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Autore: MissAdler    13/08/2020    10 recensioni
Cosa è successo durante quella fantomatica volta a Malta? La mia versione di questa coppia meravigliosa che di recente è diventata la mia nuova ossessione. Storia composta di due capitoli.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Joe / Yusuf Al-Kaysani, Nicky / Nicolò di Genova
Note: Lemon, Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa alla challenge “That time in Malta” indetta dal gruppo Facebook “He's all and he's more”.



 
Malta



 
Ya' aburnee



 
Vorrei portarti al mare
Anzi portarti il mare






Ami guardarlo dormire.
È qualcosa che ti ha sempre affascinato, anche se non ricordi di averglielo mai detto.
Ami il modo in cui le sue labbra vibrano appena quando il respiro si fa più pesante, gli spicchi d’ombra che le sue ciglia scure proiettano sulle guance morbidamente scavate, le rughe sulla fronte che diventano più evidenti, come se si impegnasse ad apparire sarcastico perfino nei sogni. È qualcosa che ti ha sempre fatto sorridere.
Oh, e adori contare i suoi riccioli neri e scarmigliati che affondano nel cuscino, che lo impregnano di lui, di buono, di casa, di qualche posto in cui siete stati insieme. E poi aspettare trepidante quel sorriso sopito che – ne sei certo - prenderà forma non appena aprirà gli occhi e ti troverà lì, e che t'inonderà di luce e calore come il sole che mille anni fa avete visto splendere alto e orgoglioso sui tetti bianchi di Le Kef.
Eppure, sebbene ami guardarlo dormire, l’istante in cui torna da te, in cui le sue palpebre si sollevano adagio e le sue narici si dilatano impercettibilmente, è quello che in assoluto preferisci. Perché può sembrare sciocco, dopo più di novecento anni, ma l’idea di affrontare anche un solo istante di questa strana e assurda esistenza senza averlo al tuo fianco ti stringe il cuore in una morsa insopportabile.


Perfino ora, dopo una notte trascorsa legati a due brande di metallo e torturati come cavie da laboratorio, ti basta voltarti e trovarlo lì, accanto a te, per avvertire una calda scintilla di speranza in fondo all'anima.
È disteso su quel lettino gelido, il petto cosparso di elettrodi e chiazze di sangue secco a testimoniare ferite che non ci sono più, ma che bruciano ancora nello spirito, esattamente come le tue. Sta dormendo e non puoi incrociare i suoi occhi, ma ti basta sentirlo respirare, vedere il suo petto sollevarsi e riempirsi di vita, per convincerti che andrà tutto bene, che supererete anche questa, insieme, come avete sempre fatto.

Ami guardarlo dormire, ma sei felice che adesso sia sveglio. [1]
Glielo dici sottovoce. Ed eccolo, quel sorriso, la luce, il calore, la vita stessa di cui ti fa dono in ogni istante, senza mai aspettarsi nulla in cambio.
“Ho i capelli in disordine?” scherza senza smettere di sorriderti. Ed è così inequivocabilmente da lui, fare lo sbruffone anche nei momenti peggiori solo per fingere che tutto vada bene, che il resto non esista, che ci siate solo tu e lui, in una bolla calda e sicura a mille metri da terra.
“Spettinati, ma carini” concedi senza pensarci, perché tra voi è così che funziona: niente filtri, niente giri di parole. E lui ora lo è davvero, spettinato e bellissimo. Stai per dirglielo, ma quello che le tue labbra si ritrovano a pronunciare istintivamente è un altro pensiero, qualcosa che forse la tua mente ha appena rincorso in un sogno e che è rimasto lì, in bilico sulla tua fronte, sulla punta della tua lingua.
“Stavo ripensando a Malta.”


