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Autore: Teo5Astor    05/08/2020    11 recensioni
Nessuno poteva immaginare che una vecchia lampada apparentemente senza valore avrebbe potuto cambiare il destino di così di tante persone, perché nessuno sapeva che conteneva sette sfere magiche in grado di evocare un Genio-Drago capace di realizzare qualunque desiderio, a patto che non fossero più di tre.
Non lo immaginava Aladdin Goku, un giovane ladro dal cuore d’oro, e nemmeno la principessa Chichi, la futura regina del regno di Agraba che sognava il vero amore e rifiutava qualsiasi matrimonio politico nonostante le pressioni del padre, il sultano.
Non potevano immaginarlo nemmeno un’ancella, un principe e una principessa venuti da lontano e una tigre molto speciale.
Non lo immaginava neppure il Genio in persona che il destino potesse cambiare anche per un essere immutabile come lui.
Lo immaginava solo il malvagio Gran Visir di quel regno, perché aveva in mente un perfido piano da tanto tempo e aspettava solo l’occasione giusta per concretizzarlo. E, allo stesso modo, lo sperava anche il suo astuto pappagallo, che aveva un sogno segreto nel cuore.
Rielaborazione a tema Dragon Ball di Aladdin.
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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22 – Nodi che vengono al pettine – Majin Vegeta
 
 
«Sultano… vogliono che diventi sultano…» sospirò sconsolato e a testa bassa Goku, dopo essere entrato in camera sua.
Insieme a lui c’erano Radish e Lazuli, oltre a Bubbles, che si era seduto sul davanzale della finestra all’esterno della quale si trovava anche la nuvola Speedy.
Chichi e Lunch, infatti, avevano mandato via tutti perché la principessa doveva prepararsi per la cerimonia ufficiale di presentazione davanti al popolo degli eredi al trono, con le nozze previste subito dopo nel corso della giornata. Anche Lapis se n’era andato, sia perché ci teneva a farsi bello, sia per avvisare Sedici degli ultimi sviluppi.
Goku, nonostante fosse ormai giunto a un passo dal suggellare il suo sogno d’amore con Chichi, appariva affranto, distrutto. Camminava nervosamente avanti e indietro per la stanza e scuoteva la testa. Era irriconoscibile.
Lazuli si era appoggiata con la schiena contro il muro e aveva le braccia incrociate sotto il seno. Fissava con occhi di fuoco il falso principe e sentiva l’impazienza roderla da dentro, anche se cercava di non darlo a vedere. Soprattutto, aveva capito benissimo che quello strano comportamento non lasciava presagire nulla di buono. E non voleva accettarlo. Non poteva.
Anche il genio notò il turbamento di suo fratello minore. Dentro di sé aveva capito benissimo quello che stava accadendo, solo che non voleva crederci. Si sentì deluso, stupido per essersi illuso. E tremendamente egoista per aver coinvolto nella sua maledizione personale anche un’altra persona che non avrebbe meritato di soffrire per nulla al mondo. Guardò la sua Lazuli e vedere i suoi lineamenti, i suoi occhi di ghiaccio e quei capelli dorati lo fece sentire bene, in pace con sé stesso. Ma anche triste… terribilmente triste. Respirò a fondo e cercò di negare a sé stesso l’evidenza. Si disse che doveva esserci un malinteso, che tutto stava procedendo benissimo. E così reagì al dolore che lo attanagliava facendo l’unica cosa che sapeva davvero fare quando si sentiva così: ridere e far ridere gli altri.
«Se è l’addio al celibato che ti preoccupa, posso organizzarti qualcosa io stasera, Gò» disse, beccandosi un ceffone sulla nuca e un pestone sul piede da parte della sua ragazza.
«Ahia, cazzo… ma dicevo per lui, Là! Magari era preoccupato per questo, no? Sono cose a cui deve badare un fratello maggiore!»
