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Autore: Calipso19    12/08/2020    1 recensioni
Un viaggio infinito che racconta l'ormai leggenda di un mito troppo grande per una vita sola. Una storia vissuta sulle ali della musica, respinta dalla razionalità umana, colpevole solo d'essere troppo anomala in una civiltà che si dirige alla deriva. La rivisitazione di un esempio da seguire.
( Capitolo 4 modificato in data 14 marzo 2016)
Dalla storia:
- Sono cambiate tantissime cose da quando guardavamo le stelle nel guardino a Gary.
- E ne cambieranno altrettante Mike. Se fra quarant'anni saremo ancora insieme te ne accorgerai.
Insieme.
Michael ripetè nella mente quella parola più volte, come una lezione da imparare, e concluse quel bellissimo quadro con un sorriso.
- Certo che saremo ancora insieme, non dire sciocchezze.
- Ci credi davvero Michael? - lei lo guardò con occhi seri e sinceri. - Le persone attorno a te arrivano e se ne vanno come niente.
- Certo che lo credo, anche se non so dirti in che modo. E dovresti crederci anche tu Jackie, avere un po’ più di fiducia.
Abbassò gli occhi per vedere le proprie mani cingere la vita di Jackie, scorse una piccola macchia di pelle bianca sul polso.
Chissà quanto ancora si sarebbe allargata.
Tutto cambiava, senza sosta.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Versa una lacrima, dolce, salata o avvelenata, e non esiterò a cavarti gli occhi.

Jackie stava lavorando da un pezzo ormai. Per non essere disturbata aveva staccato il telefono di casa, chiuso tutte le imposte e lasciato un messaggio fuori dalla porta con scritto ' Non bussare. Lavoro delicato in corso'. Non si alzava da quel pianoforte da ore, e ogni volta che si spostava leggermente avvertiva chiaramente qualche fitta all'osso sacro. Anche il cervello stava cominciando a dolerle. Eppure, non poteva permettersi una pausa. Da tempo stava cercando di riflettere su quali emozioni avrebbe composto la musica e come le avrebbe rappresentate. Aveva architettato qualche composizione ma nulla che la soddisfacesse più di tanto.
Così, ormai prossima alla sclera, decise di riorganizzare le idee, in antitesi a ciò che le aveva raccomandato il produttore.

- Dunque dunque… I sentimenti… Eppure Q mi ha detto che la composizione dev'essere la prima cosa che… Oh, i sentimenti… Felicità, rabbia, tristezza, gelosia, amarezza, allegria, ansia, vergogna, nostalgia… Come posso chiuderle tutte in tre melodie? - Cominciò a scarabocchiare qualcosa su un foglio, e l'idea le venne per magia. Disegnò due linee parallele in verticale, e scrisse nei tre spazi bianchi tutte le emozioni che le vennero in mente, dividendole secondo un canone preciso: emozioni che facevano ridere, emozioni che facevano piangere, emozioni che facevano urlare di rabbia. Dopo aver completato lo schema, si trovò davanti la risposta all'enigma, le tre emozioni dell'uomo: Amore, Rancore e Dolore, da cui derivavano tutti gli altri sentimenti contrastanti. Soddisfatta, Jackie ritornò al pianoforte per completare l'opera. In tre settimane scrisse Amore, in una sola compose Dolore. Rancore era l'ultima e unica melodia che non voleva saperne di nascere. Rancore, per Jackie, oltre che una musica dispettosa, era un sentimento a lei così distante che anche suonarlo le risultava impossibile. E fu proprio così che alla fine la creò: distante, sconosciuta, spaventosa.. Il Rancore è una forza malvagia a cui bisogna prestare attenzione: non bisogna lasciarsene sopraffare, altrimenti si rischia di soffocarne.
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 Quincy posò le cuffie con un'aria sconcertata. Lisciò il legno della scrivania e sospirò, alla ricerca delle parole adatte. Jackie lo osservava ansiosa, le mani sudate strette in grembo.