Non lo guardi mentre lo dici, ma sai che lui sta guardando te. Puoi percepire i suoi occhi sulla tua pelle, come una carezza vellutata e impalpabile.
“Quale volta a Malta?”
Aggrotta la fronte e sai che è completamente lucido adesso, che se potesse si libererebbe di quelle cinghie e ti porterebbe su quell'isola senza nemmeno recuperare gli abiti che vi hanno strappato di dosso. Perché Malta è sempre stata il vostro posto, lo è diventato quando ancora non sapevate che ne avreste avuto uno, che ci sareste tornati ogni qualvolta avreste avuto bisogno di tagliare fuori il resto del mondo, di ricordare che l'universo non è fatto solo di brutture e crudeltà, che l'amore è sempre un valido motivo per continuare a combattere, per nutrire speranza anche quando sembra svanire sotto il peso degli errori umani.
Malta custodisce la testimonianza di chi eravate un tempo, quando ancora riuscivate a distinguere dove finivi tu e iniziava lui, e vi sentivate ancora fragili ed effimeri nonostante foste destinati a resistere all'acciaio delle spade e allo sfacelo del tempo.
Vi siete rifugiati su quell'isola quando non sapevate dove altro andare, anime smarrite, guerrieri sconfitti, disertori senza più una fazione a cui appartenere, né un vero nemico da combattere, a domandarvi se il Dio per cui l'avevate fatto tanto a lungo fosse davvero quello che vi avevano da sempre insegnato a temere. [2]


A Malta vi siete innamorati.
O forse era accaduto molto prima, quando vi eravate trapassati a vicenda con le lame delle vostre spade, esalando insieme l'ultimo respiro e insieme tornando alla vita. Una, due, tre... troppe volte. Era accaduto quando alla fine avevate compreso di essere destinati entrambi a restare, a vivere, a respirare, quando lo avevi visto per la centesima volta aprire gli occhi, gonfiare il petto sotto l’armatura e guardarti come se sapesse esattamente cosa stessi provando, come se potesse scavarti nell’anima con quei profondi occhi scuri e percepire il suo stesso sgomento.
Ti eri innamorato già allora, quando per la prima volta ti aveva teso la mano, stipulando una tacita tregua e squadrandoti con un sopracciglio alzato. A Malta però eri riuscito a dirglielo. Sottovoce e senza nemmeno guardarlo, perché sapevi che lui l'aveva già capito, che provava esattamente lo stesso per te e che tuttavia non l’avrebbe mai ammesso per primo. Non era testardaggine od orgoglio, bensì pazienza e rispetto, perché ad esternare i sentimenti tu non eri mai stato bravo e lui doveva averlo capito, con quella capacità sorprendente che possedeva, di leggerti dentro molto meglio di te stesso.
Stoicamente aveva atteso che fossi pronto, e avrebbe continuato a farlo anche se ci fossero voluti mesi, anni, un secolo che a quel tempo non sapevate di avere a disposizione. Proprio lui, che da allora non aveva mai smesso di sfoggiare il suo amore come un vessillo nel pieno di un’interminabile battaglia, proprio lui che non nasconde mai nulla, che non ha paura di mostrare i sentimenti, si era ostinato a pretendere da te una resa, un'ammissione, una capitolazione in piena regola. E tu lo sapevi, che non appena gliel'avresti concessa sarebbe stato tuo, completamente tuo, come tu saresti stato suo, in ogni parte di te, finché avresti avuto vita.
Era stato proprio a Malta che ti aveva baciato per la prima volta, subito dopo la tua sofferta dichiarazione, facendo crollare tutte le tue convinzioni, tutte le tue difese, disarmandoti di ogni remora, spogliandoti di trent'anni di rigida e timorata educazione cristiana cuciti a doppio filo sulla tua pelle.
Ti aveva baciato e ogni dubbio era svanito, perché avevi avuto la conferma che Dio esisteva davvero e che non era neanche lontanamente quello che ti avevano fatto credere per tutta la vita. Dio non era selettore di anime, giustiziere impietoso, entità distante e sovrumana, bensì amore puro e sconfinato. E all'improvviso lo percepivi nella brezza appiccicosa di salsedine che vi spettinava i capelli, in quel primo bacio dato con gli occhi socchiusi e il cuore impazzito. Lo percepivi nelle labbra trepide di Yusuf, nelle sue mani gentili, nel suo respiro traboccante di vita. Quel Dio che a lungo avevi temuto e frainteso, nella sua infinita bontà, ti aveva condotto a lui, mostrandoti l'amore più puro in una surrealtà fatta d'odio e d'umani paradossi.