«E chi ci faresti venire, “fratello maggiore”?! Magari le tue amichette di cui ti sei circondato durante la parata di ieri quando siete arrivati? Quella mezza nuda e volgare coi capelli azzurri, quella smorfiosa coi codini neri o quell’altra con la frangetta che pensa di essere brava solo lei a sparare?!» ringhiò la principessa di Asgard. «Guarda che mi sono annotata tutto mentalmente, ti tengo d’occhio».
«Ehm…» si grattò la nuca il genio, cercando di uscire da quella situazione in cui si era cacciato solo per fare un po’ lo scemo. Un brivido freddo gli scese lungo la schiena. Adorava la gelosia di Lazuli, ma adorava anche essere vivo e poter camminare ancora sulle sue gambe, oltre che essere in possesso di entrambi i testicoli. Sapeva che con lei non si scherzava e la amava soprattutto per questo, probabilmente.
«Dopo sarò costretta a riempirti di botte» lo minacciò, fredda e distaccata.
«Oh, sì! Mi piace quando mi picchi!» sorrise sghembo lui. «Mia regina e mia dea, fai di me ciò che vuoi! Sono il tuo schiavo!»
«F-fai schifo… scemo masochista…» ribatté lei, arrossendo lievemente e voltando la testa con stizza.
«Io… sultano…» farfugliò Goku, con sguardo vacuo, passando davanti a loro senza nemmeno vederli.
Non aveva sentito nulla di quello che si erano detti, e fu così che Radish decise di prendere in mano la situazione.
Si avvicinò a lui, lo abbracciò cingendolo con un braccio e lo scosse, come a volerlo svegliare. Si fece comparire un grosso tamburo davanti alla pancia sorretto da due spalline e una mazza per suonarlo. Tra le mani di un’incredula Lazuli comparvero improvvisamente due grossi piatti dorati da orchestra.
«Sia lode all’eroe trionfatoreee!» intonò all’improvviso il genio, mentre suonava il tamburo e Lazuli, contro la sua volontà, avanzava meccanicamente verso di loro facendo battere i piatti.
La principessa aveva gli occhi sgranati e lo sguardo allucinato, non era pienamente padrona del suo corpo e sentì le proprie guance andare in fiamme. Non si era mai vergognata così tanto in vita sua.
A Radish intanto era comparsa anche una tromba in bocca, che suonò con tutto il fiato che aveva in corpo finché Lazuli non riuscì a riacquisire la sua indipendenza motoria e, per prima cosa, decise di colpirlo più forte che poteva con un piatto sulla testa.
Subito la musica si interruppe, mentre il genio si piegava sulle ginocchia con le mani tra i capelli e Goku andava a sedersi sconsolato sul letto. Sembrava non essersi accorto di nulla neanche stavolta.
«N-non azzardarti mai più a coinvolgermi in queste tue buffonate!» sbraitò Lazuli, paonazza.
Fortunatamente Radish riuscì a far sparire nel nulla l’altro piatto che aveva ancora in mano, altrimenti avrebbe rischiato di fargli perdere i sensi con un altro colpo ben assestato. Era straordinariamente forte quella ragazza.
«Mi piaci ancora di più quando fai così» sorrise con aria sognante.
«Scemo!» sbottò lei, incrociando le braccia sotto il seno, prima di volgere lo sguardo verso Goku e farsi di nuovo seria.
Anche Radish si voltò verso di lui e decise di tornare alla carica. Di andare fino in fondo. Voleva essere diretto, ma anche ironico, per capire se i suoi timori fossero fondati. Lazuli, invece, dal canto suo, avrebbe preferito appendere Goku a testa giù a penzoloni da un dirupo per farlo parlare ed, eventualmente, costringerlo a fare quello che voleva lei. Che poi era quello che voleva anche Radish. Entrambi sapevano che era giunto il momento di esprimere il terzo desiderio. Lo sapeva benissimo anche Goku, però.
Il genio si sedette accanto al falso principe e si fece comparire dei fogli tra le mani, oltre che degli occhiali. 
