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Autore: parsefeni    04/08/2020    7 recensioni
Nonostante fossero passati sei anni da quella sera di settembre del 1989, lo Smistamento dei gemelli era ancora un evento che si raccontava in famiglia per ricordare con una risata quella volta in cui Charles Weasley era scattato istintivamente in piedi convinto di dare il benvenuto a Fred tra le proprie file solo per vederlo salutare con la manina e prendere posto al tavolo verde-argento. Quando anche George era stato smistato tra i Serpeverde, Charlie non si era mosso. Al suo posto un Percy particolarmente su di giri aveva alzato un pugno in aria e si era stiracchiato con l’espressione di chi si è tolto un enorme peso dalle spalle prima di rendersi conto che i suoi fratellini erano finiti nella Casa che aveva sempre disprezzato.
[Storia partecipante al contest “The one about Slytherins” indetto da Soficoifiocchi (DeaPotteriana) sul forum di EFP.]
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Fred Weasley, George Weasley, Theodore Nott
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Note introduttive
Storia partecipante al contest “The one about Slytherins” indetto da Soficoifiocchi (DeaPotteriana) sul forum di EFP. 
Da Serpeverde incallita quale sono non potevo non partecipare ad un contest che mettesse in luce il bello della mia Casa e non solo gli aspetti negativi che la Rowling ama sottolineare. Per farlo ho immaginato un mondo in cui Fred e George Weasley fossero smistati tra i Serpeverde ed ho cercato di raccogliere in punti ciò che volevo esprimere, ovvero il fatto che non tutti i Serpeverde sono cattivi e che le loro vite scorrono come scorrono tutte le altre, ognuna con le proprie sfumature. 
Vi lascio quindi alla storia. A presto!


Nome su EFP/Forum: parsefeni
Titolo: Sei parole per Serpeverde
Personaggi: Fred e George Weasley
***

 
pregiudizio
/pre·giu·dì·zio/
sostantivo maschile
 
Opinione preconcetta, capace di fare assumere atteggiamenti
ingiusti, specialmente nell'ambito del giudizio o dei rapporti sociali.
 
Nonostante fossero passati sei anni da quella sera di settembre del 1989, lo Smistamento dei gemelli era ancora un evento che si raccontava in famiglia per ricordare con una risata quella volta in cui Charles Weasley era scattato istintivamente in piedi convinto di dare il benvenuto a Fred tra le proprie file solo per vederlo salutare con la manina e prendere posto al tavolo verde-argento. Quando anche George era stato smistato tra i Serpeverde, Charlie non si era mosso. Al suo posto un Percy particolarmente su di giri aveva alzato un pugno in aria e si era stiracchiato con l’espressione di chi si è tolto un enorme peso dalle spalle prima di rendersi conto che i suoi fratellini erano finiti nella Casa che aveva sempre disprezzato. La causa del disprezzo: un pregiudizio, uno stato comportamentale che rende incapaci di affrontare una situazione senza l’influenza di idee che, nel 99% dei casi, non sono nemmeno state concepite personalmente. Un pregiudizio innesca una serie di paure totalmente irrazionali nei confronti dell’ignoto, di ciò che non conosciamo ma che abbiamo imparato a temere, e distruggerne uno può risultare più difficile di quanto si possa pensare. «Lo sapevo che ci avrebbero uccisi nel sonno prima o poi» aveva sbottato Percy ricevendo uno scappellotto dietro la nuca da un Charlie decisamente pensieroso. «È la loro Casa, tutto qui. Non vuol dire niente.» Il tono della sua voce era deciso, quasi come se cercasse di convincere sé stesso. Si ripeteva che non sarebbe stato un dramma, ma nessuno avrebbe potuto prevedere la reazione di Molly, una madre che a causa della guerra aveva visto morire amici e familiari. Il Natale di quello stesso anno fu particolarmente duro per lei; non vedeva i suoi figli dal giorno dello Smistamento. Aveva cercato di mettere da parte ogni rancore irrazionale, ma nel momento esatto in cui i gemelli avevano messo piede sulla banchina del binario 9 ¾ Molly era scoppiata a piangere contro la spalla del marito e si era allontanata scuotendo la testa. I gemelli si erano guardati con uno sguardo complice e per niente demoralizzato nonostante il silenzio che li stava avvolgendo come una coltre di nube pronta a nasconderli. Si avvicinarono alla madre e, senza dire niente, la strinsero in un doppio abbraccio che la fece sussultare per un attimo. «Andiamo mamma, le possibilità che diventiamo Maghi Oscuri sono pari a quelle che hai tu di distinguerci al primo colpo.» iniziò George alzando la testa «Nessuna.» concluse Fred alzando gli occhi al cielo. Molly li fissò in silenzio per qualche secondo, poi si sciolse in una risata liberatoria e ricambiò la stretta dei suoi figli un po’ troppo forte costringendo i gemelli a divincolarsi in cerca di aria. Da quel momento in poi alla Tana a nessuno importò più molto che Fred e George fossero stati smistati tra i Serpeverde. La differenza sostanziale fu la presenza di due maglioni di lana verde smeraldo con le iniziali F e G ricamate in grigio presenti ogni anno sotto l’albero di Natale.
 
