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Autore: Okimar    16/08/2009    2 recensioni
Una storia che comincia dalla fine di M.A. Elena parte. Conoscerà un nuovo ragazzo, che le ricorda qualcuno. Zick scopre terribili segreti sul suo passato e su quello di Elena. Un dubbio unisce i due quasi inseparabili migliori amici..
Genere: Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PEZZETTI DI PASSATO

L’uomo stava camminanado avanti e indietro per la stanza, mentre aspettava che il giovane scendesse dalle scale. Era terribilmente agitato per quella missione. Ne aveva afrontati tanti di pericoli. Per salvare suo figlio, per la città sospesa, per sua moglie... perchè allora era cosi strano? Elena era una cara ragazza, coraggiosa e buona... ma non era sua figlia. Era solo la migliore amica di suo figlio, eppure sentiva un forte legame con lei...
Fortissimo...
-Papà, sono pronto.- disse il ragazzino scendendo a razzo dalle scale. -Non ci crederai mai, ma non trovavo le mie scarpe.- disse fulminando con lo sguardo Bombo.
-Me aveva dimenticato loro gusto.- si giustificò il grosso mostro rosso.
-Va beh, andiamo.- tagliò corto l'uomo, aprendo la porta principale della casa.
I due uscirono e salirono in macchina, Zob infilò le chiavi e premette l'accelleratore.
-Papà, non credi di andare un pochino troppo forte?- disse Zick, a fatica con tutta l'aria che arrivava dal finestrino per la velocità troppo elevata.
-No, ho fretta di raggiungere New bigburg e scoprire se c'è davvero un covo di gorka.-
-Si, ma così rischi che miss. Rose ti dia una multa, se non ti toglie direttamente la patente.-
-Piantala.- disse suo padre, ignoramdolo.
-Uffa.- disse Zick, anche se non stava nella pelle di rivedere Elena.
Chissà se era cambiata? Se aveva tanti amici? E se... avesse trovato un ragazzo?

-Non ce la faccio più. Non resisterò ancora a lungo.-
Una ragazzina camminava da sola per il bosco, ormai da circa due ore.
Dopo tutto questo tempo perso, poteva affermarlo con sicurezza: si era persa. Eppure non sarebbe dovuto essere così difficile ritrovare la strada per quel covo dove c'erano quei poveri fantasmi. Voleva solamente parlare con la sua antenata, raccontare a qualcuno quello che provava e trovare un modo per cercare di ricordare il nome di quel domatore...
Ma ad un tratto, perse tutta la volontà che aveva, e i suoi piedi la costrinsero a tornare sui propri passi.

Stavano per voltare una curva, quando Zob frenò bruscamente facendo sbattere Zick contro il sedile davanti al suo.
-Papà, ma sei...- il ragazzo non terminò la frase, perchè sopra di lui, stavano cadendo enormi massi, franati dalla montagna.
-Attento!- gridò l'uomo in preda al panico.
Zick si ricordò di quando aveva distrutto i massi che erano caduti quando aveva attivato l'allarme dell'antica armeria. Gridò a suo padre:
-Distruggili con il dom!-
L'uomo cominciò a sparare energia dom ovunque i massi stavano precipitando, ma nonostante i loro sforzi, i massi erano troppi e ben presto qualcuno li avrebbero colpiti. Mentre Zick, pensava a una soluzione alternativa, distruggeva i massi più vicini.
"Pensa, pensa in fretta" si diceva mentre rifletteva Cosa avrebbe fatto Elena? lei era quella che aveva piani geniali.
-Ma certo!- esclamò a un certo punto, come illuminato da un'idea folle. -Dobbiamo fare una sfera di energia dom!- esclamò rivolto al padre.
-Che cosa?- gridò Zob, sfinito e quasi senza energia.
-Una sfera di energia dom, se ha funzionato con gli spettri, magari funzionerà anche con i massi!-
-Tentar non nuoce.- disse il domatore, per poi correggersi proprio mentre un enorme masso stava precipitando sopra di lui. -Anche se in questo caso non è il proverbio più appropriato.-
-Papà!- gridò Zick.
Un urlo solitario, un urlo non udito da nessun orecchio umano.
Ma da uno strano volatile, con delle appendici verdi e grigie...

-Dove sei stata?-
Il ragazzo stava urlando furiosamente, non perchè era preoccupato per la sua salute, ma perchè sua madre aveva quasi perso il controllo mentale dalla ragazzina. Il pensiero di Zick è troppo forte per lei. Anche se ha dimenticato il suo nome, sente ancora qualcosa...
-Non, non urlare così.- stava per piangere, ma non poteva lasciarsi andare davanti a... lui. A uno di quel tipo.
-Ti ho chiesto: dove sei stata?- ripetè meccanicamente lui, senza provare alcun sentimento.
-Fuori. Nel...bosco.- chinò la testa.
-Lo sai che non ti è permesso andarci da sola. Sciocca!- aggiunse poi.
-Sai una cosa: ti preferivo quando fingevi di essere umano.- controbatté la ragazzina, che si era ormai ripresa. Non avrebbe permesso a qualcuno di insultarla, controllo mentale o no.
Il ragazzo rimase colpito da Elena: era la prima umana che riusciva a lottare contro il controllo talmente tanto da riuscire a ribellarsi a chi le comandava. Rilesse la lista.
"Portare la ragazzina nel covo"
Quella era la prossima missione, e lui sentiva che, nonostante il carattere ribelle e perennemente testardo della ragazza, sarebbe riuscito a trasformarla, definitivamente.
Lei era l'arma più letale che poteva trovare per combattere Zick.
Perchè era la cosa alla quale il domatore teneva di più.

