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Autore: RedelNord    14/08/2020    1 recensioni
E se Robb Stark si fosse alleato con Daenerys durante la sua guerra? E se i Karstark non lo avessero abbandonato? E se Arya avesse preso parte alla riconquista del Nord? The North Remembers è un'avventura di calibro epico che vi trascinerà in una delle storie più amate di tutti i tempi e ve la farà vivere come nessun altro potrà fare.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Arya Stark, Jon Snow, Robb Stark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Se qualcuno gli fosse stato vicino in quel momento, probabilmente si sarebbe accorto che egli era piuttosto strano.

Il vocio era consistente e sommesso, gli uomini nella grande sala bevevano e discutevano animatamente. L'anziano lord scrutava l'area davanti a lui, gli occhi ridotti a due fessure, concentrati, come quelli di un'aquila. Stava contando? Cosa? I presenti? Possibile, ma nessuno lo poteva sapere con certezza. Dalle panche di legno si levavano risate di festa, ma nel contempo anche diverse domande: “Perché, secondo te lord Walder ci ha convocati qui, ora, tutti quanti?”

Ovviamente le domande non erano state proferite con toni preoccupati, tutti in quella sala erano tranquilli, e si godevano il buon vino.

Ad un tratto, la certa, ma non troppo insistente, impazienza di sentir parlare il vecchio lord fu appagata. Due colpi risuonarono nella sala, poi il lord si alzò attirando su di se gli sguardi di tutti i presenti.

“Vi starete chiedendo, come mai vi ho fatto convocare tutti qui.” Esordì il lord delle terre dei fiumi. Non abbiamo una guerra civile da affrontare?” Il silenzio calò nella sala, tutti sapevano qual'era lo stato delle cose, e quella domanda ora riecheggiava nella testa di ognuno dei presenti. “Be, i ribelli hanno saputo che i Bolton sono arrivati e quindi hanno pensato bene, da quei vigliacchi che sono, di darsela a gambe.” Questa affermazione fece piovere un gran riso generale in tutta la sala, lord Walder proseguì: “e per quanto riguarda il pesce nero, be, ora che i ribelli sono scappati e i nostri alleati del nord sono arrivati, non penso che avrà una vita ancora lunga.” Concluse, tutti annuirono e chi non annuì rise. Lord Walder fece un cenno a una coppiera che si trovava ad un lato della stanza, questa si mosse per portare delle caraffe di vino ai tavoli, altre ragazze la imitarono. “Ho voluto convocarvi qui, perché voglio discutere con voi i miei piani per questa grande casa, ora che... L'inverno è arrivato.” Probabilmente ad un Frey sobrio questa frase sarebbe parsa un po' strana, ma per fortuna di chi si celava sotto la pelle di lord Walder, nessun Frey lì era sobrio.

“Prima però, un brindisi! Basta con quella specie di: piscio di cavallo dorniano, questo è puro nettare di Arbor, un vino per eroi!” Il discorso di lord Frey, stava prendendo una piega eccitante, per tutti coloro che lo ascoltavano...

E per lui in particolare...

 

“Uniti ci ergiamo!” Esclamò a gran voce lord Walder tenendo in mano la sua coppa, “Uniti ci ergiamo!” Gli fece eco il resto della sala. Ciò che seguì il grido del motto di casa Frey, fu un silenzioso trangugiare collettivo. Lord Frey non bevve ma controllò che tutti i suoi parenti lo facessero... Non gliene sfuggì neppure uno...

La giovane moglie di lord Walder raccolse la sua coppa, ma il vecchio lord le intimò di non bere, aggiungendo che non era disposto a sprecare quel vino per lei.

 

Quando tutti ebbero bevuto lord Frey parlò di nuovo: “sono fiero di tutti voi... Siete la mia famiglia.” Il discorso stava diventando tenero? “ Siete coloro che mi hanno aiutato a massacrare, gli Stark alle nozze rosse!” Era una punta di rabbia quella che un orecchio attento e sobrio avrebbe potuto catturare? Possibile, ma orecchi attenti e sobri lì non ve n'erano.

