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Autore: Felpie    04/08/2020    2 recensioni
In un tempo di università, amicizie, amori ed esperienze nessun giovane può conoscere il proprio destino. E Merlino non sa proprio cosa lo aspetta, quando sceglie di prendersi in casa un viziato figlio di papà - che poi così tanto viziato e tanto figlio di papà non è - che diventerà ben presto molto di più di un semplice conquilino.
Tra litigi, lotte per la supremazia, risate e malintesi la vita in quel semplice, piccolo appartamento turberà la quiete che Merlino ha costruito intorno a sé e lo porterà nella più magica avventura della sua vita.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Galvano, Gwen, Lancillotto, Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Merlino può dire tante cose su Artù: è un ragazzo pigro, prepotente, a tratti un po' arrogante, gli piace dare ordini e lamentarsi di qualsiasi cosa lui faccia, specialmente se riguarda il cibo, sbuffa anche solo a guardare un libro – chissà come farà con davanti uno di quelli universitari – e lascia sempre le cose finite in giro, dal cartone del latte alle lattine di birra. Però Artù è sempre attento e ha sempre una specie di occhio di riguardo per lui: non solo per il giornale e le caramelle che gli porta di continuo – ha iniziato anche a comprarle, oltre a rubarle sul posto di lavoro – ma anche una semplice coperta quando lui si addormenta sul divano o la privacy quando gli arriva un messaggio sul telefono – di Will – che lui puntualmente ignora.

Sì, perché Artù non può non sapere che siano di Will quei messaggi: il telefono vibra e suona, Merlino ci lancia un occhio e ignora la cosa, spesso girando anche il telefono. Il tutto è quindi abbastanza esplicito, ma Artù non chiede e spesso e volentieri lancia al coinquilino la prima cosa che gli capita tra le mani. Lui dice di farlo perché Merlino ha di nuovo sbagliato a fare qualcosa – troppo sale, troppo olio, troppa verdura – ma il moro non sa dargli davvero un motivo se succede quando nessuno dei due sta facendo nulla. Sembra come se lo facesse per distrarlo, per dirgli che non è da solo e che quindi non si può lasciare andare a stupidi pianti, perché “Sua Maestà Artù” è lì con lui e quindi deve per forza essere contento.

E anche se Merlino pensa che Artù è egocentrico e pieno di sé – una primadonna degna di Gwaine – non riesce a fare a meno di sorridere quando l’ennesima ciabatta gli arriva addosso, dopo che il suo telefono ha squillato.

Se qualcuno, solo qualche mese fa, gli avesse detto che avrebbe passato il Natale a casa sua con il suo coinquilino, semplicemente loro due, probabilmente Merlino lo avrebbe preso per pazzo. E anche Artù, la cui vita era cambiata così tanto nel giro di così poco. Ma loro due insieme, in cucina a preparare il pranzo di Natale – o meglio, Merlino cucina e Artù lo disturba – sembra davvero una cosa che si incastra così bene che il moro pensa di essere diventato un pupazzo di Lego e di essere finito in una cucina di plastica. Un Lego incastrato bene, messo al posto giusto, insomma.

Ma un attimo dopo si dà dello stupido per aver pensato una cosa del genere: cioè, lui un pezzo di plastica che si incastra alla perfezione con Artù? Che idea ridicola. Tanto per cominciare lui non è un pezzo di plastica e questo è poco ma sicuro.

Secondo, Artù è il suo coinquilino. Terzo – ma probabilmente non per ordine di importanza – non è gay. Quarto, non è il tipo da rapporti seri, a quanto ha detto. Quinto – sì, Merlino ha fatto sul serio una lista, in un giorno di noia – anche se fosse gay, che cosa mai potrebbe volere da lui, un ragazzo pelle ossa con le occhiaie un giorno sì e l’altro pure e un carattere probabilmente totalmente opposto al suo? Ne potrebbe avere a centinaia… quante probabilità ci sono che sceglierebbe lui? Non ci vuole un genio matematico per dire che sono davvero, davvero, davvero basse. Soprattutto perché Artù è il più bel ragazzo su cui abbia mai messo gli occhi.