I due domatori si concentrarono più che potevano, come non mai e crearono una sfera di energia dom. Non una sfera qualsiasi, ma la più grande che si sia mai vista.
La cosa non passò inosservata al volatile grigio verde, uno dei mostri ska più cattivi: un gorka mutaforma.
-Capo, i domatori hanno distrutto tutti i massi della frana.-
-Maledizione! E come hanno fatto?-
-Hanno usato una... sfera di energia dom.-
-NO! E tu che cosa ci fai ancora lì? Scappa prima che ti vedano.-
-Certo, ma ho un buona notizia per lei.-
-Spero per te che lo sia.-
-Zobedia è stato colpito da un masso.-
-Bene.-

-Zick.- disse Zob, tratendendo a stento un urlo, quando provò ad alzarsi da solo.
-Papà, ma tu sei... ferito?- chiese il ragazzino notando le smorfie di dolore sul volto del padre.
-Credo di sì. Ma dobbiamo andare da Elena.-
-L'unico posto dove andrai tu, sarà un ospedale, e di corsa.-
-E tu cosa farai?-
-Dopo averti aiutato, andrò da Elena.-
Detto ciò, il giovane domatore si concentro per chiamare un fidato amico dei domatori da millenni: un flyvan.
Il più vicino stava riposando su un albero di una grande radura, quando sentì il richiamò dom, e spiccò un leggiadro volo verso il domatore che lo aveva chiamato. -Eccolo qui, il tuo passaggio.- disse Zick.
Aiutò Zob a issarsi alla belle e meglio sul mostro alato e poi si siedette a sua volta.
-Andiamo verso quella città.- ordinò con la voce dom, Zick. Di sicuro in una città ci sarà un ospedale.
Il flyvan superò le montagne e arrivò nel pieno centro della città. Dall'alto, il ragazzino scorse un edificio molto grande e quindi ordinò al flyvan di avvicinarsi. Il mostro planò verso di esso e atterò sul suo tetto.
-Si! E' un ospedale!- urlò felice Zick. -Attera più in basso.-
L'uccello eseguì l'ordine.
-Grazie flyvan. Mi dispiace ma ho ancora bisogno del tuo aiuto, quindi ti toccherà aspettarmi.-
Scese dal mostro e aiutò suo padre a entrare nell'ospedale.

-Dove mi stai portando? Lasciami andare!- gridò Elena, tentando di far lasciare la presa a Steve.
-Lo scoprirai presto. Ma purtroppo sarà troppo tardi.-
-Ti scopriranno. Non mi potrai nascondere per sempre.- ribattè convinta, lei.
Sul viso del ragazzo comparve un sorriso maligno.
-Ne sei così convinta?-
La ragazzina stette zitta, apettando che proseguisse. Sapeva che avrebbe detto qualcos'altro. E' tipico delle persone malvagie allungare l'agonia.
-Se vuoi veramente saperlo, stiamo andando a organizzare la tua morte.-
-La mia... morte?- chiese Elena. Cosa potevano volere da lei?

-Reparto sei.- rispose una giovane donna, mentre con una mano teneva la cornetta del telefono e con l'altra segnava il nome di un paziente.
-Grazie.- rispose il giovane. -Dovremo prendere l'ascensore.- aggiunse rivoltò a suo padre, mentre guardava il cartello indicatore.
-Poco male.- rispose l'uomo dolorante.
Zick premette il pulsante di chiamata dell'ascensore e attese in silenzio.
L'ascensore arrivò pochi secondi dopo.

