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Autore: Carme93    03/08/2020    1 recensioni
In una calda giornata di luglio, Hugo Weasley si ritrova a far compagnia a Dalai, una giovane strega cinese in visita in Inghilterra. Per il giovane Grifondoro non sarà facile star dietro alla vivace ospite, specialmente quando tre Serpeverde di sua conoscenza si intromettono.
[Questa storia si è classificata terza ex eaquo al contest "Una giornata particolare" indetto da Artnifa sul forum di EFP]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger, Hugo Weasley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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[Questa storia si è classificata terza ex aequo al contest "Una giornata particolare" indetto da Artnifa sul forum di EFP]



 
 


Un guaio dagli occhi a mandorla
 
 
 



 
14 luglio 2022
Godric’s Allow
Sera
 
 

 
Occhi azzurri, leggermente spenti e malinconici, il viso, dai lineamenti ancora infantili, punteggiato di lentiggini e i capelli rossi come una vampata di fuoco. Questo vedeva specchiandosi nel vetro della finestra.
Sospirò, appoggiando la fronte al vetro fresco, e osservò le stelle. Erano molto poche rispetto a quelle che si vedevano da Villa Conchiglia. Eppure Godric’s Hollow era un villaggio tranquillo e per nulla inquinato. Oppure era lui, in preda alla malinconia, che trasmetteva il proprio stato d’animo anche all’ambiente circostante.
All’improvviso si sentì toccare la spalla e si voltò sfilandosi le cuffie.
«Che c’è?» chiese al padre che lo fissava.
«Tutto bene, Hugo?».
Ronald Weasley, vicecapitano del Dipartimento Auror inglese ˗ per questo idolo della figlia maggiore, Rose ˗ sembrava realmente preoccupato.
Hugo era un ragazzino di quattordici anni, abbastanza arguto da intuire che il padre doveva aver notato la sua tendenza a isolarsi quando erano a casa: finché era in compagnia dei cugini era il solito ragazzino socievole, magari un po’ timido, ma che si divertiva volentieri; a casa, però, percepiva la tensione tra la madre e Rose, che litigavano ogni qualvolta si ritrovavano nella stessa stanza. Il problema, però, era che Ron cercavano di fare da mediatore ma finiva con il litigare pesantemente con la moglie. Era quello che Hugo non riusciva a sopportare.
Suo padre lo stava ancora fissando in attesa di una risposta, Hugo accennò un sorriso, apprezzandone la premura, nonostante probabilmente fosse come al solito in ritardo per il lavoro.
«Sì, pensavo».
Ron si accigliò e disse: «Tua madre ti vuole parlare, è nel suo studio. Io devo andare, ci vediamo domani mattina».
«Buon lavoro» mormorò Hugo, lasciandosi baciare sulla fronte. Si prese qualche minuto per riflettere, poi si alzò dal letto. Non aveva la minima idea del perché la madre lo ‘convocasse’ a quell’ora: negli ultimi tempi era presa dal suo lavoro e quando chiamava uno dei figli nel suo studio non era mai un bene. Eppure non ricordava di aver fatto nulla di male negli ultimi giorni.
Sempre più preoccupato bussò alla porta dello studio.
«Avanti».
«Ciao» disse Hugo entrando. L’aveva vista di sfuggita quando era rientrata a casa poco prima.
«Ciao, tesoro» disse lei distrattamente, presa da alcuni documenti che stava visionando.
Hugo prese posto di fronte alla scrivania e attese.  
«Ho bisogno di un favore» disse a un certo punto Hermione Weasley, scrutandolo con occhi stanchi.
Quelle parole lo sorpresero: sua madre voleva un favore da lui?
«Domani incontrerò un magiambasciatore cinese. Porterà con sé la figlia, ma visto che le riunioni saranno noiose per lei, ho pensato che tu potessi farle compagnia. Magari potreste passare la giornata a Diagon Alley».
«Perché io?» replicò Hugo beccandosi un’occhiataccia. «Non è che non ti voglio aiutare, ma Rose è più brava in queste cose».
«No, assolutamente. Si tratta di un incontro importante. Non sarebbe un bene coinvolgere tua sorella».
«Ma mamma…».
«Hugo, vuoi aiutarmi o no?».
«Sì» si arrese.
«Bene, domani mattina dobbiamo essere al Ministero alle otto».
Hugo annuì.
 


