Serie TV > Skam Italia
Segui la storia  |       
Autore: babykit87l    09/08/2020    2 recensioni
Martino e Niccolò stanno insieme ormai da sette anni, finché un evento traumatico non cambia le loro vite stravolgendole. Sarà dura tornare alla vecchia vita o forse l'unica soluzione è considerare la possibilità di iniziarne una nuova.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 9   

 

 

Niccolò si svegliò di soprassalto, respirando a fatica. Martino lo sentì e si alzò a sedere sul letto; gli prese il volto tra le mani e fissò il suo sguardo, ancora assonnato, su di lui, malgrado il buio della stanza. 

“Shhh. Va tutto bene. È solo un incubo. Respira. Dai, tranquillo. Respira.” 

Niccolò seguì le indicazioni del ragazzo e nonostante le lacrime che proprio non riusciva a trattenere, poco dopo riprese a respirare normalmente e si calmò. Martino lo fece sdraiare abbracciandolo stretto a sé.  

“Non ce la faccio più. Voglio ricordare tutto e smetterla con questi incubi terribili.” 

Martino si morse il labbro e decise di parlare. Il tempismo, magari, non era perfetto, ma se qualcosa di vagamente buono poteva uscire da questa situazione… Perché non farlo?  

“Nì, ho pensato di chiamare il tuo terapeuta e farti aiutare da lui. Possiamo vedere insieme tutti i posti importanti della tua vita, ma non basta. Hai bisogno di un sostegno psicologico che io non posso darti, per aiutarti a superare il trauma.” 

Niccolò rimase poi in silenzio per un po’, tenendosi ben saldo al petto del ragazzo. Valutò la proposta di Martino e alla fine a malincuore accettò, anche se significava ricordare un trauma così importante come un’aggressione. “Okay...” 

Martino lo sentì ancora teso nel suo abbraccio e gli diede un colpetto sulla spalla con un verso interrogativo. “È che è passata una settimana e non ricordo ancora nulla. Perché?” 

“Sei bloccato e probabilmente è per via del trauma. Però non sforzarti più di quanto non serva. È passata  solo  una settimana.” 

“Sì, ma mi sembra assurdo. Non posso essermi dimenticato di qualcuno con cui chiaramente volevo passare la vita, se viviamo insieme.” 

“Ma smettila... non dobbiamo mica timbrare il cartellino. Te l’ho detto anche ieri: hai tutto il tempo del mondo.”  

“Ma non è giusto per te... lo vedo che ci stai male anche tu.” 

“No, per niente. Mi fa strano che non ricordi, ma da quando hai detto di volerti ricordare di me mi è importato solo di questo. Nico, quando mi hanno detto che eri in ospedale, mi sono sentito morire dentro, ho avuto una paura tremenda di perderti. E invece sei qui e sei vivo, non ricordi è vero, ma su questo ci possiamo lavorare. Ora riposati. Cerca di rilassarti un po’.” 

Niccolò chiuse gli occhi e si lasciò completamente andare nell’abbraccio di Martino, come la sera precedente e incredibilmente si riaddormentò. Martino non avrebbe voluto dormire invece, per poter vegliare su di lui, ma alla fine la stanchezza prese il sopravvento e crollò nel sonno anche lui.  

Quando si risvegliò era mattina inoltrata e Niccolò non era in stanza. Evidentemente si era svegliato prima di lui e si era alzato. Sarebbe rimasto sotto le coperte ancora un po’, ma decise di alzarsi e andare a cercarlo, non si sentiva tranquillo non vedendolo in stanza. Lo trovò sul terrazzino, sulla panchina che avevano scelto insieme a Eleonora e Filippo, insieme a una quantità di piante che avrebbe potuto competere con una serra. Si avvicinò andandosi a sedere accanto a lui.  

“Buongiorno!” Attirò la sua attenzione che fino a quel momento era fissa sul telefono. “Che guardi?”  

“Continuo a guardare foto e a leggere conversazioni su Whatsapp, ma non scatta niente.” 

“Magari non è quello che serve per ricordare. Dai, faccio un caffè e poi chiamo il tuo psicologo, magari riesce a riceverti oggi stesso.” 

“Non dovevamo andare al Consultorio?” 

