Anime & Manga > Mo Dao Zu Shi
Segui la storia  |       
Autore: Sarah_lilith    09/08/2020    1 recensioni
E se una fan di Mo Dao Zu Shi si ritrovasse catapultata nel novel, trovandosi davanti alla possibilità di conoscere e vivere con i suoi personaggi preferiti?
E se si accorgesse di essere lì per una ragione, di essere capitata non in un punto imprecisato, in cui i fatti sono ancora in corso, ma quando tutta la trama si è svolta e la storia procede lenta verso un "vissero felici e contenti"?
E se scoprisse di dover dare il lieto fine a personaggi che non l'hanno avuto, o rendere giustizia e ridare dignità a persone che non l'hanno ricevuta?
- - -
Un nuovo nemico si avvicina e la storia decide di prendere vita per proteggere se stessa e i suoi protagonisti, richiamando un'eroina da un'altro mondo, perché nessuno potrebbe mai eguagliare la sua forza di spirito nel cercare di salvare i personaggi che ama.
Non che lei sia d'accordo...
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Jiang Wanyin/Jiang Cheng, Jin Ling/Jin Rulan, Lan XiChen/Lan Huan, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mi faresti l’onore di diventare mio… ah, lascia stare!

 

 

Giungemmo concordi alla conclusione di dover avvertire tutti i Capi Clan in circolazione, prima di decidere come agire.

Yunmeng e LanLing erano indifese, senza i loro Gran Maestri, mentre Gusu era troppo isolata per ricevere aiuti immediati se presa di mira. Qinghe, invece, aveva un territorio vasto e un esercito sparpagliato lungo tutti i suoi confini, per via della caotica guida del suo Capo Clan.

Nessuna delle Scuole sarebbe uscita illesa, in caso di attacco, ma avrebbero resistito abbastanza a lungo da poter essere soccorse, speravamo. Non che avessimo altre opzioni oltre alla preghiera, al momento.

Un’alleanza sarebbe stata ottima, in quella situazione. Proprio come per la guerra contro i Wen, se i Clan si fossero uniti sotto un’ideale comune per sconfiggere questa imminente calamità, la Sacerdotessa Nera e i suoi scagnozzi non avrebbero avuto scampo.

C’era solo da capire come spiegarlo ai Gran Maestri.

Nonostante il suo evidente malcontento, riuscii a convincere Jiang Cheng che anche Nie Huaisang avrebbe potuto risultarci utile, data l’alta competenza dei suoi soldati più anziani.

-Quelli che lo servono hanno militato sotto Nie MingJue prima di lui, quindi saranno di sicuro i migliori- avevo insistito davanti alle sue rimostranze, sbuffando alla sua smorfia di disappunto -Devi ammetterlo, non possiamo essere schizzinosi in questa battaglia- continuai accomodante, girandomi quando notai una figura avvicinarsi.

Ringraziai con un sorriso la giovane ragazza che ci si approcciò con in mano alcune giare piene d’acqua. Timida, la giovane si ritirò non appena ce le ebbe consegnate, tornando al lavoro.

Io e i due cultori ci eravamo fermati a discutere al limitare della radura, subito dopo la battaglia, accettando i ringraziamenti della gente che, scesa dalle lunghe scale delle palafitte, era giunta ad aiutarci a seppellire i cadaveri. Noi tre eravamo stati esonerati dal lavoro, data la gentilezza che avevamo dimostrato nell’interrompere il nostro viaggio per soccorrere gli abitanti.

Non che mi fossi lamentata, se me lo avessero chiesto, ma maneggiare i corpi morti di chi avevo aiutato a "uccidere" non era nella lista delle mie attività da provare.

Mi bastava il peso confortevole di Thanatos sulle mie spalle per ricordarmi che avevo contribuito io, a quella carneficina che aveva ripristinato la pace. In un modo davvero contorto e inspiegabile, mi sentivo fiera di me.