Malta era stata a lungo il vostro avamposto, la vostra base, la vostra meta. Era stata rifugio e terra promessa, luogo di dolci e interminabili giorni di volontario esilio.
Il popolo fenicio ci aveva visto lungo e non poteva scegliere nome migliore per quel paradiso terrestre. [3]
Eravate tornati così tante volte... avevate combattuto ma anche sperimentato la felicità più travolgente, su quelle sponde, tanto che resistere al suo richiamo continua a risultarvi tuttora impossibile.
E ora che lo guardi, completamente rapito dai suoi occhi, sorridendogli in quel modo che solo lui conosce, ora che la sua mente si connette con la tua, sincronizzando anche i ricordi, hai la certezza che ti abbia capito perfettamente e sai che ci sta pensando anche lui.
I vostri momenti a Malta sono stati tutti speciali, sempre diversi e indimenticabili, ma sapete entrambi che uno in particolare vi ha unito oltre ogni misura.


“Oh... quella volta a Malta...”



 
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Era il 1986, l'anno della Cometa di Halley, dei missili libici su Lampedusa, del vino all'etanolo e di Chernobyl. [4]
I primi mesi erano stati frenetici e vi avevano sballottato in giro per l'Europa insieme a Andy e Booker, la maggior parte del tempo in zone diverse, divisi per risultare più efficienti, sofferenti come un unico corpo diviso a metà.
Fare del bene era sempre stato il vostro lavoro, la vostra eterna missione, e sapevate tutti e quattro che non avreste mai smesso di combattere per l'umanità, perché era il vostro scopo più alto e di sicuro la cosa giusta da fare. [5] Te lo ripetevi come un mantra, mentre il cuore ti si stringeva nel petto e gli occhi bruciavano di fumo e lacrime trattenute. Eppure tutte le tue onorevoli intenzioni, il tuo codice cavalleresco, la tua filantropia cristiana, tutto quello che avrebbe dovuto spingerti e motivarti andava in frantumi sotto il peso della sua lontananza.
Probabilmente, se ti fossero mancati anche quei rari momenti insieme, quelle occhiate fugaci e le notti nella stessa stanza, saresti completamente impazzito, perché senza averlo costantemente al tuo fianco non potresti sopportare le brutture del mondo, il dolore, la morte. Senza di lui non potresti sopportare neanche la vita.
E in quei mesi confusi, più tempo trascorrevi senza poterlo toccare, più ti sentivi inutile, lento, inefficiente.
Lo incrociavi di sfuggita ma non riuscivi nemmeno a sfiorargli un lembo della camicia, a far coincidere i vostri sguardi, a restare da solo con lui il tempo necessario a chiamarlo col suo vero nome e sentirlo fare altrettanto. [6]
Il 1986 era iniziato con le peggiori premesse, ma settembre stava portando con sé una brezza carica di speranza e un rinfrescante senso di rinascita.


Cinque mesi possono sembrare un battito di ciglia, per chi ha già vissuto mille anni, ma per voi due, che eravate sempre stati un'unica realtà, che coesistevate sotto la stessa pelle e respiravate all'unisono, quell'allontanamento forzato era stato come un'amputazione fisica, una pena da scontare senza colpa, sentendosi morire pur senza poterlo fare davvero, eppure infine era giunto il momento che tanto avevate atteso, quello che vi aveva spinto a stringere i denti, a sopportare e aspettare nonostante tutto.


