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Autore: _sesshomary    06/08/2020    1 recensioni
A distanza di un anno dalla fine della storia di Inuyasha succede qualcosa di nuovo e inaspettato. In attesa del nuovo anime che sarà il seguito di Inuyasha, io voglio dare la mia visione di come è andata avanti la storia.
Spero vi piaccia, buona lettura.
Tratto dal nono capito: “Mi è piaciuto questo bacio, perché ti sei allontanato?” gli chiesi, desideravo ancora baciarlo. Era stata la prima volta per me e mi sentivo soggiogata da quella splendida sensazione di benessere che mi aveva dato.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: C'E' UNA SCENA UN PO' VIOLENTA, SE NON VOLETE LEGGERE ALLA FINE DEL CAPITOLO HO MESSO UN BREVE RIASSUNTO.







I miei genitori erano sempre stati umili lavoratori e avevano fatto molti sacrifici per darmi la possibilità di vivere dignitosamente. Desideravano per me una qualità di vita migliore rispetto a quella a cui loro erano stati costretti. Così, quando ero poco più di una bambina, a mia insaputa, avevano stretto un accordo con il ricco capo villaggio: loro lo avrebbero servito per il resto della loro vita, in cambio lui doveva farmi sposare con suo figlio appena avessi compiuto venti anni. Venni a conoscenza del patto solo pochi giorni prima della cerimonia. Tutto era stato stabilito, un rifiuto sarebbe stato impensabile ed io mi sentivo in trappola. Così, il giorno precedente lo sposalizio, senza dire nulla a nessuno, decisi di abbandonare il villaggio che mi aveva visto nascere e crescere e con esso i miei genitori.
Dopo lungo vagare in cerca di un rifugio, giunsi alle porte di un piccolo centro abitato in cui non ero mai stata, ma in cui trovai un’inaspettata quanto calorosa accoglienza. La gentilezza e la comprensione degli abitanti nei miei riguardi, una forestiera quasi apparsa dal nulla fra loro, riempì il mio cuore spezzato di speranza e mi spinse a scegliere questo luogo sconosciuto quale nuova casa.
Come ricompensa per i miei servigi di levatrice, mestiere insegnatomi da mia madre, mi venne concesso di vivere in una piccola capanna. Quello che avevo mi bastava e i miei giorni passavano felici e sereni senza che sentissi la necessità d’aver un uomo al mio fianco.
Dopo un mese di permanenza al villaggio, un giorno, mentre ero alla ricerca di cibo, mi ritrovai in una radura isolata. Mi resi conto, quasi me ne fossi ricordata solo in quell’istante, d’essere sola, ma la solitudine era un sentimento che non mi aveva mai fatto molta paura.
Assorta nei miei pensieri, non mi accorsi però che alcuni uomini mi avevano seguita.
Al calar della sera, con il cestino ormai pieno di verdure selvatiche che mi piacevano molto e che crescevano solo in pochi luoghi, ma ignara dei pericoli che mi aspettavano, decisi di tornare al villaggio e quindi alla mia capanna. 
Non appena abbandonai la radura, sentii dei passi avvicinarsi.
“Chi è la?” dissi con voce tremante.
Nessuno mi rispose e quindi credetti che fosse stato solo qualche animale o il fruscio del vento fra le fronde. Continuai nel mio percorso con passo più svelto, ma mi ritrovai davanti tre uomini.
Non riuscivo a distinguerli per via dell’oscurità notturna, ma vedevo che tutti e tre avevano delle grosse spalle e una corporatura possente.
Cosa volevano da me? Forse erano solo venuti in mio soccorso sapendomi da sola?
La mia eccessiva buona fede nel prossimo tuttavia non venne ripagata a dovere. Uno di loro mi si avvicinò, tendendo una mano per accarezzarmi il fianco. Sorpresa, mi scostai bruscamente, come se quel tocco non richiesto mi avesse scottata. La mia reazione non fu però sufficiente a farli desistere dai loro intenti ed in pochi istanti anche gli altri due uomini mi si accostarono senza che potessi evitarlo, chiudendomi come in una morsa dalla quale mi sarebbe stato impossibile fuggire.