Abbiamo salvato tutte queste persone, mi dissi con un motto d’orgoglio che mi risaliva lungo la gola. Ora capisco perché i cultori fanno quello che fanno: ho ancora l’adrenalina che mi scorre nelle vene.

La voce di Jiang Cheng, resa roca dalla sete ma ammorbidita dopo il primo sorso dalla borraccia, mi scosse dai miei pensieri e mi costrinse a tornare a prestargli attenzione.

-Non possiamo ancora dire dove e quando voglia attaccare- mi ricordò, incrociando le braccia davanti al petto e smettendo alla buon ora di brontolare per il coinvolgimento di Nie Huaisang -O se voglia farlo- aggiunse poi con una smorfia che gli arricciò le labbra ridicolmente.

Io gli lanciai un’occhiata scettica, non sapendo bene come rispondere. 

Mi rivolsi invece a Jin Ling, che silenzioso finiva tutto d’un fiato la sua giara. Sconsolato, se la rovesciò in gola tirando il capo all’indietro e assaporò le poche gocce che gli caddero sulla lingua, mugolando per il disappunto.

Ridacchiai senza farmi vedere e gli porsi la mia borraccia, scuotendo il capo quando fece per protestare. 

-E cos’altro dovrebbe fare con tutti quei cadaveri?- domandai mentre Rulan mi sfilava dalle mani il contenitori e ne beveva un sorso, sorridente. Sembrava più grande dei suoi quindici anni, in quel momento, i capelli spettinati e le guance rosse per lo sforzo.

Eppure è così giovane, mi dissi rammaricata. E ha visto così tante cose, perdendone altrettante. Il bruciore alla bocca dello stomaco si fece intenso pensando a quante ne aveva dovute passare quel ragazzino.

Ritornando intristita a guardare Jiang Cheng, notai che aveva gli occhi piantati sul mucchio di corpi pronti per la sepoltura. Le sue iridi grigio-violette si schiarirono quando si voltò verso di me per rispondermi, ancora pensieroso.

-Potrebbe essere l’ennesima distrazione dal suo vero piano- ipotizzò scettico, alzando le spalle come per giustificare la sua vaghezza -Per quanto ne sappiamo potrebbe avere tutt’altro in mente- proseguì poco convinto.

Nessuno di noi sapeva dove sbattere la testa, dopo le recenti rivelazioni. Se la fantomatica Sacerdotessa era riuscita ad ingannarci così a lungo, cosa le avrebbe impedito di rifarlo?

-Pensi che la lettera di minaccia e il rapimento centrino con tutto questo?- domandai allora, esponendo un dubbio che mi affliggeva da giorni.

Non avevo dimenticato la spinosa faccenda che ci aveva portato a litigare furiosamente settimane prima. O meglio, che aveva portato me a lanciargli addosso qualunque oggetto contundente avessi la forza di sollevare e lui a schivarli per non morire vergine, o quasi.

Nonostante non avessi scordato che qualcuno aveva tentato prima di spaventarmi e poi di rapirmi, coinvolgendo nei suoi piani anche Elisa ed una donna innocente che ci aveva rimesso la vita, la cosa era passata in secondo piano. Con tutto quello che avevamo dovuto affrontare di recente, un’anonima minaccia a mio nome non era stata la prima delle mie preoccupazioni.

Ora che la Sacerdotessa Nera aveva dimostrato il suo acume, però, i sospetti si addensarono nella mia mente come fumo scuro. I punti si stavano ricollegando, ed io sperai ingenuamente che ad unirli non fosse la corda che mi avrebbero legato al collo per impiccarmi.

Jiang Cheng mi rivolse una delle sue occhiate più incoraggianti e si avvicinò abbastanza al mio corpo da sfiorarmi la fronte con le labbra. Mi posò le mani sulle guance e, facendomi piegare il capo in modo da costringermi a guardarlo negli occhi, posò un bacio lieve sulla pelle chiara, sussurrandomi la sua risposta.

-Non lo escludo- mormorò a contatto con la mia fronte. 