 
 
 
*
 
 



 
 
15 luglio 2022
Godric’s Hollow
Mattina
 
 
 
 
Hugo aveva riflettuto a lungo quella notte e, alla fine, si era convinto che dopotutto la richiesta di sua madre non fosse particolarmente onerosa; inoltre era contento di darle una mano, così magari avrebbe avuto più tempo per la famiglia.
Non era bravo quanto la sorella maggiore a stringere amicizia, ma aveva parecchi amici che gli volevano bene e lo apprezzavano. Certo che uscire con una ragazza mai vista prima non era in cima alla lista dei suoi desideri.
Si passò una mano tra i capelli, sistemandogli meglio e si osservò allo specchio: aveva indossato dei jeans, rigorosamente senza strappatura – voleva far fare bella figura alla madre – e una camicia blu. A quel punto si affrettò a scendere in cucina, sperando di poter fare colazione prima che la madre lo trascinasse al Ministero della Magia – nonostante fosse la Ministra della Magia, riteneva di essere sempre in ritardo perché una vera guida non ozia ma dà il buono esempio (Hugo aveva sentito quella frase un’infinità di volte).
I suoi genitori erano intenti a fare colazione: la madre beveva il thè scorrendo le pagine del giornale, mentre suo padre girava distrattamente il caffè con gli occhi semichiusi per il sonno.
«Buongiorno».
«Ciao» biascicò suo padre.
«Come è andato il turno di notte?» gli chiese Hugo gentilmente prendendo posto accanto a lui.
«Noioso» replicò Ron sbadigliando.
«Ron, metti la mano davanti» lo rimproverò Hermione piegando il giornale. «Hugo, che cos’hai addosso?».
Il ragazzino sorpreso abbassò gli occhi sui vestiti: possibile che si forse sporcato prima ancora di mangiare?
«Sono puliti» disse confuso.
«Non ho voglia di fare spirito di prima mattina. Vai a cambiarti» ordinò Hermione seccamente.
«Ma perché?». Si sentiva profondamente stupido.
«Vuoi incontrare un magiambasciatore vestito così?» sbottò Hermione. «Mettiti la veste elegante».
«Ma è scomoda e fa caldo!» protestò il ragazzino.
«Per un giorno sopravvivrai».
Hugo strinse i denti: una parte di lui avrebbe voluto urlare e mandarla a quel paese, come faceva sempre Rose, ma lui non era Rose. Sbuffò e assentì. Si sarebbe mai ribellato a sua madre? Forse, ma da quando era diventata Ministro era così distante che aveva il terrore di perderla.
Non chiamò nemmeno in causa il padre, perché sapeva che avrebbero litigato. Come sempre.
Si alzò e tornò in camera a cambiarsi come gli era stato ordinato. Non era più convinto che la giornata non sarebbe stata un disastro. Tornando indietro, si attardò vicino alla porta della camera di sua sorella. Era chiusa perché dormiva, ma lo sarebbe stata comunque per lui: ultimamente Rose trascorreva la maggior parte del suo tempo con la sua migliore amica, Cassandra Cooman, e a litigare con la madre. Hugo, dal canto suo, tentava di compiacere sempre la madre, ma questo infastidiva profondamente Rose.
Hermione era già pronta e lo spinse nel camino, senza dargli il tempo di fare colazione.
 