Merlino si maledice nell’esatto momento in cui pensa questa cosa, mentre sta impastando un dolce seguendo una ricetta alquanto improbabile – ovviamente trovata da Artù – e guarda di sottecchi il coinquilino che sta leggendo il modus operandi, concentrato.

Ma come diavolo fa ad essere sporco di farina anche lui, che ai fornelli non ci si è avvicinato nemmeno con il binocolo?

In ogni caso il moro deve davvero smettere di pensare a quanto è sexy il suo coinquilino, anche con quella vecchia felpa grigia sporca di bianco, e reprimere questo stupido istinto decisamente suicida che lo spinge a constatare quanto sia bello Artù e cosa sarebbe baciarlo. Meglio smettere all’istante, prima di riuscire a farsi male da solo, e portare il segreto nella tomba.

Un pacchetto di fazzoletti – l’ennesimo – gli arriva in testa e lo fa risvegliare dai suoi pensieri.

“Merlinooo, ti sei incantato?” esclama Artù, muovendogli la mano davanti alla faccia. Il moro sbatte le palpebre e scuote un attimo la testa. Ma perché quel somaro ha il vizio di tirargli contro gli oggetti? Ha paura che si dimentichi che anche lui è in quella stanza? Cosa alquanto improbabile, visto ciò a cui pensava.

“Scusate, Vostra Altezza, ma sono sicuro che potrete resistere se non vi degno della mia attenzione per cinque minuti” sbuffa “E stavi per far finire i fazzoletti nell’impasto. Allora sì che potevamo dire addio alla torta. Già non sono minimamente sicuro di ciò che sto facendo”

“Sei davvero noioso a volte, Merlino”

“E tu veramente fastidioso”

“Può essere, ma mi sto annoiando”

“Ed io cosa ci posso fare? Sto preparando la torta per voi, principino” e per rimarcare le sue parole solleva la ciotola.

“Non pensavo fosse una cosa così lunga” si limita a dire il biondo “Su, forza, fai qualcosa di buffo”

Merlino lo guarda incredulo “Non sono mica un pagliaccio” e, quando vede che l’altro sta per aggiungere qualcosa, lo precede “Non ci provare nemmeno”

“Non è colpa mia se il naso rosso ce l’hai”

“È colpa del raffreddore!”

“Posso chiamarti Rudolph?”

“Come?”

“Rudolph, la renna con il naso rosso di Babbo Natale” vedendo che il moro lo sta guardando totalmente confuso, Artù alza le braccia “Non conosci Rudolph? Ma come sei cresciuto, esattamente? Che guardavi a Natale?”

“Non lo so, il Grinch come tutti i bambini normali?”

“Il Grinch? Che roba è?”

Merlino lo guarda con tanto d’occhi “Fammi capire: sai come si chiama la renna di Babbo Natale e non sai chi è il Grinch?”

“Ma qualcosa di normale la fai tu, Merlino? Che fanno tutti gli altri intendo”

“Guarda che questo dovrei dirlo io a te…” ribatte il ragazzo, riuscendo finalmente a terminare l’impasto e spostandolo nella teglia per il forno, prima di aggiungere “Comunque, ogni Natale sentivamo anche il racconto del Canto di Natale di Dickens”

“Quello dei tre spiriti del Natale?”

Merlino annuisce “Quello. E mi faceva sempre paura, avevo il terrore di non essere bravo abbastanza e che quei tre spiriti sarebbero venuti a trovarmi”

Artù scoppia a ridere “Certo che sei proprio un fifone”

Il moro si offende subito, sentendo la risata dell’amico “Tutti hanno paura di qualcosa”

“Tu hai paura di parecchie cose”

“E il grande re Artù di che cosa ha paura, invece?” chiede Merlino e non si aspetta la risposta seria che invece l’altro gli dà.

“Non sopporto gli ospedali”

“Hai paura degli aghi e delle siringhe?” insiste, non capendo il tono così quasi triste di Artù.

