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Autore: Final_Destiny98    07/08/2020    1 recensioni
Guardandosi allo specchio illuminato ad arte dai faretti incastrati nel mobile, Akaashi si vide esausto e con delle occhiaie spaventose. La pelle era pallida, più del solito, e sudata. Era palesemente febbricitante, e lo notava oltre che dal suo aspetto anche dal suo respiro pesante, per niente come quello della sera prima. Socchiuse gli occhi e si morse il labbro inferiore: non si ammalava da anni, e tra tutti i giorni possibili doveva succedere proprio allora? Sarebbe dovuto andare ad un appuntamento con Koutarou quel giorno, l'unico che erano riusciti ad organizzare tra i mille impegni dell'editoria e della squadra dell'altro. Akaashi ci teneva molto, e ora vedeva tutto rovinato per quella febbre insignificante che, però, minacciava di tenerlo incollato al letto senza possibilità di fuga.
[Bokuaka week day 7: illness]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Akaashi si alzò in piedi con l'impressione di aver dormito due minuti invece di sette ore. Aveva sempre avuto il sonno leggero e raramente si sentiva davvero riposato, ma quella volta riconobbe che era peggio del solito. Passò una mano sul viso, trovandolo sudato, e poi la mosse fino ai capelli neri di cui alcune ciocche erano attaccate alla fronte. Il pavimento era gelido, molto più del normale, e sentiva brividi di freddo alternati a vampate di caldo, come se qualcuno si divertisse a spegnere e accendere il condizionatore. Ebbe dei problemi persino a individuare il bagno, ed era a casa sua: la cosa non lo rassicurò tanto. Sospirò mentre cercava tentoni la maniglia al buio e, una volta trovata, la abbasso di scattò.
  Guardandosi allo specchio illuminato ad arte dai faretti incastrati nel mobile, Akaashi si vide esausto e con delle occhiaie spaventose. La pelle era pallida, più del solito, e sudata. Era palesemente febbricitante, e lo notava oltre che dal suo aspetto anche dal suo respiro pesante, per niente come quello della sera prima. Socchiuse gli occhi e si morse il labbro inferiore: non si ammalava da anni, e tra tutti i giorni possibili doveva succedere proprio allora? Sarebbe dovuto andare ad un appuntamento con Koutarou quel giorno, l'unico che erano riusciti ad organizzare tra i mille impegni dell'editoria e della squadra dell'altro. Akaashi ci teneva molto, e ora vedeva tutto rovinato per quella febbre insignificante che, però, minacciava di tenerlo incollato al letto senza possibilità di fuga.
  Lui e Koutarou stavano insieme da anni ormai. Sapevano che le cose sarebbero cambiate una volta finito il liceo, ma avevano pensato di essere pronti a qualsiasi evenienza.
In verità era stato più difficile del previsto: la sua università negli anni precedenti aveva rubato ad Akaashi fin troppo tempo, e anche gli allenamenti del fidanzato erano diventati via via più impegnativi ed estenuanti. Avevano visto il tempo per la loro relazione diminuire così tanto che Keiji aveva temuto si sarebbero separati, ma erano riusciti a superare quella piccola crisi. Ad alcuni anni di distanza avevano ancora a disposizione pochi giorni da passare insieme, ma si accontentavano tentando di viverli al meglio.
  Certo, tutto sarebbe stato più semplice se avessero trovato una casa da condividere, ma ancora non avevano accennato all'argomento - anche se, a dire la verità, Akaashi aveva intenzione di parlarne a breve.
  Spense la luce del mobiletto e tornò nella propria stanza. Dovevano essere circa le nove di mattina, ma le finestre erano ancora tutte chiuse e lui non aveva certo intenzione di faticare per far entrare della luce. A passo lento si trascinò fino alla propria stanza e si stese sul letto, rimanendo poi alcuni secondi immobile e con gli occhi chiusi. Quell'alternarsi di caldo e freddo iniziava a dargli sui nervi, anche se fisicamente doveva essere bollente.
Sapeva di dover avvisare il fidanzato, ma l'idea di dover allungare il braccio per prendere il cellulare gli sembrava impossibile, quasi come compiere un'impresa titanica. Si fece forza tuttavia, perché non poteva certo non dirgli nulla. Si decise a mandargli, quindi, un messaggio.
