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Autore: Annaj    05/08/2020    1 recensioni
"Così non riesco a vivere nè con te nè senza di te,
e mi sembra di non sapere che cosa voglio davvero."
(Ovidio, Amores)
Cosa curiosa il tempo, passano i secoli ma gli uomini saranno sempre affetti dai medesimi mali, dai più oscuri desideri e tenteranno di proteggere ad ogni costo i loro segreti.
E mentre si muovono per fuggire da ogni possibile errore, ecco che qualcosa li riporta sempre al punto di partenza: è l'amore a condizionare le scelte, è per amore che si fugge ed è per amore che si resta.
Genere: Romantico, Sentimentale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: James Sirius/Rose, Rose/Scorpius
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Incest, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Nuova generazione
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IL SAPORE AMARO DELLA VENDETTA

 
Rose Weasley camminava per il lungo corridoio dell'Hogwarts Express insolitamente sola e immersa nei suoi pensieri. Era il primo di settembre e, come ogni anno, il treno è gremito di studenti chiassosi ed eccitati per il ritorno a scuola dopo l'estate. Ma Rose quell'anno non era dell'umore per farsi contagiare dallo spirito gioioso del rientro ad Hogwarts, per come stavano le cose avrebbe preferito starsene chiusa in camera sua senza alcun contatto con esseri viventi in generale. A causa del suo pessimo umore era sgusciata fuori dall'affollato scompartimento che occupava e con l'intenzione di saltare anche la prima riunione dei prefetti si stava dirigendo verso il fondo della locomotiva, sperando di trovare uno scompartimento vuoto. La ragazza oscillò pericolosamente a causa di una brusca curva presa dal treno, tanto che, per restare in piedi dovette appendersi alla maniglia di una porta, finendo per spalancarla con uno schianto rumoroso. La sfortuna aveva voluto che fosse incappata proprio in un covo di serpi, le viscere presero pericolosamente a contorcersi appena si rese conto di chi aveva di fronte. la voce annoiata di suo cugino Albus ruppe il silenzio che era momentaneamente calato all'interno buttò lì sbrigativa facendo un passo indietro, ma ancora non aveva chiuso del tutto la porta, che sentì resistenza, come se qualcuno la stesse trattenendo dall'interno. disse una voce sgradevole, ma non vedendolo in faccia non era riuscita a identificare quale degli amici idioti del cugino avesse parlato. Staccò in fretta la mano dalla maniglia, ma non fu abbastanza veloce, perché fu afferrata sgarbatamente e tirata dentro. La porta si chiuse con un sonoro Click. Fantastico pensò la ragazza, con il brutto presentimento che i Serpeverde volessero vendicarsi perché Grifondoro gli aveva sottratto la coppa delle case l'anno precedente. Albus Severus Potter, se ne stava beatamente stravaccato sul sedile vicino al finestrino, già in divisa, di fronte a lui sedeva il suo migliore amico, Scorpius Hyperion Malfoy, anche lui impeccabile nella sua divisa nuova di zecca, e al momento non sembrava si fosse accorto di quello che stava accadendo, tanto era sprofondato nella lettura della Gazzetta del Profeta. In verità il ragazzo Malfoy era più che consapevole di ciò che lo circondava, stava contraendo così forte la mascella, che si sarebbe potuto rompere i denti. Seduto accanto al biondo stava suo cugino Zabini, perfettamente fasciato in un completo blu scuro di alta sartoria e Rose, che lo vedeva da così vicino forse per la prima volta, dovette ammettere che quel ragazzo era davvero troppo bello per essere interamente umano, la rossa scosse il capo e batté velocemente le palpebre per sottrarsi al suo sguardo ammaliatore; probabilmente era vero, sua madre doveva essere una veela. Degli altri tre tizi conosceva solo i cognomi e la brutta reputazione; meno stava lì meglio era, doveva uscire al più presto e sicuramente non poteva sperare nell'aiuto di Albus Severus Potter. Rose Granger Weasley, era conosciuta non solo per il doppio cognome che portava, nonostante i suoi freschi sedici anni riusciva a non passare inosservata. Era fuori portata quasi per chiunque a scuola, una degli intoccabili, chiusa in una bolla privata che faceva evaporare solo per pochi eletti. Pochi ma buoni, dice un detto babbano, ma Rose non era più sicura che tutti coloro che la circondavano potessero definirsi "buoni".