- Allora? - incalzò. - E' un silenzio positivo e incoraggiante o deluso e amareggiato? - Q sogghignò, mostrando i denti bianchissimi.

- Mia cara, stavo solo cercando il modo giusto per dirti che hai composto dei capolavori. - La fissò negli occhi. - Non ho mai sentito nulla di così particolare.

Il complimento, detto con così quieta sincerità la fece sorridere, e le gote si colorarono d'un rosso accesso.

- Dici sul serio Q? Non mi stai dicendo una bugia? - La sua ingenuità infantile aumentò il riso del produttore, scatenando l'ilarità della giovane.

- Hai mai pensato di fare carriera Jackie? - chiese lui a un certo punto. - Hai davvero talento, quasi quanto Michael. - Quel complimento la rabbuiò.

- Non dire sciocchezze Q! Michael è un vero genio, non puoi paragonarmi a lui. E poi a me sta bene così… Non avrei la forza di diventare famosa. Preferisco rinunciare alla musica e tenermela per me, per noi. - Disse sorridendo.

Q scosse la testa, evidentemente in disaccordo con lei. - Bè, se mai dovessi cambiare idea, conserverò queste tracce come dei gioielli preziosi.

Si sorrisero, ignorando il via vai di gente che trafficava fuori da quel piccolo studiolo. Michael aveva lasciato un momento i suoi pezzi per prendere parte a una pubblicità. Il prodotto era la famosissima bevanda Pepsi, che all'epoca andava parecchio di moda, e l'idea che a pubblicizzarla fosse men che meno che il fantomatico Michael Jackson era una trovata commerciale assolutamente geniale. Il giovane artista non aveva potuto rifiutare quell'offerta. E mentre i suoi due più cari amici pensavano a tutt'altro, lui osservava il palco sul quale doveva esibirsi. Il povero pubblico davanti a lui gli faceva qualche flebile applauso ogni minuto, che lui timidamente cercava di ignorare.

- Michael, siamo pronti per la prima prova! - urlò una voce dalle quinte. Lui fece un gesto d'assenso e chiamò i fratelli. Jermaine spense la sigaretta e raggiunse il palco, Tito si staccò a malincuore da una ragazza addetta ai suoni che stava finalmente cedendo al suo corteggiamento e Sigmund e Marlon arrivarono scherzando sulle relative fidanzate. Michael sospirò e, osservando i fratelli, ormai uomini fatti e finiti, si sentì molto diverso da loro. La malinconia fece breccia nella sua mente ma il giovane artista scaricò i pensieri con una giravolta, richiamando a sé le energie.

- Stanno per iniziare le prime riprese, andiamo a vedere? - propose Jackie, mentre Q stava già facendo una copia delle cassette.

- Arrivo subito, precedimi pure. - La giovane non se lo fece ripetere due volte, e il produttore rimase solo a scuotere la testa. Sciocca, sciocca Jackie, pensò quasi amareggiato, ' Rinunciare così al tuo talento che potrebbe fruttarti comunque molte soddisfazioni e certamente una vita meno faticosa. Sei modesta e non lo dici, ma io so perché lo fai: sei troppo umile per farti ammirare, e sei troppo affezionata per poterti allontanare'. Chiuse la cassetta in una custodia, scrivendoci sopra il nome della fanciulla e i tre titoli delle tracce, e la nascose subito nella tasca interna della giacca, tastandola più volte. Quella era davvero musica da professionisti! Stava per riavvolgere il nastro quando udì ben altra musica: le riprese erano iniziate. Uscì dallo studiolo appena in tempo per assistere all'esibizione del suo pupillo, che in quel momento dava le spalle al pubblico. Ci fu subito un'esplosione intensa di luci e, quando questa si stabilizzò ritornando alla luminosità normale, si levò un mormorio confuso dallo staff.

- Che significa?

- Aspetta, forse è saltato qualcosa!

- Oh cielo!

- Jenise, hai attivato le luci di retro scena?