Anzi c'erano molti orecchi sciocchi, i cui padroni risero forte dopo l'ultima frase di lord Walder. “Sì... Gioite uomini valorosi, tutti voi. Avete ucciso l'uomo che avete chiamato re... Sgozzato una madre, di cinque figli!” Il silenzio era ripiombato nella sala, non sembrava proprio che il vecchio lord si stesse complimentando, e questo sembrarono capirlo anche gli ubriaconi lì presenti. “Trucidato i vostri ospiti dopo averli invitati a stare sotto il vostro tetto...” Alcuni Frey iniziarono a tossire, “ma... Non è vero che avete massacrato fino all'ultimo Stark...” Ora tossivano quasi tutti, alcuni iniziarono a barcollare, altri rigurgitavano il vino... “Avreste dovuto estirparli tutti, fino alla radice...” Proseguì il lord del guado, per niente toccato da ciò che accadeva intorno a lui. “Lasciate anche solo un lupo vivo... E le pecore... Non saranno mai al sicuro.” Concluse godendosi il massacro che stava avvenendo davanti ai suoi occhi...

 

 

 

Una ragazza rimosse quel volto dal suo, osservò compiaciuta la desolazione nella sala, notò che la giovane moglie di lord Frey la osservava impietrita. “Quando ti chiederanno cos'è successo qui, di loro che: il nord non dimentica... E che l'inverno, è arrivato per casa Frey...”

 

Una ragazza scese dalla pedana, se ne andò tranquillamente... Camminando in mezzo alla strage. Se la morte, quel giorno avesse voluto un volto umano per manifestarsi...

Avrebbe scelto il suo.

 

 

 

 

 

 

La fredda brezza mattutina scompigliava i capelli e metteva i brividi a Mikarion Karstark, che nonostante il mantello di pelliccia, avvertiva il freddo fin dentro le ossa. Gli uomini si muovevano veloci per i ponti e le baracche, mentre gli uccellini, il fiume e il vento facevano sottofondo a tutto. Sotto il campo, altri soldati stavano scavando delle trincee, trincee che formavano un perfetto perimetro contornato da alberi e cespugli. Mik era rimasto a pensare ad una soluzione per un giorno intero, l'esercito dei Bolton sarebbe stato almeno il doppio più numeroso del loro, uno scontro in campo aperto sarebbe stato una strage per i suoi uomini. Poi, proprio mentre la disperazione sembrava aver preso il sopravvento, si ricordò di una cosa curiosa e ,nel contempo, interessante che aveva visto qualche giorno prima, mentre attraversava la foresta con Arya. All'inizio gli era sembrato un semplice bastoncino, uno stecco e nient'altro. Poi però, l'aveva guardato meglio, non si ricordava perché, probabilmente si annoiava, fatto sta, che aveva visto qualcosa su quello stecco, qualcos'altro: un insetto. Un insetto che si camuffava perfettamente con l'ambiente, celando la sua presenza ai predatori. Mik ripensò a quel piccolo animale che, gli aveva dato una grande idea: un camuffamento militare: avrebbe fatto mimetizzare il campo con l'ambiente, attirandovi dentro i Bolton, solo che: sarebbe stato lui il predatore!

 

 

Da quel pomeriggio Mik aveva fatto lavorare gli uomini senza tregua, per preparare il campo alla battaglia, tutti i ribelli disseminati per le terre dei fiumi erano convogliati lì, erano passati tre giorni da quando Arya se n'era andata, Mik cominciava a preoccuparsi sul serio, ma si era ripromesso di non distrarsi, e che la battaglia rimaneva la priorità assoluta.

 

Nonostante nulla fosse ancora stato deciso il giovane Karstark non poteva fare a meno di pensare ai non morti: quella era la vera guerra, e doveva ancora cominciare. Si chiedeva come se la stesse cavando Jon Snow, e pensava anche al fatto che: se anche Arya avesse ripreso il controllo del nord, la corona avrebbe preteso un giuramento di fedeltà, un giuramento utopico che avrebbe causato un'altra guerra... L'ennesima, era incredibile: quella battaglia, che sarebbe dovuta essere la fine di una questione forse la chiudeva anche, ma ne apriva tante altre, di gran lunga peggiori.

