Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! 5D's
Segui la storia  |       
Autore: eli_mination    06/08/2020    1 recensioni
A Nuova Domino regna di nuovo la pace e i nostri eroi finalmente si concedono una pausa. Crow va a trovare i vecchi amici al Satellite, ma sulla via del ritorno incontra una ragazza che faceva parte del suo passato e che credeva di aver perso per sempre… Come, prego? La trama vi ricorda qualcosa? Significa che siete veterani di questa sezione!
(REMAKE DI “My love, My life”, FANFICTION SCRITTA DA ME E PUBBLICATA PER LA PRIMA VOLTA IL 28/06/2013)
Genere: Mistero, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aki/Akiza, Crow Hogan, Jack Atlas, Nuovo personaggio, Yusei Fudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Jack

Le ore notturne erano passate, eppure di Sheila non c’era alcuna traccia. Aveva provato una miriade di volte a chiamarla con il cellulare… Niente, nessuna risposta.

Tutto quello che sapeva era che Sheila stava insieme agli altri fino a quando non era andata a dormire, poi Jack si era alzato dal letto per una mancanza di sonno e si era accorto che il letto in cui giaceva la sorella di Crow era vuoto. Per un po’ aveva pensato di aspettarla, erano abbastanza comuni le passeggiate notturne per lei... Dopo una, due, tre ore, capì che c’era qualcosa che non andava. Sarebbe dovuta rientrare molto prima…

Aveva telefonato Crow nel bel mezzo della notte, ricevendo insulti per essere stato svegliato. Suo fratello stava decisamente prendendo sottogamba la situazione, forse perché si era destato in malo modo… In ogni caso, disse che sarebbe rientrato per cercare di capire dove fosse.

“Di solito Sheila dove va?” domandò Yusei, che si trovava assieme al biondo.

“Purtroppo non ne ho idea… Si dirige sempre dove le dice la testa in quel momento…” rispose abbassando la testa. Affiancò poi la sua Vortice della Fenice per tenersi pronto a perlustrare le vie dell’immensa città. Il rombo del motore della Blackbird suggerì che era arrivato il momento di partire.

“Sheila… Non so in che guaio tu ti sia cacciata… Contaci, però, sul fatto che quando ti vedrò ti farò una lunga ramanzina.” pensò, salendo sulla sua moto e raggiungendo Crow.

 

Sheila

Una forte luce bianca costrinse la giovane Hogan a coprirsi gli occhi dopo averli stropicciati per bene. Era spaesata, le faceva terribilmente male la testa e non aveva la benché minima voglia di alzarsi dal freddo pavimento sotto di lei. Dopo essersi abituata a quel bagliore, si guardò attorno: se doveva trovare un modo per descrivere il nulla, quello che aveva attorno poteva essere la giusta definizione. Era una stanza dalle pareti e dal pavimento bianchi, di due tonalità differenti per distinguerli. Basta. Non c’era altro.

“D-dove sono?” si domandò, cercando di alzarsi in piedi quando si rese conto di avere i polsi ammanettati. Dovette fare molta forza con il resto del corpo per mettersi in posizione eretta e il dolore alla tempia non aiutava per niente. Una forte sensazione di spossatezza le impedì di poggiare i piedi al suolo, quindi di mise solamente in ginocchio. Era vestita con i suoi soliti abiti…

La confusione iniziale sparì nel momento in cui si ricordò di un dettaglio che non doveva essere avvenuto da molto… Era uscita di casa, intenta a cercare indizi per trovare una certa Astrid… Poi era stata raggiunta da qualcuno alle sue spalle, che le aveva stretto un braccio attorno al collo, privandola del respiro. Null’altro. Doveva anche aver sbattuto la testa perché sotto i capelli sentiva pulsare, come se avesse un gran bernoccolo.

“Ho proprio un talento nascosto… Nel farmi rapire…” cercò di ironizzare lei, guardandosi attentamente attorno per trovare una via d’uscita. Diede la possibilità alla sua vista per schiarirsi, quando dietro di lei si sentì un rumore metallico e poi dei passi. A giudicare dal suono che producevano questi ultimi, doveva trattarsi di tacchi. Una donna.

Si voltò per cercare conferma in quello che pensava. Le apparve una signora che corrispondeva alla descrizione di Beline. Indossava un tailleur nero e teneva una mano in vita, con aria elegante.

“Astrid…” sussurrò Sheila a denti stretti.

“Vedo che sai come mi chiamo, tesoro!” ridacchiò con voce docile. “Eppure… Io e te non ci siamo mai viste…”

Cercò di non lasciarsi scappare un conato di vomito dalla bocca mentre diceva la parola “tesoro”. Chi si credeva di essere?

“So tutto quello che avete fatto alla mia amica…” le spiegò la sorella di Crow.

“Oh… Abbiamo…” sussurrò spavalda Astrid. “Dici proprio bene… Abbiamo…”

A Sheila iniziò a tremare un sopracciglio per la rabbia insormontabile che le stava crescendo dentro. Pensava davvero di prenderla in giro in quel modo?

“Comunque… vediamo se ricordo il suo nome…” si interrogò la donna, voltandosi di spalle e mettendosi un dito sulle labbra. Il modo in cui parlava… Lei sapeva benissimo a chi si stesse riferendo Sheila…

“Dillo tu, Astrid. Tanto lo so che il motivo per cui sono qui è collegato a quella storia!” ringhiò la sorella di Crow.

Un attimo di silenzio, poi Astrid tornò a guardarla negli occhi.

“Prima di tutto, con me non si alza la voce.”

Si avvicinò, tirandola a sé per i capelli.

“Seconda cosa, non sono tua amica. Non mi chiami per nome.”

Lo scalpo di Sheila iniziò a pulsare per il dolore.