 

 
 
 
 
15 luglio 2022
Ministero della Magia
Londra
Mattina
 
 




 
Il Ministero, a quell’ora, era ancora molto tranquillo e Hugo e la madre incontrarono solo alcuni impiegati che davano il cambio ai colleghi del turno di notte.
«A che ora arriva il magiambasciatore?» chiese il ragazzino, mentre si dirigevano nell’ufficio della madre.
«Alle nove» replicò Hermione.
Hugo si trattenne dallo sbuffare: mancava un’ora!
«Ascoltami» disse Hermione. «Rimanete a Diagon Alley, non andate nella parte babbana, meno che mai a Notturn Alley, chiaro?».
«Sì, mamma» rispose Hugo dispiaciuto per non poter andare nella Londra babbana, avrebbe avuto molte più cose da mostrare alla ragazza, per quanto Diagon Alley potesse essere vivace e pittoresca non aveva particolari attrazioni.
«Bene, prendi questo» continuò lei porgendogli un sacchetto pieno di galeoni. «Sii educato e offrile la colazione e il pranzo».
Hugo assentì nuovamente, dopodiché la madre si mise a controllare alcune pratiche e lui si adagiò sul divano. «Hugo! Stai composto o sgualcirai tutto il vestito!». Il ragazzino sospirò e si mise a sedere compostamente.
«Posso andare a vedere se è arrivato zio Harry?».
«No, zio Harry arriverà per le nove e non puoi disturbarlo mentre lavora».
In realtà lo zio era contento quando andavano a trovarlo, a meno che non avesse delle emergenze. «Mi annoio».
«Non essere stupido. Sei abbastanza grande da poter aspettare senza lamentarti».
Ancora una volta Hugo non replicò, ma incrociò le braccia al petto e fece ricorso a tutta la sua pazienza.
Alle nove meno un quarto fece capolino la segretaria della madre, che si beccò un’occhiataccia perché era attesa da un quarto d’ora. Hugo si chiese se lo stipendio fosse un motivo sufficiente per relazionarsi con Hermione Weasley quand’era nervosa.
Alle nove e cinque la segretaria condusse nell’ufficio un uomo alto di mezz’età e dall’aspetto palesemente orientale, che subito s’inchinò a Hermione che si era alzata per accoglierlo. Dietro di lui c’era una ragazza. Hugo, alzatosi a sua volta per non incorrere nei rimproveri materni, sgranò gli occhi: quella non era una ragazzina! Era una donna! Sua madre avrebbe dovuto avvertirlo: lui non ci sapeva fare con le donne. Ogni volta che vedeva Milly Zabini o Gabriella Jefferson arrossiva fin sulle orecchie e balbettava stupidamente. E loro avevano la sua età. Con quella ragazza come avrebbe fatto?
Si accorse che sua madre lo stava presentando e sorrise, anche se forzatamente. L’uomo lo squadrò.
«Oh, non si preoccupi. Mio figlio è un ragazzo a modo ed è anche il miglior studente del suo anno a Hogwarts».
Il magiambasciatore Ming sorrise educatamente e presentò loro la figlia Dalai.
Hugo arrossì e ringraziò che Rose non fosse presente: sua sorella odiava quando la madre lodava in quel modo il secondogenito.
Hugo colse l’occhiata di avvertimento che gli rivolse la madre prima di uscire dall’ufficio. Che situazione assurda: responsabile di una ragazza più grande di lui!
«Possiamo usare i camini nell’atrio» disse tanto per rompere il silenzio.
Lei annuì compostamente. Poco prima l’aveva sentita parlare in inglese senza problemi ed era una fortuna o sarebbe stato ancora più imbarazzante comunicare.
Le fece strada tra i meandri del Ministero e lei tacque per tutto il tempo. La lasciò passare per prima, ma quando uscirono nei gabinetti del Ministero, Hugo arrossì e si disse che forse avrebbero dovuto usare l’ingresso dei visitatori. Sua madre l’avrebbe ucciso? Ma in fondo che problemi avevano i maghi inglesi a mettere l’ingresso proprio lì?
 