“Possiamo farlo domani. Questo è più importante. Il tuo lavoro non scappa, tranquillo.” 

Niccolò annuì, abbassando lo sguardo. Martino sapeva che stava imponendo la sua volontà, cosa che si era sempre ripromesso di non fare, perché lui non era Maddalena e mai avrebbe voluto essere paragonato a lei, ma stavolta era troppo importante e non c’era spazio per discussioni... Niccolò aveva bisogno di aiuto, questa storia dell’amnesia lo stava consumando dentro e Martino non ce la faceva più a vederlo così turbato. Non sarebbe andato avanti ancora per molto.  

Chiamò il terapeuta e l’uomo gli diede appuntamento per quello stesso pomeriggio. Si trattava di una situazione di emergenza e sapeva che era importante lavorarci il prima possibile. Avevano aspettato fin troppo, era stato l’ammonimento del dottore.  

Per il resto della mattinata, Martino aveva dovuto lavorare al computer per la rubrica e Niccolò era rimasto silenzioso e irrequieto in casa. Continuava a sbuffare e a muoversi tra il salone e la stanza degli ospiti, trafficando tra gli oggetti di casa. Sembrava non avere pace. 

Mentre erano in viaggio verso lo studio dello psicologo, Niccolò era ancora visibilmente nervoso. 

“Sei agitato?” Chiese Martino alla guida dell’auto. 

“Un po’. Lui mi segue da tanto?” 

“Beh sì, da circa sei anni. Durante il mio ultimo anno di liceo, mi avevi confidato che non ti trovavi più molto bene con la persona che ti seguiva, così grazie allo psicologo della scuola ne abbiamo trovato un altro-” 

“Lo psicologo della scuola?” 

“Sì il dottor Spera. Lui è stato fondamentale per me gli ultimi due anni di liceo.” 

“In che senso?” 

“Mi ha davvero aiutato quando ho fatto coming out e poi quando ho scoperto del tuo disturbo, dopo Milano. E ci siamo sempre affidati a lui finché siamo stati a scuola.” 

“E questo terapeuta ce l’ha consigliato lui?” Martino sorrise della genuina curiosità che Niccolò mostrava sul loro passato. 

“Sì, era un suo amico di università. Ma fidati è davvero bravo, con lui hai fatto tanti progressi.” 

“Tipo?” 

“Tipo che sono almeno un paio d’anni che non hai una crisi maniacale.” 

“Okay, mi hai convinto.” Sorrise anche Niccolò, il primo sorriso della giornata. 

Quando arrivarono attesero il loro turno sugli sgabelli e Niccolò sembrò di nuovo in ansia. Martino gli prese una mano, stringendola nella sua, e Niccolò chiuse gli occhi con un sospiro profondo. 

“Entri con me? Non vorrei stare da solo lì dentro.” 

“Se per il dottore va bene, certo! Altrimenti ti aspetto qui e sarò qui quando uscirai dalla seduta.” 

Nel frattempo un uomo che poteva avere più o meno l’età di suo padre, sulla sessantina, uscì da una delle salette e si avvicinò ai due. Martino aveva già avuto modo di parlare in più di un’occasione con lo psicologo di Niccolò, essendoci stati momenti in cui era stata necessaria la sua presenza durante le sedute. Eppure quell’uomo riusciva ancora a metterlo in soggezione, forse dato dal fatto che si ostinava a dare del Lei ai suoi pazienti, con quella sorta di distacco fin troppo professionale. O più probabilmente era proprio per via del lavoro che faceva, esattamente come succedeva con Spera, sebbene con lui si trattasse anche del suo modo spartano e anticonformista di approcciarsi al ragazzo. 

“Ciao Niccolò, so che non ricorda, ma sono il dottor Rizzo. Venga pure...” 

“Salve. Può entrare anche Martino?” 

“Dopo sì. Ora vorrei parlare con Lei da soli.” 

Niccolò lo guardò, mordendosi il labbro inferiore e deglutì in ansia. Martino cercò di infondergli coraggio e tranquillità con lo sguardo, per poi prendergli le mani e sorridergli teneramente. “Andrà tutto bene. Io rimango qui. Non me ne vado.” 

“Okay...” Niccolò prese un respiro e seguì l’uomo nella stanzetta, lasciando fuori Martino che prese immediatamente il telefono in mano per distrarre la mente e passare il tempo.  