“No, proprio degli ospedali. Chi ci entra non esce più ed è una cosa che mi spaventa tremendamente” spiega il biondo “Tu che vuoi fare il dottore sei… davvero coraggioso per me. Entrare in un posto così pieno di desolazione… non ce la farei mai ad affrontarlo tutto il giorno, tutti i giorni”

Il suo coinquilino sembra davvero avere qualcosa da raccontare, ma non aggiunge altro e Merlino non chiede, rispettando il suo silenzio, ma gli fa un sorriso “Non pensiamo a queste cose, oggi è Natale. Hai sentito i tuoi genitori?”

“Mio padre” lo corregge Artù “No, non ancora. Mi ha chiamato Morgana, prima, per ringraziarmi del regalo”

“Che cosa le hai fatto?” chiede curioso il moro.

“Un set di intimo. Voleva dirmi di averlo adorato” risponde l’altro e Merlino sgrana gli occhi “Non guardarmi così, conosco mia sorella”

“È la copia di Gwaine, solo al femminile. E probabilmente un po' più intelligente” scoppiano entrambi a ridere alle parole del moro.

“Sai, stavo pensando ad una sorpresa e presentarmi a casa”

“La sorpresa è per lei o per tuo padre?”

Artù non dice nulla e già questa è una grande risposta per Merlino, che aggiunge “Penso che ne sarebbe felice”

Non specifica a chi si sta riferendo, lo lascia interpretare ad Artù, a seconda del suo desiderio.

“Vieni con me?”

“Come?”

“Vieni con me” ripete Artù, con più decisione.

“A casa tua?”

“Non voglio lasciarti qui da solo il giorno di Natale. E voglio presentarti a mio padre”

Merlino si sente un attimo in imbarazzo a quelle parole – chissà poi perché – e cerca di buttarla sul ridere “Parti proprio subito in quarta tu, eh”

“Sei un idiota, Merlino” Artù sembra pentirsi all’istante della proposta “Fa come se non ti avessi detto nulla”

E il moro si dispiace per la sua battuta sciocca, quando sembra chiaro che il coinquilino è parecchio in difficoltà in quel momento “Ehi, aspetta, certo che vengo con te”

Il biondo lo guarda.

“Ora mangiamo, dammi il tempo di mettermi qualcosa di pesante addosso e di togliere la torta dal forno e poi andiamo”

Artù prova a nascondere un sorriso, che però il moro nota comunque e sente una delle solite strette allo stomaco: ormai stanno diventando sempre più frequenti e la cosa lo preoccupa.

“Ho una condizione, però” aggiunge Merlino.

“Quale?”

“Non prendiamo la moto”

Il biondo lo guarda come se si stesse chiedendo se è fuori di testa o cosa “Scusa, come vorresti arrivarci?”

“In taxi, in autobus, perfino a piedi se è necessario. Ma quella dannata moto oggi rimane a casa. Voglio riuscire a tornare vivo per mangiare la mia torta per merenda”

“Ripetimi perché la torta non fa parte del pranzo di Natale come dovrebbe essere normale?”

“Perché se mi chiedi di fare una torta un’ora prima di pranzo è impossibile che si cucini in tempo” è la spiegazione paziente di Merlino, come se stesse parlando con un bambino.

Pranzano poco dopo e il loro tono è tornato allegro come quello di prima; il biondo scherza e prende in giro l’altro, lamentandosi della sua cucina – il pollo secco, le patate bruciacchiate, troppe verdure – ma mangia tutto e prende pure il bis, terminando tutto ciò che c’è nelle pentole. E Merlino si sente fiero di ciò che ha fatto.

È quando finisce il pranzo che Artù inizia a mostrare cenni di ansia: non che lo dica esplicitamente a parole, quello è ovvio, ma inizia a fissare l’orologio insistentemente, si sistema il colletto della camicia in continuazione e gioca con i bottoni dei polsini. Non fa nessuna pressione a Merlino per uscire di casa, ma il moro si sbriga a mettere in ordine la cucina e a coprirsi per non morire di freddo fuori.