 
15 luglio 2022
Diagon Alley
Mattina
 
 


 
Ignorò la smorfia sul volto della ragazza e la guidò all’esterno lungo le strade della Londra babbana. Era raro che percorresse quella strada a piedi e da solo, ma ormai si regolava abbastanza bene. E se, invece, si fossero persi? Avrebbe continuato a vagare a vuoto pur di non ammetterlo? E non l’avrebbe capito da sola? Avrebbe potuto dirle che era quello che lui intendeva per passeggiata, ma probabilmente i loro genitori non avrebbero gradito. Per fortuna riconobbe Charis Cross Road e tirò un sospiro di sollievo prima ancora di scorgere l’insegna del Paiolo Magico.
Hugo sorrise alla ragazza. «Questo è uno dei locali più antichi di Londra» le spiegò.
Lei sorrise, ma ancora una volta fu un sorriso di cortesia e gli occhi rimasero freddi e distanti. Magnifico.
«Ti va di fare colazione?».
Altro sorriso.
Era un sì? Hugo sospirò e individuò un tavolo vuoto all’interno del locale. A quell’ora era già affollato e lui cercò di mantenere un profilo basso: era una vera scocciatura essere riconosciuto come il figlio della Ministra.
Pensò che sarebbe stato elegante spostarle la sedia. Il sorriso di lei prima di sedersi fu quasi ironico e lui fu sollevato di non vederle il volto.
Avrebbe preferito essere alla Tana con i suoi cugini.
Una ragazza si avvicinò e con l’aria leggermente imbronciata porse loro dei menù e si allontanò nuovamente.
Hugo sapeva che avrebbe dovuto lasciar scegliere all’ospite e attese che lei finisse di visionare il menù.
Quando la cameriera si riavvicinò con un taccuino in mano, la ragazza disse: «Un whisky incendiario, grazie».
Hugo strabuzzò gli occhi e balbettò. «N-no… C-cosa?». Non era educato contraddire l’ospite, ma sua madre avrebbe dato di matto se avesse saputo che avevano bevuto whisky! Erano minorenni entrambi!
La cameriera ghignò. «Hai diciassette anni?».
«Sì» rispose lei non distogliendo lo sguardo.
La cameriera si chinò leggermente e sussurrò: «Mostrami un documento allora».
«L’ho dimenticato».
«Molto furba» commentò la cameriera. «Ok, ti porterò un bicchierino piccolo». Poi si rivolse a Hugo e disse: «A te, no. Nessuno crederebbe che sei maggiorenne. Quanti anni hai? Tredici?».
Hugo arrossì fino alla punta delle orecchie. «Quattordici» borbottò. «Voglio un succo di zucca».
La cameriera si allontanò ridacchiando.
Persino Dalai sembrò divertita per la prima volta.
«Allora, ehm, avete una scuola voi?» chiese il ragazzino tanto per chiacchierare.
Lei si accigliò e Hugo si diede del cretino: certo che avevano una scuola.