 “Cosa volete?” urlai ormai in preda al panico.
“Tu credevi di restare al nostro villaggio senza un uomo e non destare la nostra attenzione?” disse uno dei tre, provocatorio.
“Dovresti sapere benissimo che una giovane donna senza marito viene presa di mira” aggiunse uno degli altri.
“Insomma cosa volete?” dissi io in un sussurro terrorizzato. Ero sicura di quello che volevano, ma non riuscivo a credere che stesse per capitare a me.
L’uomo che mi si era avvicinato per primo non aveva ancora parlato e per la seconda volta tornò a sfiorarmi il fianco, questa volta con più insistenza.
Non avevo via d’uscita. Non sarei riuscita a sfuggire dalle loro grinfie.
“Vogliamo solo te, il tuo bellissimo corpo” disse il primo uomo, mentre la sua presa sempre più salda sul mio corpo scese fino a raggiungere il fondo schiena.
“Lasciami” strillai cercando di allontanarmi da quel tocco, ma nel tentativo di voltarmi mi scontrai contro il petto dell’uomo che era fermo alla mia destra.
“Non potrai mai sfuggirci” disse egli con tono malizioso e divertito e rapidamente mi bloccò i polsi.
Ormai ero in trappola. Maledetta me che vado in giro da sola
Con tocco veloce il primo uomo che mi si era avvicinato mi slegò l’obi e il mio kimono si aprì subito lasciando intravedere parte del mio corpo nudo.
Un attimo dopo l’uomo che mi aveva bloccato i polsi spostò le sue mani sulle mie spalle, facendo così scivolare il kimono a terra e lasciandomi nuda ed inerme davanti a loro.
La paura mi aveva bloccata, non riuscivo a muovermi né ad urlare. Nessuno mi avrebbe salvato da quello che stava per accadere.
L’uomo che era dietro di me afferrò subito i miei fianchi e fece combaciare i nostri corpi; potevo benissimo avvertire la sua eccitazione attraverso la sua veste, mentre gli altri due presero a toccare il mio seno e la mia intimità.
Poco dopo alle loro mani si sostituirono le loro luride lingue. Mi sentii subito contaminata per quel contatto e con le mani e le gambe cercai di allontanare almeno i due uomini davanti a me.
“Sei proprio combattiva” disse uno dei due, mentre quello che mi teneva da dietro iniziò a saggiare con la lingua la pelle delicata e vulnerabile del mio collo.
Subito dopo i due che avevo cercato di allontanare erano ritornati ai loro posti e nel contatto con il mio corpo gemevano come maiali. Non riuscivo a fare altro che disgustarmi per quei suoni e per quelle sensazioni.
“Per quanto tempo ancora saresti voluta restare vergine?” mormorò uno dei tre e poi inserì la sua lingua ancora più in profondità nella mia intimità.
“Hai un buon sapore sai? Non vedo l’ora di farti mia” continuò maliziosamente ed abbassandosi con una mano la parte inferiore delle veste si accostò ancor di più a me, lasciando in piena vista la propria nudità.
Il terrore si impadronì di me così tanto che, non volendo vedere e sentire oltre quelle torture, svenni.
L’ultima cosa che sentii prima di cadere nel buio più profondo dell’incoscienza, fu il suono di una voce maschile. Una voce diversa, estranea rispetto a quelle degli uomini che mi avevano aggredita.
“Cosa state facendo, maledetti? Lasciatela andare, luridi porci!”








Riassunto:
Una giovane donna, fuggita dai suoi genitori perché volevano darla in sposa ad un uomo che lei non amava(il figlio del ricco capovillaggio), si era rifugiata in un villaggio nel quale faceva la levatrice in cambio di un alloggio.
Un giorno era andata nel bosco alla ricerca di erbe. Si era trattenuta un po' troppo e aveva deciso di tornare a casa non appena si era resa conto che il sole era tramontato da un bel pezzo. 
Però era stata seguita da tre uomini che l'hanno aggredita e hanno cercato di violentarla. 
   
 
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