Si sparse la voce dello scontro sul treno ancor prima che gli studenti varcassero i cancelli della scuola. E mentre Rose sfrecciava tra la folla a testa alta, cercando la sua migliore amica, fingeva di non sentire il suo nome rimbalzare qua e là tra i gruppetti sparsi in attesa delle carrozze; oramai era abituata ai pettegolezzi ed era fermamente convinta che nessuno avesse il diritto di sapere cosa accadeva nella sua vita privata; quindi lasciava parlare, lasciava che si spargessero menzogne e false verità, poco le importava, ci era abituata. Alice Ariana Paciock, si alzò sulle punte dei piedi ricambiando i saluti dei compagni che scendevano dal treno, la figlia del professore di erbologia, era una ragazza paffuta dal sorriso tenero, i capelli scuri leggermente mossi e gli occhi da cerbiatta che rimanevano rigorosamente nascosti sotto la lunga frangia. Abitando ad Hogsmeade Ariana non aveva mai preso il treno con i suoi compagni e impaziente attendeva sulla banchina della stazione che tra il mare mantelli scuri emergesse la sua migliore amica. Appena la intercettò capì subito che qualcosa non andava, e le venne in mente il sussurro concitato di un gruppetto di Corvonero che le erano passati accanto poco prima, le ragazze si abbracciarono brevemente e poi sgattaiolarono in fretta a procurarsi dei posti sulle carrozze. sussurrò febbrilmente Alice Paciock, una volta che si trovarono sole l'una di fronte all'altra in una carrozza trainata dalle creature invisibili, dopo che la Weasley aveva fatto scendere senza troppi complimenti un paio di spaurite Tassorosso del secondo anno. Rose si sporse in avanti con fare cospiratorio, sul volto un fugace sorriso l'amica scosse il capo levandosi dagli occhi i capelli scuri, sul volto un'espressione preoccupata la rossa sbuffò appoggiandosi all'indietro sul sedile di pelle consunta Alice iniziò a tormentarsi le unghie della mano destra, come sempre faceva quando era agitata sentenziò Rose accavallando le gambe iniziò incerta l'altra, ma la rossa scosse energicamente il capo < Ti pare? Sputa il rospo Weasley> Rose spostò i lunghi capelli dietro le spalle, leccandosi il labbro inferiore come sempre faceva prima di immergersi in un racconto interessante specificò, soffocando la risata per via dell'espressione offesa comparsa sul dolce volto tondo della Paciock.
****
ogni parola era scandita al ritmo dei pugni forsennati che il ragazzo scagliava contro un enorme sacco da boxe fatto apparire e appeso su un albero in riva al Lago Nero. Scorpius Hyperion Malfoy, si stava sfogando mettendoci tutta la sua forza. Covava un desiderio insano, quasi malato voleva ferirla, farle male, farle capire che Lei e la sua dannata famiglia non comandavano il mondo magico. Della calma e il distacco naturale che lo contraddistinguevano da sempre, non vi era più traccia nel volto teso per lo sforzo fisico a cui si stava sottoponendo il giovane Malfoy; ogni parte della sua persona urlava "vendetta". Non aveva quasi dormito quella notte, il solo pensiero di esser stato messo al tappeto da quella, lo aveva reso furioso, nemmeno il party di inizio anno gli aveva risollevato il morale. Si era rifiutato di rimarginare con la magia il taglio che gli deturpava l'altrimenti perfetto volto; la ferita sarebbe rimasta per ricordare a sé stesso i suoi errori, per ricordargli che questa volta Lei non poteva passarla liscia. Il dolore era niente in confronto all'unica cosa che Rose Granger Weasley aveva davvero ferito: il suo orgoglio.
Si piegò sulle ginocchia per riprendere fiato, gli dolevano i muscoli, ma la rabbia era ancora lontana dall'essere sopita, così fece volare lontano i guantoni che gli fasciavano le mani e riprese a colpire il sacco a mani nude, lacerandosi le nocche e mentre ad ogni colpo il dolore diventava sempre più intenso serrò le palpebre rivivendo mentalmente la scena del giorno precedente....
La Weasley era fasciata in un abitino candido che contrastava deliziosamente con i capelli vermigli lisci lunghi fino alla vita e la pelle dorata dal sole...
No, non doveva soffermarsi sul suo aspetto fisico, Scorpius si rimproverò per l'improvvisa piega che avevano preso i suoi pensieri, iniziando a prendere anche a calci il pesante sacco. E si obbligò a ripercorrere gli eventi del giorno prima concentrandosi sui fatti, non sulla persona. 
La Weasley da brava ficcanaso era entrata senza permesso nel loro scompartimento, istigando quell'arrapato di Nott, che non aveva resistito alla tentazione offerta da quel meraviglioso corpicino, così l'aveva bruscamente tirata dentro chiudendole la porta alle spalle... I ragazzi volevano strapazzarla un po', giusto per irritarla, ma quel giorno doveva avere qualcosa che non andava, Rose Weasley non aveva mai perso così la calma con loro, anzi solitamente stava ben attenta a non incrociare la strada di un Serpeverde come se la sola vicinanza con loro potesse trasmetterle una malattia mortale. Invece in quel momento perse il controllo in pochi secondi e Scorpius fece appena in tempo a fare un sortilegio scudo che arrivò a proteggere solo lui ed Albus, Lei doveva aver usato uno schiantesimo non verbale...