“Andiamo?” è tutto ciò che gli dice dopo pranzo e, quando Artù annuisce, escono di casa.

Merlino non è mai stato nella zona della città in cui vive il padre di Artù: è una zona ricca, piena di verde e di ville imponenti e quella dei Pendragon è la più imponente di tutte. Ha un giardino enorme, dietro al cancello di ferro battuto e la casa è bianca e in pieno stile inglese. Il ragazzo rimane un attimo meravigliato e totalmente spaesato da tutta la ricchezza e lo sfarzo che vede intorno a lui. Le siepi sono perfettamente tagliate e gli alberi curati alla perfezione, non c’è ombra di spazzatura o imperfezioni e tutto sembra uscito da un film dell’Ottocento.

Non si accorge nemmeno che Artù ha dato i soldi al tassista, che è appena ripartito.

“Ti sei incantato?” commenta il biondo, avvicinandosi.

“Tu sei cresciuto qui?”

Artù scrolla le spalle alla domanda, limitandosi ad aprire il cancello “Solo d’inverno”

“Stai scherzando”

In questo momento Merlino si sta chiedendo come ha fatto il suo coinquilino a passare da tutto quello al loro minimo appartamento; lui ama il suo appartamento, ovviamente, ma la sua casa era più o meno delle stesse dimensioni e forse persino con qualche comfort di meno. Artù viene sul serio da un altro mondo.

“Merlino, per favore, non complicare le cose” si limita a rispondere Artù, facendogli cenno di entrare e chiudendogli poi il cancello alle spalle. Il moro lo segue in silenzio fino all’enorme portone; dopo un attimo di esitazione, il biondo suona.

“Credo sia meglio… non posso… semplicemente apparire” mormora, probabilmente più per sé stesso che per Merlino, che non ha detto una parola.

È un signore anziano, magro e molto alto ad aprire la porta “Signorino Artù, non l’aspettavamo”

“Sono venuto solo per salutare. Mio padre e Morgana sono in sala da pranzo?”

“Sì. Immagino che lei conosca la strada”

Artù annuisce ed entra, subito seguito dall’amico, che fissa un attimo sbalordito l’uomo che ha aperto la porta.

“Hai un maggiordomo?”

“Un maggiordomo, una cuoca e parecchie donne di servizio. A mio padre piacciono molto le cose vecchio stile e non ha capito che non è poi una cosa così normale nel XXI secolo” risponde, facendo strada “Vieni, da questa parte”

“Chi era alla porta?” è una voce profonda quella che parla dall’altra parte della porta che, dopo qualche secondo e un bel respiro, Artù apre.

“Ciao papà. Buon Natale”

“Artù…” mormora l’uomo, riconoscendo subito il figlio.

Merlino, intanto, non può fare a meno di guardarsi intorno: la sala da pranzo rappresenta in pieno lo stile del resto della casa, senza troppe decorazioni e con un enorme camino, davanti al quale è posizionato un divano in pelle e due poltroni uguali. Un lungo tavolo di legno apparecchiato con una tovaglia bianca ricamata occupa l’altra metà della sala, ma solo due persone sono accomodate intorno ad esso: Morgana, che ha un’espressione sorpresa, ma riserva comunque un sorriso ad entrambi, ed un uomo con i capelli brizzolati, vestito in giacca e cravatta.

La ragazza si alza e corre ad abbracciare il fratello “Buona Natale, Artù. Ben arrivato”

“Buon Natale, figliolo. Ti faccio portare un caffè? Non sapevo saresti passato” l’uomo si alza e si avvicina ai due nuovi arrivati.

“Abbiamo deciso all’ultimo…” risponde il ragazzo “Lui è Merlino, il mio coinquilino”

“Sono Uther Pendragon” si presenta l’uomo e in quel momento il moro riconosce una faccia vista spesso sui giornali e sulle riviste “Che cosa ci fai qui, Artù?”

“È Natale, non mi sembrava il caso di non passare solo perché non ti sta bene ciò che faccio nella vita” il tono del biondo è un po' brusco e Merlino si sente parecchio a disagio in quella stanza, nonostante la presenza di Morgana e del suo coinquilino: sicuramente ora capisce perché Artù aveva tanti dubbi sul passare ed era così nervoso.