 
scherzo
/ ˈSkɛːtsəʊ /
Sostantivo maschile
 
Comportamento in cui si dice o si fa qlco. non sul serio, ma per divertimento o per burla.
 
«George, quanto tempo abbiamo prima che esploda?» Fred lanciò un’occhiata al polso del fratello «Circa venti minuti. Dovresti sentire il botto alla fine dello Smistamento se il Cappello non si dilunga troppo.» Fred annuì allegro ed osservò distrattamente i nuovi undicenni che venivano smistati nelle proprie case. Tra questi c’era anche il piccolo Ronald Weasley e per nessuna ragione al mondo i gemelli avrebbero perso l’occasione di metterlo in imbarazzo dal primo momento. Totalmente perso tra i propri pensieri, Fred non si accorse che la sua Casa aveva appena acquistato una nuova studentessa: Daphne Greengrass prese posto accanto a lui con una compostezza quasi regale, tanto da portare il ragazzo a raddrizzare la schiena come se lei l’avesse ripreso per la sua postura sciatta. La osservò incuriosito con la coda dell’occhio mentre lei si guardava intorno senza tradire una particolare emozione. Certo, era abituato ad avere compagni di casa discendenti da famiglie nobili. Si distinguevano per essere eccessivamente rigidi all’inizio, quasi buffi nei loro modi pomposi, ma lei sembrava totalmente disinteressata. «Ciao, sono George Weasley. Benvenuta.» Fred tese la mano e lei, per tutta risposta, alzò un sopracciglio squadrandolo dalla testa ai piedi. «Daphne Greengrass, e sarei una bugiarda se non ti dicessi che i tuoi capelli fanno seriamente a cazzotti con i colori della nostra Casa.» Lo sguardo di Fred non si incrinò minimamente, anzi. Le labbra si curvarono in un sorriso e poggiò la testa al palmo della mano che lei aveva deciso di non stringere. «Ah, davvero?» La vide annuire mentre spostava con delicatezza una ciocca bionda dietro l’orecchio. «Davvero. E lo scherzo dello scambio di persona è vecchio. Non puoi portare avanti lo stesso gioco per due anni e pretendere che regga ancora.» L’ultimo studente venne smistato in Tassorosso e Fred osservò sempre più divertito Daphne che con una certa eleganza batteva le mani per pura educazione. «Vuol dire che dovrò inventare uno scherzo che sia al tuo livello, Greengrass.» la ragazzina alzò gli occhi al cielo e voltò la testa nella direzione opposta, ma Fred fu certo di aver intravisto un sorriso fiorire sulle sue labbra rosee. Un boato costrinse tutti ad alzare la testa verso l’alto; sulle loro teste era apparsa una coccarda enorme che urlava “Benvenuto Ronnie Weasley!” con una voce di donna piuttosto stridula che costrinse il povero Ron a nascondere la testa sotto al tavolo nella speranza di diventare invisibile. I gemelli si alzarono in piedi sulla panca a battere le mani e solo lo sguardo torvo di Piton riuscì a mettere fine all’ondata di risate che si era generata.
 
sostegno
/so·sté·gno/
sostantivo maschile
 
Causa di una condizione relativa di stabilità, di sicurezza o di validità, riconducibile a una funzione costante di aiuto o conforto materiale o morale, di protezione, patrocinio o difesa.
 
