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Autore: bacinaru    11/08/2020    4 recensioni
[Raccolta partecipante alla Key Words Challenge indetta dal gruppo Non solo Sherlock ~ gruppo eventi multifandom]
#1 - Ospedale: "Poi qualcuno cerca di portargli via il fagotto che ha tra le mani e, per la prima volta in non si sa quanto tempo, i contorni del suo mondo si consolidano. Si scosta e abbassa lo sguardo. Ad incontrarlo, due occhi piccoli e attenti.
Gli occhi di suo figlio."
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: The X-Files
Personaggi: Fox Mulder, Dana Scully, John Doggett, Monica Reyes, William
Coppia: Mulder/Scully
Words: 862
Genere: Introspettivo
Rating: Giallo
Contesto: episodio s08e21 - Existence
Beta: none
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono.
Note: Questa raccolta partecipa alla Key Words Challenge indetta dal gruppo Non solo Sherlock ~ gruppo eventi multifandom per il mese di Agosto con il prompt Ospedale.








Il mondo a cui abbiamo deciso di appartenere






Non ricorda molto del viaggio in elicottero. C'era del sangue. Ce ne era un sacco. Sui sedili, sulle sue gambe, sulle sue mani. Il fagotto che in qualche modo ha ottenuto tra le braccia ne è ricoperto. Non ha ancora abbassato lo sguardo su di lui perché non lo ha mai distolto dal volto di lei. Scully è così pallida e Mulder, per un attimo, si dimentica come respirare; per un attimo pensa di essere morto – per davvero – e che questo è il suo inferno personale. La portano via su una barella – quando ci sono arrivati in ospedale? - e Mulder cammina, resta al suo fianco, non vuole perderla di vista, ma ad un certo punto viene fermato da una mano sulla spalla. Se la scrolla di dosso. Poi qualcuno cerca di portargli via il fagotto che ha tra le mani e, per la prima volta in non si sa quanto tempo, i contorni del suo mondo si consolidano. Si scosta e abbassa lo sguardo. Ad incontrarlo, due occhi piccoli e attenti.

Gli occhi di suo figlio.

Un caos di voci, rumori, il suo nome ripetuto più volte ma la voce è tutta sbagliata.

Doggett. Doggett lo sta chiamando. Doggett è l'uomo che lo ha fermato e gli ha impedito di stare al fianco di Scully.

No, quella è colpa sua. L'ha lasciata da sola.

«Mulder» Doggett lo chiama di nuovo, piano, con cautela, come se temesse di romperlo, come se temesse di vederlo uscire di senno, ma poi, forse, pazzo lo è diventato da tempo. Quando però volta la testa per guardarlo, Mulder, negli occhi dell'altro, ci legge anche comprensione: lo capisce bene, dopotutto, quel terrore che nemmeno lui stesso è ancora capace di comprendere.

«Vogliono solo assicurarsi che il bambino stia bene.»

Fa un cenno con la testa verso il neonato. Il bambino.

Non ha ancora un nome. Chissà se Scully ci ha già pensato.

Mulder annuisce, sentendosi ancora un po' intontito. Non è una sensazione strana, però. L'ha provata spesso, negli ultimi mesi. Anzi, è stato il suo stato perenne, anche se attutito e quasi del tutto inconscio, da quando è tornato. Da quando si è svegliato in un letto d'ospedale dopo essere stato sepolto per tre mesi. Da quando è morto e si è risvegliato solo per scoprire che il mondo, senza di lui, è andato avanti senza problemi. È la sensazione di non sentirsi del tutto lì. Di non appartenere. Scully, però, Scully ha reso tutto più sopportabile. Scully è stata la sua ancora per un mondo che sembra non avere più un posto per lui. E adesso che potrebbe perderla, Mulder si chiede vagamente se sia tornato in vita solo per morire di nuovo nel peggiore dei modi.

«Mulder?»

Mulder annuisce e lascia che l'infermiera si prenda suo figlio. Deve mettercela tutta per impedirsi di riprenderselo nel momento esatto in cui non sente più il suo peso tra le braccia.

«Monica non lo perderà di vista.»

Doggett cerca di rassicurarlo e Monica, al suo fianco, gli regala un piccolo sorriso, prima di seguire l'infermiera. Se ne sente un po' sollevato. Monica ha protetto Scully. È rimasto con lei quando lui non c'era. Credeva di tenerla al sicuro e l'ha quasi ammazzata. Non dovrebbe sorprenderlo. Se Scully è la sua ancora alla vita, non è una sorpresa che Mulder abbia, anche se inconsciamente, cercato di distruggerla.

«Devi darti una ripulita.»

Il contorni del mondo sfumano di nuovo e Mulder si lascia portare via.

Per un po', lascerà che siano gli altri a vivere per lui. Fa quello che Doggett gli dice di fare: si lava le mani, beve una tazza di caffè con troppo zucchero e si siede. Aspetta ed aspetta ed aspetta. E con ogni minuto che passa, con ogni secondo che trascorre lontano da lei, si sente sempre più disconnesso. Poi uno sconosciuto si avvicina. Gli dice Dana sta bene. Ha chiesto di lei e Mulder non crede di aver mai corso così veloce in vita sua. Fa appena in tempo a sentirsi dire il numero della stanza che è già lì.

Apre la porta.

Scully alza lo sguardo. Stanca, distrutta. Eppure non l'ha mai vista così felice.

Tra le braccia il bambino.

«Ehi...»

Mulder sorride e vorrebbe piangere.

«Ehi...»

Si avvicina al letto, un po' insicuro, ma Scully continua a sorridergli e Mulder, ancora una volta, si ancora a lei. Si lascia trascinare, fino a quando nei suoi passi non c'è più alcun dubbio su dove portarlo. Scully si scosta, giusto un po'. Un invito che Mulder non perde tempo ad accettare. Si siede accanto a lei. Con un braccio le circonda le spalle, con l'altro suo figlio. Le dita che Scully ha dietro la schiena del bambino si intrecciano alle sue.

«E' qui, Mulder. È qui.»

Lo dice come se stentasse a crederci.

Mulder le scocca un bacio tra i capelli, poi vi affonda il volto.

Pensa: lo siete entrambi.

E sa che ha – che hanno - ancora molta strada da fare. Sa che le cose andranno peggio prima di andare meglio, ma in quel momento, in quell'istante, tutto è perfetto. Tra le sua braccia, adesso, regge il mondo a cui ha deciso di appartenere.

  
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