 

 

 

 

Il giovane Karstark si ritrovò a pensare al suo percorso: si chiese se aveva agito bene fino a quel punto, o se certe cose sarebbero potute essere fatte meglio. Si disse che su questo non c'erano dubbi, ma ormai il passato era passato. E per quanto il futuro non apparisse roseo, era a quello che bisognava tendere.

 

Pensò anche a Karhold, non sapeva che fine avesse fatto sua cugina Alys, ma sperava con tutto se stesso che fosse ancora viva. Lo sperò non solo perché lo voleva per lei, ma anche perché probabilmente lei sarebbe dovuta rimanere a Karhold come lady. Forse lui ed Arya si sarebbero sposati e lui sarebbe diventato... Re del Nord?

 

No, non poteva essere, il nord non avrebbe mai accettato un Karstark come re, indipendentemente da qualsiasi cosa avesse fatto per loro. Tuttavia la giovane Stark sarebbe diventata regina del nord, e lui? Che ne sarebbe stato di lui? Una voce dentro la sua testa però ebbe l'ardire di protestare: - tu hai seguito Robb, tu hai combattuto per la tua gente come nessun altro avrebbe fatto... Che importa del nome! Se qualcuno merita il trono quello sei tu!- Mik in parte si trovò d'accordo con quella vocina impertinente, ma dall'altra parte ricordava a se stesso che non bramava il trono. Forse no, ma poteva essere la miglior soluzione, del resto non se ne sarebbe stato a Karhold da solo, con Arya a Grande Inverno. Comunque non importava cosa sarebbe accaduto in seguito, Mik aveva una battaglia da affrontare e doveva farlo a mente lucida.

 

 

 

 

 

La sera calò in molto meno tempo del solito. Il via vai sui ponti rimaneva comunque intenso, la natura stava cambiando intorno al campo: gli animali diurni lasciavano il posto a quelli notturni, il vento si muoveva tra gli alberi: all'inizio piano, poi sempre più agitato, come se anche lui avvertisse l'imminente scontro...

 

Gli uomini nelle trincee sottostanti al campo avevano preso posto, ed erano pronti ad accerchiare il nemico una volta che fosse entrato nel campo. Harry era con loro, mentre Mik avrebbe avuto il comando degli arcieri sui ponti. Le baracche erano state nascoste da frasche e rami, le trincee erano state coperte da erba e fogliame. Il campo fantasma era pronto ad accogliere i Bolton a braccia aperte. Gli arcieri si stavano posizionando sui ponti, i segnali erano stati ridotti ai gesti: bisognava che emettessero meno rumore possibile. L'esploratore era tornato poche ore prima rivelando che i Bolton sarebbero giunti di lì a qualche ora. Mik era nervoso: era passato molto tempo dalla sua ultima battaglia, e la situazione era completamente diversa: ora era lui al comando, le vite di quegli uomini erano a suo carico. Il giovane Karstark si vestì da battaglia: corazza pettorale che lo proteggeva dalle spalle fino alla vita, para ginocchi e gambali. La corazza, sul petto presentava diverse scanalature, che andavano a disegnare un fisico atletico e muscoloso, come il fisico di Mikarion. Portava: Artiglio Guerriero alla cintura, in battaglia la portava lì perché gli era più comoda.

 

 

Guardò in basso: Harry agitò il braccio sinistro, Mik annuì. Era il segnale, tutti gli uomini nelle trincee erano armati e pronti! Il giovane Karstark, dopo aver rivolto uno sguardo alla baracca 9: ovvero la sua baracca, si voltò verso i suoi uomini, e si ritrovò spaesato quando si accorse che tutti lo stavano fissando, come se si aspettassero di sentirlo parlare...

