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Autore: The_Storyteller    06/08/2020    0 recensioni
E se Cullen e l'Inquisitore si fossero incontrati prima dei fatti di Inquisition?
Un anno prima della caduta di Kirkwall, Cullen accompagna Meredith a un incontro con l'Alto-Comandante di Ostwick.
E lì, soltanto per un breve istante, incontrerà la persona che gli cambierà la vita per sempre.
P.S.: i vari personaggi di questa storia sono tratti da una mia raccolta, "Frammenti di vita", dedicata al passato della mia Inquisitrice Saoirse Trevelyan. Se volete rinfrescarvi la memoria, o volete conoscere i miei personaggi, questo è il link https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3810406&i=1
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cullen, Inquisitore, Meredith, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il porto di Ostwick apparve davanti ai suoi occhi come un'oasi.
“Finalmente! Ancora un po’ e avrei vomitato la colazione” pensò Cullen godendosi l’aria salmastra.
Osservò il profilo della città, così diversa da Kirkwall. Così pacifica…
Diede un’occhiata furtiva a Meredith, che si stagliava sul ponte della nave con uno sguardo corrucciato.
Il giovane Alto-Capitano non aveva ancora capito cosa voleva ottenere il suo Alto-Comandante da quel colloquio col suo collega, ma ringraziò ancora una volta il Creatore per averlo portato con sé: l’atmosfera a Kirkwall era tesa come sempre, ma almeno per il momento c’era un minimo di tranquillità da quando la minaccia dei qunari era stata risolta.
Ancora ripensava alla morte del visconte e al duello tra l’arishock e Hawke, conclusosi con la vittoria di quest’ultimo e la sua proclamazione a Campione della città. Un fatto accolto con gioia dagli abitanti, e soprattutto dai maghi, visto che Hawke era uno di loro.
Un moto di stizza apparve sul volto della donna, come se il suo cervello fosse riuscito a captare il suo pensiero: stranamente Meredith non si era mai curata di quell’eretico fereldiano, neanche quando si era trasferito nella magione degli Amell nella Città Superiore circa due anni prima.
Ora che era diventato Campione, l’Alto-Comandante non sopportava il fatto che i maghi lo ammirassero e lo guardassero come un leader a cui ispirarsi; e questo era qualcosa di intollerabile ai suoi occhi.
 
Dopo un viaggio a cavallo, i due templari giunsero finalmente alla loro destinazione: il Circolo di Ostwick. Cullen osservò la torre che ospitava i maghi della città e non poté fare a meno di paragonarla sia a Kinloch che alla Forca: era un edificio circolare di notevole imponenza, meno slanciato rispetto al Circolo del lago Calenhad, e le mura chiare gli davano un aspetto accogliente che la Forca, con le sue statue inquietanti e opprimenti, non avrebbe potuto avere neanche in un sogno.
Due giovani reclute aprirono loro il portone, e un altro templare venne loro incontro.
- Alto-Comandante, Alto-Capitano, vi do il benvenuto al Circolo di Ostwick- li salutò l’uomo.
- Sono il tenente James Trevelyan. Venite, l’Alto-Comandante Helmud vi sta aspettando- aggiunse, poi li invitò a entrare e li guidò all’interno dell’edificio.
Il tenente condusse i due ospiti tra i vari piani della torre, passando dalle sale di studio alla biblioteca, fino a raggiungere l’ufficio dell’Alto-Comandante.
Durante il tragitto Cullen osservò i maghi intenti nei loro studi, i piccoli apprendisti e gli incantatori che insegnavano loro le basi della magia, e per un attimo gli sembrò di essere tornato a qualche anno prima, quando Kinloch era ancora un luogo pieno di sapienza e pace, e non di abomini e morte.
L’Alto-Capitano scosse la testa, togliendosi dalla mente quei ricordi prima che diventassero troppo dolorosi. Si concentrò invece sulla loro guida, dal portamento fiero e dallo sguardo severo: notò che, durante il loro percorso, non aveva mai rivolto ai maghi né un’occhiata né un saluto. Anzi, i suoi occhi di ghiaccio gli ricordavano in qualche modo la stessa durezza di quelli di Meredith.
Quando arrivarono davanti all’ufficio di Helmud, James bussò un paio di volte e, dopo una risposta affermativa, aprì la porta e fece accomodare i due templari.
- Alto-Comandante Meredith Stannard e Alto-Capitano Cullen Rutherford da Kirkwall, signore- annunciò in modo fin troppo solenne.
Dietro una scrivania, un uomo che sembrava avere quasi sessant’anni si alzò e fece un cenno di assenso: - Grazie tenente, potete tornare ai vostri doveri- lo congedò.
James uscì dall’ufficio e Cullen si lasciò scappare un lieve sospiro di sollievo: quell’uomo gli aveva provocato uno stato di tensione che, finalmente, se ne era andato insieme a lui.
- Meredith, qual buon vento. Hai fatto un buon viaggio?- disse Helmud a mo’ di saluto.
La donna ignorò la domanda: - Dobbiamo parlare. Da soli- replicò bruscamente.
Cullen rimase sorpreso: che senso aveva portarselo dietro, se poi non lo voleva tra i piedi?
- Con tutto il rispetto...- provò a dire, ma venne interrotto subito da Meredith.
- Mi dispiace, Cullen, ma sono questioni molto importanti che riguardano solo gli Alto-Comandanti- rispose la donna.
L’uomo annuì mugugnando appena, non riuscendo a nascondere la sua contrarietà.
Helmud intervenne, tentando di alleggerire l’atmosfera: - Se volete posso chiedere a uno dei miei templari di farvi fare un giro del Circolo. È un ambiente molto interessante, credetemi- suggerì lui, e senza nemmeno aspettare la risposta di Cullen uscì dall’ufficio e vi fece ritorno poco dopo con un templare dai capelli rossi.
- Alto-Capitano, questo è Lusian. È da noi solo da un paio d’anni, ma conosce a menadito tutta la planimetria del Circolo. Sarà più che felice di guidarvi tra le sue sale- esclamò Helmud con allegria.
Osservando il timido sorriso del giovane, misto a uno sguardo pieno di confusione, Cullen non sapeva se Helmud volesse convincere di più lui o Lusian, ma alla fine accettò l’offerta dell’Alto-Comandante, e i due templari lasciarono il suo ufficio.
 