Una limusine nera, comparve davanti al cancello della scuola. Su una delle portiere c'era stampato il simbolo universale della Piramyd inc. Sulla targa dell'auto c'era scritto: M1000.
Il guardiano della scuola fece fermare l'auto, e il conducente abbassò il finestrino nero, per avere il via libera dall'uomo. Appena entrati, la donna al suo interno riconobbe la figura in lontananza seduta su una delle panchine. Accanto c'era la ragazza.
I due erano occupati in un'accesa discussione.
-Non verrò mai con te.-
-Non hai scelta. E per gli altri, noi siamo un'allegra coppia che va a fare una romatica gita in riva al lago, appena fuori dal campus.-
-Bleah, una gita con te! Non ci verrei neanche se ci stessimo andando veramente!-
-Giusta osservazione.- disse, mentre i suoi occhi celesti incontrarono quelli di ghiaccio come i suoi della madre.
-E comunque, adesso è troppo tardi.-
La ragazzina si voltò e si trovò di fianco una lunghissima macchina nera, con i vetri oscurati. Da essa scese una donna vestita di nero, con gli occhi ancora più chiari di quelli di Steve.
-Tu devi essere Elena.- disse con la sua voce cristallina. Una voce ingannatrice, una voce familiare.
-.....- Elena era rimasta senza parole, ma aveva abbastanza fiato per urlare. -AIUTO!-
Prima che una mano inguantata le tappasse la bocca, prima che delle braccia molto forti, non certo della donna, la presero di forza e la infilarono malamente nella limousine.
Steve e la donna salirono appena dietro di lei.
-Stai comoda?- gli chiese la donna, mentre da dietro le legavano i polsi e le gambe.
-Credi che qualcuno l'abbia sentita?- chiese invece il figlio, preoccupato.
-No, il guardiano è sistemato.- disse un'altra voce, quella dell'autista.
Elena non disse una parola. Rimase in silenzio, voltandosi a guardare la sua scuola sparire in lontananza.
Quel piccolo particolare, le fece provare sentimenti che credeva aver perso per sempre.
Fu quello il secondo errore di Steve: aveva sottovalutato qualcosa che Elena provava, provava per qualcuno di speciale.
E mentre le mettevano una benda sugli occhi, sentì di aver ritrovato un pezzetto di passato.

Quella notte non aveva dormito per niente, non avrebbe voluto dormire, perchè non avrebbe voluto che giungesse il giorno. Quel giorno se ne sarebbe andata dalla sua casa, dal suo Sfruscio, da Puffy, dai suoi genitori, anche se in quel momento non provava sentimenti positivi verso di loro, visto che erano loro la causa di tutto quello che le stava succedendo.
Avrebbe sopportato di essere compagna di banco perfino di Tatty e Patty, o Ford, Soup... chiunque.
Ma non voleva lasciare Oldmil village.
Non poteva fare nulla perchè questo non accadesse, nonostante avesse pensato ad ogni soluzione, niente era risultato possibile.
Così era deciso. Partiva quel giorno.
Lasciava tutti i suoi amici.
Ma quali amici? Era troppo testarda, irritabile e maschiaccio per avere degli amici.
Ma ne aveva uno. Il migliore. E il suo nome era...
Zick.
Ezechiele Zick, il più grande domatore di mostri.

Era uscito dall'ospedale da pochi minuti e stava aspettando che il flyvan lo notasse per poi planare fino alla strada dove era il giovane domatore. Finalmente vide qualcosa nel cielo, avvicinarsi sempre di più... sempre di più...
E afferrarlo per la maglia, portandolo sempre più su con i suoi artigli sporgenti.
-Ma questo non è un flyvan!- escalmò osservando l'orribile essere che l'aveva rapito.
Le ali verdastre, due appendici grigie, tre occhi e una testa ricoperta di punti rossi sporgenti.
-Un gorka mutaforma!-
-Hai buon occhio, giovane domatore.- rispose l'essere.
Zick si preparò a lanciare un raggio dom, ma si fermò quando il mostro, pronunciò quelle parole.
-Non ti conviene inscatolarmi se vuoi rivedere la tua amica Elena tutta intera.-
Quelle parole immobilizzarono Zick, che si lasciò trasportare fino al covo del suo capo.
Era un classico. L'eroe che non può uccidere (o inscatolare) il tirapiedi del malvagio, perchè esso tiene in ostaggio la sua migliore amica, per la quale l'eroe prova qualcosa di più...
Solo che quello non era un film: era la dura realtà.

Scese dalle scale, trasportando la sua ingombrante valigia.
A colazione ignorò completamente i genitori, e quando suo padre caricò la valigia sulla macchina, andò nella casa del suo migliore amico e saluto una ad una, le persone alle quali teneva di più.
Il nonno fantasma Theo, la nonna fantasma Tess, i genitori di Zick, e anche Bombo, che era stato avvisato da Zick della partenza di Elena.
E poi era arrivato quel momento.
Il momento che aveva temuto di più, fin dal primo istante dopo che i genitori le avevano detto l'amara notizia.
Era arrivato il momento di salutare Zick.
Di dirgli addio, perchè niente sarebbe mai stato come prima.

La ragazzina a bordo dell'auto, si chiese dove la stessero portando. Avendo una benda sugli occhi non riusciva a vedere dove stesse andando. Sentiva però i discorsi tra Steve e sua madre.
-Ti dico che dovremmo prima liberare papà, e poi pensare al domatore.-
-No. Mai sottovalutare il nemico. Anche tuo padre l'ha fatto... puoi ramamentarmi dove si trova adesso?-
-In un dombox.- rispose con l'amaro in bocca, Steve.
-Esatto. Si fa come stabilito. chiusa la discussione.-
Nel buio della limousine, la ragazzina sentì tutto. Ed ebbe paura. Perchè aveva finalmente capito chi era il padre di Steve. Il mostro rinchiuso in un dom box. E doveva assolutamente avvertire Zick.

  
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