Nelle sue parole lessi un implicito avvertimento, quasi mi stesse cercando di dire silenziosamente di non tentare uno dei miei tipici colpi di testa che mi avrebbero messo in pericolo.

La sua stretta attorno al mio viso si fece così apprensiva che le sue unghie mi graffiarono la carne tenera sotto gli zigomi. Mi impedii di sussultare e gli artigliai i gomiti con altrettanta veemenza.

Passai alcuni secondi a crogiolarmi in quel calore confortante, prima di ritornare in me scuotendo la testa per concentrarmi.

-Torniamo a casa- sussurrai staccandomi dal suo abbraccio e raggiungendo suo nipote per lasciargli una carezza sulle testa, risistemandogli al contempo le ciocche scompigliate. Volevo alleggerire la tensione creata, ma l’angoscia non si dissipò nemmeno allora.

Perché sembra sempre un addio, quando fa così?

Uno stretto nodo alla gola mi impedì di deglutire per tutto il viaggio di ritorno.

 

 

Giungemmo a Yunmeng molto più in fretta di quanto mi aspettassi. 

Viaggiare sulle spade velocizzò il nostro viaggio, certo, ma portò anche un’enorme stanchezza sulle spalle di Jin Ling, che a malapena si reggeva in piedi. Sbadigliando, lo vidi cercare di tenere gli occhi aperti mentre suo zio ordinava alle guardie di aumentare la sorveglianza ai confini.

-Va a riposare- gli sussurrai sfiorandogli premurosa il viso e dando un buffetto affettuoso a Fata perché conducesse il proprio padrone in camera. Il cane abbaiò in assenso sotto al mio sguardo e fece qualche giro su se stesso, impaziente di svolgere il proprio incarico.

Rulan tentò di protestare debolmente, infastidito dall’essere stato relegato nelle sue stanze e quindi esonerato dall’azione, tuttavia la stanchezza ebbe la meglio.

Il suo potere spirituale deve essersi esaurito volando, mi dissi vedendolo deambulare come un ubriaco lungo il corridoio.

Una volta che mi fui assicurata avesse raggiunto la sua stanza, seguii Jiang Cheng fino alla sala principale, dove alcuni dei suoi più fidati sottoposti lo attendevano sulle spine. 

La passerella che conduceva al trono era costeggiata da due file di sedute, comodi posti dove chi faceva parte della sua corte interna poteva accomodarsi per ascoltare i suoi ordini.

C’erano circa quindici persone presenti quando facemmo il nostro ingresso. Al nostro arrivo, tutti loro si alzarono per salutarci, inchinandosi rispettosamente al nostro passaggio.

Le loro tuniche violette erano pulite e ben stirate, a differenza dei nostri abiti anonimi e stracciati. Non ci eravamo nemmeno tolti i vestiti che avevamo usato sotto copertura, prima di ricevere i nostri ospiti. L’emergenza aveva la priorità.

Il Gran Maestro si sedette composto sulla sedia rialzata grazie ad un palchetto accessibile da alcuni scalini e mi fece cenno di seguirlo. Io rifiutai stoicamente di far altro che accostarmi alla sua figura, rimanendo in piedi al suo fianco mentre lui cominciava a parlare.

-Ci stiamo preparando ad un attacco- esordì senza mezzi termini, il gomito destro in bilico sul bracciolo di legno e le nocche del pugno chiuso che reggevano il mento.

Un brusio stupito riempì la sala, quando i presenti ebbero elaborato l’affermazione del loro Capo Clan. Nessuno si azzardò a dire nulla, in ogni caso. Sapevano troppo bene quanto poco fosse paziente il loro Gran Maestro.

Davanti ai suoi sgomenti soldati, Jiang Cheng assunse un’espressione corrucciata, quasi densa, che gli accartocciò il viso in una smorfia rancorosa. La rabbia che gli lessi in volto non era giustificata, ma seppi dalle reazioni degli uomini che era così che abitualmente gli appariva dinnanzi.