«Goku, hai conquistato il cuore della principessa! Parlaci dei tuoi futuri progetti!» esclamò sorridente, ottenendo però in tutta risposta un sospiro rassegnato e uno sguardo affranto da parte del suo interlocutore. «Ti suggerisco la tua battuta, Gò: per prima cosa, libererò il genio» aggiunse bisbigliando. «Quando vuoi…».
«Devi mantenere la tua promessa. Muoviti!» ringhiò stizzita Lazuli.
«Ehm… Rad… non posso…» sussurrò mestamente Goku.
«Ma certo che puoi! Basta che tu dica: Radish, voglio che tu sia un uomo libero!» insistette il genio, afferrando la testa e il mento di Goku e facendogli muovere la bocca come se quelle parole le avesse dette lui.
«Dico sul serio!» sbottò il falso principe, dando una gomitata sul torace a Radish per allontanarlo e alzandosi dal letto.
«Non ti azzardare a toccarlo, razza di ingrato!» gridò Lazuli, rabbiosa, avanzando verso di loro.
Radish le fece un cenno con la mano per tranquillizzarla e lei si fermò. Aveva ragione, era una questione tra loro due, ma lei non ce la faceva proprio a starne fuori. Più passavano i secondi e più la rabbia saliva in lei. Le mancava il respiro, si sentiva morire dentro.
«Mi dispiace, giuro che mi dispiace!» riprese Goku. «Ma vogliono che diventi sultano, lo capisci?! Vogliono che il principe Kakaroth… o il principe Goku diventi un sultano! Un principe, vogliono un principe! E senza di te, io sono solo Aladdin Goku, un povero ladruncolo di strada…».
«Ma Gò… tu hai vinto! Hai conquistato la ragazza che ti piaceva! Non era questo che volevi?!»
«Sì, ma ce l’ho fatta grazie a te!» sbottò Goku. «Se qualcuno pensa che valgo qualcosa, che sono degno di qualcosa, è solo grazie a te!» aggiunse, dando uno spintone al genio. «Cosa succederebbe se qualcuno scoprisse che non sono un principe?! E cosa direbbe Chichi?! La perderei…».
Il giovane ladro sospirò di nuovo e incrociò per un istante gli occhi di Lazuli. Velati di lacrime di dolore e rabbia. Cattivi. Disgustati. Pensò che lei aveva ragione e non fu in grado di reggere oltre il suo sguardo. Abbassò la testa e si voltò di nuovo verso quello che era diventato suo fratello maggiore e l’amico più grande che avesse mai avuto, almeno fino a quel momento.
«Rad, non posso reggere la situazione da solo! Io… non ti posso liberare…».
«Certo, capisco… dopotutto hai mentito a tutti gli altri, cominciavo a sentirmi escluso…» accennò un sorriso colmo di ironica malinconia il genio, voltando le spalle a Goku.
Era deluso, profondamente deluso. Da quello che considerava un fratello, ma soprattutto da sé stesso perché si era illuso, trascinando in questa folle illusione anche una ragazza speciale come Lazuli, l’ultima persona al mondo che avrebbe mai voluto veder soffrire.
Già, Lazuli…
Alzò lo sguardo e la vide stringere i pugni e digrignare i denti.
La vide guardare Goku con aria truce e avvicinarsi a lui.
«Avrei fatto meglio a lasciarti crepare!» sibilò la principessa venuta dal nord, colpendolo con uno schiaffo sul volto.
«Io… mi dispiace…» rispose lui a testa bassa.
«Non è vero che ti dispiace! Non è vero!» urlò Lazuli. «Spiace a me per Chichi, perché sta per sposare una persona orribile e nemmeno lo sa! Quelli come te mi fanno schifo, ti credevo diverso!» aggiunse, facendo per colpirlo di nuovo con un’altra sberla.