 

Mik li guardò stranito, ma poi raccolse il coraggio e parlò: “uomini.” Introdusse con coraggio e fiducia nelle sue parole, “ so che non c'è un solo codardo fra di voi, e so che siete ansiosi di battervi quanto lo sono io, ma aspetteremo che entrino tutti nel perimetro, prima di far scattare la trappola. Questo richiede sangue freddo, e la disciplina conterà quanto il coraggio.” E queste erano le informazioni tecniche, doverose in ogni caso, “i Bolton sono un osso duro,” proseguì rimanendo fermo, fisso ed impettito, questo gli consentiva un aria sicura e da leader, “sono ben armati, e molto più numerosi... E venderanno cara la pelle.” Quest'ultima osservazione fece calare una comune espressione dubbiosa sui volti dei soldati in ascolto. Mik non si fermò: “fanti.” Introdusse rivolgendosi al piccolo gruppo di fanteria, che di lì a breve sarebbe sceso nelle trincee per comunicare le ultime disposizioni del comandante. “Quando la freccia di fuoco sarà scoccata e avrà raggiunto il sicomoro, allora uscirete dalle trincee, questo ci consentirà di accerchiarli e prenderli di sorpresa.” I fanti annuirono a turno, con gli occhi fissi sul comandante, occhi che lasciavano trapelare attenzione mista ad ammirazione.

 

“Arcieri. Abbiamo poche munizioni a disposizione, questo comporta che ogni singolo colpo dev'essere portato a segno con la massima precisione, incoccate la freccia e tendetela in tutta fretta, è necessario che scocchiate a turno, così da consentire una pioggia costante e uno sbarramento a qualsivoglia reazione.” Concluse annuendo, come per infondere coraggio nei suoi uomini, che lo guardavano attenti.

 

Il giovane Karstark proseguì sempre rivolto agli arcieri: “non scoccate se non siete sicuri di colpire. Mirate ai punti deboli... La vostra precisione sarà essenziale.” Di nuovo, i soldati annuirono e strinsero più forte il loro arco, come per prenderne sempre più confidenza, e arrivare così a combattere non con un'arma ma con una vera e propria creatura.

 

“Quell'esercito...” La voce di Mikarion sovrastò anche i rumori della natura, non tanto per il volume, quanto per l'intensità del discorso, e di quella parola in particolare. “Anche se mutilato, sarà sempre pericoloso. Come una belva ferita.”

Tornò il velo del dubbio, ma questa volta fu presto scacciato dalla sicurezza e dall'ardore che ora sembrava essersi impossessato di quegli uomini.

 

 

“Quando avremo finito le frecce, scenderemo e daremo supporto alla fanteria. Così le forze saranno equilibrate.” E detto questo, il giovane Karstark sorrise, non seppe spiegarsi il perché. Forse perché si era reso conto che il suo era un buon piano, forse per infondere coraggio nei suoi soldati, o forse per infonderlo in se; ad ogni modo anche gli altri sorrisero. E questo stabilizzò Mik. “Loro ci credono una ricca preda...”

Il riso volò rapido sulle bocche dei soldati in ascolto, che avevano decisamente acquistato maggior fiducia e coraggio. “Ma quello che troveranno sarà un predatore, molto affamato.” E fece seguire la frase da un ghigno sprezzante, ma durò poco, infatti tornò serio subito dopo: “molti di voi sono qui per motivi differenti: chi combatte al mio fianco dalla guerra di Robb Stark” e detto questo fece un sorriso ad un soldato Karstark che aveva riconosciuto, “ c'è chi risponde a casa Tully e si ribella ai Frey. Non importa cosa ci ha spinti a diventare ribelli... Quello che importa: è che la nostra oppressione finisce oggi. E che coloro che ci hanno fatto dal male... A noi, o a dei nostri cari, oggi pagano per tutto quanto.” L'assenso era palpabile, nonostante il silenzio. Mik annuì, ed incurvò le labbra in una smorfia di: fierezza mista a preoccupazione: “ciascuno al proprio posto, a pronto comando pronta risposta.” Dopo quella frase assunse un'aria quasi, provocatoria: “quando avremo finito potremo andare da Ramsay Bolton e dirgli: ' tutta la gente che ti odia, ti manda i suoi saluti!'”