«Accademia di Magia Móshù. Accoglie tutti gli studenti dagli undici a diciassette anni dell’Asia continentale» rispose monocorde la ragazza, come se fosse una frase imparata a memoria.
«Capisco» disse Hugo. «Quindi tu vai lì a Scuola».
«Di solito seguo mio padre. Cambio scuola periodicamente. Ho frequentato il primo anno a Móshù».
Hugo non sapeva che altro dire e accolse con sollievo il ritorno della cameriera con le loro ordinazioni e per non dover dire altro si attaccò alla cannuccia del suo succo di zucca.
Finirono le loro bevande e lui si affrettò a pagare. Per essere una colazione era stata fin troppo veloce e si disse che probabilmente aveva sbagliato: avrebbe dovuto ordinare un pasto più sostanzioso.
Riprovò a intavolare una conversazione mentre conduceva Dalai sul retro del locale, dov’era l’ingresso a Diagon Alley.
«Diagon Alley è un punto d’incontro importante per i maghi inglesi» disse mentre picchettava i mattoni giusti. «Probabilmente il Paiolo Magico fu costruito all’inizio del ‘500 e, quando poi venne approvato lo Statuto di Segretezza nel 1693, i gestori del pub si assunsero il compito di proteggere l’ingresso a Diagon Alley». Dalai non era minimamente interessata e quindi Hugo tacque.
«C’è un negozio dove fanno tatuaggi magici?» chiese lei all’improvviso.
Hugo sgranò gli occhi e si voltò verso di lei, che, fino a quel momento, aveva ignorato le vetrine colorate e colme di mercanzia. «Non lo so».
«Allora che facciamo?».
«Vieni ti mostro il Ghirigoro».
La ragazza non apprezzò molto la visita alla libreria sebbene non fosse troppo affollata e proteggesse sicuramente dalla calura esterna.
Hugo allora decise di andare da Florian Fortebraccio, almeno avrebbero fatto qualcosa. Ordinarono una coppa di gelato ciascuno e finalmente Dalai sembrò contenta. All’improvviso apparvero tre ragazzi ghignanti: due presero posto nelle sedie libere e il terzo ne trascinò una da un tavolo libero, beccandosi un’occhiataccia dal proprietario.
Hugo avrebbe preferito non incontrarli, specialmente quando era in compagnia di una ragazza tanto importante.
«Ciao» disse il primo, più grosso e alto di Hugo. «Mi chiamo Vincent Goyle, tu?».
Dalai sembrò divertita dalla loro baldanza e sicurezza e rispose: «Dalai Ming, piacere»
«Loro sono i miei amici Patrick Moran e Thomas Mcnair» continuò Goyle indicando prima il ragazzo alto e biondo e poi l’altro più basso e moro.
«Com’è che stai con questa mezza calzetta di Weasley?».
«Goyle, sparisci» sbottò Hugo arrabbiandosi. La giornata faceva abbastanza schifo senza di loro.
«I nostri genitori sono a un incontro di lavoro» rispose Dalai.
«Aaah, già. Weasley è figlio della Ministra».
Moran urtò la coppa di gelato che cadde su Hugo sporcandogli tutta la veste. «Ooops».