Nel presente Scorpius teneva i denti stretti in una morsa d'acciaio e grugnì frustrato, perché nonostante tutto riusciva a ricordare il preciso colore degli occhi della Weasley, che accesi dall'ira erano diventati se possibile, di un azzurro tanto brillante da sembrare zaffiri. Sfinito si lasciò cadere a terra, la schiena premuta sull'erba umida il petto che si alzava e abbassava veloce, serrò nuovamente le palpebre, aveva bisogno di rivivere tutto fino alla fine...
Quando Albus finalmente decise di dire qualcosa, anziché spezzare la tensione le sue parole non fecero che appesantire l'aria carica di tensione che si respirava lì dentro le fece un applauso finto continuò laconico battendo le mani < Sono sicuro che tuo padre sarà fiero di te... e anche il mio penso, potrebbero darti una medaglia al valore>. L'aveva ferita, Scorpius lo capì subito dall'ombra scura che vide negli occhi chiari della ragazza. Albus aveva quella insolita capacità di vincere i duelli senza usare la bacchetta e anche allora sembrava esserci riuscito, ma Rose doveva essere parecchio sconvolta quel giorno, mai in cinque anni aveva alzato la bacchetta contro il cugino. Mosse così velocemente il braccio che nessuno dei due ragazzi fece in tempo a bloccare la fattura, così anche Albus seguì i suoi compagni sul pavimento, svenuto. Questo fu troppo per Scorpius, quella ragazza poteva essere anche una Granger-Weasley, poteva essere la migliore del corso, poteva essere anche una figa imperiale, ma non doveva azzardarsi ad attaccare il suo migliore amico. 
La sua bacchetta sferzò l'aria lanciando uno spruzzo di scintille rosse, segnale che diede vita a un vero duello magico in quello spazio angusto, ammassato di corpi semi svenuti. Se solo non si fosse distratto, se solo non si fosse concentrato ad ammirare quella bocca carnosa pronunciare le fatture, se fosse stato più vigile non sarebbe finita in quel modo...
Un bruciore allo zigomo sinistro, lo avvertì che era stato ferito, stupito di essersi fatto colpire come un qualunque idiota, non vide nemmeno arrivare lo schiantesimo; si rese conto di esser stato colpito solo quando riaprì gli occhi. Tutto era perfettamente in ordine, niente di rotto, nessun corpo a terra. Come se non fosse successo nulla, come se loro avessero preso tutti sonno nello stesso momento, peccato che la stronza avesse trasfigurato le loro divise, cambiando i colori in rosso e oro. Lasciando il segno del suo passaggio, sui loro vestiti, oltre che sulla sua faccia.
Scorpius tornò al presente con un battito di ciglia, e con un balzò torno in piedi mentre con ancor più ferocia si accanì contro l'inanimato sacco da boxe, senza guanti, solo il dolore fisico sembrava riuscire a lenire la sua rabbia.
****
chiese Albus Potter appena prese posto a colazione accanto al migliore amico, che non rispose, intento com'era a spostare lo sguardo dal tavolo Grifondoro a quello dei Corvonero. gli occhi smeraldini di Albus si accesero di una scintilla, e un sorriso enigmatico si fece strada sul suo volto magro disse eccitato Albus sbuffò versando a entrambi del succo di zucca ghiacciato .
chiese il biondo indicando col mento il capitano dei Grifondoro che nonostante fosse seduto al centro del solito gruppo chiassoso continuava a lanciare occhiate oblique alla rossa, che in quel momento sembrava stesse flirtando con uno dei gemelli Scamandro. Quando gli occhi dei due amici Serpeverde si incrociarono Malfoy seppe che c'era qualcosa che Albus non gli diceva < Più o meno... > disse quest'ultimo mordicchiandosi il labbro inferiore incerto se rivelare il segreto bollente che aveva scoperto quell'estate, sogghignò tra sé aggiustandosi gli occhiali sul naso sottile Albus annuì con fermezza dando un'ultima occhiata alla cugina, probabilmente era l'unico a sapere quanta sofferenza si celava sotto bel sorriso seducente, e, per un momento, solo un istante Albus Severus Potter provò un moto di rimorso per ciò che stavano per pianificare.