Miles Bletchley, portiere della squadra di Quidditch e compagno di corso dei gemelli, entrò nella Sala Comune con una furia che avrebbe potuto mandare all’aria l’intera scuola. «È successo di nuovo.» sbottò guardando George che si era alzato per andargli incontro. «C’è stata una rissa in cortile. Un Corvonero del cazzo ha urlato ad alta voce che abbiamo comprato i privilegi con gli omicidi di Tu-Sai-Chi.» Sul viso di Fred apparve un’espressione disgustata. «Non dirmelo, Baddock era lì.» Daphne trattenne il respiro alle spalle di Fred e portò le mani alla bocca. «Puoi giurarci. Quel ragazzino è un tornado, l’ha iniziata lui la rissa. Immagina sentirsi dire che l’uomo che ha ucciso tua madre è lo stesso che ti ha garantito la vita che ti sei sudato.» George agguantò la mazza da Battitore poggiata vicino al mobile e superò Miles per uscire dalla Sala Comune sotto lo sguardo confuso del portiere. «Dove va?» Anche Fred lo superò poco dopo seguito da Daphne e Blaise. «Ad aiutare Baddock.» commentò come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Malcolm Baddock era un ragazzino del primo anno che da subito aveva espresso con una determinazione degna della sua Casa quanto fosse poco incline all’essere associato a qualsiasi tipo di magia Oscura. Lo trovarono addosso a Stewart Ackerley, suo coetaneo Corvonero. Accanto a lui Montague stava pestando Roger Davies in una vera lotta tra capitani di Quidditch mentre Hannah Abbott cercava di mettere pace con i suoi modi fin troppo pacati insieme a Cedric Diggory. Ginny comparve al fianco di Hannah urlando insulti insieme a Ron ed Harry, Cho Chang andava in giro a scusarsi con aria affranta ed Hermione alzò gli occhi al cielo mentre controllava il naso di un altro Serpeverde ricoperto di sangue. «D’accordo, basta così!» Blaise prese Malcolm di peso tirandolo verso l’alto e Fred strattonò Davis per spingerlo indietro con un ringhio nervoso. Montague si alzò in piedi e presto fu affiancato da Daphne, Harry, Cedric e George che teneva la mazza da battitore sulla spalla con aria minacciosa. «Sei un coglione.» Malcom urlò con le lacrime agli occhi, scalciando come un forsennato nel tentativo di liberarsi dalla presa salda di Blaise. «Mia madre è stata uccisa, testa di cazzo. È morta! L’ha uccisa lui. Sei un povero idiota!» Stewart Ackerley lo guardava con l’espressione di chi avrebbe voluto sotterrarsi vivo, ma non disse niente. Una ragazza di Tassorosso posò gentilmente la mano sul braccio di Malcolm che a quel contatto sobbalzò come se avesse riacquistato la vista di colpo. Lei gli sorrise spostandogli dolcemente i capelli dal viso e a quel punto nessuno osò dire niente quando le lacrime iniziarono a cadere a fiotti dagli occhi azzurri del Serpeverde. «Va tutto bene» mormorò Amy intimando Blaise di lasciarlo andare. Malcolm si accasciò tra le braccia della ragazza e lei lo sostenne con una forza incredibile mentre allontanava il suo migliore amico dalla folla.
«Non so cosa ti abbiano detto» commentò George rivolto un po’ a Stewart, un po’ a chiunque avesse dei problemi «ma quando veniamo smistati in Serpeverde non ci mettono in fila per marchiarci il braccio. Siamo studenti esattamente come voi, giochiamo a Quidditch, vogliamo vincere la Coppa delle Case e pure la Coppa del Quidditch. Abbiamo una famiglia, degli amici e degli interessi» una pausa seguì le parole di George. Fred lo affiancò togliendogli la mazza dalle mani per buttarla a terra, come fosse un segno di pace. «Sai quali sono le caratteristiche della nostra casa?» chiese riprendendo il discorso del fratello ed indicando i suoi compagni alle proprie spalle mentre Stewart scuoteva la testa mortificato. «Ambizione, astuzia, intraprendenza, intelligenza e determinazione. Siamo questo. Tutto il resto non dipende dai colori della nostra divisa.» Blaise mise la mano sulla spalla di George e Daphne strinse il braccio di Fred. Montague lanciò un ultimo sguardo sprezzante prima di allontanarsi con i suoi compagni di Casa in un silenzio che li stringeva più di quanto non avrebbe fatto un abbraccio.
 
amore
/a·mó·re/
sostantivo maschile
 
Dedizione appassionata ed esclusiva, istintiva ed intuitiva fra persone, volta ad assicurare reciproca felicità, o la soddisfazione sul piano sessuale.
 