Incazzato senza motivo, insomma

Forse era una sua prerogativa caratteriale, eppure mi domandai se la mia apparizione non l’avesse ammorbidito troppo. In mia presenza, raramente assumeva tale atteggiamento. 

Essendo conscio di rischiare la vita ogni qualvolta provava a contraddirmi, si era abituato a trattarmi da pari e a non esagerare con la violenza, che fosse verbale o fisica. 

Ma coi suoi soldati la faccenda era diversa. Con loro avrebbe sempre mantenuto la sua maschera d’orgoglio e d’odio.

-Calmatevi, signori- ordinai perentoria quando il brontolio generale divenne troppo chiassoso, bloccando ogni chiacchiera sul nascere. Straordinariamente parve funzionare, perché i cultori presenti si zittirono all’istante e attesero una qualche spiegazione, impazienti.

Se prima mi avevano sempre trattato con gentilezza nella speranza di compiacere il proprio Lord o per semplice simpatia, ora mi trattavano come se fossi la loro Gran Maestra. Da dove viene tutto questo immotivato rispetto? La notizia del mio contributo in battaglia si è già sparsa?

La voce profonda di Jiang Cheng cancellò i miei timori, così come il suo sorriso sarcastico che non prometteva nulla di buono spazzò via la mia tranquillità. 

-La mia consorte vi spiegherà le nostre preoccupazioni- disse mellifluo, il viso disteso nell’espressione tipica del gatto che si è mangiato il canarino. Un altro suo usuale comportamento che nel libro non ero proprio riuscita a sopportare, trovandolo odioso e irritante.

Non era certo quello il momento di controbattere, ma la sua totale assenza di tatto mi costrinse a lanciarli un’occhiata ammonitrice che stava a significare qualcosa come "Di questa faccenda della consorte ne parleremo dopo". Per il momento mi limitai ad ammonirlo con gli occhi e prendere parola.

-Sappiamo solo che colei che si fa chiamare la Sacerdotessa Nera ha radunato un esercito ed ha intenzione di conquistare i Clan… ma non siamo certi dei suoi effettivi piani- dissi, ignorando gli sguardi avidi che mi divoravano da quando Jiang Cheng aveva iniziato a parlare al plurale come se fossimo sposati.

Ah beh, per i loro canoni lo siamo, pensai isterica, rendendomi conto solo in quell’attimo di ciò in cui mi stavo imbarcando. Scossi la testa e incrociai le braccia al petto, socchiudendo gli occhi mentre sospiravo pesantemente. 

-Il punto è che non siamo pronti ad un assedio, quindi questo sarebbe il momento perfetto per tirare fuori delle splendide idee, grazie- borbottai con una specie di smorfia preoccupata in volto, più simile ad un ghigno sarcastico che ad un sorriso. 

Questa mia affermazione scatenò un’altra ondata di sussurri, questa volta incentrati su possibili strategie militari e alleanze improvvise. Molti si dissero concordi al nostro piano, ovvero quello di attendere e reagire di conseguenza in caso di attacco, altri erano invece di diversa opinione.

-Dovremmo estirpare questo male alla radice- gridò uno degli ospiti nel tentativo di sovrastare il brusio dei colleghi -Se l’avessimo fatto anche per quel cane del Patriarca di Yiling, a quest’ora non sarebbe ancora in circolazione- aggiunse con rammarico, alzandosi in piedi e osservando chi lo circondava in attesa di sostegno.

Vidi alcuni annuire convinti in accordo, ma la maggior parte dei presenti preferì attendere che parlassi prima di esprimere il proprio giudizio in merito. Dalle occhiate che mi lanciavano, sembrava aspettassero solo che gli dicessi cosa pensare.

-É di mio cognato che stai parlando- mi limitai a ribattere scrollando le spalle -Ti consiglio di cucirti la bocca- ringhiai minacciosa. L’improvviso desiderio di difendere il personaggio che mi aveva accompagnato durante la lettura mi fece ribollire il sangue nelle vene.

