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Autore: EllyPi    09/08/2020    2 recensioni
Dopo la morte del tiranno Galbatorix ognuno prese la sua strada, due donne sedevano sui loro troni, due cavalieri alla ricerca di qualcosa. Il destino a volte porta a risultati diversi da ogni speculazione e previsione. Come procederà la storia di Alagaesia dopo la pace?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castigo, Eragon, Galbatorix, Murtagh, Nasuada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Si svegliò quella mattina, uscì dalla sua grotta e andò a lavarsi al ruscello. L’acqua fredda che sgorgava poco più a monte lo risvegliava per le giornate di lavoro dopo notti insonni, piene di incubi del fantasma della ragazza che ama. Indossò i suoi abiti da cittadino comune di un villaggio di montagna e si avviò verso il campo dove stavano facendo il raccolto per l’inverno. Non aveva mai vestito abiti comuni nella sua vita, era nato in una tenuta di proprietà di suo padre vicino a Dras’ Leona, con un titolo nobiliare probabilmente donato all’uomo che l’aveva generato dal tiranno Galbatorix. Non sapeva molto di suo padre, sapeva ancora meno di sua madre, poche notizie sulla sua provenienza nordica dategli dal suo fratellastro Eragon quando avevano scoperto la parentela. L’unica volta che aveva abbandonato la sua camicia era stata la sua fuga dalla Capitale, quando aveva incontrato il Cavaliere del drago blu, si era unito ai Varden e aveva incontrato la principessa Nasuada. L’unica persona che avesse mai amato oltre al suo drago Castigo. Prese la falce e iniziò il suo lavoro che sarebbe durato tutto il giorno e si abbandonò al movimento ritmico. Ma ormai la sua mente era tornata sui ricordi, aveva riaperto un vaso esplosivo…

Si chiese come stesse il suo fratellastro, se fosse riuscito a trovare un posto adatto a draghi e Cavalieri, anche se non aveva saputo di uova schiuse né di lui. In quel villaggio ci si dimenticava facilmente dei problemi, nessuno parlava di nulla se non di lavoro e di campi. Mai una notizia dal mondo esterno, né dalla capitale né dai territori sconosciuti. Ma Murtagh Morzansson aveva cose tremende da dimenticare, da elaborare per lasciarsi alle spalle. Forse non sarebbe bastata la sua vita pluricentenaria da Cavaliere per superare tutto. Arrivò ora di pranzo in quello che sembrò un baleno al ragazzo dagli occhi azzurro-ghiaccio. Poteva non essere nessuno lì, ma quegli occhi è difficile non notarli. Nessuno voleva sedere con lui, pensavano tutti potesse stregare con lo sguardo da stregone del Nord. Se solo fossero stati più colti da sapere che non si può maledire con gli occhi. O meglio, lui poteva, era un Cavaliere ma nessuno sapeva chi fosse prima di arrivare a Mrest o dell’esistenza di un drago rosso nelle grotte nelle montagne sopra al villaggio. Non gli dispiaceva la solitudine, aveva sempre Castigo nella sua mente. Era il moderatore di pensieri, la sua fonte di tranquillità quando era irrequieto a causa del suo passato. Non sarebbe mai sopravvissuto senza il suo drago. Si mise vicino ad un pozzo a mangiare la zuppa del giorno. Intorno non c’era nessuno.
“Fratello. Sei lì?” sentì una voce dire. Non c’era nessuno intorno, in più riuscì a percepire chiaramente una scia magica nei paraggi. Che cosa poteva essere?, si chiese.

“Murtagh.” di nuovo la voce. Non poteva essere, aveva usato il suo nome. Quasi era difficile rispondere a quel nome, voleva che non gli appartenesse più. Eppure rispose, come se tutti quei mesi passati in anonimato fossero stati spazzati via da un refolo di vento.
“chi..?” chiese, accorgendosi che la voce provenisse dal pozzo. Uno specchio d’acqua per la divinazione!

Si affacciò cercando di dimostrarsi disinvolto, timoroso che qualcuno potesse accorgersi del suo comportamento anomalo. Vide il volto di Eragon, con un filo di barba e il suo cuore perse un battito. “Eragon! Come mi hai trovato?” chiese sottovoce, anche se non riuscì a non celare la contentezza nelle sue parole. “Nelle nostre vene scorre se non lo stesso, parte del medesimo sangue. É stato difficile ma alla fine ce l’ho fatta a raggiungerti. Devo darti una cattiva notizia” disse il ragazzo con tono amaro.
“Cosa succede?” il suo cuore perse un battito.