Per qualche minuto, i due templari rimasero in corridoio, in un silenzio quasi imbarazzante.
- Dunque… cosa vi interessa vedere del nostro Circolo?- chiese Lusian, tentando di sbloccare la situazione.
Cullen ci pensò un attimo, poi rispose: - Vorrei visitare la vostra biblioteca, e se fosse possibile anche le aule dove si allenano gli apprendisti.-
Con l’aria soddisfatta, Lusian annuì e fece strada al suo ospite.
Durante il tragitto, Cullen fece ancora qualche domanda alla sua guida, più per riempire il silenzio che non per un vero intento di socializzazione: - Dove eravate di stanza, prima di venire qui a Ostwick?-
- Cumberland, a Nevarra, dove sono nato. Anche se la mia famiglia è originaria dell’Orlais- rispose Lusian, mentre entrarono nella biblioteca del Circolo.
 
La biblioteca era uno spazio immenso e luminoso, grazie alle numerose vetrate che facevano entrare la luce del sole. Numerosi scaffali ospitavano quantità smisurate di libri, e soltanto qualche chiacchiericcio interrompeva il silenzio che vigeva in quel posto.
- La biblioteca è uno dei posti più “colti” di tutta la città. Questo spazio è aperto a tutti, poi ci sono gli archivi dove invece serve il permesso della Prima Incantatrice- spiegò Lusian, mentre Cullen osservava le mensole piene di volumi.
Due giovani maghe, una elfica e l’altra un’umana riccioluta, passarono loro accanto e li salutarono con un cenno, ma appena andarono oltre Cullen poté udire i loro commenti.
- Quello è l’Alto-Capitano di Kirkwall? Non è niente male. Quei riccioli sono adorabili!- sussurrò entusiasta l’umana.
- Sì beh, carino. Peccato per quelle occhiaie…- replicò invece l’elfa.
Cullen serrò la mascella, infastidito da quel commento anche se veritiero: il viaggio in nave non era stato dei migliori, e la sua claustrofobia non aveva certamente aiutato.
Lusian notò il suo nervosismo: - Non fate caso a Maud e Corinna. Sono delle brave ragazze, hanno soltanto il vizio di commentare ogni ragazzo che ritengono carino- disse il templare con un sorriso.
- Ah…- si lasciò scappare Cullen, mentre un leggero rossore gli apparve sul volto. Gli sembrava impossibile che qualcuno potesse ancora ritenerlo attraente; dopo Kinloch e la sua stupida infatuazione per Solona, non si era più interessato di nessuno, e a Kirkwall c’era fin troppo da fare che tentare di rimorchiare qualcuno.
Tentando di pensare ad altro, vide che Lusian stava salutando un’altra maga, una giovane dalla lunga treccia corvina e vivaci occhi verdi. I sorrisi e gli sguardi che si scambiarono, seppur discreti, erano inequivocabili.
- Posso darti un consiglio?- chiese Cullen alla sua guida, dopo che la ragazza era sparita dietro uno scaffale.
Lusian sobbalzò sorpreso: - M-ma certo…- balbettò imbarazzato.
Cullen non riuscì a trattenere un sorriso: gli ricordava così tanto quella volta che aveva parlato con Solona, dopo il suo Tormento.
- È un bene che le relazioni tra maghi e templari qui siano pacifiche, ma ricordati sempre qual è il tuo dovere. Non lasciare che i sentimenti ti distolgano da ciò che devi fare- disse Cullen serio.
Lusian annuì appena, poi cambiò discorso: - Venite, vi porto alla sala degli incantesimi.-
 