Scrisse un messaggio a Giovanni per dirgli di portare pizza e birra per quella sera e controllò le mail, ma a parte qualche pubblicità, non c’era nulla di nuovo. Rimise il telefono in tasca e osservò l’ambiente dello studio. C’erano diversi libri di psicologia e alcuni soprammobili di manifattura, forse souvenir portati da chissà quale posto lontano. Si alzò e andò vicino alla libreria, iniziando a leggere i vari titoli finché uno in particolare non attirò la sua attenzione: Prima o poi l’amore arriva di Stefano Benni. Sorrise ripensando a quella poesia sulla giraffa che era diventata un chiaro simbolo del loro amore. Lo aprì e lo sfogliò finendo su una delle ultime pagine dove lo colpì una delle poesie, perché in qualche modo gli ricordava proprio Niccolò e il modo in cui viveva il suo disturbo e i momenti più bui. O almeno come lui lo raccontava. 

Sono Stefano Benni  

sono momentaneamente assente  

dalla mia mente  

vi prego di lasciare  

il vostro nome e cognome  

e un numero o come  

cazzo rintracciarvi  

non appena avrò ripreso  

il controllo dei nervi  

sarà mia premura  

richiamarvi. Vi prego  

di non fare pernacchie  

né rutti o parolacce  

né fare i brillanti per dire  

qualcosa di speciale  

che mi consoli. Sto male  

Parlate  

subito dopo il segnale  

Quando stava male Niccolò non voleva nessuno accanto, non voleva sentire nessuna parola di conforto e Martino aveva imparato nel tempo a stargli vicino senza dire niente, cercando di non far sentire l’altro soffocato anche solo dalla sua presenza, seppur silenziosa. Era stata dura riuscire a capire come fare, il suo istinto cercava sempre di prevalere e ogni volta doveva mordersi la lingua per evitare di fare domande alle quali, con molta probabilità, Niccolò non solo non sapeva come rispondere, ma che lo finivano per irritarlo ancora di più. Spingerlo a parlare non era stata mai la soluzione.  

Tornò a sedersi sullo sgabello con il libro in mano e continuò a leggere alcune pagine. Non era proprio il suo autore preferito, però quel libro lo stava colpendo e decise di segnarsi il nome e comprarlo per rimpolpare la libreria di casa. Aveva appena finito di appuntarselo, quando il dottor Rizzo uscì e gli fece cenno di entrare. 

Quando varcò la soglia della stanza, il suo sguardo si posò subito su Niccolò che, a testa bassa e con un piede che batteva a terra, lo attendeva sul divano. Si sedette accanto a lui e il medico prese la parola, dando indicazioni sulla terapia che avrebbero seguito e sui farmaci che avrebbe dovuto prendere. Martino ascoltò in parte quello che stava dicendo, perché la sua attenzione era rivolta a Niccolò: sembrava in un altro mondo, completamente assente. Rimasero nello studio ancora per qualche minuto e Martino ne approfittò per chiedere al terapeuta se la loro idea di ripercorrere i luoghi della sua vita fosse buona.  

“Lo è... anzi, vorrei che me ne parlasse poi Niccolò quando andrete. Magari iniziamo la prossima settimana?” 

“Va bene...” Fu la risposta appena sussurrata di Niccolò, prima di alzarsi e salutarlo, ringraziandolo e uscendo dalla stanza senza voltarsi indietro. 

Martino lo seguì velocemente fino alla macchina, dove lo trovò appoggiato e con lo sguardo rivolto alle scarpe.  

“Ehi...” Quando Niccolò non si mosse, si avvicinò un po’ di più. “Non è andata bene la seduta?” 

“In realtà sì... Però mi ha detto che ricordare sarà doloroso a livello emotivo e non so se voglio. Perché dovrei ricordare qualcosa che mi fa star male?” 

Martino stette in silenzio e cercò le parole giuste. “Una volta ho letto da qualche parte, non ricordo dove, che noi siamo la somma di tutte le nostre esperienze, belle e brutte. Magari ti farà male, però con quei ricordi dolorosi ci sono anche tutti quelli belli, che riguardano noi e la nostra relazione. Quindi magari è un prezzo da pagare per riavere tutto.” 