Hugo arrossì e si alzò di scatto. «L’hai fatta apposta» sbottò.
«Su, non fare il bambino» lo redarguì Goyle.
«Perché non vai a lavarti? Sembra che tu te la sia fatta addosso» disse McNair.
«In effetti sarebbe imbarazzante camminare con te ora» concordò Dalai.
Hugo sbuffò. Non voleva lasciarla sola con loro, ma non aveva scelta. Andò in bagno e cercò di pulirsi alla ben in meglio. Quella era la sua veste più elegante e più costosa, sua madre l’avrebbe ucciso. Sospirò e si appoggiò al muro: non avrebbe retto fino all’ora di cena. Non poteva nemmeno far sparire la macchia con la magia e, naturalmente, loro lo sapevano. Si passò una mano sul volto. Perché sua madre gli aveva chiesto un favore simile? Rose sarebbe già scoppiata al posto suo. O probabilmente la ragazza non si sarebbe annoiata con sua sorella.
Come avrebbe potuto divertire Dalai? Passò in rassegna i negozi di Diagon Alley nella sua mente e alla fine si diede dello stupido: avrebbe potuto portarla dallo zio George! Se non l’avesse colpita Tiri Vispi Weasley, che cosa avrebbe potuto farlo?
Uscì dal bagnò rincuorato. Magari avrebbe trovato anche sua cugina Roxi e l’avrebbe convinta a fargli compagnia.
Quando tornò all’esterno, al loro tavolino non trovò nessuno. Si guardò intorno sperando di essersi sbagliato, ma comprese quasi subito che l’avevano fregato. Ebbe la tentazione di mettersi a correre e cercarli, ma si impose di essere razionale. Andò alla cassa e pagò, scoprendo che i tre Serpeverde si erano serviti lasciando detto che avrebbe pagato lui. Non era un problema tanto la madre gli aveva dato un sacco di soldi, ma si arrabbiò ancora di più.  
«Per caso sa dove sono andati?» chiese al signor Fortebraccio. L’uomo lo osservò per un attimo criticamente, poi indicò un punto poco distante.
Hugo ringraziò e corse via. Non potevano essersi allontanati troppo.
Infatti li scorse poco lontano in mezzo alla confusione. A Patrick, per fortuna, piaceva mettersi in mostra perché era il figlio di un Campione del Mondo di Quidditch e questo probabilmente li aveva rallentati. Correre con quel caldo non fu una buona idea e si trovò e sudare ancora di più.
All’improvviso i quattro ragazzi svoltarono in una stradina laterale e Hugo si bloccò riconoscendola: l’ingresso a Notturn Alley! E ora come avrebbe dovuto comportarsi? Non aveva il permesso di entrare lì dentro e comunque gli avevano sempre detto che era molto pericoloso, ma non poteva nemmeno dire a sua madre di essersi persa l’ospite dopo un paio d’ore! Doveva raggiungerli. Se fosse andato a chiedere aiuto chissà dove sarebbero arrivati!
 