Questa mia presa di posizione fu accolta con alcuni versi indignati accompagnati da un lungo silenzio incredulo. 

Sapevo che quasi tutti i presenti avevano un motivo o due per detestare Wei Ying, ma questi erano affari loro, non miei. Io ero sempre stata convinta che Wei WuXian non avesse avuto torto nella maggior parte delle sue scelte.

Certo, aveva fatto i suoi errori, ma condannarlo a vita per questo mi pareva un tantino esagerato.

Per nulla stupita da quella reazione scontata mi arrischiai a lanciare uno sguardo al cultore al mio fianco che, forse per la prima volta da quando ci conoscevamo, dovete piegare la testa all’indietro per guardarmi. Essere in piedi vicino a qualcuno di seduto aveva i suoi vantaggi.

Jiang Cheng non sembrava infastidito dal mio voler prendere le difese di suo fratello, eppure un lampo di sorpresa gli attraversò gli occhi chiari. Lo vidi ghignare apertamente davanti alla mia ammissione e capii che ormai tornare sui propri passi e ritirare la parola "cognato" era impossibile.

Quando incrociò le mie iridi, si limitò a sollevare le spalle con leggerezza, quasi volesse dire che non gli dispiaceva e che non aveva nulla da aggiungere. "Occupatene tu" pareva dire.

É fin troppo compiaciuto dalla cosa, però, pensai, sconsolata dal suo infantilismo.

-Mia Signora- mi richiamò una voce dalla sala, portando il mio sguardo sull’uomo che tastava di attirare la mia attenzione sollevando un braccio. Un po’ mi venne da ridere, ma non osai confessargli che assomigliava davvero tanto ad un bimbo che alza la mano per chiamare la maestra.

-Parla- lo esortai facendogli cenno di continuare. 

Lui si alzò con calma e si portò il pugno chiuso davanti alla bocca e tossicchiò, assicurandosi così che tutti lo stessero ascoltando. Se poco prima la sala era già per una buona metà attenta, ora tutti pendevano dalle sue labbra, ansiosi di sentire che aveva da dire.

-Essendo in così buoni rapporti con il… l’altro erede di Yunmeng- si corresse all’ultimo secondo, riservandomi un sorriso di scuse incerto ma sincero -Potreste chiedere il suo sostegno durante questa battaglia. Dopo tutto, anche lui pratica le arti demoniache, potrebbero risultarci quantomeno utili- suggerì guardando non solo me ed il suo Capo Clan, ma allargando le braccia davanti alla sala e aspettando i parerei dei sui colleghi.

Combattere un negromante con un altro negromante in uno scontro diretto? mi domandai riflettendoci. Non è una brutta idea, avrei dovuto pensarci.

 

 

 

 

ANGOLINO D’AUTRICE
Ok, è un po’ corto rispetto agli altri e la chiusura di sto capitolo non mi sconquiffera per nulla, ma accontentatevi, presto ci sarà la guerra! (perché questo dovrebbe rassicurarvi non lo so ma vabbè)
So che state avendo fin troppa pazienza, ma se siete arrivati fino qui vi meritate un abbraccio e del cioccolato, davvero. Non so come ringraziarvi :)
Jiang Cheng è fin troppo simile al pavone, ma so che dentro di se sta facendo la ruota perché Cristina l’ha praticamente definito suo marito. Non è ufficiale, ma anche Wei Ying e Lan Zhan hanno aspettato prima di sposarsi con tanto di cerimonia ecc. no?
Comunque non vedo l’ora di pubblicare il prossimo, dato che … ah, niente spoiler. Grazie di avermi sopportata, vi mando un abbraccio. Ah, ora che mi ricordo: ignorate gli errori please, capita anche alle migliori ;)

Un bacio a tutti, Sarah_lilith

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Mo Dao Zu Shi / Vai alla pagina dell'autore: Sarah_lilith