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Autore: Whiteskull16    04/08/2020    3 recensioni
Raccolta di storielle per partecipare alla "Summer day challenge" di Agosto (modalità estrema) indetta dalla pagina Facebook "Detective Conan FanFiction (Italian Fan)".
- Mini legenda -
&: storia basata sulla ship ricambiata
"e" congiunzione: storia senza particolari ship o con attrazione univoca
Giorno 1: Detective Boys
Giorno 2: Heiji & Kazuha
Giorno 3: Akai e Sera
Giorno 4: Shinichi & Ran
Giorno 5: Megure
Giorno 6: Kaito & Aoko
Giorno 7: Takagi & Sato, Yumi
Giorno 8: Conan & Ai
Giorno 9: Jirokichi Suzuki
Giorno 10: Gin e Vermouth
Giorno 11: Shiratori & Kobayashi
Giorno 12: Makoto & Sonoko
Giorno 13: Yamato & Uehara
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Miwako Sato, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Shinichi le mise un dito sulle labbra. «Zitta.»
Ran rimase sorpresa da quell'atteggiamento, ma stranamente non si scostò. Lasciò che il dito di lui le rimanesse sulle labbra, anche se un tenue rossore iniziava a imporporarle le guance. Schiuse le labbra sottili per dire qualcosa con voce flebile, ma nonostante fossero praticamente attaccati il detective liceale non riuscì a udire una singola sillaba di quelle pronunciate dalla sua amata. Nei suoi padiglioni auricolari riecheggiava la voce della natura, il fruscio delle foglie degli alberi frondosi della pineta in cui in cui si trovavano e le prime gocce di pioggia che cadevano umettando il terreno e le foglie.

"Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
"

«Ascolta. Piove.» disse Shinichi con un filo di voce e con il naso alzato a guardare il cielo.
Ran sbatté le palpebre confusa e seguì lo sguardo di lui. Una corroborante piogerellina aveva iniziato a cadere, bagnando quel tratto di boscaglia in cui si trovavano. Le tamerici si inumidivano così come i pini, i mirti, le ginestre e i ginepri. Un odore di pioggia invase le loro nari e le prime gocce caddero anche sui loro corpi. Shinichi indossava una camicia bianca di tessuto leggero e man mano che i secondi passavano essa si faceva sempre più trasparente, permettendo di scorgere il suo petto sotto l'indumento ormai traslucido. Lo stesso effetto si ottenne sull'abito di Ran, bianco anch'esso ed estremamente fine, al punto che quelle poche gocce permisero al ragazzo di individuare la posizione dei capezzoli turgidi di lei. Nessuno dei due, però, osò dire nulla. Si tenevano per mano e le gocce di pioggia adesso scivolavano sulle braccia nude, toccando i polsi e arrivando a insinuarsi fra le dita incrociate degli innamorati. Si guardarono l'un l'altra i visi madidi, inespressivi, perdendosi nei loro occhi.

"Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude,
o Ermione.
"

Mentre si scrutavano l'anima, le loro orecchie furono piacevolmente rapite dall'orchestra naturale che suonava la sinfonia della pioggia estiva. Le gocce cadevano incessanti e parve loro di poter distinguere i tintinnii, come se ognuno di loro fosse diverso dall'altro. Se una goccia cozzava contro un pino, il suo suono era differente da se toccava una ginestra o un ginepro. Una miriade di suoni, tanti quante erano le gocce in quel momento, si fusero e si coordinarono al fine di generare un'armonia che potesse fungere loro da sottofondo. Sembrava che il mondo si stesse facendo cadenzato solo per loro due, come se tante dita suonassero altrettanti strumenti. Il coro delle cicale alzò la voce.

"Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitío che dura
e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
"

Il prato divenne come una balera mentre l'orchestra suonava e il coro friniva. Ormai erano parte di quel tutto. Shinichi alzò la mano dalla bocca di Ran, accarezzandole una guancia e poi portandola verso i suoi capelli castani. Glieli scostò portandoli dietro l'orecchio e si sporse per annusarli. Avevano un delicato profumo di pioggia in cui erano distinguibili le fragranze delle ginestre attorno a loro, così come dei pini silvestri e dei ginepri. Lei, vedendolo avvicinarsi, si ritrovò il naso a stretto contatto con il suo collo e il suo petto. Shinichi profumava anch'egli, proprio come uno dei mirti. Si beò di quell'odore e prese coraggio, avvicinandosi ulteriormente a lui e stringendolo. Una mano scivolò sotto la camicia fradicia, salendo sino a toccargli il petto sotto il tessuto trasparente.

"E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d'arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
"

«Ascolta...» disse Ran, questa volta.
Il frinire della cicale si stemperava, svaniva lentamente sotto il suono della pioggia che adesso non era più un mero lamicare, ma si stava trasformando in un acquazzone estivo. La temperatura del suolo era ardente, così come quella dei due innamorati, e l'aria calda era salita sino a creare quelle cumulonembi che scatenavano la tempesta. L'acquazzone, ovvero il prodotto di quell'amore adesso era l'abbraccio ricambiato da Shinichi, le mani poco sopra le natiche di Ran e la sua mano che invece toccava il petto di lui, continuando ad accarezzarlo. Un nuovo suonò si rese udibile.