“Ti sei dimenticato come si fa?” aveva scherzato Joe sottovoce, mentre stavate ancora sorvolando lo stivale italiano su un aereo di linea, con nuovi documenti falsi e le spade segretamente imbarcate nella stiva. Solo allora avevi realizzato che in quei cinque mesi non eravate mai stati soli nella stessa stanza, ma che di lì a poco avresti potuto avere tutto ciò di cui la sua assenza ti aveva privato e che ti eri ritrovato a desiderare con un'avidità che non sospettavi ti appartenesse.
L'aveva detto fissandoti le labbra e sorridendo in quel modo sghembo e provocante che ti era mancato da impazzire, ma non ti aveva ancora sfiorato, nemmeno con un dito, perché sebbene lui fosse completamente indifferente alle leggi del pudore che ancora vigevano in quegli anni, rispettava il fatto che tu volessi comunque mantenere una certa discrezione per passare il più possibile inosservati.
Nel corso dei secoli avevate imparato a pazientare, eppure perfino tu, durante quel viaggio che sembrava non finire mai, avresti mandato all'aria tutte le tue sciocche precauzioni e ti saresti gettato sulle sue labbra come un povero assetato su una pozza d'acqua.
“Potresti rinfrescarmi la memoria...” ti eri limitato a sussurrare in rimando, evitando il suo sguardo e puntando gli occhi fuori dal piccolo finestrino rotondo, perdendoti nelle sfumature azzurre del Mediterraneo sotto di voi.
Sapevi che stava ancora sorridendo, potevi percepire i suoi pensieri anche senza guardarlo, perché la maggior parte delle volte erano identici ai tuoi. E quando avevi sentito la punta della sue dita sfiorarti le nocche delicatamente, non eri riuscito a fare a meno di stringere forte il bracciolo della scomoda poltrona di seconda classe, trattenendo il respiro e sorridendo brevemente per nascondere l'impazienza.


Negli anni Ottanta le giacche erano sempre più larghe, i capelli sempre più cotonati e i colori esageratamente accesi. Ogni cosa sembrava pervasa da un'energia dinamica e psichedelica; tutto vibrava e pulsava d'innovazione e scoperta. La musica faceva piroettare il tempo a un ritmo nuovo e incalzante, il cinema diveniva cultura di massa e l'ottimismo dilagante, giustificato anche dalle fiorenti opportunità economiche, condizionava la vita di tutti, nonostante gli orrori che quella dannata cometa pareva aver portato con sé agli albori del 1986.