“E terzo…”

Lasciò andare la presa facendola ricadere a terra in posizione sdraiata. La ragazza iniziò a lacrimare, ma non voleva mostrarsi debole davanti a quella stronza. Cercò quindi di rimettersi seduta, facendo molta fatica.

“La ragione per cui sei qui è perché, come Akiza, sei una grandissima ficcanaso. Dovete permettere a quella ragazza… Beline… di dimenticare questa storia.”

“Lo sapevo.” pensò Sheila. Stava iniziando ad acquisire tutto un senso… Era l’ulteriore conferma che non c’era nulla di inventato e che si stavano avvicinando sempre di più alla fine di quel racconto dell’orrore per Beline. Anche se… La situazione in cui si trovava era difficile… Come avrebbe fatto a farsi rintracciare? Sentiva le tasche svuotate dei suoi oggetti, per cui non c’era un cellulare che avrebbe potuto salvarla.

“Un momento…”

In un attimo le balzò nella sua testa la frase precedente di Astrid.

“Hai detto ‘come Akiza’…”

Non ci mise molto a fare due più due. Non c’era alcun dubbio.

“Troia!” esclamò, alzandosi di scatto e gettandosi su di lei con le mani legate.

 

Beline

Si guardò le mani una volta, poi la seconda, la terza… Da quando aveva rotto la finestra senza alcun tipo di oggetto o aiuto esterno, si domandava come avesse fatto. Costantemente. La sua mente era lì, più confusa di quell’ammasso di frammenti di vetro che giaceva a terra e rifletteva la luce della luna.

Un impeto di terrore la colse, timorosa di poter fare del male agli altri. Se era vero quello che lei e i suoi amici avevano messo insieme, allora lei non poteva essere altro che una psichica. Lei, però, si rifiutava di crederlo. Le storie orribili che aveva sentito da Akiza già costituivano motivo di riflessione, ma quando si ritrovò a viverle in prima persona…

“No, no, no…” si prese la testa tra le mani. Aveva bisogno di qualcuno che la consolasse, che le facesse capire che sarebbe andato tutto bene, che non aveva motivo di essere spaventata. Ma era sola. Aveva bisogno di Crow, ma era passata ormai un’ora da quando se n’era andato alla ricerca di Sheila.

Affondò le mani tra le lenzuola e le strinse con tutta la forza che aveva. Nella sua mente lo vide. Era sulla sua Blackbird, sembrava abbastanza scosso. Correva a tutta velocità nelle strade di Nuova Domino, fregandosene degli altri pochi conducenti. Era notte inoltrata e a fianco a lui viaggiavano Yusei e Jack sulle loro rispettive Duel Runner.

Aprì gli occhi di scatto. Si rese conto di sapere dov’era Crow in quel momento… Proprio come quel tardo pomeriggio, quando si erano ritrovati…

 

Nonostante la stanchezza e il senso di vomito crescente, doveva assolutamente fuggire da quel luogo. Quell’edificio abbandonato le aveva causato troppo dolore. Lei lo sapeva. Non si ricordava cosa le facevano lì, ma l’istinto le suggeriva che sarebbe stato il caso di allontanarsi il prima possibile perché se l’avessero presa nuovamente le conseguenze sarebbero state gravissime. 

Uscita dal palazzo decadente e colpita in pieno negli occhi dalla luce esterna che non assaporava da anni, la vide. La sua Lavender Sky. In un attimo montò in sella, con addosso una tuta da motociclista completamente nera e che la soffocava per quanto era stretta, e fece partire la moto. 

Presa a vagare senza alcuna meta per disperdere le sue tracce, le venne in mente un dolce ricordo. Quanto avrebbe voluto rivedere i suoi amici, i bambini, Martha… Crow… 

Imboccò il Ponte Dedalo, lasciando che la moto andasse. Si mise a pensare all’ultima volta che aveva visto il suo volto sorridente e pieno di vita… Chissà se dopo la sua scomparsa aveva ripreso a sorridere. 

E poi lo vide. Non davanti a lei, dentro di lei. Era decisamente cresciuto, sentì anche la sua voce che era completamente diversa da quella che si ricordava. Aveva tre segni della Struttura in faccia ed era intento a parlare con Martha e i bambini della casa in cui era cresciuta.

L’istinto le diceva di cambiare subito strada e andare lì, perché era proprio in quel luogo che avrebbe incontrato di nuovo Crow. Non aveva alcun dubbio, doveva essere proprio lì.

Doveva fare inversione e tornare indietro, direzione Satellite. La paura di essere catturata era svanita, rimpiazzata da una grandissima voglia di riabbracciarlo. 

Vuoi la poca esperienza alla guida, vuoi il gesto improvviso, Beline arrivò alla sua vecchia dimora molto più tardi e trasportata proprio da Crow. Nel momento in cui cambiò strada, quello che fece fu urtare un guardrail e rotolare giù dalla moto, ferendosi alla gamba e rimanendo a terra, priva di forze. Si trascinò vicino al suo mezzo, mettendosi poi seduta con la schiena appoggiata al metallo bollente. E aspettò. Vide Crow uscire dalla casa e dirigersi a Nuova Domino, poi lo vide anche con i suoi occhi. Accostò e la soccorse, senza riconoscerla subito. 

 

Non poteva essere una coincidenza se aveva visto il luogo in cui si trovava per ben due volte. Lui, in quel momento, alla ricerca di Sheila stava bene. Era pur sempre il suo ragazzo, ma la vera persona in pericolo era Sheila…

Si sforzò di vedere anche la sorella di Crow… E alla fine la vide, in ginocchio accanto alla figura di Astrid.

 

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-Gi-Oh! 5D's / Vai alla pagina dell'autore: eli_mination