La sala degli incantesimi occupava quasi metà del piano in cui si trovava, uno spazio ampio dove diversi incantatori, a distanza di sicurezza l’uno dall’altro, insegnavano le basi della magia a piccoli gruppi di bambini di tutte le età.
Da ogni parte si vedevano fiammelle vivaci, scintille di ghiaccio e persino saette, e ogni volta che ce n’era bisogno l’incantatore interveniva prontamente in soccorso dei suoi allievi.
Cullen non poté fare a meno di perdersi nei ricordi di quando era a Kinloch: i sobbalzi dei piccoli apprendisti al loro primo incantesimo, le ammonizioni contro le lusinghe dei demoni, le chiacchiere tra colleghi. Gli sembravano passati secoli…
- Uffa! Non ci riesco!-
Cullen ritornò alla realtà quando udì una piccola voce lamentarsi.
A soccorso della bambina, una giovane maga dai capelli biondi le si avvicinò.
- Che succede, Amira?- chiese pazientemente.
- Non riesco ad accendere il fuoco!- piagnucolò la piccola.
L’incantatrice si mise al suo fianco, appena dietro di lei: - Va tutto bene, devi solo concentrarti. Pensa a una piccola fiamma dentro di te. Ora immagina che dal tuo petto va verso la tua spalla, poi attraversa il tuo braccio fino ad arrivare alla tua mano. Vedila, sentila dentro di te, e mostrala a tutti- le spiegò con calma.
La bambina chiuse gli occhi con forza, tenendo la mano aperta davanti a sé, e dopo qualche istante una fiammella grande come quella di una candela le apparve sul palmo, provocandole un moto di entusiasmo.
- Ci sono riuscita, Incantatrice Trevelyan! Ci sono riuscita!- esclamò contenta.
La maga sorrise soddisfatta, ma solo in quel momento si accorse di Lusian e di un templare a lei sconosciuto.
Cullen fece in tempo solo a vedere i suoi occhi, di uno strano colore lilla, prima che la giovane si allontanasse per andare in aiuto di un altro apprendista.
- Trevelyan?- chiese incuriosito a Lusian.
- È una delle maghe migliori del Circolo, signore. Pensate che è entrata nelle cronache per essere stata la maga più giovane ad aver superato il suo Tormento- spiegò.
- Notevole… ma anche il templare che ha accolto me e l’Alto-Comandante si chiama Trevelyan…- disse Cullen.
Il colorito di Lusian, già piuttosto chiaro, divenne ancora più pallido.
- Oh…- riuscì a dire soltanto.
Facendogli un cenno con la mano, Lusian condusse Cullen fuori dalla sala degli incantesimi, dirigendosi di nuovo verso l’ufficio di Helmud.
Guardandosi intorno e assicuratosi che non c’era nessuno, Lusian si confidò con l’Alto-Capitano: - In teoria dovrei farmi gli affari miei, ma James e Saoirse Trevelyan sono fratelli, il figlio maggiore e la figlia minore del bann. Ma ad una prima occhiata non lo direste mai, perché praticamente non si parlano neanche per scherzo.-
- Davvero? E come mai?-
Lusian divenne un po’ malinconico: - La sua amica, la maga con i capelli neri che abbiamo incrociato in biblioteca, mi ha detto che la loro madre è una fervente andrastiana, e che considera la magia come un male assoluto. Pensate che considera sua figlia qualcosa di così vergognoso che non la fa mai uscire dal Circolo, a differenza di altre famiglie nobili che hanno qua i loro figli. Ha persino proibito al secondogenito, l’unico figlio rimasto a casa, di scambiarsi qualche lettera. E pare che abbia trasmesso il suo astio per la magia a James- spiegò mesto.
- Ora, non dovrei immischiarmi nelle loro dinamiche familiari- aggiunse – ma la storia di Saoirse mi sembra davvero triste. Non ha neppure potuto partecipare alle nozze del fratello.-
Cullen preferì non commentare: invece gli vennero in mente gli anni spensierati della sua infanzia, quando giocava insieme ai suoi fratelli nella loro casa a Honnleath, prima che la loro madre li chiamasse per la cena. Se uno di loro si fosse rivelato un mago, i loro genitori ne avrebbero sentito la mancanza? Oppure lo avrebbero dimenticato per sempre per via del suo legame con l’Oblio?
 