Radish intervenne, afferrandole delicatamente il polso. Lei non provò nemmeno a fare resistenza. Si lasciò cadere lungo il fianco l’altro braccio, rassegnata, e abbassò la testa, sforzandosi con tutta sé stessa di trattenere le lacrime. Si liberò della presa di Radish con uno strattone e lasciò la stanza, con il genio che fece per seguirla, sebbene non sapesse nemmeno lui cosa dire o cosa fare.
«Rad… io…» farfugliò Goku, umiliato per tutto quello che stava succedendo a causa sua.
«Forse non l’hai notato, ma avrei cose più importanti da fare adesso, piuttosto che ascoltarti» lo interruppe il genio, senza voltarsi. «Ad esempio provare a consolare in qualche cazzo di modo l’unica fottutissima persona che ha saputo amare un genio di merda come me. Quindi, se vuoi scusarmi, padrone…».
«Scusa Rad… mi dispiace…».
«Davvero ti dispiace?» rispose ironico Radish, voltandosi. «Ma vai a fare in culo…» aggiunse, uscendo e sbattendo la porta.
«Ah sì?! Allora vattene! Vattene pure!» gli urlò dietro Goku, afferrando poi la lampada e scagliandola sul letto.
Davanti agli sguardi attoniti di Bubbles e di Speedy afferrò poi un cuscino e lo premette sopra alla lampada con rabbia e frustrazione. Non sembrava nemmeno lui, persino Bubbles quasi si spaventò nel vedere così il suo amico di sempre. Speedy, invece, stava piangendo, anche se lo faceva a modo suo. Piccole lacrime fatte di nuvola si disperdevano nel cielo intorno a lei. Avrebbe voluto continuare per sempre quell’avventura coi suoi nuovi amici, perché le cose erano precipitate fino a quel punto?
«Che avete da guardare, voi due?!» sbottò malamente il falso principe verso di loro, notando i loro sguardi delusi e pieni di dolore.
Gli occhi di Bubbles si riempirono di lacrime e il labbro inferiore cominciò a tremargli. Non si era mai rivolto a lui in quel modo il suo migliore amico, non lo riconosceva più e quella reazione scomposta gli aveva spezzato il cuore. La nuvola sobbalzò, spaventata, e si accoccolò alla scimmietta come a volerla consolare.
Goku notò quel dolore che aveva provocato e si sentì terribilmente in colpa. Per loro due, per Radish e Lazuli, per Chichi. Non avrebbe mai voluto rovinare tutto, arrivare a tradire un fratello e deludere gli amici. Non era quello che i suoi genitori gli avevano insegnato, e si sentì ancora peggio a pensare a loro e a quello che avrebbero pensato di lui in quel momento.
«No, sentite, io… cioè, ecco, io… Bubbles, mi dispiace! Speedy, non volevo… non andatevene!» provò a correggere il tiro, ma era troppo tardi.
Anche la scimmietta e la nuvola se ne andarono, deluse da lui.
Era solo.
Era un principe, ma era riuscito a fare terra bruciata intorno a sé.
«Ma cosa sto facendo?!» sospirò ad alta voce, mettendosi le mani tra i capelli e lasciandosi cadere con la schiena sul letto.
Fissava il soffitto, mentre un nodo sembrava stringergli sempre più forte la gola, accompagnato da un terribile senso di vuoto nel petto.
Si rese conto che le sue guance erano rigate di lacrime. E che era solo uno stupido vigliacco.
Aveva perso di vista sé stesso e i valori in cui aveva sempre creduto. Aveva rinnegato le sue origini, si era scordato da dove era partito e le condizioni in cui aveva vissuto fino a quel momento. Aveva tradito la fiducia, l’amicizia e l’amore mentendo a tutti.
«Rad ha ragione, devo dire la verità a Chichi».
 
«Hai visto anche tu che quello straccione travestito da principe aveva la mia lampada magica nel cappello, vero Vegeta?» chiese ghignando Freezer al suo pappagallo, dopo aver chiuso alle sue spalle la porta della stanza segreta in cui si era rifugiato dopo essere scappato dalle guardie del sultano.