 

Una fragorosa risata scoppiò tra le fila di soldati adiacenti alla baracca 9. Non tanto perché la battuta fosse divertente, quanto per il fatto che tutti i ribelli stavano pregustando la vittoria, e questo era un bene: un esercito ben motivato, anche se piccolo è pericoloso. Infatti di lì a poco scoppiò un fragoroso: “hurrà, hurrà, hurrà...”

Mentre Mik prendeva il suo posto sul ponte di giunzione tra le baracche 9 e 10.

 

 

 

Fred e Marty ridiscesero dalla scala e raggiunsero i loro posti in trincea, riferirono le ultime disposizioni al comandante Harry e attesero tutta la sera.

 

La notte era arrivata: calata su di loro come un falco sulla preda, la luna rischiarava molto, ma era il buio a dominare quel momento. Lentamente un banco di nebbia discese sul campo, Marty era sempre stato superstizioso, e l'improvviso arrivo di quel nebbione lo aveva spaventato e non poco, un presagio... Un presagio infausto. I soldati nelle trincee erano seduti o appoggiati alle pareti, c'era chi beveva freneticamente, c'era chi pregava, chi sguainava e rinfoderava la spada in modo nervoso. Fred stava torturando con le mani un rametto caduto da una sequoia, mentre Marty rigirava fra le dita un piccolo amuleto.

 

 

Mik era in piedi sul ponte, il respiro si era fatto visibile fino a quel momento, ma la nebbia copriva tutto ora. Silenziosamente Mik la stava maledicendo, non si sarebbe visto niente con quella nebbia davanti...

 

 

 

 

Il piccolo Jon fermò le truppe con un gesto della mano. Gerald si sentì avvampare, 'avevano già raggiunto la base ribelle?' si chiese il giovane soldato. Il piccolo Jon si voltò, aveva l'ingresso della foresta alle spalle, e i vessilli del nord davanti: “Oltre questi alberi si annida la feccia ribelle, ebbene io dico: annientiamola!” E detto questo sguainò la spada, tutti si unirono a lui nel grido di battaglia più insicuro della storia.

 

Gerald sentì il cuore in gola, mentre si addentrava in quella foresta maledetta.

 

 

Mik restava impassibile, non aveva idea di che ora fosse, in testa avevo fisso un pensiero: vincere! “Signore come facciamo a sapere che verranno proprio qui?” Ebbe l'ardire di domandare un arciere proprio a fianco a Mik. “Abbiamo lasciato tracce che li conducano a questo posto.” Rispose rapido il giovane Karstark, che non aveva distolto gli occhi dall'entrata del campo.

 

 

 

 

 

Gerald ora stava entrando in una zona strana, come una radura, una radura immersa nella nebbia, le tracce conducevano a quel luogo, ma i ribelli non c'erano. Marty spiava da uno spiraglio fra quelle frasche poste al di sopra della trincea per camuffarla, un suo gesto con la mano fece capire agli altri ribelli che i Bolton erano entrati nel campo! Seguirono diverse reazioni: molti soldati sguainarono le armi, altri accelerarono il loro respiro spuntando nuvolette di vapore dalla bocca, Marty tornò a trastullarsi con quel suo talismano, i soldati guardavano Harry, ed Harry guardava i soldati, l'ora della verità era giunta...

 

Mik non riusciva a vedere bene i soldati nemici, a causa della nebbia. Tuttavia poteva sentirli muoversi al di sotto di lui. Erano tanti, erano davvero tanti...

 

 

“Incoccare.” Bisbigliò Mik, ben attento che i nemici non lo sentissero, bastò vedere che l'arciere che aveva a fianco incoccava la freccia, e tutti gli altri arcieri lo imitarono.