“Io voglio solo che tu faccia scelte sagge e non dettate da un puro desiderio di ribellione sciocco”

“Non è una ribellione sciocca!” esclama Artù “Sto imparando molte cose e diventerò un ottimo avvocato”

“Ti ho detto che ne avremmo riparlato quest’estate, dopo che avrai davvero iniziato l’università e avrai incominciato a dare i tuoi esami. Vedremo se reggerai” risponde Uther “È ancora troppo poco che stai fuori casa, non sai che vuol dire avere delle responsabilità ed impegnarsi sul serio in qualcosa”

“Papà, penso che sia il caso di smetterla con questi discorsi, almeno per oggi” interviene Morgana “Artù è venuto a trovarci ed è un giorno di festa. Potrete ricominciare a punzecchiarvi da domani, ma ora fatemi bere il mio caffè in pace, senza drammi”

“Morgana ha ragione, sediamoci al tavolo e passiamo qualche ora piacevole, papà” concorda il fratellastro.

All’inizio l’atmosfera è un po' tesa e, per Merlino, anche un po' imbarazzata, soprattutto nelle prime domande di Uther Pendragon sulla sua vita, la casa, l’università e la famiglia. Non che ci sia nulla di cui vergognarsi, ma si sente comunque a disagio in quello che gli sembra un vero e proprio interrogatorio. Fortunatamente l’attenzione su di lui dura poco e si sposta rapidamente su Morgana, un futuro da avvocato, l’azienda e parecchie altre cose da cui lui è malamente tagliato fuori – cosa che lo fa sentire decisamente meglio.

Sono da poco passate le cinque – segnate da un tè all’ora esatta per il padrone di casa – quando Uther si alza da tavola e afferma di avere dei documenti da controllare. Appoggia un braccio sulla spalla del figlio.

“Buon Natale, figliolo. Sono contento che tu sia passato per un saluto”

“Buon Natale a te, papà” risponde il biondo, prima che l’uomo si allontani dalla sala da pranzo. Dopo qualche secondo da quando si chiude la porta alle spalle, Merlino sente di ricominciare a respirare normalmente.

“Non avrei mai pensato che saresti comparso così sulla porta, Artù” esclama Morgana; anche lei, come il fratello, in presenza del padre è molto più rigida, diversa dalla ragazza allegra che conosce Merlino – anche se qualche tratto di esuberanza e intraprendenza non le mancano.

“Nemmeno io, in realtà. È stato Merlino a convincermi”

“Allora, che ne pensi di nostro padre?” chiede la ragazza con un sorriso “Non deve essere stato un pomeriggio facile”

“Ammetto che pensavo che sarei stato a casa a guardare un film di Natale e che non avrei mai fatto una cosa del genere” si ritrova a dire il moro, con un sorriso “Ma posso raccontare di essere stato in una villa. Avete una casa pazzesca”

“La vostra è più confortevole, se te lo devo dire, almeno dalle foto che mi ha mostrato Artù” ribatte Morgana “Molto più… piccola. Ma familiare”

“Spero che sarai dei nostri a Capodanno, Morgana” interviene Artù.

“La vostra mi sembra un’idea eccellente: staremo tra noi, ma ci divertiremo, senza fare nulla di troppo esagerato” commenta la ragazza “Ci saranno anche i tuoi amici, quindi, Merlino?”

“Dal primo all’ultimo” annuisce il ragazzo.

L’idea era venuta ad Artù, ma a Merlino aveva subito fatto piacere, probabilmente perché non erano decisamente un periodo di festa per lui quei giorni: il coinquilino gli aveva proposto di fare la serata in casa insieme agli amici la notte dell’ultimo dell’anno, in modo tale che avrebbero risolto il problema di cosa fare, dove andare e si sarebbero comunque divertiti. Inutile dire che Lancillotto, Gwen, Freya e Gwaine avevano accettato all’istante, così come Leon, Parsifal e Morgana, tutti interessati alla festa semplice ma potenzialmente molto piacevole.