Era la stessa stanza nella quale aveva avuto conferma che Goku fosse il diamante allo stato grezzo grazie a uno dei suoi incantesimi da stregone, prima che quell’inutile insetto gli portasse via la lampada da sotto il naso, insieme ai suoi sogni di gloria. Ma adesso il destino gli aveva dato un’altra insperata possibilità, probabilmente l’ultima, e non aveva nessuna intenzione di sprecarla.
«Sì» si limitò a rispondere il volatile, che dentro di sé aveva sperato che il Gran Visir non l’avesse vista.
Il suo piano personale si complicava a questo punto, aveva anche provato a scappare per conto suo poco prima, ma Freezer l’aveva trascinato con sé. Avrebbe voluto rubare la lampada a quel falso principe, non gli sembrava molto intelligente ed era convinto che avrebbe potuto soffiargliela senza problemi per poi utilizzarla per i suoi scopi. Pensò che poteva fingersi accondiscendente verso il Gran Visir per poter lasciare quella stanza e andare a cercare la lampada, senza poi ovviamente consegnarla a lui.
Ma sapeva anche che bisognava stare attenti quando si aveva a che fare con Freezer, non era certo quel genere di persona che può essere sottovalutata.
Lo vide armeggiare con la testa di cobra rotta del suo bastone dorato che aveva raccolto prima di scappare. Da ciò che restava degli occhi rossi del cobra notò scendere una polverina scarlatta sul palmo della mano del Gran Visir, ma lì per lì non ci fece molto caso.
«Io non posso allontanarmi da qui, adesso, quindi ho bisogno che sia tu ad andare a sottrarre la lampada a quell’inutile insetto di nome Goku» disse con voce melliflua, avvicinandosi lentamente a Vegeta con un sinistro sorriso sornione dipinto sul volto che mise i brividi al pappagallo. «Tu me la porterai qui, è un ordine. E, per essere sicuro che non mi tradirai, ho pensato di prendere le mie precauzioni!» aggiunse, alzando all’improvviso il tono della voce e scagliando negl’occhi di Vegeta quella polverina scarlatta che aveva appena recuperato dal suo bastone stregato. 
«Aaahhh!» urlò Vegeta, crollando a terra.
Si sentiva la testa esplodere, i muscoli si contraevano contro la sua volontà e il cuore gli batteva talmente forte nel petto da fargli temere per la sua stessa vita.
«Ah, ah, ah! Questo condizionamento mentale è molto più potente di quello ipnotico con cui controllavo quel sultano di cui tra poco prenderò il posto!» rise Freezer, mentre Vegeta continuava a contorcersi a terra.
Faticava a respirare, cercava di sbattere le ali, ma non ci riusciva.
«Ho usato su di te la polvere magica pura senza schermarla con gli occhi da cobra del mio bastone» continuò a sorridere, fermandosi a un passo da Vegeta, che continuava a contorcersi ai suoi piedi. «Non potevo rischiare nulla a questo punto, mi capisci, vero? Adesso sarò certo che farai esattamente quello che vorrò io. Portami la lampada».
Il pappagallo smise di soffrire e cominciò a respirare profondamente, facendo riprendere a poco a poco al cuore i suoi normali battiti. Si rialzò e provò a sbattere le ali, rendendosi conto che aveva di nuovo la padronanza del suo corpo e che si sentiva anche molto bene fisicamente, anche meglio di prima, soprattutto considerando che aveva pensato di morire a un certo punto. Ma si rese anche conto che non poteva tradire Freezer, perché non era più pienamente padrone della sua mente. E questo era terribile per un carattere orgoglioso come quello che aveva Vegeta. Era qualcosa di talmente umiliante per lui da andare anche oltre la rabbia causata dall’impossibilità di realizzare il suo piano.