"Ascolta, ascolta. L'accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall'umida ombra remota.
"

Un suono, una voce, un grido. Non era lo strillo della natura che Munch avvertì sul ponte, ma un suono ben più dolce, neanche legato alla natura attorno. Quella stessa natura che piangeva, creatrice di quell'atmosfera, non era che mero contorno rispetto alle urla dei cuori di Kudo e Mori. I loro battiti si accordarono l'un l'altro, facendo sì che i cuori battessero all'unisono. Lui avvertì il cuore di lei attraverso il proprio corpo e viceversa. Sembrava che i loro corpi stessero dicendo che vivevano l'uno per l'altro, in un legame inscindibile non vincolato dal solo tocco di quel momento ma neanche dal mitico filo rosso del destino che lega gli amanti. V'era qualcosa di più profondo in quella pelle, in quegli sguardi, in quel sangue. L'ultima nota rimasta, l'ultima cicala che cantava, si zittì. O forse erano loro che non la sentivano più, perché il suono era diventato altro per loro.

"Più sordo e più fioco
s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s'ode voce del mare.
Or s'ode su tutta la fronda
crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
"

Le cicale non frinivano più. Dalle ombre della boscaglia si udì il suono roco e baritonale di una rana gracchiante, ultimo tentativo che la natura ebbe per tentare di penetrare in quella bolla d'amore che i due amanti fradici avevano eretto attorno a loro. Essi udirono quel verso sommesso e lo sostituirono al suono della pioggia che continuava incessante a battere sui loro corpi così come i loro cuori che facevano ribollire il sangue. A un certo punto, non reistettero più: Shinichi calò la testa su quella di Ran e lei la alzò, cercando e ottenendo quell'agognata congiunzione di labbra. Con foga la mano di lei si dimenò sotto la camicia sino a strapparne alcuni bottoni e toglierla al ragazzo, facendola cadere ai suoi piedi. Avvolse le braccia attorno al suo collo e lo strinse a sé come non era riuscita a fare per tanto tempo, impedendogli di staccarsi anche quando ormai entrambi erano a corto di fiato. Lo baciò ancora, ancora e ancora, concedendogli di toccarla soto l'abito. Lui si limitò a poco, accarezzandole per ora solo la schiena e abbracciandola anch'egli con tutte le proprie forze, tutt'altro che intenzionato a interrompere quel momento magico per timore che se lasciata, come le gocce di pioggia, ella sarebbe scivolata via per sempre.

"Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
"

Lei lo baciò con gli occhi chiusi e lui fece lo stesso. Dopo poco, però, non resistette e li aprì. Vide il viso della ragazza incollato al suo mentre gocce di pioggia le grondavano dalle palpebre serrate, smuovendole le ciglia. Alcune gocce le rigavano le guance e di conseguenza finivano per sfiorare anche la sua pelle. Erano calde. Capì che è vero che le lacrime miste alla pioggia impediscono di capire quando una persona soffre. Eppure in quel calore non v'era tristezza, ma solo pura felicità. Quando lei aprì gli occhi e lo guardò, fu certo che stava sorridendo. Non piangeva perché triste, ma perché felice per la realizzazione del suo sogno. Quel bacio, quel momento, quell'attimo... era tutto come se lo era sempre immaginato, forse di più. Il suo cuore, tenero come una pesca, batteva all'impazzata solo per lui. Gli occhi bagnati circondati dalle sue bellissime ciglia erano come sorgenti d'acqua calda in mezzo a un prato florido e la chiostra dentale appariva meravigliosa e saporita come una sfilza di mandorle giovani come lei.

"Piove su le tue ciglia nere
sìche par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alvèoli
con come mandorle acerbe.
"

I visi bagnati si staccarono dopo poco, lasciando un rivolo di saliva a congiungere le labbra. Continuarono ad accarezzarsi per un po', Shinichi ormai a torso nudo e fradicio e lei che aspettava solo un suo cenno per fare lo stesso. Le mani erano completamente cosparse d'acqua e così il resto dei loro corpi e capelli, ma non gli interessava. La prese per mano e si spostarono da lì, infrattandosi nell'erba e nei cespugli in cerca di un nido d'amore più consono. Ran vide la schiena del ragazzo come quella fatidica sera a Tropical Land, quando non tornò più da lei. Ma questa volta la sua mano era stretta a quella del suo lui, anzi era proprio Shinichi a impedirle di allontanarsi. Si strinse al suo braccio con tutto il corpo e superò qualsiasi cespuglio, qualsiasi fronda le apparisse davanti. Per lui avrebbe superato qualsiasi ostacolo, ora che l'attesa era finalmente finita. Era l'inizio di una favola, ma non di una di quelle che ti illudono. Era vera e lo sarebbe stata per sempre.

"E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione.
"
   
 
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