 
 




15 luglio 2022
Notturn Alley
Tarda mattina
 
 
 

 
Prese un bel respiro e li seguì. L’esitazione avuta, però, glieli aveva fatti perdere di vista e non fu sicuro di aver preso la direzione giusta. Non conosceva Notturn Alley, ma sul momento gli apparve come un intrigo di vicoli stretti e sordidi. Incontrò un paio di persone e scappò, rabbrividendo al pensiero che potessero essere maghi oscuri, anche se sembravano più mendicanti.
Quant’era grande Notturn Alley? si chiese sentendosi sempre più angosciato. Sembrava che lì i colori si fossero spenti e tutto fosse grigio e nero. Forse era solo suggestione.
«Ehi, bambino, ti sei perso?» chiese una strega sdentata e sputacchiante con una grossa verruca sul naso, che gli ricordò le rappresentazioni delle streghe nei libri di fiabe babbane.
Hugo deglutì e quasi urlò: «No!».
Indietreggiò e quasi andò a sbattere contro un’altra signora, che non guardò in volto cercando solo di scivolarle accanto velocemente. Nel panico si rese conto che lei provò a trattenerlo per un lembo della veste, ma lui tirò più forte e scappò via. Imboccò un altro vicolo senza nemmeno ragionare: la sua mente era completamente ottenebrata dalla paura e, per fortuna, percepì delle voci familiari. Si fermò e si appiattì a un muro per guardare se le due streghe lo stessero inseguendo. E se fossero delle megere? Rabbrividì al solo pensiero. Estrasse la bacchetta: per legittima difesa avevano il permesso di usare la magia fuori dalla Scuola. Certo, poi avrebbe dovuto spiegare come si fosse ritrovato in condizione di pericolo, quando pure le pietre sapevano che quel luogo è malfamato.
Costatò che non lo stessero inseguendo e si concentrò sulle voci. Ora non le sentiva più, ma dovevano essere vicine. Si avviò lungo quella stradina stretta e si ritrovò davanti a un’insegna leggermente sgangherata, ma palesemente più recente rispetto alle altre che aveva intravisto fino a quel momento. Era un negozio di tatuaggi. Una parte di lui si sarebbe voluta fiondare all’interno e urlare come il matto contro quei tre stupidi che l’avevano trascinato in quel guaio, ma il suo orgoglio gli impose di darsi un contegno e non fare la figura del bambino di fronte a Goyle e ai suoi amici.
Si strofinò le mani sudate sulla veste e ringraziò di non avere uno specchio: non voleva sapere in che condizioni fosse e soprattutto come avesse ridotto la veste buona.
Spinse la porta di vetro e al suo ingresso risuonò quello che avrebbe dovuto essere uno scacciapensieri, ma emise un suono lugubre. Magnifico.
Era un locale piccolo e sporco, quasi interamente occupato da un piccolo bancone con la cassa e quelli che sembravano dei raccoglitori. Di fronte a Hugo vi era una porta aperta e da lì provenivano le voci degli altri ragazzi. Li aveva trovati! Sbuffò di sollievo.
«Buongiorno» sbottò lanciando un’occhiataccia a Goyle, Moran e McNair.
Il proprietario era un mago di media altezza, ma relativamente giovane e si limitò a rispondere con un ghigno e continuare a tatuare qualcosa sulla pancia della ragazza.
Hugo boccheggiò accorgendosi che Dalai indossava una sottoveste: la pancia era perfettamente piatta e si intravedevano altri tatuaggi, le gambe erano sottili e aggraziate.
«Sei venuto a rompere?» lo riscosse Goyle.
«No» replicò Hugo, distogliendo lo sguardo da Dalai.
Anche quella stanzetta era angusta e c’erano solo un paio di sgabelli oltre il lettino sul quale era la ragazza. Hugo trovò un angolo libero e ben lontano dai Serpeverde e attese lì. La temperatura era sopportabile, segno che il ragazzo doveva aver lanciato qualche incantesimo per rinfrescare l’ambiente.
Hugo considerò che Dalai non era nuova ai tatuaggi, inoltre era molto più grande di lui, di conseguenza non aveva il diritto di dirle che cosa fare o non fare. Certo avrebbero dovuto evitare Notturn Alley e solo per quello sarebbero finiti nei guai, ma non gli sembrò opportuno lamentarsi davanti a tutti.
Trascorse più di un’ora prima che il tatuaggio fosse completato. Hugo, per tutto il tempo, seguì i movimenti sicuri della mano del ragazzo con un certo interesse, era quasi ipnotico. Lui non sapeva disegnare, quella brava era sua cugina Roxi, ma non poté non apprezzare il gallese verde delle Ebridi con la bandiera inglese accanto.
Quando il tatuatore concluse, coprì la parte con una benda e si fece pagare fior di galeoni, ma la ragazza non sembrò farsi problemi e Hugo continuò a osservarla, anche quando uscirono dal negozio: era carina e sembrava molto più simpatica e rilassata di quanto gli fosse sembrata qualche ora prima.
 
 


 
15 luglio 2022
Diagon Alley
Pomeriggio
 
 


