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Autore: BlossHaru    10/08/2020    1 recensioni
Tobio Kageyama è un pianista di grande fama; assieme alla sua più grande passione è costretto a dirigere l'azienda di famiglia che leva del prezioso tempo a ciò che desidera fare.
Tuttavia la vita che conduce verrà irrimediabilmente cambiata da una semplice proposta lavorativa. Il destino avrà in serbo per lui una collaborazione senza uguali, affiancato alla persona che, inizialmente, riterrà spazzatura: Hinata Shoyo, un ragazzo mediocre e povero. O meglio colui che è arrivato alla vetta senza mai abbandonare il suo vero io, senza perdere mai di vista l'obiettivo.
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L E N T O

 

PROLOGO

 

Prologo — Londra, 1839

Nella stanza adibita per la passione che lo accompagnava fin dalla tenera età, Tobio, un nobile di origini giapponesi, rendeva quella giornata ancor più piacevole di quanto già non fosse. Le mansioni a cui era legato da quando i genitori erano venuti a mancare erano molte, ma non per questo aveva abbandonato ciò che più amava fare.
Nella casata dei Kageyama il primogenito dai capelli corvini, di soli diciotto anni, era a capo della grande azienda che, quasi, governava le vissicitudini del paese; ciononostante lui si considerava un grande pianista oltre che un imprenditore novizio. Muovere le dita così da poter piggiare i tasti e lasciar vibrare in aria il suono di una nota, a cui se ne sarebbe affiancata un'altra subito dopo, era la sua pace dei sensi. Iniziata per semplice volere del defunto Mito Kageyama, aveva fatto del pianoforte la sua vita.
Il successo lo aveva colto impreparato da ambedue le parti: se da un lato ne era uscito vittorioso, dall'altro aveva constatato quanto la sua esistenza fosse cambiata rispetto a prima. Tobio non aveva mai del tempo per sé, senza contare la notte che portava nuove energie. Era stanco, spossato, un manichino che compieva le stesse identiche azioni nell'arco della giornata; monotono. Una giornata piena ma priva di alcun valore.

Era nelle grandi sale di un teatro che riusciva a cambiare la realtà; bastava un po' di silenzio e un pianoforte al centro del palco - e il resto era indescrivibile.
Fra le mura della stanza risuonava Sonata in D Major, Op. 82: II. Romance; Tobio aveva chiuso gli occhi, celando l'intenso blu delle iridi, e lasciandosi trasportare in un mondo a parte, diverso. Un mondo che gli piaceva. Erano poche le cose che poteva dire di amare, a dispetto della pura antipatia che provava nei confronti del genere umano. Lui, un nobile altolocato, già di per sé non accettava i suoi simili, figuriamoci i borghesi che vivevano nell'antica Londra. I giapponesi, come la sua famiglia, inizialmente non erano stati visti di buon occhio, affatto, eppure erano riusciti a farsi un nome in quelle vie — Dovevano essere per forza speciali, diversi.
Il pensiero di Tobio, forse, era sbagliato, forse era dovuto all'essere stato viziato sotto un certo punto di vista, elogiato dalla tenera età; aveva una carattere considerato ' nocivo ', portatore di guai, da tutte quelle persone che avevano a che fare con lui. Chi gli diceva di stare attento, di tenere per sé la sua opinione, di abbassare la testa quando era necessario; ma nonostante ciò il corvino continuava a tenere alto il nome dei Kageyama e dell'azienda. Continuava a credere di essere superiore agli altri.

Mentre continuava a tenere le dita incollate al pianoforte, egli pensava allo spettacolo delle nove in punto che si sarebbe tenuto presso il teatro che frequentava. La sua bravura era indiscussa, pertanto ciò che veniva organizzato con solo lui come protagonista aveva un gran successo. Era eccitato all'idea di sentire, per l'ennesima volta, l'applauso del grande pubblico che lo avrebbe accolto: sorrideva alla sola idea. Ed era con quello spirito che concluse la sonata del grande pianista Steibelt.