Q si guardò in giro, cercando di capire cos'era successo, e quando il suo sguardo ritornò sul palco, vide come una saetta il povero Michael con una fiamma fra i capelli, che vorticava su sé stesso con foga incredibile. Lo stupore soffocò i pensieri.
Ben presto il giovane si ritrovò circondato dagli uomini dello staff, che lo soccorsero. Cos'era successo? La testa gli doleva incredibilmente e avvertiva una scottante sensazione di bruciato. Le persone attorno a lui gli urlavano qualcosa, ma non capiva nulla. Il dolore lo aveva completamente disorientato, e si lasciò trascinare via tenendosi la testa fra le mani. Che dolore!

- Chiamate un'ambulanza presto!

- Dov'è il medico di turno?

- Signor Jackson! Signor Jackson! Riesce a sentirmi?

- Via, lasciatelo respirare!

In men che non si dica, si ritrovò disteso su una barella, mentre due medici gli assicuravano i legacci e altri due trafficavano sulla sua testa.
Era accaduto tutto così in fretta che gli parve di essere su un altro pianeta.

- Non si preoccupi signor Jackson, adesso la portiamo in ospedale!

Il dolore lo stava soffocando. Avrebbe urlato e saltato se non fosse stato legato. Si guardò intorno debolmente, appena per guardare in viso uno dei medici, che nonostante la confusione ricambiò lo sguardo e gli avvicinò l'orecchio al volto. La confusione era tale che parlare normalmente sarebbe stato difficoltoso.

- Jackie.. Jaqueline.. - mormorò il povero ferito. - Mandate a chiamare Jaqueline e fatela venire qui.

- Jaqueline, va bene.. E per cognome?

- Solo Jaqueline, capiranno. - Chiuse gli occhi sfinito. Parlare gli aveva enfatizzato il dolore alla testa, e pregò perché ciò smettesse. Il medico si alzò e fece come gli era stato chiesto. Una guardia gli si avvicinò.

- Dobbiamo caricarlo sull'ambulanza e portarlo subito all'ospedale. Ma fuori dal portone ci sono decine e decine di fan, come possiamo fare? La barella dovrà per forza passare attraverso la folla.

- Nessun problema. - Rispose il BG, che era Albert. - Parcheggeremo l'ambulanza appena fuori cosicché non dobbiate fare che pochi metri, e ci penseremo noi a tenere lontana la folla. - Detto ciò non attese risposta e si allontanò.

- Jaqueline! Jaqueline! - chiamò il medico, rivolgendo allo staff in agitazione. - Jaqueline deve salire in ambulanza con Jackson! - Immaginò che arrivasse una parente o qualcosa di simile, e invece vide sbucare dalla folla una giovane dall'aspetto strano e indumenti semplici. La squadrò dall'alto in basso, incerto, ma Jackie non lo degnò di uno sguardo e raggiunse Michael.

- Mike! - esclamò. - Oh santo cielo! - Lui ricambiò lo sguardo colmo d'agitazione.

- Che male.. - Si limitò a dire con gli occhi lacrimosi. Lei gli guardò la testa fasciata e gli accarezzò il volto. La preoccupazione le stava facendo lacrimare gli occhi.

- Adesso passerà, non preoccuparti.

- Che è …?

- Durante le riprese le luci devo essere saltate prima del previsto, ed eri troppo vicino a loro. Ti si sono incendiati i capelli, e hai preso una bella ustione. - Si morse il labbro, abbassando lo sguardo imbarazzata. - Scusa per la franchezza. - disse, e scorse negli occhi dell'amico un debole e divertito sorriso.

- Fa un male terribile. - disse Michael, e Jackie gli strinse la mano.

- Coraggio, devi resistere! - Decise di parlare per distrarlo, e distrarre entrambi. L'ansia stava prendendo posto anche nella sua mente. - Adesso andiamo in ospedale e vedrai che risolveremo tutto… - Non poté aggiungere altro perché in quel momento arrivarono i fratelli per stare vicino al giovane ustionato. Michael li fu grato, e quando la barella cominciò a muoversi, rivolse uno sguardo a Jackie, come se si fosse ricordato di una cosa importante.