 
Fuori da Notturn Alley, fortunatamente, i tre Serpeverde li salutarono affermando di essere attesi a casa per pranzo. Hugo ne fu contento, ma la tensione non scomparve: ora doveva parlarci lui con lei. Per una volta Goyle e gli altri l’avevano aiutato! Sua cugina Lily non ci avrebbe mai creduto.
«Ehm, senti…» iniziò tentennando. Che cosa avrebbe dovuto dirle?
«Tranquillo, ora torniamo a fare cose noiose» tagliò corto lei.
Hugo sospirò: «Non volevo farti annoiare, ma Notturn Alley è un luogo malfamato. È stato pericoloso per noi».
«Intendi per noi in quanto figli di una Ministra e di un magiambasciatore?» chiese Dalai socchiudendo gli occhi e fissandolo con fastidio.
«No! Noi in quanto ragazzi» replicò Hugo. «E, beh, sì anche per i nostri genitori: non si farebbero mica scrupoli a rapirci!».
«Non l’hanno fatto! E nessuno qui sa di chi sono figlia» sbottò lei. «Probabilmente a te piace: “Oh, sono il figlio della Ministra della Magia inglese. Inchinatevi a me!”».
Hugo sgranò gli occhi. «Non mi piace!».
«No?».
«Per nulla!» confermò Hugo. «Se fosse stato per me, mia madre non avrebbe dovuto farlo. Da quando è stata nominata lei…».
«Lei è oberata di lavoro, assente, distratta, disinteressata, più severa?» completò per lui la ragazza.
«Sì» rispose a malincuore Hugo.
Dalai gli rivolse il primo vero sorriso. «Bene, allora non complichiamoci la giornata. Facciamo qualcosa di divertente. Ci sarà pur qualcosa che non ci metta nei guai».
Hugo annuì e la guidò da Tiri Vispi Weasley, il negozio più confusionario e divertente di Diagon Alley.
La ragazza ne fu estasiata e trascorsero più di un’ora tra gli scaffali del negozio e zio George mostrò loro anche il laboratorio e alcuni esperimenti.
«Devo ammettere che non me l’aspettavo» commentò lei con gli occhi brillanti, mentre sedevano nuovamente da Florian Fortebraccio intenzionati a far merenda con un enorme coppa di gelato. «Allora com’è Hogwarts?».
Hugo si strinse nelle spalle. «A me piace. Mi trovo bene».
«Raccontami qualcosa. Mio padre potrebbe essere mandato qui per qualche tempo. Dicono che nel suo Ufficio sono in dubbio tra la Gran Bretagna o l’Australia. Di solito mi porta con lui in queste trasferte».
Hugo le raccontò a grandi linee la storia di Hogwarts, le Case e la divertì con aneddoti su Pix.
«Fino a ora dove sei stata a Scuola?».
«Ho cambiato spesso: ho fatto un anno a Móshù, poi due a Beauxbatons quando mio padre è stato trasferito a Berlino e due negli Stati Uniti a Ilvermorny. Dovrei iniziare il sesto anno e sinceramente spero che anche il prossimo incarico di mio padre sia biennale così potrò almeno concludere gli studi in una Scuola».
Hugo ridacchiò nervosamente pensando quanto lei fosse simile a Rose e come si sarebbero divertite di più insieme.
 
 




 
15 luglio 2022
Diagon Alley
Sera
 
 
 


 
Fecero un’altra passeggiata lungo l’High Street e poi si avviarono verso il Paiolo Magico, dove attesero i genitori per almeno mezz’ora.
«Spero che ti sia trovata bene» disse Hermione a Dalai, dopo averli salutati. Hugo le lanciò un’occhiata risentita di cui lei non si accorse: perché non si preoccupava per lui?
«Mi sono trovata bene, grazie» confermò lei con un sorriso composto.
La cena fu noiosa. I due adulti continuarono a parlare e inserirono i ragazzi nella conversazione solo quando l’argomento si spostò sulla scuola e non fu piacevole per nessuno dei due.
Hugo, ormai stanco di quella giornata e leggermente imbronciato, fu costretto ad accompagnare gli ospiti al Ministero, dove li attendeva una passaporta. Solo quando furono finalmente partiti, il ragazzino e la madre rientrarono a casa con la Metropolvere.
 
 



 
 
 
15 luglio 2022
Godric’s Hollow
Notte
 
 



 
Suo padre e Rose erano seduti sul tappeto del salotto e giocavano a sparacchiocco, Hugo salutò a malapena e si diresse verso le scale.
«Aspetta, un attimo, signorino!» lo richiamò sua madre appena uscì dal camino. «Si può sapere che hai fatto a quella veste? Ma non ti vergogni a sporcarti e rovinarti i vestiti come un bambino? Mi sono vergognata un sacco a vederti!».
Hugo strinse i denti e non rispose, dirigendosi al piano di sopra.
«Hugo!»
Il ragazzino gemette. Se le avesse detto del giro a Notturn Alley, sua madre avrebbe dato di matto. Quella ragazza l’aveva messo veramente nei guai!
 
   
 
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