“Scommetto che non eri così saggio quando ci siamo conosciuti, vero?” 

Martino sorrise e scosse la testa. “Per niente. Sei sempre stato tu quello maturo.” 

“Ne dubito... Mi starai accanto però, giusto?” 

“Sempre!” Rispose prendendo il suo volto tra le mani e poggiando la fronte alla sua. 

Nel tragitto del ritorno decisero che ogni giorno lo avrebbero dedicato a un posto diverso e che era stato importante per la loro relazione e nella vita di Niccolò in generale. Il ragazzo avrebbe scritto su una sorta di diario tutte le sensazioni e le emozioni che quel determinato posto gli suscitavano e le avrebbero analizzate insieme al terapeuta di settimana in settimana. Così come per gli incubi. 

Quando arrivarono a casa, trovarono sul pianerottolo Giovanni insieme a Filippo, Eva e Sana, quest’ultima seduta a terra con le gambe stese. C’era anche Ibra al telefono poco distante dall’altra parte del pianerottolo, che borbottava qualcosa in francese. 

“Non dovevamo essere solo noi?” Chiese a Giovanni, stupito dalla presenza di tutti i loro amici lì davanti la porta di casa. 

“È questa la tua accoglienza, teso’?” Subito Filippo lo riprese con un sorriso. 

“Ma figurati, sono contento... è che non me l’aspettavo...” Rispose Martino aprendo la porta d’ingresso e facendo accomodare tutti, specialmente Sana, aiutandola ad alzarsi e a mettersi sul divano. 

Giovanni posò le pizze sul tavolo della cucina mentre ripose le birre già fredde in frigo, per evitare che si scaldassero. Niccolò si avvicinò al ragazzo un po’ intimidito. 

“Che pizze hai preso?” 

“Un po’ miste ma tranquillo, le tue preferite le ho prese. Funghi e prosciutto qui e salame piccante in questa.” 

“Sono le mie preferite...” 

“Lo so, zì prendi sempre queste da quando ti conosco.” 

Martino li osservò e per un momento gli sembrò quasi di tornare indietro di appena poche settimane prima che quell’incubo si realizzasse.  

“Ehi Marti, mi aiuti ad alzarmi? Devo andare al bagno...” Sana richiamò la sua attenzione, allungando le mani verso il ragazzo. 

“Certo! Ma quanto manca ancora?” 

“Sono all’ottavo mese ormai quindi poco, spero... inizio a sentire il peso di questa gravidanza.” 

“No, tu senti il peso del fatto che sei in maternità e non puoi lavorare.” 

“Fa differenza? Non vedo comunque l’ora di partorire!” 

Quando Sana entrò in bagno, vide Niccolò in mezzo alla stanza, Eva e Giovanni parlavano con Filippo e Ibra era nuovamente al telefono. Gli diede l’impressione di essere spaesato e fuori contesto, un po’ come quando ci si ritrova a una festa e non si conosce nessuno. 

“Tutto bene?” Chiese, avvicinandosi e stringendo piano il braccio del ragazzo. 

“Penso di sì. Quello chi è?”  

Martino seguì l’indicazione di Niccolò e vide che si stava riferendo a Ibra. 

“È il marito di Sana. Si sono sposati poco più di un anno fa. Moralmente io e te siamo i testimoni di Sana.” 

“Moralmente?” 

“Ci siamo sposati con il rito musulmano quindi erano necessari due maschi musulmani per fare da testimoni.” Intervenne Sana, uscita dal bagno, sentendo i due parlare del suo matrimonio. 

“Ci sono foto o video? Magari mi può aiutare vederli...”  

Sana annuì con un sorriso. “Certo! Vieni intanto ti faccio vedere qualcosa dal telefono però devo stare seduta che non ce la faccio a stare troppo in piedi.” Prese la mano di Niccolò e si sedettero vicini sul divano. Martino andò in cucina e prese un bicchiere d’acqua dal frigo, non accorgendosi di Giovanni che l’aveva seguito. “Com’è andata al consultorio?” 

“Non ci siamo andati. Gli ho parlato del suo psicologo e siamo andati da lui.” 

“Per questo è così moscio?” 

“Già... però abbiamo fatto dei passi avanti.” 

“Cioè?” 