«Per quanto ancora vuoi negarlo?» George accennò una risata mentre porgeva un bicchiere al gemello piuttosto imbronciato. «Non sto negando proprio niente» sbottò infastidito prima di sorseggiare il drink che gli era stato dato «pensa alla tua storia d’amore con quella Cacciatrice di Tassorosso… come si chiama? Helga? Herrieth?»
«Heidi» George lo fulminò con lo sguardo «e sì, almeno io ho avuto le palle di invitarla al Ballo. Tu cosa hai fatto oltre a spaccare il naso di Nott con la mazza?» si allontanò ridacchiando, lasciando Fred alle sue imprecazioni mentali. Odiava ammetterlo, ma George aveva ragione: continuava a negare di provare qualcosa per Daphne ed allo stesso tempo odiava il fatto che Nott lo avesse battuto sul tempo quando la aveva invitata al Ballo del Ceppo. Si guardò intorno e trovò lo sguardo di Angelina Johnson che indicava con la testa un punto oltre la propria spalla. Aveva passato con lei la serata e benché si fossero divertiti sapevano entrambi di essere il ripiego uno dell’altra, motivo per cui Fred non aveva protestato quando la festa si era spostata nella Stanza delle Necessità ed Angelina era sparita con quello che era il suo vero interesse. Aggrottò le sopracciglia nel tentativo di capire cosa stesse dicendo ma qualcuno lo prese per un braccio e lo trascinò in un cerchio di persone che giocavano ad Obbligo o Verità. «Per Merlino, fate sul serio?» Blaise Zabini gli rifilò tra le mani un bicchierino pieno di liquido trasparente che poteva essere Tequila o Veritaserum. O entrambe, per quanto poteva saperne. Lanciò un’occhiataccia all’amico e bevve il contenuto del bicchiere mentre Dean Thomas confessava il suo amore per sua sorella. «Ugh, questo non avrei voluto sentirlo» commentò George un po’ schifato apparendo al fianco del fratello mano nella mano con una graziosa ragazza dai capelli castani e gli occhi color ambra. «Andiamo George, tua sorella sta crescendo» risposte proprio lei con un sorriso dolce, posando un bacio sulla guancia del ragazzo. «Siete vomitevoli» Fred si insinuò nella conversazione in cerca di un altro shot di Tequila fornito prontamente da un Ron decisamente allegro. «Ehi, Weasley! Obbligo o verità?» Pansy Parkinson attirò l’attenzione e tre teste rosse si voltarono nella sua direzione strappando una risata ai presenti. «Quello piccolo» precisò alzando gli occhi al cielo e Ron fece una smorfia prima di scegliere l’obbligo. In qualche modo, nessuno capì bene come, Ron si ritrovò a correre in mutande per la sala portando sulla schiena Pansy che rideva in modo incontrollato e lo incitava come fosse un cavallo. «E tu? Obbligo o verità?» Hermione, che fissava la scena con una risata divertita, attirò l’attenzione di Fred riportando tutti al gioco. «Verità» soffiò in un sospiro consapevole che se ne sarebbe pentito amaramente. «Perché hai rotto il naso a Nott?» la voce di Hermione sembrò perdersi tra tutte le altre e Fred incrociò lo sguardo di Daphne come se fosse attratto da una calamita. I suoi occhi color ghiaccio, seppure un po’ sorpresi, erano determinati e per niente intenzionati a distogliersi da lui che era rimasto al centro di quel cerchio totalmente inerme. «Perché lo invidio» lo sguardo di Daphne si incrinò appena ma non demorse «ha avuto il coraggio di fare quello che avrei voluto fare io.» La maggior parte dei presenti sembrava confusa, chi lo conosceva ridacchiava sotto i baffi. Fred li ignorò ed attraversò il cerchio fino a raggiungere Daphne, meravigliosa nel suo abito color glicine e con i capelli biondi raccolti in un morbido chignon. «Vuoi ballare con me?» lei lo fissò per un attimo con un’espressione confusa, poi scosse piano la testa. «Credo che tu sia in ritardo Weasley, il ballo è finito da un pezzo.» Lui accennò una risata e cercò la sua mano facendola volteggiare su sé stessa «Ti ho chiesto di ballare con me» rispose semplicemente e lei questa volta non oppose alcuna resistenza. Posò la mano libera sulla sua spalla e prese a volteggiare con lui sotto lo sguardo sorpreso dei presenti. «Sei un idiota» mormorò contro il collo di lui. «Siete vomitevoli!» urlò George dall’altro lato della Sala facendo scoppiare tutti a ridere.
 