 

 

I Bolton erano ormai entrati tutti nel perimetro, non ci sarebbe voluto molto prima che si accorgessero delle trincee. Mik respirava rapido, ogni secondo era prezioso, e la precisione doveva essere assoluta... Gli arcieri sembravano impazienti, Harry fremeva dal desiderio di attaccare, Marty continuava a girare quell'amuleto, Fred stringeva la sua spada, Gerald si sentiva male... Qualcosa non andava... Poi un grido...

 

 

“Ora!” Gerald si guardò attorno, le frecce piovevano su di loro inesorabili, non erano molte ma erano costanti, Gerald provò ad allontanarsi ma non vide va di fuga. Mik dall'alto osservava lo svolgersi dello sbarramento, gli arcieri scagliavano frecce in progressione, mantenendo un martellamento costante sui nemici. La nebbia era fitta e la morte vi si aggirava dentro, famelica.

 

I soldati nelle trincee assistevano allo svolgersi del piano, fermi in attesa di vedere la freccia di fuoco.

Gerald cercava di mettersi in salvo, ma l'ingresso ora era stato sbarrato, alcuni ribelli si erano posti dietro di loro, e li spingevano verso la pioggia di frecce, Gerald cercava di incrociare lo sguardo dei suoi superiori per capire cosa dovesse fare, ma sembravano tutti atterriti. Il piccolo Jon spuntò dalla massa di soldati Bolton, sguainò la spada e si gettò sui ribelli dello sbarramento, Gerald lo seguì, e lo seguirono tutti gli altri.

 

 

Marty rimaneva lì, con la lancia puntata in avanti, mentre i nemici gli si schiantavano addosso, arrivavano svelti, e gli saltavano addosso. Uno lo caricò, con la spada sguainata, Marty alzò la lancia che andò a conficcarsi all'altezza dell'addome di quell'uomo. Il ribelle gettò la lancia ed attaccò i nemici con la spada.

 

 

Gerald stava chinato su un ribelle e gli conficcava ripetutamente la spada nel cuore, poi si spostò barcollando e vide che un ribelle era di schiena, Gerlad non attese e lo infilzò da dietro. Poi ingaggiò un altro duello uomo a uomo.

 

Marty si faceva strada sull'ormai consistente tappeto di morti, la freccia di fuoco non era ancora stata scagliata, e questo voleva dire che dalle trincee laterali non si sarebbe ancora mosso nessuno. Marty non sapeva per quanto sarebbe potuto durare, il sangue lo ricopriva dalla testa ai piedi.

 

La testa gli martellava, il sudore gli correva giù dalla fronte. Un nemico gli balzò addosso, Marty cadde e sentì i pugni piovergli in faccia, poi niente. Si alzò e vide che il nemico lo fissava con gli occhi sbarrati, sangue gli usciva dalla bocca e una freccia spuntava dalla sua schiena. Marty si rialzò e raccolse la spada.

 

 

 

Gerald vide Thomas accasciarsi a terra colpito da una freccia, c'era un ribelle vicino a lui, il giovane soldato di Forte Terrore, si mosse verso quel ribelle. Un altro gli venne addosso ma Gerlad con solo fendente gli tagliò la testa. Il ribelle rimaneva lì immobile, Gerald gridò e gli saltò addosso...

 

 

Marty si voltò: un soldato gli stava per balzare addosso, così lui si sposto e parò il colpo.

 

 

Gerald continuò a menare fendenti non troppo precisi, il ribelle parò tutti i colpi e rispose mettendo in difficoltà il giovane soldato Bolton.

 

Marty cercava di far arretrare quel nemico, ma doveva riconoscere che era uno in gamba.

 

Gerald, vedendo che il ribelle resisteva, girò su se stesso lasciandosi cadere ed allungando una gamba. Il ribelle cadde e perse la spada. Gerald allora non perse tempo e colpì a morte il caduto.

 

 

Harry rimaneva nella trincea est, moriva di impazienza. I Bolton erano molti di più, i ribelli non avrebbero resistito a lungo. Il generale allora uscì dalla sua trincea, “Mik!” Gridò, come per incalzare il giovane Karstark a dare l'ordine. Mik dal canto suo era rimasto fermo, gli occhi sbarrati, la bocca serrata. Ancora non era il momento.