- Il guanto! - le disse.

- Eh?

- Il guanto! Il mio guanto! Prendilo subito! - La barella si mosse e in medici lo sollevarono. Jackie si alzò e corse via, alla ricerca dell'indumento desiderato. 'Perché mai gli interessa il guanto adesso?' si chiese. Q la intercettò.

- Jackie! Non sono riuscito ad avvicinarmi a Michael! Come sta? - le chiese in ansia. La giovane non rispose.

- Hai visto il guanto?

- Il guanto?

- Il guanto! Mi serve! Ora! Subito!

- E' lì sul palco! Ma perché lo vuoi?

- Non lo so, me l'ha chiesto Michael. Ti spiego dopo! - Corse via, raccolse l'indumento e ritornò al portone, dove stavano per far uscire la barella. La folla era abbastanza spessa, ma dall'alto della sua statura Albert la notò le la fece passare, tanto per permetterle di consegnare il guanto all'amico. Lui le rivolse uno sguardo di gratitudine mentre lei lo aiutava a indossarlo e, una volta fuori, quell'unica mano libera salutò debolmente i fan che erano lì per lui.
Quel gesto fu subito notato da Jackie, e le mise in corpo una gran malinconia. Lasciò partire l'ambulanza e si diresse all'interno degli studi per recuperare la sua borsa e seguire l'amico in ospedale. Sulla strada intercettò Q, che le venne incontro agitatissimo.

- Dove sei stata? Si può sapere cos'è questa storia del guanto? L'hanno già portato via? E hanno detto qualcosa della ferita alla testa?

Confusa, Jackie si adoperò per calmare il suo vecchio padrino e gli diede un passaggio in ospedale. Là ci vollero più di due ore per avere accesso alla camera di Michael. Il giovane artista era stato ricoverato in una comune stanza bianca, e sarebbe sembrato un paziente come gli altri se solo non avessero riservato un piano intero solo per lui. I Bodyguard ostruivano l'uscita dell'ascensore e persino la cerchia degli infermieri a disposizione era ristretta e attentamente controllata.
Albert era in testa a tutti, come sempre. Jackie gli corse incontro.

- Come sta? - chiese apprensiva. Il fratello le strofinò un braccio senza guardarla: era pur sempre al lavoro e non poteva distogliere l'attenzione da ciò che lo circondava.

- Meglio. I medici gli hanno curato la ferita, e ora è sotto antibiotico, a quanto ne so. Gli hanno attaccato una flebo al braccio di antidolorifico, probabilmente cortisone. Potete entrare: Michael si è assicurato di farvi avere libero accesso.

Jackie sorrise intenerita: nonostante il tragico incidente, Michael si era assicurato di farle avere la possibilità di raggiungerlo, e gli era grata per questo. In un tale momento aveva bisogno di vederlo e probabilmente, anche lui aveva bisogno della presenza della giovane donna. Così, mentre il caro produttore veniva trattenuto da Albert, Jackie varcò la pesante porta grigia che la portò dal povero infortunato. La stanza era un candore di bianco, come se fosse stata lavata da poco con acqua e sapone. Michael era solo da poco tempo, eppure aveva già trovato modo di assopirsi, accomodato sui morbidi cuscini. Quando udì la porta schiudersi però, si svegliò immediatamente, e la gioia nel vedere un volto amico e familiare fu grande.

- Jackie! - esclamò debolmente, ancora provato per l'incidente subito. Alla ragazza fece subito una gran tenerezza, e si chinò per baciargli quel lembo di fronte non fasciato dalle garze.

- Come ti senti? - chiese dolcemente.

- Come se mi fosse andato a fuoco il cervello.

- Non è divertente! - rispose lei, lanciandogli un'occhiata divertita. Michael sorrise, sentendosi un po' più a suo agio. La frenesia dei medici che lo avevano curato e la folle corsa in ambulanza erano stati motivo di ulteriore agitazione. Un'esperienza indimenticabile e decisiva.