“Dormiamo insieme e stanotte ha voluto che ci addormentassimo abbracciati.” Confessò con un sorriso timido ma chiaramente felice.  

“Ah...” fu il commento di Giovanni. 

“So che sembra nulla, ma se pensi che quando si è svegliato non voleva nemmeno parlarmi. È un passo avanti. E continua a ripetermi che vuole ricordarsi di me.” 

“No, per carità. Pensavo qualcosa di più concreto. Ma è un’ottima notizia.” 

“Sì, io sono felice di questo. Poi da domani iniziamo il giro di tutti i posti importanti quindi... chissà...” 

“Okay, ora la mia notizia. Vieni di là così la dico a tutti.” 

“Che notizia?” Borbottò Martino, mentre entrambi tornarono in salone.  

Giovanni prese la parola facendo cenno a Eva di avvicinarsi a lui.  

“Allora, visto che più o meno ci siamo tutti, abbiamo una notizia importante da darvi.” 

“Oddio, Eva è incinta?” Chiese Sana, con quell’espressione ammonitrice che tutti temevano. 

“No!” Giovanni rispose prontamente. “No, vero?” Si rivolse poi alla ragazza. 

“No, Gio ti pare?”  

“Allora finalmente vi sposate?” Chiese Filippo, eccitato all’idea. 

“No, non esageriamo eh...” Eva intervenne, con la faccia semi-sconvolta, suscitando l’ilarità di tutti i presenti. 

“Eh vabbè anche meno Eva, che ti fa schifo l’idea di sposarmi?” 

“Ma smettila...” 

“Vabbè ce lo dite o è un quiz?” Martino era già spazientito. 

“Io ed Eva andiamo a vivere insieme!” Sia Giovanni che Eva avevano un sorriso a tutta faccia. 

Tutti rimasero in silenzio per un momento, finché non prese la parola Martino. 

“Tutto qui? E siete convinti? Sapete com’è, dopo cinqu’anni che state insieme, potrebbe esse presto...” Disse, sarcasticamente. 

“A Martì, che palle che sei. Non tutti sono pronti a 18 anni come te. Per noi è un grande passo.” 

Martino sorrise e si avvicinò per abbracciare entrambi. “Io sono contentissimo per voi.” 

“Stronzo!” Rispose Eva, ricambiando la stretta.  

Anche gli altri si avvicinarono e li abbracciarono, congratulandosi per la decisione, tranne Sana che attese che fossero loro ad andare da lei sul divano e Niccolò che rimase in disparte, lo sguardo fisso altrove e le labbra chiuse in una linea sottile. 

Martino lo osservò e gli tornò in mente una frase che gli spezzò il cuore.  Non basta stare con gli altri per non sentirsi soli, è la tua testa che si sente sola . Era chiaro per Martino in quel momento che Nico stesse vivendo questa sensazione. Perché queste persone nella stanza erano sì loro amici, ma per lui non lo erano, non ancora. E ricordava perfettamente quando gli aveva spiegato come si sentisse, anche con 50 persone intorno  e tu sei lì solo con la tua testa . 

“Nico!” Lo richiamò, prendendogli la mano. “Vieni dai, aiutami a tagliare la pizza, così ceniamo.” 

Niccolò sembrò riprendersi e con un sorriso lo seguì in cucina.  

Il resto della serata passò in armonia e serenità e quando alla fine tutti si congedarono, Niccolò rimase dentro, mentre Martino scese con gli altri per buttare i cartoni della pizza. Niccolò crollò sul divano, chiudendo gli occhi, nella stanza improvvisamente vuota. 

Riaprì gli occhi, sentendo Martino rientrare in casa e cominciare a raccogliere i piatti e i bicchieri di plastica con cui avevano optato per mangiare, raccogliendo il casino che il gruppetto di amici aveva fatto. “Ehi, dai ti aiuto." Niccolò si alzò in piedi. 

“Hm?” Martino gli lanciò un’occhiata. “No tranquillo faccio io, non ti preoccupare.” 

“Non mi dispiace-” 

“Davvero, non è un problema. È stata una giornata impegnativa.” 

Martino si sentì osservato mentre si aggirava per la stanza, pulendo i vari punti dove avevano sostato i ragazzi.  