“Non vedo l’ora di rivederli” commenta Morgana, con un sorriso “Ha fatto piacere a tutti la tua visita, Artù. Anche se Uther è sembrato come al solito freddo e distaccato”

“E non ha mancato di farmi notare le mie pessime scelte” aggiunge il biondo, prima di guardare l’amico “Sei sopravvissuto al terzo grado, comunque, c’è da farti i complimenti. Ad un certo punto temevo fossi lì per crollare”

“Hai davvero una scarsa fiducia in me, Artù, è sempre bello averne la conferma” risponde piccato il ragazzo – anche se, in effetti, ad un certo punto stava davvero andando nel pallone con quella serie di domande una dietro l’altra – ma il coinquilino gli dà un pugno scherzoso sul braccio, sorridendogli. Ha decisamente un’altra aria ora che il padre è andato via, mentre sa di aver fatto la sua parte.

“Credo sia ora di tornare a casa, voglio mangiare quella torta” esclama il biondo.

“Siete in moto?”

“No, Merlino si è rifiutato di salirci” sbuffa Artù, ma la ragazza fa un sorriso soddisfatto.

“Bravo Merlino, mio fratello a volte è un vero incosciente”

“Solo a volte?” commenta l’altro e i due scoppiano a ridere, sotto lo sguardo offeso di Artù.

“Bravi, bravi, coalizzatevi pure contro di me. Merlino, non ti lascerò nemmeno una fetta di torta”

“Quella torta l’ho fatta io” sottolinea il moro “Ho il diritto di averne un pezzo”

“Sì, ma io sono più forte, quindi comando io”

“Artù, il coltello dalla parte del manico ce l’ho io. Letteralmente, visto che sono io che provvedo al tuo sostentamento”

Morgana scoppia a ridere “Ma sentitevi, sembrate una coppia sposata!”

A quelle parole Merlino abbassa lo sguardo imbarazzato – ormai non fa nemmeno quasi più caso alle strette allo stomaco, ma, porca miseria, deve smetterla di pensare certe cose – mentre Artù ridacchia, scuotendo la testa “Io e Merlino? La coppia più improbabile della storia, Morgana. Ma ti farò fare la sua damigella d’onore e Gwaine farà il prete”

“Intanto perché sarei io quello con la damigella d’onore?” interviene allora il moro “E poi chi ti dà il permesso di sceglierla tu per me?”

“C’è qualcuno di più adatto di Morgana?” chiede Artù con un sorrisetto “Mica le posso far fare il prete!”

“Il problema non si pone visto che nessuno potrebbe mai sposare un asino come te. E già devo sopportati come coinquilino, non sono così folle da prenderti come marito”

“Sareste una coppia fantastica” continua a ridacchiare la ragazza.

“Possiamo tornare a casa, per favore? Questo posto mi ha fatto venire un mal di testa tremendo” si lamenta il moro “Morgana, vuoi venire a mangiare un pezzo di torta da noi?”

“Ti ringrazio, ma mi vedo con Parsifal, che dobbiamo entrambi fare il regalo a Leon e vogliamo pensare a qualcosa così quando riapriranno i negozi saremo pronti”

“Allora ci vediamo a Capodanno, credo” la saluta cortesemente Merlino “Buon Natale”

“Anche a te, Merlino” risponde l’altra, prima di abbracciare il fratellastro.

Il viaggio in taxi per tornare a casa è silenzioso, entrambi i ragazzi guardano fuori dal finestrino, immersi nei loro pensieri; c’è una neve leggera che cade ed imbianca le strade – fortuna che non hanno preso la moto – e Merlino ha freddo, su quei sedili di pelle un po' rovinata, e non vede l’ora di mangiare un pezzo di torta con una bella cioccolata calda, magari sotto la coperta e con un film di Natale in televisione.

