Sahasrara
-Fior di loto-
Titolo: Sahasrara - Fior di Loto
Autore: ISI
Fandom:
Starsky & Hutch
Genere: Romantico, introspettivo
Tipo: Flashfic
Raiting:
Giallo
Pairing: Starsky/Hutch,
anche se credo sia più pre-slash che slash
vero e proprio...
Desclaimers: Starsky,
Hutch e tutti i personaggi del loro telefilm non sono, sfortunatamente, miei e questa fanfiction, ovviamente, non ha scopo di lucro.
Note1: Sahasrara è il nome del settimo chakra,
quello che possiamo trovare sulla sommità delle
nostre testoline ed è anche detto chakra
della corona, centro del vertice o loto dai mille petali.
Letteralmente in sanscrito sahasrara significa millefoglie e proprio perché
il loto ha molti petali la sua rappresentazione si rifà a tale
meraviglioso fiore e alla capacità dei suoi mille petali di dischiudersi
e portare così a coscienza tutto ciò che custodiscono al loro
interno.
Il settimo chakra
ci consente di partire da una conoscenza oggettuale per arrivare ad una conoscenza trascendentale e alla pace.
Note2: Io sono pazza (ma non lo dite in giro!)
Ha
terminato la sua corsa a faccia in giù nell’acqua torbida, marrone
e verde scuro, donandole le sfumature cremisi del suo
sangue in cambio di un posto in cui fermarsi.
Picchiato
ed ucciso come un cane, uno dei tanti cani cui avresti
potuto contare le ossa, i dolori, i tormenti in cambio di una dose di sogni per
la notte.
Ricordi,
speranze, passioni, lacrime, gioie, illusioni, amori ed atomi di carbonio
accoltellate, lasciate a marcire faccia in giù nella melma, anime
schiacciate nel mostruoso tritacarne del mondo e date in pasto ai maiali.
Dovresti
odiare un mondo così orribile, dovresti essere disgustato
dentro da tutta la sua indifferenza, da tutta la sua ipocrisia, eppure...
...
Eppure, tra le acque torbide marroni e verde scuro che
un cadavere ha sfumato con il colore amaro del suo ultimo respiro, i fiori di
loto si levano alti e candidi, di una bellezza che non avresti potuto neppure
sperare d’immaginare in mezzo a tanta feccia, in mezzo a tanto dolore.
E’
una bellezza che hai già visto, una dolcezza che hai già
assaporato, una speranza che ti ha già salvato tante e tante volte dalle
lame del tritacarne, dalle fauci dei maiali e dalla melma.
La
sensazione di deja-vu esaurisce la propria curiosità
nell’attimo in cui il suo tocco gentile si posa sulla tua spalla e la sua
voce dolce chiama il tuo nome in un sussurro.
“Starsky?”
Ti volti verso Hutch, il cuore in gola, e finalmente comprendi a chi si sono
ispirati quegli steli lunghi e snelli, quei petali lattei e bellissimi, come
incontaminati dalla sporcizia cui invece traggono
nutrimento; capisci da chi abbia preso spunto la perfezione della trascendenza:
nell’azzurro dei suoi occhi c’è la tua speranza e la
bellezza del fior di loto che sboccia niveo.
“Starsky,
ti senti bene?” nella sua voce odi una nota d’ansia, ma gli sorridi
e lo senti risplendere dentro.
“Adesso
sì, Hutch... Adesso sì.”
Oddeo... >.>
Non
chiedetemi cosa sia, né cosa mi sia potuta
fumare prima di scriverla perché davvero non lo so.
Romanticismo
e flusso di coscienza sono un mix esplosivo, che va maneggiato con cura come la
nitroglicerina...
A
parte questo era da parecchio che volevo scrivere qualcosa sul confronto tra le
brutture del loro lavoro e la bellezza di Hutch, guardando tutto dal punto di
vista, ovviamente, di Starsky.
Credo
che il fior di Loto si adatti bene alla personalità di Hutch e alla sua
bellezza: ogni diversa sfumatura del suo animo
è un petalo che si apre solo per Starsky, salvandolo.
Il
Loto cresce e fiorisce specialmente in zone sporche
e melmose come le paludi e anche questo si adattava bene al nostro biondino, così bello e
sensibile, ma al tempo stesso immerso fino alle ginocchia nelle mostruosità
delle strade di Baycity...
Il
tutto a metà tra un ‘Il est doux de songer
que je servirai un jour à faire croître des tulipes’ (*)
di Flaubert ed un ‘Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori ‘ di
De Andrè.
Ah,
basta, ora la smetto di farneticare e vi saluto...
Ciao!
ISI.
(*) E’ dolce sognare che un giorno servirò a far crescere i tulipani.