- Scherzi a parte, è stato il dolore più intenso che abbia mai sopportato. - ammise infine con voce quasi seria. Jackie annuì.

- Immagino…

In quel momento entrò Q, ansioso di accertarsi delle condizioni del giovane artista. E dopo le rassicurazioni, l'indignazione.

- E' incredibile! Conosco quello staff, sono tutti così ben preparati che non mi sarei mai aspettato un errore del genere! - sbuffò rabbioso.

- Q non ti scaldare. E' evidente che si è trattata solo di una disattenzione! - cercò di calmarlo Jackie, inutilmente.

- Si, che per poco non è costata i capelli a Mike! - obiettò il produttore, ancora su di giri. Si allontanò brontolando fra sé: non era usuale per lui arrabbiarsi tanto, ma quando c'era di mezzo Michael, inspiegabilmente il suo lato più protettivo emergeva, anche con conseguenze aggressive. Ai due ragazzi non dispiaceva questo suo atteggiamento, perché non sfociava mai in nulla di troppo serioso e si limitava alle lamentele, e perché in ciò vi si riconosceva l'affetto protettivo di un padre.

Michael rimase ricoverato per alcuni giorni. Come spiegò a Jackie, l'incidente gli aveva procurato una profonda ustione, una bella e indelebile cicatrice e anche un netto vuoto nella capigliatura. Il giovane, provato, si tolse parte della fasciatura per mostrarle la vergognosa piazza che aveva in testa, e appena la vide storcere le labbra, arrossì imbarazzato e disgustato da sé stesso.

- E' orribile. - mormorò affranto.

Jackie per la prima volta non rispose immediatamente. Come poteva negare ciò che era vergognosamente vero? Strinse i denti dalla rabbia: perché tutte a lui? Desolata, gli strinse la mano con affetto.

- E' un bel buco, ma si va avanti comunque sai? - disse.

- Si, ma che scherzo della natura é? Non salirei mai su un palco con questa piazza in testa! Mi vergognerei troppo…

- Sei bello comunque. - ammise lei con sincerità. Lui le voltò le spalle, irritato. Jackie sospirò.

- Comunque, se non riesci a mandare giù il fatto di essere stempiato, sono sicura che troverai una soluzione. - disse alzandosi per andarsene. Sapeva che quando qualcosa lo irritava particolarmente, Michael si chiudeva in sé stesso e a volte la sua impertinenza le impediva anche di parlare con lei.

- No aspetta, scusami. - Disse frettolosamente lui, lasciandola sorpresa. - E' che non mi aspettavo un danno tale.

- Lo so - rispose lei, risedendosi. - Ma i problemi sono fatti per essere affrontati, e sono sicura che troveremo il modo per risolvere anche questo. Vedrai. - Sorrise infine, sicura di ciò che aveva detto.

Infatti Michael, rassicurato dalle sue parole, parlò con il medico il quale gli consigliò un intervento apposito per ricreargli la struttura del cuoio capelluto. Era semplice chirurgia, e Michael poteva permettersela. L'argomento lo interessò, e si informò anche sulla vasta gamma di possibilità che essa offriva. Quando un giorno, entusiasta, mostrò a Jackie gli incredibili poteri dei medicinali che gli cancellavano il dolore e degli strumenti che potevano modificare qualsiasi parte del corpo, la giovane si mostrò scettica. Affezionata ai metodi naturali e allergica ai composti chimici, Jackie mise in guarda Michael dall'uso di questi prodotti, leggermente allarmata dalla sua rinnovata allegria. Non poteva immaginare che quell'interesse per i farmaci avrebbe influenzato radicalmente le loro vite negli anni a venire.

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Dopo anni e anni ci stiamo avvicinando alla vera storia. Questi capitoli li ho scritti anni fa, e da allora lo stile di scrittura è cambiato. Molte cose sono cambiate. Spero che quei pochi avventurosi che ancora mi seguano possano continuare ad apprezzare questa storia. Grazie a chi ha letto!
  
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