La prima cosa che fa, appena rientrato nel caldo tepore della sua casa, è spogliarsi dai vestiti bagnati di neve e mettersi un pile caldo addosso, prima di controllare la torta – non c’è voluto molto perché si raffreddasse, visto il clima rigido – e mettere su un pentolino con latte e cioccolata.

“Ne vuoi un po' anche tu?” domanda educatamente al coinquilino che è appena tornato dalla sua camera, anche lui con dei vestiti asciutti.

Artù annuisce “Che fai tu adesso?”

Merlino alza le spalle “Pensavo di guardare un film di Natale alla televisione. Tu?”

“Mi sa che lo guardo con te” si limita a dire il biondo, mentre l’altro mescola la cioccolata per non farla attaccare “Posso?”

“Certo. Accendi la televisione, adesso arrivo con le cioccolate e con la torta”

Quando Merlino va verso il divano, con un vassoio con dei pezzi di torta e due tazze fumanti, vede Artù già sdraiato con metà della coperta sulle gambe e si siede accanto al lui, coprendosi con l’altra metà, si sente davvero di essere al posto giusto. Spengono le luci e fanno partire il film, ma Merlino ci si concentra molto poco, troppo occupato ad avvertire sotto le dita il calore della tazza e affianco a lui quello del coinquilino, così impegnato a guardare il film da non accorgersi minimamente degli sguardi confusi che ogni tanto il moro gli lancia.

“Non sei un Lego, Merlino” si ripete per l’ennesima volta il ragazzo, prima di darsi dell’idiota e di rilassarsi, almeno in quel momento. E riporta la sua attenzione sulla cioccolata tra le sue mani.

“Merlino” lo chiama Artù nell’oscurità.

“Sì?”

“Grazie per avermi accompagnato”

Il moro sorride, anche se sa che Artù non può vederlo, perché è buio e perché è ancora girato verso la televisione “Avresti fatto lo stesso per me”






Spazio autrice Rudolph che bello il Natale

Scusate il ritardo, volevo pubblicare l'altro giorno, poi mi sono imbattuta in una storia bellissima ma lunghissima e il tempo libero che avevo l'ho impiegato per leggerla tutta d'un fiato. Oggi da me piove - macché piove, volano chicchi di grandine che mi hanno fatto prendere un accidenti - quindi di tempo libero ne ho parecchio e posso pubblicare senza problemi.
Voglio ringraziare chi ha inserito la storia tra le preferite/ ricordate/ seguite e un grazie anche a NorwegianWoodFields e royal_donkey per aver recensito lo scorso capitolo perché una storia non è nulla se nessuno la legge.
Questo è un capitolo un po' di passaggio ma ultimamente ho letto una storia in cui l'autrice scriveva nelle note dell'autore che un capitolo di passaggio, se scritto bene, serve come i capitoli importanti. Ora, non so se questo sia scritto bene o meno, ma sicuramente quella frase mi ha ispirato a scrivere al meglio e la condivido pienamente. E poi, dai, il primo Natale di Artù e Merlino andava scritto per forza! E lo so che è Agosto e il capitolo è sul Natale, quindi sembra un po' un controsenso, ma visto il diluvio universale che c'è appena stato da me sembra tutto molto possibile.
E abbiamo scoperto anche la paura di Artù - evvai! - quindi ricordatevela insieme a quella di Merlino perché ritornerà più avanti anche questa.
Conosco diversi nomi dati alla renna di Babbo Natale, c'è chi la chiama Rudolph e chi la chiama Blizzard, ma io sono affezionata a Rudolph, forse perché l'ho sempre chiamata così da bambina (mi sa che c'era tipo un film sulle renne di Babbo Natale).
Comunque il prossimo capitolo sarà su Capodanno e si sa, ciò che succede a Capodanno succede tutto l'anno... ;) royal_donkey sei ufficialmente invitata, visto che all'altra festa mi avevi chiesto un invito ahahah Capodanno in casa di Artù e Merlino u.u
Chiunque voglia venire è ben accetto, ovviamente! Accorrete numerosi e non ve ne pentirete.
Okay, faccio basta, vi aspetto al prossimo capitolo :D
A presto,
Felpie
   
 
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