“Posso mettere un po’ di musica?” Chiese Niccolò, andando verso lo stereo posizionato sulla madia in rovere, che avevano preso dal vecchio studio del papà di Eva. 

“Certo! Metti la riproduzione casuale...” 

“Senti ma... esiste ancora Earl Sweatshirt?” 

Martino sorrise al ricordo di quando gli parlò la prima volta di quel rapper che aveva definito ‘il più matto, il più maledetto di tutti’ e gli aveva fatto ascoltare una sua canzone. “Sì, esiste, ma non lo ascolti più.” 

“Perché?” 

“Boh, hai cambiato genere... credo.” 

“E che musica ascolto?” 

“Ora per lo più indie, tipo i Pinguini Tattici Nucleari.” 

“Mai sentiti...” Così li cercò nelle playlist e fece partire alcune canzoni del gruppo, rimanendo incantato dalla musica. Effettivamente avevano un bel sound e gli stava piacendo.  

Quando dallo stereo partì ‘Ridere’, Martino iniziò a canticchiarla e Niccolò si incantò a guardarlo finché il ragazzo non si accorse del suo sguardo addosso e piegò la testa di lato come a chiedere se andasse tutto bene e Niccolò si avvicinò prendendogli la mano. “Mi concedi questo ballo?”  

Martino sorrise, abbassando la testa e il suo stomaco si strinse, mentre le braccia si incrociarono intorno al collo di Niccolò e le mani di quest’ultimo trovarono il loro posto sui fianchi dell’altro. Ci volle un attimo a trovare il ritmo giusto anche se si stavano a malapena muovendo, limitandosi ad ondeggiare sul posto.  

“È bello! Tutto questo intendo...” 

“Sì, lo è davvero.” Rispose Martino, riscoprendo una familiarità che stava sentendo scivolare via da giorni. “Mi mancava...” 

La musica era finita ed era già partita un’altra canzone, ma l’unica cosa che Martino riusciva a sentire era il respiro caldo di Niccolò sul collo. Bastava quello, a dargli brividi a cui aveva temuto di dover rinunciare. Lasciò che la fronte si abbandonasse sulla spalla di Niccolò, giusto per un momento. E senza nemmeno rendersene conto erano praticamente saldi l’uno all’altro. E non stavano più ballando. 

“Sei bellissimo stasera.” Il sussurro di Niccolò si infranse sulla pelle del collo, dove Martino con quel minimo di lucidità che ancora teneva registrò la pressione delle labbra del ragazzo.  

“Che stai facendo?”  

Niccolò alzò la testa ed erano così vicini che sarebbe stato difficile fare qualsiasi movimento che non fosse baciarsi, anche solo sporgendosi appena. E fu esattamente ciò che fece Niccolò. Una pressione decisa ma veloce delle labbra, quasi casta, così rapida e repentina che a Martino ricordò quel primo sfioramento sott’acqua. Si allontanò di poco per poi posare ancora le labbra sulle sue, una seconda e poi una terza volta, più lunga e lenta, tanto che Martino contraccambiò il bacio, senza alcuna possibilità di resistere. Sentì la lingua calda e morbida di Niccolò intrecciarsi alla sua e gli sembrò di tornare a respirare di nuovo. E come ogni volta un sorriso dolce comparve sulle labbra, come un riflesso condizionato.  

“Mi dispiace, forse non avrei dovuto...” Mormorò Niccolò, provando ad allontanarsi. 

Martino lo fermò con le mani strette intorno al collo. “No, va bene se lo volevi.” 

“Lo volevo... lo voglio.” 

Martino sorrise ancora di più, poi fece un passo indietro, prendendo la mano di Niccolò nella sua per portarlo in camera. Chiuse la porta e lo fece sdraiare sul letto, prima che le loro labbra si ritrovassero di nuovo. Ancora e ancora. 

 

 

 

 

 

 

 

 

Notes:

Buon pomeriggio a tutti! Eccoci qui con il nono capitolo 😊
Io spero vi sia piaciuto, visti gli sviluppi nella parte finale 🤣
Fatemi ovviamente sapere che ne pensate con un commento e grazie a tutti coloro che continunano a seguirmi e a leggere la mia storia ❤️ 🥰
A presto
Babykit

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Skam Italia / Vai alla pagina dell'autore: babykit87l