Ciò che avvenne a seguire fu un semplice bagno: si era immerso nella grande vasca solo dopo aver dato le direttive agli inservienti della villa. L'acqua era calda al punto giusto e avvolgeva il corpo in un piacevole abbraccio. Aveva posato la testa sul bordo di essa e si era lasciato andare ad un gemito di pura goduria.
Le mani carezzarono la pelle diafana in modo da levare lo sporco, e quasi furono tentate di fermarsi in mezzo alle gambe; non era eccitato, sia mai, eppure avrebbe voluto distendere i nervi.
Semplicemente si morse il labbro inferiore e rinunciò all'idea, odiandosi anche solo per averlo pensato.

♞ ♞ ♞

La giacca nera aderiva perfettamente alla camicia bianca ben sistemata sul busto, i pantaloni fasciavano le gambe snelle e il fondoschiena: Kageyama era bello nel suo completo. I capelli corti erano tenuti perfettamente all'indietro e un broncio era presente sul viso di costui; mai che sorridesse. Era di fronte al teatro Covent Garden ¹ e la sua maestosità lo lasciava a bocca aperta ogni volta. Era nell'aprile del 1839, in una serata ove si vedeva il cielo stellato, che Tobio avrebbe dato una svolta in quella sua vita.
Entrò all'interno dell'edificio con il volto disteso in un'espressione di superiorità, varcando le porte e presentandosi come il pianista, al cospetto di chi dirigeva tutto ciò: Oikawa Tooru era giapponese come lui. Trasferitosi in Inghilterra per motivi a lui ignoti, aveva notato Tobio-chan durante una festa organizzata dai suoi genitori. Il corvino si era esibito con un brano di Johann Baptist Cramer, e per quanto fosse impressionante, ciò che lo aveva veramente convinto a prenderlo con sé era stato il brano creato da lui stesso. Taiyō era il nome di quella composizione imperfetta, ma piena della dolcezza di un bambino: Kageyama aveva sette anni quando la scrisse.
Il castano dalle ciocche mosse osservava con un sorriso strafottente il prodigio da lui scelto: bello e dannato lo avrebbe definito. E, probabilmente, infuriato in un secondo momento. Tooru riusciva a raccattare l'impensabile e di affiancarlo ad una bella capa da pelare se ne era preso tutte le responsabilità. Insomma, Kageyama non era la persona più amichevole del mondo, ma soprattutto sapeva che avrebbe dato di matto alla notizia.

« Buonasera, Tobio-chan. » Lo salutò cordiale. « Ho una bellissima notizia per te! » Forse non proprio.

« Buonasera Oikawa-San. » Ricambiò il corvino con sospetto: sapeva che stava tramando qualcosa e la situazione non gli piaceva. Assottigliò gli occhi il più giovane dei due e attese le sue parole con un broncio. No, non era nulla di buono — se lo sentiva.
D'altronde il ragazzo si diresse verso la stanza che vedeva i vari artisti prepararsi, e si fermò quando fu davanti alla figura di un essere microscopico, se non peggio.
Tobio alzò un sopracciglio: sembrava un bambino. Qualcuno dai capelli aranciati, dalle sfumature rossastre, e gli occhi nocciola — un sorriso a trentadue denti spiccava sul viso piccolo e grazioso.
In mano aveva un violino e sembrava fin troppo eccitato per i suoi gusti.

« Tobio-chan lui è Hinata Shoyo, avrai sentito parlar di lui! » Intervenne Oikawa con un ghigno. Era vero: conosceva quel nome di fama e la storia che vi era dietro non gli piaceva per nulla.
Un povero. E la cosa lo confondeva.
« Mhn. E quindi? » Posò il suo sguardo sul suo interlocutore.
« Tobio-chan, lui sarà il tuo partner per il prossimo spettacolo che ho organizzato! »

♞ ♞ ♞

! Woah, io che arrivo alle mille parole. Un miracolo direi. Bando alle ciance: questa storia mi è venuta in mente per pura casualità. Siamo nell'800 e il nostro Tobio è un aristocratico di ... bip; ovviamente non è così ' cattivo ' e a tutto c'è un motivo. Mi piace l'idea che Hinata e Kageyama siano di due classi sociali diverse e spero che piaccia anche a voi. Ho cercato di fare del mio meglio per il fattore musica, ma ammetto di non saperne molto, quindi perdonatemi. Detto questo, non ho idea di quando sarà il prossimo aggiornamento ma spero presto! ✨

1: È il vecchio nome con cui si chiamava il Royal Opera House

   
 
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