Dal momento in cui il piano dei Serpeverde iniziò a prendere forma Scorpius Malfoy credette di esser stato colpito da una maledizione, non si spiegava come, ma ovunque andasse incappava sempre in Rose Weasley, in classe, nei corridoi, in Sala Grande, in biblioteca. Oramai aveva involontariamente imparato a riconoscere la sua voce e perfino il suo profumo era ormai inconfondibile ai suoi sensi. Fu questo insieme di sensazione a dargli la spinta finale per muoversi, avrebbe fatto di tutto pur di levarsela dalla testa.
****
Una mattina croccante di fine settembre, i Serpeverde erano particolarmente eccitati, dal tavolo si propagava un chiacchiericcio allegro e carico di aspettativa. Gli studenti delle altre Case, lanciavano verso di loro occhiate sospette, era chiaro che stessero tramando qualcosa, visto che solitamente a colazione al loro tavolo non volava una mosca. Scorpius Hyperion Malfoy, non era tra i suoi compagni in Sala Grande, ed era anche questo insolito, in primis perché lui odiava saltare la colazione, e poi perché tutti i verde-argento si aspettavano di vederlo, dato che il fermento di quel giorno era in gran parte merito suo. Però il ragazzo aveva preferito la solitudine quella mattina, l'eccitazione per la vendetta si era spenta subito, già la sera prima; e ora si sentiva un vile, un vigliacco, come tanti.
Fu tutto estremamente facile, frutto di un piano ben congeniato da menti astute.
Introdursi nella Torre di Grifondoro, fu un gioco da ragazzi dopo che Zabini convinse una ragazzina del quarto a fornirgli la parola d'ordine, ed era stato così fortunato che questa gli aveva regalato anche un servizietto extra in uno sgabuzzino delle scope del sesto piano. Altrettanto facile fu dare alla Weasley una pozione soporifera, preparata da Malfoy e messa nel bicchiere della ragazza grazie a un incantesimo di librazione ben riuscito di Albus. Prima di finire la cena, Rose si era sentita così stanca da dover andare al dormitorio.
Usando il mantello dell'invisibilità che Potter aveva rubato al fratello quell'estate, Scorpius si era rintanato nella loro sala comune e appena la rossa era salita sbadigliando, l'aveva seguita, e dopo aver confuso il gargoyle che stava a guardia della scala del dormitorio femminile si era infilato con lei nella sua camera. Rose, tra uno sbadiglio e l'altro si liberò della divisa, restando con solo un paio di slip sottili addosso, non fece in tempo a fare altro perché crollò in avanti sul materasso, profondamente addormentata. Immediatamente Scorpius si liberò del mantello, sentendosi un idiota, perse parecchi minuti a percorrere con lo sguardo la vellutata pelle ancora dorata dal sole, il sedere sodo e le lunghe gambe toniche. Poi si riscosse, doveva muoversi il piano era semplice: darle la pozione e sparire senza lasciare traccia.
Imprecò tra sé mentre la sollevava per adagiarla supina sui cuscini, le imprecazioni aumentarono quando si rese conto che non poteva lasciarla nuda e deglutendo a vuoto nello sforzo di non soffermarsi a guardare la perfezione di quei seni tondi agguantò una maglietta a caso e prese a infilargliela. Come avrebbe potuto non ricordare ogni singolo dettaglio di lei? Le labbra piene semiaperte, così rosse e invitanti, le lunghe ciglia nere, i lunghi capelli rosso rame, lisci e lucenti. Provò un moto di dispiacere e il senso di colpa si impadronì di lui; come poteva rovinare una cosa così bella? Avrebbe potuto dire che la pozione non aveva funzionato, che aveva messo troppo dente di leone, che non si era ricordato di aggiungere la polvere di luna, e mentre il suo cervello si arrovellava cercando possibili scuse, il suo sguardo cadde sulle sue nocche, dove i tagli che si era procurato erano ben visibili, e ricordò perché andava fatto.
Con un lungo sospiro il ragazzo mise a tacere l'esitazione paralizzante che lo aveva colto, la mano tremò appena, mentre accostava una boccetta sottile alle sue labbra per farle ingurgitare il contenuto fino all'ultima goccia. Con il dito le tolse il rivolo di liquido argentato che le imbrattava la guancia e lentamente, come se avesse paura di svegliarla si allontanò da lei. Stava per rimettersi il mantello dell'invisibilità quando, abbassando lo sguardo si rese conto che impigliata alla sua lucida spilla da prefetto stava una lunga ciocca di capelli vermigli, inorridito e con il respiro mozzato incespicò all'indietro, ricordandosi in tempo di abbassare le cortine del letto con un colpo di bacchetta e corse via, mettendo quanta più strada possibile tra lui e quella maledetta torre.
 
  
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