Si alzò in volo e causalmente vide la sua immagine riflessa in uno specchio: una “M” campeggiava sulla sua fronte, doveva essere il marchio di quel maledetto incantesimo che gli aveva appena fatto quel lurido essere che rispondeva al nome di Freezer.
«Se te lo stai chiedendo, quella “M” significa tante cose: “mio”, “mente” e “majin”, ad esempio. Ora la tua mente è mia, tu mi appartieni. Sei il mio majin, adesso. Sei il mio demone e io sono il tuo dio» spiegò il Gran Visir.
«Tsk!» sibilò Vegeta, irritato, volando fuori dalla finestra e dirigendosi verso la stanza di Goku in cerca di quella dannata lampada.
Non poteva fare altro, non aveva la forza necessaria a ribellarsi.
 
Volò stando ben attento a non farsi notare da nessuno finché non raggiunse la stanza di Goku. Intravide la lampada sul letto seminascosta sotto un cuscino e quell’impostore dall’aria tutt’altro che intelligente sdraiato con le mani tra i capelli a fissare il soffitto e parlare da solo. Ora che lo guardava bene, Vegeta non aveva dubbi: era proprio lo stesso poveraccio che Freezer aveva cercato di seppellire sotto la Caverna delle Meraviglie. Come avevano fatto a non riconoscerlo prima? Erano così incredibili i poteri di quella lampada? Se lo augurava, perché da quella lampada dipendevano il suo futuro e tutti i suoi sogni. Anche se non sapeva ancora come fare, visto che non poteva fare altro che consegnare al Gran Visir quella maledetta lampada. Aveva padronanza dei suoi pensieri e del suo corpo, non si era ridotto a un semplice automa come quando Freezer applicava il suo incantesimo sul sultano. Lui aveva un carattere forte e un orgoglio smisurato, era libero di fare e pensare quello che voleva, solo sentiva di non poter fare a meno di consegnare la lampada al Gran Visir. E questo lo faceva impazzire, anche se cercava di mantenere la lucidità necessaria per provare a spezzare quel controllo mentale. Provò a dare una testata al muro, a farsi male, ma era tutto inutile. Non aveva tempo di provare a liberarsi, sentiva di dover prendere quella dannata lampada prima di tutto.
Guardò di nuovo Goku e pensò che sarebbe stato fin troppo facile ingannare uno con quella faccia da ebete, per non dire da schiaffi, adesso che si trovava lì da solo. Doveva semplicemente trovare un modo per farlo uscire di corsa dalla stanza senza badare alla lampada. Ripensò a quando l’aveva visto con Chichi la notte precedente, all’espressione ancora più stupida del solito che aveva su quel volto insulso quando la guardava, e capì che era proprio lei la soluzione. Il suo punto debole era proprio quella ragazzina isterica con la voce da gallina.
Si voltò e sorrise mentalmente mentre osservava, proprio sotto quella finestra, un laghetto pieno di fenicotteri che passeggiavano amabilmente nell’acqua bassa camminando sulle loro lunghe e sottili zampe. Un luogo perfetto dove nascondersi per attirare in trappola la sua preda. Certo, sarebbe stato imbarazzante e nessuno avrebbe mai dovuto saperlo, però, appunto, non c’era anima viva lì a parte lui e quegli altissimi uccelli rosa senza cervello. Rubò di soppiatto una pergamena ingiallita da una stanza al piano di sotto e trovò il modo di arrotolarla e piegarla in qualche modo, per poi incastrarsela intorno al becco. Staccò poi dal laghetto due lunghi e sottili rami di bambù e li utilizzò come dei trampoli improvvisati. Si andò a nascondere i mezzo ai fenicotteri, cercando di camuffarsi tra loro. In effetti aveva anche lui un becco lungo e adunco, oltre a gambe alte e sottili. Certo, cambiava il colore e il suo corpo era molto più piccolo, ma ritenne che per uno con la faccia da scemo come Goku il suo piano improvvisato e imbarazzante andasse più che bene.
