e l'istinto prendessero il sopravvento: -Lo convincerò a venirti a trovare!- urlò, disperata, e Rukawa alzò gli occhi su di lei per fissarla perplesso nonostante la tosse non accennasse a diminuire; la stretta della sua mano sul petto, però, si indebolì, come se il dolore fosse diminuito. Ayako insistette: -Lo sai com'è fatto, deve sempre fare il duro, ma sono sicura che a te ci tiene. E te lo dimostrerò, ti prometto che verrà a trovarti anche lui, te lo prometto... lui ti vuole bene!- terminò, forse un po' platealmente, e un silenzio improvviso cadde sulla stanza.

-Kaede... ti senti meglio?- chiese delicatamente il dottor Yamamoto. Rukawa annuì con aria stanca, gli occhi rossi e le guance rigate di lacrime spillate per lo sforzo.

L'accesso di tosse pareva passato, e Ayako uscì dalla stanza, sospinta da un'infermiera, mentre il dottore dichiarava di dover visitare Rukawa.

Ayako sedette di colpo su una sedia, tremando. Annuì vagamente alle parole incomprensibili che l'infermiera le rivolse, e pochi istanti dopo si ritrovò in mano un bicchiere di carta pieno d'acqua fresca. Lo bevve con gratitudine, a piccoli sorsi.

 

Aveva appena finito di bere quando vide il lettino di Rukawa che veniva portato fuori dalla stanza; il suo amico, sopra di esso, pallido ma con due malsane chiazze rosse sulle guance, sembrava piccolo e indifeso. Il dottor Yamamoto si parò di fronte a lei e disse a voce molto bassa: -Sta meglio. Ma voglio fargli delle radiografie, i polmoni sono congestionati e il battito cardiaco è troppo lento per uno che ha appena assunto del cortisone. Sia chiaro, io non ho detto nulla.

-Certo, dottore. E grazie.

-Mi segua.- disse il medico, poi le fece strada verso un piccolo ambulatorio per le visite di pronto soccorso. Si sedette e fece cenno ad Ayako di fare altrettanto, poi la scrutò con sospetto: -Kaede ha smesso di tossire quando lei ha detto quella cosa. Mi sa spiegare perché, signorina...?

-Ayako. Ikebana Ayako.- si presentò lei, poi esitò. Il medico non disse nulla, in attesa. Finalmente, Ayako si convinse e disse: -Beh, ecco... è una cosa assurda, in effetti, una cosa che ho letto in un blog su un...- sentendosi stupida, abbassò la voce senza volerlo, -Su un manga che seguo.

-Vada avanti e mi spieghi, la prego. Spesso le storie si basano su fatti reali o su leggende, e le leggende a loro volta si basano su eventi storici.- il dottor Yamamoto sembrava del tutto serio, e Ayako lo ricollegò a un personaggio di quello stesso manga che aveva nominato, che portava il suo stesso nome. Sorrise tra sé e sé, pensando a quanto fosse fortunata a trovarsi di fronte a lui e non al dottore che appariva nella serie, il maniaco Trident Shamal, e cominciò a parlare.

 

Mezz'ora più tardi, il medico la congedò. Aveva ascoltato il suo folle racconto, aveva fatto domande e preso appunti, si era persino messo a fare una rapida ricerca su Google. La sua iniziale perplessità, gentilmente camuffata da incoraggiamento, si era via via spenta per lasciare il posto a un'espressione determinata, e infine aveva dovuto concordare con Ayako: per quanto sembrasse assurdo, i sintomi del malessere di Kaede coincidevano alla perfezione con quelli elencati sulla pagina web che Ayako aveva letto.

Promise che avrebbe fatto delle ricerche e l'avrebbe tenuta informata, sempre dopo averle strappato la promessa di non parlare a nessuno della questione, poi le promise che avrebbe trovato una cura. Spesso, nelle storie si tende ad estremizzare molte questioni per amore di un po' di sano dramma, e se la malattia davvero si basava su qualcosa di reale di certo c'era una cura altrettanto reale.

Tuttavia, mentre guardava la ragazza che si allontanava a passo rapido lungo il corridoio, rimuginò su una vecchia storia letta da bambino. All'epoca non aveva dato peso ad essa, già troppo razionale per credere a cavolate come streghe e vampiri, ma ripensarci gli fece scorrere un brivido lungo la schiena.

Se davvero Kaede aveva quella malattia, c'era poco che lui potesse fare.

 

 

 

 

 

Soffione: forza, speranza, fiducia. Simboleggia il viaggio.

 

 

 

Ciaossu!

Innanzitutto grazie a tutti voi per aver commentato e per fiori che mi avete consigliato, mi torneranno molto utili: il dente di leone è un consiglio di lizardiana, che ringrazio di cuore. Prossimamente su questi schermi appariranno anche gli altri!

Allora, tralasciando il fatto che da oggi cominciamo a gettare la logica comune giù dal balcone per ammantarci in un bello strato di anime logic, un paio di appunti.

Per prima cosa, il commento sulle sonde anali: non è mio, arriva dal film “Paul” con Simon Pegg. Se non l'avete visto, ve lo consiglio, è fantastico e la voce di Elio che doppia l'alieno è quel qualcosa in più che lo rende un'opera d'arte.

Non so perché Ayako sia fan di Katekyo Hitman Reborn, ma a quanto pare lo è (ha fatto tutto lei, i personaggi hanno già cominciato a fare di testa loro, send help). In ogni caso mi torna comodo: Trident Shamal, il dottore ninfomane della serie, è noto per aver collezionato più di trecento malattie e di aver creato delle zanzare che le trasmettono o che trasmettono la cura. In un episodio, infetta un personaggio con la Sakura Addiction, che lo rende debole in presenza dei fiori di ciliegio; da lì sono partita con un trip mentale sullo stesso tema di questa fic. Nel manga/anime non si nomina mai questa malattia, ma devo dire che Shamal era un candidato perfetto per... /Shamal dalla regia: -Sbaciucchiare la bella Ayako?- IGNORATELO/ ...aver scoperto una cosa simile (ma c'è una malattia che ti uccide in poche ore e nel frattempo elenca ad alta voce tutti i fatti imbarazzanti che ti riguardano, è terrificante XD)

Anyway, cacciamo Shamal in un angolino. Grazie per l'ispirazione.

Fatemi sapere come vi pare questo capitolo, nel prossimo prometto che rivelerò il nome della malattia (anche se so che alcuni di voi hanno già capito), grazie ancora a tutti voi che mi seguite!

XOXO

 
   
 
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