“Vuoi fare un tuffo?”
Te l'aveva chiesto appena atterrati, aspettando di poter recuperare inosservato il borsone con le armi, mentre gli altri passeggeri si disperdevano nella luce dorata del tardo pomeriggio.
Era una tradizione. Al porto noleggiavate una barca per raggiungere la Grotta Azzurra [7], con le sue suggestive acque verdi e blu che Joe paragonava ogni volta ai tuoi occhi, senza mai preoccuparsi di risultare ripetitivo o banale.
Avevi detto sì ancor prima che le sue parole si accentassero di una tonalità interrogativa, ostentando la solita aria pacata e vagamente indifferente che usavi da sempre per dissimulare le emozioni da cui venivi travolto. Ovviamente era tutta un'altra storia nell'intimità. Joe ti conosceva meglio di chiunque altro, perfino meglio di te stesso, e sapeva bene come spogliarti di tutto, anche di quella facciata fredda e composta che comunque amava al pari di ogni altro aspetto di te.
E mentre la piccola barca a motore planava sullo specchio del mare e il vento ti sferzava le guance e spettinava i capelli, già pregustavi il momento in cui i vostri corpi sarebbero stati immersi nell'azzurro del Mediterraneo, pelle contro pelle, incorniciati da quello spettacolare arco di roccia.
Mentre attraccavate vicino a un piccolo gruppo di scogli piatti, ti eri reso conto che attorno a voi ogni cosa profumava di sole e salsedine, l'aria salmastra era tiepida, appiccicosa e impregnata di un dolciastro sentore metallico, come se gli spettri di guerrieri antichi aleggiassero ancora nell'etere, narrando attraverso i secoli memorie di antiche e sanguinose battaglie. Le stesse che avevate combattuto anche voi.
Eravate arrivati sul finire del giorno, col sole che affondava lentamente nelle acque calme e silenziose della baia rocciosa, tingendole di cremisi.
“Sei bellissimo” ti aveva detto guardandoti con la testa china da un lato, mentre ti sfilavi la camicia e la lasciavi cadere a terra, sulla roccia tiepida e salata di quella piccola insenatura.
Negli ultimi mesi ti eri fatto crescere i capelli più del solito, li portavi con la riga da un lato e un ciuffo sbarazzino che ti ricadeva sulla fronte, ombreggiandoti lo sguardo. Ti sentivi a tuo agio con quelle maglie sformate che ti scendevano morbide sui fianchi e il tuo unico vezzo erano i blue jeans che tanto andavano di moda in quel periodo, e che trovavi estremamente pratici.
Anche Joe era un amante del denim, ma il chiodo di pelle che gli avevi regalato l'anno prima sembrava di gran lunga il suo indumento preferito. Te ne stavi compiacendo proprio in quel momento, mentre lo adagiava con cura accanto ai pesanti anfibi neri.
“Anche tu” avevi mormorato mentre i contorni della sua figura sfumavano nella luce del tramonto, “anche tu sei bellissimo.”
Osservavi ipnotizzato il suo corpo nudo, agile e asciutto, domandandoti all'improvviso come fosse possibile che una visione tanto familiare riuscisse ancora a turbarti in quel modo, a farti galoppare il cuore e a fermarti il respiro esattamente come la prima volta in cui te l'eri trovato davanti agli occhi.
Joe ti aveva fatto l'occhiolino, poi si era tuffato e tu l'avevi seguito, sussultando a denti stretti per l'acqua sorprendentemente fredda.
“Vieni qui.”
Ti aveva tirato a sé, facendo aderire il petto al tuo e carezzandoti la schiena con i palmi delle mani, provocandoti un brivido che ti aveva scosso dalla testa ai piedi, mentre le vostre fronti si posavano l'una sull'altra.
“Nicolò” l'avevi sentito sussurrare sulle tue labbra, poco prima di baciarle dolcemente.
Dio, il suo sapore...
Dopo quasi mille anni avresti dovuto conoscerlo a memoria. Eppure quella volta ti aveva sorpreso come se inspiegabilmente l'avessi dimenticato, scuotendoti di un turbamento che credevi non avresti più sperimentato in tutta la tua lunga vita.
Avevi percepito calore, morbidezza, desiderio e reverenza. C'era il sole e c'era il mare, in quelle labbra che si prendevano sfacciatamente le tue, senza chiedere un permesso che in realtà gli avevi già concesso molto – moltissimo – tempo prima.
E se fosse stato per te, nel giro di pochi secondi vi sareste ritrovati uno dentro l'altro, protetti dalla suggestiva penombra della grotta, accarezzati dallo sciabordio ipnotico di quelle piccole onde spumose. Ma Joe è sempre stato un inguaribile romantico, anche quando il sangue gli defluisce completamente dalla testa per concentrarsi altrove.
Per questo non eri rimasto sorpreso quando delicatamente ti aveva scostato una ciocca bagnata dalla fronte, posandoti un bacio gentile sul piccolo neo accanto alla tua bocca, poi un altro sulla mascella, sul collo, sul lobo dell'orecchio, sussurrando il tuo nome – il tuo vero nome – e ripetendolo sottovoce più e più volte.
Amavi quando lo faceva, ti sembrava di poter tornare indietro di mille anni, di non sentire addosso il peso dell'immortalità, di essere solamente un ragazzo acerbo e innamorato, aggrappato alla vita come una foglia al ramo di un albero, temendo costantemente anche la più debole folata di vento.
Nicolò, diceva, Nicolò, ripeteva. Nicolò... Nicolò... Nicolò... Ed era come una preghiera, una di quelle che gli sentivi ripetere da secoli, cinque volte al giorno, con la testa rivolta alla Qibla. [8]
E tu gli avevi preso il viso tra le mani sforzandoti di restare a galla, strusciando i polpastrelli sulla sua barba, baciandolo più in profondità, incapace di trattenerti ancora.
Era passato troppo tempo, troppe gelide notti senza le sue braccia a stringerti con possessiva tenerezza.
“Allora non è vero che hai dimenticato come si fa...”
“E come avrei potuto, se non ho pensato ad altro che a questo?”
“A baciarmi?”
Si era allontanato appena e ti aveva squadrato ammiccando, inarcando di nuovo il sopracciglio con quell'aria da incorreggibile sbruffone.
“A te.”
“Hai pensato a me?”
“Sai che è così.”
Ti eri arreso completamente, perché dopotutto sapevi cosa voleva da te e non avevi alcuna intenzione di perdere altro tempo prezioso negandogliela.
Joe aspettava che fossi tu a mostrare quello che eri solito trattenere sotto la superficie, quello che la maggior parte delle volte era lui a sbandierare senza riuscire a censurarsi. Proprio come mille anni prima, voleva spogliarti di ogni cosa, spingerti a capitolare, a supplicare, a confessare, per giocare a carte scoperte e affrontarvi alla pari, per poi darti quello che desideravi e che in fondo non vedeva l'ora di elargire. Era il suo modo di sfidarti, di tener testa al tuo contegno, di possederti ancor prima di farlo davvero. E ti eri reso conto già dalla prima volta di non potergli resistere, che in quell'imboscata ti ci lasciavi attirare come una preda fintamente sprovveduta, aspettando con impazienza il momento in cui avresti potuto finalmente arrenderti a lui senza dargli troppa soddisfazione.
Era un gioco eccitante, che ti mandava letteralmente fuori di testa, e lui l'aveva capito già dal più antico tentativo.
“Dimmi cos'hai pensato.”
“Non riesci a immaginarlo?”
Oh, ci riusciva eccome! Joe ha sempre posseduto una sconfinata immaginazione e non ha mai fatto mistero, con te, di tutto ciò che ne scaturisce.
E probabilmente trascinarti in quella grotta che odorava di mare per schiacciarti contro una delle sue pareti umide a porose faceva parte del suo minuzioso affresco immaginario, di un segreto capolavoro astratto, dipinto in quei mesi opachi e monocromatici.
Wahashtny, Habibi ti aveva bisbigliato tra i denti, stringendoti più forte.
Aizak era stata la tua risposta roca e a malapena comprensibile. [9]
Poi vi eravate smarriti entrambi, morendo all'unisono mentre il sole si arrendeva al richiamo di quell'orizzonte rosso e accecante, lasciandosi inghiottire completamente.