 

 

Marty rimaneva lì disteso, la ferita al di sotto dello stomaco bruciava e faceva schizzare sangue a fiotti, il ribelle provò a trascinarsi verso la trincea sperando di ricevere soccorso...

 

 

Gerlad ne aveva ucciso un altro quando vide una freccia infuocata conficcarsi su un sicomoro poco distante. Notò che lo sbarramento di frecce era diminuito, a quanto pareva quei maledetti stavano finendo le munizioni. La mezza gioia di Gerlad fu rotta da un grido di battaglia nemico maledettamente vicino.

 

 

Harry si alzò dalla trincea: “Per la ribellione!” Gridò con tutto il fiato che aveva, mentre guidava i suoi uomini contro i nemici. Mik si preparava a scendere per dare supporto ad Harry.

 

 

Gerald vide i ribelli spuntare dalla nebbia come spettri, molti soldati arretrarono, molti inciampavano sui cadaveri che ormai ricoprivano gran parte del terreno.

 

Fred attaccò un nemico e dopo pochi colpi riuscì ad ucciderlo, cercava Marty, ma non lo vedeva.

 

Il piccolo Jon si gettò sui nuovi ribelli gridando ai suoi uomini: “di chi è il nord!?” E ricevendo un sonoro: “nostro!” Come risposta.

 

Mik e gli arcieri ridiscesero dalle baracche e sguainarono le spade, “per il nord, per le terre dei fiumi e per il bottino!” La battaglia si fece più viva che mai. Molti Bolton erano morti, e il loro esercito era stato sfoltito per bene. Nonostante questo rimanevano comunque più numerosi dei ribelli.

 

Fred abbatté un nemico dopo l'altro, il sangue volava ovunque e il ragazzo era sporco di fango, colpì molti nemici alle spalle muovendosi nella nebbia. La notte era buia e la luna era poco per illuminarla, dei deboli raggi filtravano dai rami ma non rischiaravano molto. Ad un tratto un albero prese fuoco, probabilmente il sicomoro su cui era stata lanciata la freccia di fuoco. Quelle fiamme illuminavano molto di più di qualsiasi luna svogliata. In poco tempo la foresta attorno prese fuoco.

 

Mik si aggirava per quell'inferno colpendo un nemico dopo l'altro, si avvicinò ad Harry e i due si misero schiena contro schiena e si muovevano così eliminando chiunque sul loro passaggio. Il piccolo Jon li vide e fu loro addosso in poco tempo.

 

Harry lo attaccò per primo, i due combattenti si scambiavano parecchi buoni colpi. Mik affiancò il suo amico e scatenò sul nemico la sua furia, e la sua indiscussa bravura.

 

 

Tutt'intorno era il fuoco e il sangue! Molti soldati stavano scappando, ma la fuga era sempre interrotta, o da qualche cadente ramo infuocato o da una lama. Fred ne uccise un altro, poi lo vide... Marty si trascinava esanime, Fred gli si avvicinò e cercò di sollevarlo. Marty provò a parlare ma dalla sua bocca uscì solo sangue, Fred ricacciò indietro le lacrime, pregò l'amico di rialzarsi, di sopravvivere, ma non ci fu niente da fare...

 

 

Gerald vide il ribelle in ginocchio, allora gli si lanciò contro...

 

Fred vide un nemico corrergli addosso, allora si alzò e si preparò a respingere l'attacco...

 

 

Gerald colpì il ribelle con notevole foga, il sudore gli solcava la fronte e il sangue gli ricopriva la corazza, i due si scambiarono parecchi colpi.

 

Fred rispondeva botta su botta al giovane soldato nemico, ma la stanchezza si stava facendo sentire, ogni colpo gli costava parecchia fatica. Non sapeva per quanto ce l'avrebbe fatta, indietreggiò per sbilanciare l'avversario.

 

 

Gerald fu costretto ad avanzare, roteò la spada con molta più rabbia...