Anche se Alagaesia dovesse tornare un regno governato da un tiranno non mi preoccuperebbe, anche se significherebbe che Nasuada è morta, pensò.
“So quanto tieni a lei…”, il cuore di Murtagh perse un battito per davvero a quella frase, “mi è giunta voce che Nasuada sta male. Dicono che non sopravviverà a lungo. Ecco io… ho pensato che…”, riferì il Cavaliere blu con dolore.

“Dove si trova?!” chiese Murtagh agitato. Parecchi dei presenti nella piazzetta si erano voltati a guardare un ragazzo parlare in un pozzo.
“Credo si trovi da nostro cugino Roran. Non so perché rifugiarsi da lui per una malattia. Quando gli pongo delle domande riguardo Nasuada non risponde. So solo che la sta assistendo Katrina.”

“Ma non è un medico. Rimanere nella capitale sarebbe stato più logico, vista la grande concentrazione dei migliori guaritori! Sarebbe stata anche più vicina per raggiungerla!”, si lamentò Murtagh.
“Fratello, ho promesso di non tornare più in Alagaesia, anche se si tratta di una carissima amica…”, iniziò l’immagine di Eragon ma venne interrotta da Murtagh: “Non importa, andrò io da lei, e farò del mio meglio per salvarla, a costo di scambiare la mia per la sua vita. Per il bene del paese e per la pace. É necessario che la nuova regina non muoia a meno di un anno dalla sua elezione. Parto ora, ci risentiremo fratello!”. Cercò invano di non dimostrarsi preoccupato ed eccessivamente legato alla regina, anche se credeva che già il fratellastro potesse aver intuito l’attrazione tra il Cavaliere rosso e la giovane donna dalla pelle d’ebano. Partì a falcate verso la montagna, avvertendo il drago con la mente nonostante Castigo avesse già percepito tutto, la preoccupazione, il calore nel cuore che non sentiva da tanto, la paura di perdere la sua amata…

 

Salì sul dorso di Castigo, dopo aver rimesso la pregiata sella sul suo Amico per la prima volta in tanti mesi. Volare invece era qualcosa che facevano quasi ogni notte, dopo ogni risveglio da un incubo del Cavaliere. Castigo lo cullava con il volo, gli infondeva ricordi rilassanti.

Quel volo però non fu rilassante, Murtagh era spaventato come non mai. Castigo non osava dirgli nulla, sapeva quanto fosse importante per un individuo come il suo Cavaliere rimuginare sulle sue sensazioni e sui sentimenti. Per troppo li aveva repressi, e da quando poteva essere libero di esprimersi e di sentire, si era ritrovato ad essere incapace di sopportare emozioni forti. Il drago lo aiutava ogni volta ad elaborare, ma stavolta sentì di doverne stare fuori.

 

Perché Roran?, chiese ancora Murtagh, stavolta al suo Compagno. Usavano ancora quello spazio recondito nella mente di entrambi per comunicare. Era stato il loro unico spazio veramente libero a disposizione ed era rimasto dopo la liberazione affettuosamente il canale principale per la loro comunicazione.
Non saprei… sono diventati amici durante la guerra, lo ha nominato Conte di Carvahall, Protettore del Nord… Oppure forse in nome della parentela con Eragon si sente più sicura là…

Lo stomaco del Cavaliere non era mai stato tanto in subbuglio, aspettavano loro sette giorni di volo con poche pause, oppure dieci riposando. Sapeva che Castigo avrebbe fatto il possibile per arrivare il prima possibile, ma non era invincibile nemmeno un drago. In più erano partiti senza provviste, senza un soldo.

Saremo costretti a fermarci a metà strada…, commentò Murtagh valutando le opzioni con il suo Amico.

Dove hai intenzione di fermarti? Là ci conoscono e nessuno vorrà aiutarci…

Andremo nel castello di mio padre e finalmente pretenderò ciò che è mio. Prenderò abiti, denaro, ci rifocilleremo nei miei possedimenti. Non potranno dire no al loro duca, commentò Murtagh scontento all’idea di tornare dopo tanti anni nel luogo di tanta sofferenza, anche se per arrivare da Nasuada.

  
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