Continua...



 
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Note:
 
[1] Qui riprendo la scena del film in tutto e per tutto, dialogo incluso.
[2] Mio headcanon secondo cui, dopo aver combattuto a lungo senza riuscire a uccidersi definitivamente, i due stipulano una tregua e si allontanano insieme dalla Terra Santa, finendo col rifugiarsi per un periodo a Malta.
[3] Si suppone che il nome “Malta” derivi dal fenicio “melet” e significhi letteralmente “paradiso”.
[4] 9 febbraio: perielio della cometa di Halley, il 13 marzo la sonda europea Giotto passerà a 565 km dal nucleo fotografando la cometa.
17 marzoItalia: si scopre lo scandalo del vino al metanolo, 23 i morti accertati.
16 aprile: due missili vengono lanciati direzione di Lampedusa da parte dell'esercito libico.
26 aprile, Cernobyl,Ucraina: incidente alla centrale nucleare, reattore n. 4 (esplosione non nucleare). Nei giorni seguenti una nube radioattiva contaminerà buona parte dell'Europa.
Furono necessari 15 giorni per spegnere parte dell'incendio e avviare la costruzione di una struttura di contenimento, chiamata sarcofago e costata circa un miliardo di dollari, per ricoprire poi il reattore distrutto. Intervennero 600.000 tra vigili del fuoco, medici e militari, detti i "liquidatori". Le conseguenze sulla popolazione locale furono molto forti nelle prime fasi dell'incidente. (Fonte: Wikipedia)
[5] Nicky sostiene più volte questo concetto nel film: lui combatte per ciò che crede sia giusto, ha una sua etica e agisce in base a essa.
[6] Indubbiamente, lavorando in incognito, si chiamano con i loro nomi originali solo in privato, o comunque solo in presenza di Booker e Andy. Li ho immaginati molto presi dagli eventi drammatici che caratterizzarono quel periodo, sempre in viaggio e impegnati sul campo, con pochissimo tempo per riposare, soprattutto a Cernobyl. Oltretutto suppongo che negli anni Ottanta sarebbe stata una pessima idea (purtroppo!), per due uomini, scambiarsi effusioni in pubblico.
[7] Mi riferisco alla Blue Grotto. Sebbene non sia ancora stata a Malta mi sono documentata il più possibile. Date uno sguardo anche solo alla foto nel collegamento, perché per tanta bellezza l'immaginazione non basta.
[8]La questione religiosa, quando si tratta di questi due, è abbastanza spinosa. In questa storia ho deciso di prendere per buona la teoria per cui entrambi credono in Dio e pregano secondo la propria fede.
[9] In arabo: “mi sei mancato, amore mio” / “ti voglio”. 
   
 
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