guerra
/guèr·ra/
sostantivo femminile
 
Lotta armata fra stati o coalizioni per la risoluzione di una controversia internazionale più o meno direttamente motivata da veri o presunti (ma in ogni caso parziali) conflitti di interessi ideologici ed economici, non ammessa dalla coscienza giuridica moderna.
 
Fred e George si guardarono a lungo quella sera. Il poco tempo che avevano lo impiegarono in quel modo, cercando la verità negli occhi dell’altro. Erano consapevoli che molti dei genitori dei loro compagni di casa stavano combattendo, in quel preciso momento, tra le file sbagliate. Era doloroso pensarlo, ancora di più realizzarlo. Rimasero in silenzio finché non sentirono un boato sopra le loro teste. Erano tutti schierati nel cortile d’ingresso: professori, membri dell’Ordine, Tassorosso, Grifondoro, Corvonero. «Se sopravvivo a questa follia devo prenotare un appuntamento dal parrucchiere» la voce di Astoria Greengrass fece voltare di scatto i gemelli e George non riuscì a trattenere un urlo quando si rese conto che la loro Casa era alle loro spalle, come era sempre stato quando erano a scuola. «Come se fosse solo quello il problema.» Daphne sorrise e strinse la mano del suo ragazzo mentre Blaise, Nott e Bletchley salutarono con un cenno nervoso prima di sguainare le bacchette. Fred e George si guardarono di nuovo e questa volta specchiarono il sorriso in quello dell’altro. Dietro di loro nuovi e vecchi membri della casa di Serpeverde si schierarono accanto alle altre con sguardo di sfida. C’era l’orgoglio della loro casa, la voglia di rivalsa, il bisogno di dissociarsi da ideologie familiari non condivise, la disperazione, la rabbia, la vergogna, il peso di un pregiudizio che aveva schiacciato più e più volte i sogni e le speranze di ragazzi come tanti.
La morte di Lord Voldemort, quel 2 maggio del 1998, segnò non solo la fine di una guerra che aveva spezzato innumerevoli vite ma anche l’inizio di qualcosa di nuovo. Qualcosa che sapeva di speranza e di rinascita e che non aveva più a che fare con i colori di una Casa.
 
 
rinascita
/ri·nà·sci·ta/
sostantivo femminile
 
Il nuovo o ulteriore manifestarsi di una forma di vita o di attività.
 
«Papà, è tanto importante in che casa finisco?» Daphne sorrise a suo figlio e gli scompigliò dolcemente i capelli rossi mentre Fred scuoteva la testa e gli cingeva le spalle con il braccio. «Per niente. Guarda tuo cugino! È un Grifondoro ma nessuno di noi ha ancora pensato di abbandonarlo» indicò il figlio del suo gemello, un ragazzino castano con i tipici occhi azzurri della famiglia Weasley «non ancora, almeno» aggiunse ricevendo in cambio un’occhiataccia da parte di George mentre il piccolo rideva. «Saremo orgogliosi di te in ogni caso, ma per i Corvonero niente regali di Natale» George si intromise nella conversazione e questa volta fu Luna Lovegood a scuotere la testa. «Non starli a sentire» mormorò con la sua voce dolce «l’importante è che tu rimanga te stesso.» Il piccolo annuì ed abbracciò la zia prima di correre a giocare con gli innumerevoli membri della famiglia. «Non cacciarlo di casa se non viene smistato tra i Serpeverde» mormorò Daphne poggiando la testa contro la spalla del marito mentre guardava il bambino correre in giro. «Mhm, farò del mio meglio.» rispose lui posando un bacio tra i suoi capelli .
 
   
 
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