  «Hey Kou. Scusami, ma ho la febbre e non credo di riuscire ad alzarmi dal letto oggi o nei prossimi giorni. Mi dispiace».
  Breve, semplice. Era un suo tipico messaggio.
  La risposta non tardò ad arrivare.
   «Hey, non preoccuparti! Anzi vengo da te. Sto già arrivando, sì».
  Avrebbe dovuto aspettarselo. Tenne il cellulare con una mano e con l'avambraccio libero si coprì gli occhi, analizzando velocemente i possibili.
  Se avesse tentato di dire all'altro che non c'era bisogno che venisse, sarebbe stato del tutto inutile: abbandonò subito quell'idea. Doveva lasciarlo venire, quindi, e visto il livello di stanchezza sarebbe stato totalmente nelle sue mani. Sorrise all'immagine di Koutarou che si prendeva cura di lui e si girò su un fianco.
  «Va bene, allora ti aspetto».
  Sarebbe stato un disastro se Bokuto si fosse ammalato proprio in quel momento, ammise a se stesso. Ma gli mancava, e aveva voglia di passare del tempo con lui, così per una volta decise di cogliere l'occasione senza pensare alle conseguenze.
Era una bella sensazione, notò. Si sentì quasi leggero.
 
  Alzarsi per andare ad aprire la porta era stata per lui una fatica immensa e stendersi stato meraviglioso, come se avesse camminato tutto il giorno. Era stato fortunato perché, non appena aveva messo piede nel suo appartamento, Koutarou aveva appoggiato le mani sulla sua fronte e si era preoccupato tanto che l'aveva immediatamente sollevato per la cosce e preso in braccio. Akaashi gli era stato grato, perché sapeva che non avrebbe avuto la forza di fare il percorso verso la propria stanza e, inoltre, rimanere appoggiato a lui era una delle cose che più amava fare. Sapeva di essere alto e anche in forma, ma per quanto lo fosse era sempre e comunque più piccolo dell'altro.
  L'aveva fatto stendere, quindi, e dal suo armadio aveva preso qualcosa come cinque coperte per metterle addosso a lui. Aveva sorriso, Akaashi, e poi l'aveva ringraziato a bassa voce.
  Nella sua lista di dettagli riguardanti Bokuto, aggiunse all'ultima posizione "si preoccupa eccessivamente quando le persone sono ammalate, ed è anche leggermente ipocondriaco" - dalla cucina, dove stava provando a preparare del tè, l'aveva sentito dire diverse volte che gli sembrava di avere la fronte calda.
  «Va tutto bene, 'JI? Come ti senti?», gli chiese mentre entrava nella stanza con una tazza di latte caldo tra le mani.
  Tentò di alzarsi in piedi mentre annuiva con poca convinzione. Alzò poi il capo verso di lui: gli occhi grandi e brillanti erano velati dalla preoccupazione, le labbra erano arricciate nella sua tipica espressione da bambino. Akaashi lo amava alla follia, e sapeva non avrebbe mai voluto nessun altro accanto a lui.
  Lo vide appoggiare la tazza sul comodino, poi si accomodò sul bordo del letto e appoggiò le mani sulla sua fronte per sentirne la temperatura un'altra volta. Aveva con sé anche alcune scatole di medicinali, sicuramente prese senza guardare dal mobiletto apposito.
  «Scotti ancora tanto. Ti ho fatto il latte, non trovavo il tè. E ti ho portato anche queste medicine, però non so se siano adatte perchè io ne uso altre. Senti, ti fa male la testa? A me un po', dici che mi sto ammalando anche io? Ho le partite tra poco e-».
  Keiji sapeva che di quel passo avrebbe iniziato a straparlare, così cercò un modo per evitarlo. Si avvicinò a lui e gli diede un tenero bacio sulla guancia, cosa che lo zittì e lo fece anche arrossire. Dopodiché Keiji appoggiò la fronte alla spalla del suo fidanzato e sorrise.
  «Grazie di essere venuto», gli disse semplicemente a bassa voce.
  L'altro lo strinse con un braccio e iniziò a muoversi delicatamente, come cullandolo. Lasciò un bacio tra i suoi capelli, e Akaashi si sentì amato dal profondo del cuore.
  «Di niente, 'Ji. Ti amo».
   
 
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