Aveva ultimato il travestimento, ma adesso veniva il bello, perché la fase due del suo piano prevedeva che avrebbe dovuto simulare la voce di Chichi per stanare il falso principe. Ci sarebbe cascato sul serio? Era davvero così stupido?
Vegeta si schiarì la voce e si nascose ancora di più in mezzo a un gruppo di fenicotteri. Li osservò per un istante con disgusto, scuotendo la testa. Era caduto davvero in basso per sottomettersi a inscenare una simile pagliacciata. Un giorno l’avrebbe fatta pagare a tutti per questa umiliazione, a partire da Freezer!
Si schiarì ancora la voce e cercò di darle un timbro femminile, anche se non era facile per uno dal tono solitamente grave e sprezzante come il suo. Per di più si stava vergognando da morire.
«Goku!» cinguettò Vegeta, cercando di essere dolce e, a modo suo, sensuale.
Quello che ne uscì fu una sorta di tremendo rantolo che ricordava quello di un’anatra che viene strozzata. Vegeta pensò che non poteva essersela bevuta nemmeno uno sciocco come quell’impostore travestito da principe.
«Sei tu, Chichi?!» domandò Goku, alzandosi di scatto e sporgendosi dalla finestra.
Vegeta non ci poteva credere. Si domandò quanto fosse mentecatto quel ragazzo che rischiava seriamente di diventare il nuovo sultano.
«Puoi venire un momento, Goku?» domandò Vegeta, cercando di nuovo di fare una voce femminile che ricordasse quella della principessa.
Il risultato fu, se possibile, anche peggiore del primo tentativo. Un energumeno grasso e barbuto travestito da odalisca con la gola infiammata e la voce roca avrebbe probabilmente saputo essere una principessa più credibile. Tuttavia lo sforzo immane compiuto da Vegeta sembrò bastare, visto che Goku sparì dalla finestra e ricomparve dopo qualche secondo accanto al laghetto, trafelato.
«Chichi? Dove sei?» chiese, guardandosi intorno, senza notare neanche la presenza di un pappagallo blu travestito nascosto tra i fenicotteri rosa.
«Sono fuori in giardino! Fai presto!» rispose Vegeta, che si sentiva la gola in fiamme a causa dei suoi sforzi nel camuffare la voce.
«Sto arrivando!» esclamò Goku, correndo via, mentre il pappagallo con la “M” sulla fronte lo seguiva con lo sguardo, soddisfatto e allo stesso tempo sconvolto per la sua stupidità.
«Che coglione… tsk!» commentò, proprio mentre gli parve improvvisamente di sentire ansimare qualcuno alle sue spalle.
Si voltò giusto in tempo per rendersi conto che c’era un enorme esemplare maschio di fenicottero in calore che stavo provando a montarlo, convinto che fosse una femmina e, soprattutto, che fosse anche lui della sua stessa specie.
«Che cazzo fai?!» sbottò Vegeta, inorridito e ancora più umiliato per quanto si era dovuto abbassare pur di mettere in pratica il suo piano. «Stammi alla larga! E non azzardarti a provarci mai più, rincoglionito!» aggiunse con rabbia, utilizzando una delle canne di bambù che usava come trampoli per colpirlo con forza sulle gambe e farlo cadere in acqua. «L’ho sempre detto che siete degli inutili e schifosi spilungoni senza cervello! Meglio essere bassi, ma intelligenti come me! ‘fanculo!» concluse sprezzante, guardando con sdegno i fenicotteri che si agitavano intorno a lui mentre prendeva il volo verso la finestra di Goku.
Trovò senza problemi la lampada sotto il cuscino e l’afferrò tra gli artigli, prima di andarsene, suo malgrado, verso il nascondiglio di Freezer.
Non si era reso conto che qualcuno aveva assistito a tutta la scena da dietro un cespuglio e che quel qualcuno era proprio Bulma, cioè l’ultima a cui avrebbe voluto mostrare un momento così mortificante per il suo orgoglio.