I suoi pensieri vennero bruscamente interrotti dalla voce di Meredith.
- Che cosa significa che non ci manderete templari?- tuonava.
- Significa quello che hai appena detto- rispondeva Helmud in tono più calmo.
Loro malgrado, i due templari udirono tutto quello che gli Alto-Comandanti si dicevano tra loro, soprattutto quello che diceva Meredith per via del tono di voce.
- Quei maghi del sangue stanno tramando qualcosa, Helmud! Ho bisogno di più uomini per fronteggiarli, quando scaglieranno i loro maledetti incantesimi!-
Si udì un sospiro esasperato: - Con tutto il rispetto, secondo me stai esagerando- tentò di placarla l’uomo.
- Ah sì? Non erano forse maghi del sangue quelli che rapivano giovani reclute per trasformarle in abomini? E non era un mago del sangue quello che ha rapito e ucciso tutte quelle donne usando dei gigli bianchi come esca?- sibilò la donna, come per dare ragione alle proprie tesi.
- E non è stata forse una madre della Chiesa, con la complicità di un vostro templare, ad assassinare il figlio del visconte e a provocare la furia dei qunari?- ribatté Helmud quasi per confutarla.
- E inoltre- aggiunse l’uomo – mi è parso di capire che in tutti i casi è stato il Campione a risolvere tutto, mentre voi eravate intenta a rendere adepti della Calma un bel numero di maghi- terminò deciso.
Il solo aver nominato Hawke provocò un moto di rabbia a Meredith, che spalancò la porta dell’ufficio con violenza, spaventando Cullen e Lusian.
- Rimpiangerai di non avermi ascoltato, Helmud! Vedremo cosa farai, quando i tuoi adorati maghi ti si rivolteranno contro!- urlò minacciosamente.
Cullen era sconvolto dalla furia della sua superiore. Girandosi verso Lusian, quest’ultimo aveva un’espressione esterrefatta in volto, e con la mano faceva il gesto dell’indice sulla tempia: “è pazza”, diceva in silenzio.
 
- Muoviamoci, Cullen. Qui abbiamo perso fin troppo tempo- disse rabbiosa, per poi dirigersi verso l’uscita. Per quel breve istante in cui si era rivolta a lui, a Cullen sembrò di aver visto degli strani lampi rossi intorno agli occhi di Meredith. Ma forse era una sua impressione.
Scosse la testa e corse dietro l’Alto-Comandante, che ormai stava attraversando la sala degli incantesimi a passo di carica.
In quel preciso istante, un bambino si lasciò scappare alcune scintille di ghiaccio, che per poco non andarono addosso a Meredith.
- Piccolo verme!- tuonò la donna preparandosi a tirargli uno schiaffo.
- Alto-Comandante, fermatevi!- tentò di farla ragionare Cullen, ma il colpo era già partito.
Sotto lo sguardo attonito dei maghi, la mano di Meredith stava per raggiungere il piccolo mago terrorizzato, ma invece di colpirlo andò a sbattere contro un muro di energia azzurrina.
- Non osate colpire i miei bambini- disse una voce calma ma severa.
Tutti si girarono verso una donna dai capelli castani, dal portamento elegante ma che denotava autorità: la Prima Incantatrice Diantha.
Il bambino andò a rifugiarsi tra le braccia della maga, che sosteneva lo sguardo furioso di Meredith.
- Il vostro tempo qui è finito,  Alto-Comandante. Siete pregata di andarvene- aggiunse sempre con calma, ma nella sua mano si potevano intravvedere alcune saette, pronte a partire se la templare avesse attaccato.
Fortunatamente, Meredith rispose solo con un ringhio e continuò verso l’uscita.
Cullen le andò dietro, e per un solo istante il suo sguardo incontrò quello della giovane Trevelyan.
Per quei brevi attimi, tra di loro ci fu uno scambio di sensazioni: curiosità, diffidenza e forse qualcos’altro.
Attrazione?
Saoirse Trevelyan era una ragazza molto bella, Cullen non poteva negarlo.
Ma già una volta si era innamorato di una maga, e il suo ricordo lo faceva ancora soffrire.
Un’ultima occhiata, poi Cullen raggiunse Meredith, e i due templari ritornarono al porto per salpare alla volta di Kirkwall.
   
 
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