La tigre si sentiva un po’ stupita, molto divertita, ma soprattutto confusa per quello che aveva visto.
Non intervenne perché non capiva quello che stava succedendo e nemmeno perché Vegeta avesse una “M” sulla fronte. Non poteva poi neanche immaginare il valore di quella lampada con cui l’aveva visto volare via e il peso che avrebbe avuto anche nel suo, di destino, non solo in quello del suo pappagallo preferito.
Aveva visto anche lei che Freezer era in realtà un traditore che tramava nell’ombra, ma non aveva dubbi su Vegeta perché nessuno lo conosceva e lo capiva come lei. Sospirò sconsolata mentre lo guardava volare via, perché si chiedeva cosa sarebbe stato di lui quando le guardie avrebbero finalmente arrestato il Gran Visir. Sarebbero potuti restare insieme anche loro, nonostante tutto, come Chichi e Goku?
Già, Chichi…
Perché Vegeta aveva provato a fingersi lei per attirare il suo ragazzo fuori dalla stanza? La principessa stava ultimando i preparativi per l’annuncio ufficiale davanti al popolo per il suo fidanzamento, ormai era questione di pochi minuti e poi sarebbe iniziato.
Aveva fatto quella pantomima solo per portare via quella vecchia lampada? Stava lavorando per Freezer? Aveva sempre fatto il doppio gioco anche con lei?
Guardò il cielo limpido e azzurro come i suoi occhi e ruggì con tutto il fiato che aveva in corpo. Voleva che Vegeta la sentisse. Che sapesse che lei c’era per lui. E che ci sarebbe stata, sempre e comunque.
Bulma infatti non poteva ancora dare risposta a tutte le sue domande in quel momento, ma c’era solo una cosa su cui non aveva dubbi: Vegeta non era un traditore.
Si fidava di lui.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: un finale a tinte VegeBul per questo capitolo molto amaro, spero almeno che Vegeta travestito che rischia anche di farsi ingroppare da un fenicottero arrapato vi abbia strappato un sorriso.
Allora, cosa mi dite? Ve lo aspettavate così Majin Vegeta in questa storia? Porterà la lampada a Freezer o riuscirà ad annullare il controllo mentale?
In tutto questo, Goku ha fatto terra bruciata intorno a sé ed è stato davvero triste dover scrivere questo litigio tra lui e Rad, per me. Lazuli, in compenso, l’avrebbe ammazzato volentieri e direi che possiamo capirla, se ci mettiamo nei suoi panni. Però dai, almeno resterà negli annali la scena in cui Rad la manovra facendole suonare i piatti da orchestra, prima che lei impazzisca! Spero vi abbia divertito. ;-)
 
Come sempre ringrazio tantissimo tutti voi che mi lasciate sempre il vostro parere, anche LadyHeater83 che non avevo mai citato prima, ma che ha recuperato tutta la storia rendendomi molto orgoglioso. Grazie a voi e a chi legge in silenzio, siete la mia forza e spero la storia continui a piacervi.
Oggi vi allego una bellissima Chichi che aspetta Goku nella sua stanza, realizzata da Echo Saber.
 
Bene, il prossimo capitolo si intitola “Tracollo”, e riprenderà da Goku che sta cercando Chichi nel giardino reale dopo il tranello ordito da Majin Vegeta. La troverà? Le dirà la verità?
Posso anticiparvi che ci sarà un bel confronto tra lui e Lapis, e che anche stavolta il nostro Goku sbaglierà a dire il nome. Considerando che Lazuli l’ha storpiata involontariamente in “Loculi”, cosa ne verrà fuori con Lapis? :-)
Inoltre, a proposito di Lazuli, avremo anche un toccante confronto tra lei e Rad dopo la notizia shock che Goku non vuole più liberare il genio.
Spero di avervi incuriosito, ci vediamo mercoledì prossimo!
 
Teo

20200529-103844

   
 
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