 

 

La natura aveva voluto quella notte placida, silenziosa, oscura e nebbiosa. Ma l'uomo l'aveva resa caotica, calda di sangue, infuocata ed infernale. L'adrenalina viaggiava a mille tra i soldati, che si ammazzavano, si pestavano... Il suolo era coperto di morti e di feriti che, agonizzanti, si trascinavano al suolo alla ricerca di un qualche appiglio, molti gattonavano, implorando che quel dolore avesse fine, altri ancora cercavano di tenere all'interno del proprio corpo il sangue e non solo...

 

 

Gerald mise male il piede, inciampò e cadde perdendo la spada...

 

Fred approfittò della caduta del suo nemico per colpirlo a morte al collo... Ancora e ancora e ancora...

 

 

Harry manteneva sempre più a fatica il ritmo del piccolo Jon, per sua fortuna Mik combatteva al suo fianco, garantendogli sicurezza e mettendo in difficoltà l'avversario...

 

Il piccolo Jon però non cedeva terreno, i tre raggiunsero una piccola altura un po' lontana dal terreno di scontro.

Jon Umber sferrò un calcio a Mik, che rotolò giù dalla collinetta, Harry rimase a combattere, ma ormai era stanco e si vedeva.

 

I duellanti non si risparmiavano, Harry attaccava per porre fine al combattimento, il piccolo Jon difendeva e contrattaccava con colpi pesanti e molto precisi, Mik rimase sdraiato a terra. Harry cominciava a subire l'iniziativa del suo avversario, parò più colpi che poté... Poi cedette...

 

Il piccolo Jon lo costrinse ad arretrare sempre di più, Harry mantenne l'equilibrio in modo precario, l'avversario lo sovrastava...

Il giovane ribelle cadde in ginocchio, ma continuò a combattere, l'avversario lo aveva quasi in pugno... Harry provò ad alzarsi, il piccolo Jon lo colpì nuovamente ferendolo alla mano sinistra, Harry cadde e si trascinò a terra, l'avversario lo colpì di nuovo, Harry parò e provò a risollevarsi ma la stanchezza e le ferite gli gravavano addosso togliendogli il fiato.

 

 

Umber colpì e continuò a colpire il suo avversario, che ormai resisteva per pura forza di volontà, i colpi si fecero più frequenti e più insistenti, costringendo il giovane ribelle a scoprirsi e a rendersi vulnerabile...

 

 

Harry si rimise in piedi tentando un'ultima resistenza, provò ad attaccare per portare a segno l'ultimo colpo... Non sapeva che avrebbe fatto se questo non avesse avuto buon esito...

 

Harry fece appello a tutte le sue forze e, a fatica si rimise in piedi...

 

Il fuoco bruciava tutt'intorno a loro, il piccolo Jon Umber con alle spalle le fiamme e sul volto il sangue di tutti quei giovani ribelli, aveva l'aspetto di un demone...

 

Harry gli si gettò contro e provò a passare sotto la sua guardia, voleva avvicinarsi in modo da neutralizzare il suo allungo. Così fece, per un po' l'avversario fu disorientato ma poi capì le intenzioni del generale ribelle e chiuse gli spazi contrattaccando violentemente e ferendo Harry anche al braccio destro...

 

Il giovane soldato sentì le sue forze venire meno, parò qualche colpo, ma non si accorse della spada che passandogli sotto la guardia gli perforava l'addome...

 

 

 

 

Provo ad alzarmi, le gambe mi fanno troppo male, cerco di chiamare aiuto ma arriva un nemico che mi taglia la gola...

 

Sono disorientato e cammino a caso cercando di orientarmi, i Bolton ci stanno facendo arretrare, provo a scappare ma sento un dolore terribile al fianco, e poi un suono liquido e viscido. Il sangue mi sgorga a fiotti dal fianco, una spada me lo ha perforato, il soldato è ancora dietro di me, provo a reagire ma lui mi colpisce nuovamente...

 

 

 

Jon Umber stava per dare il colpo di grazia al generale in ginocchio, quando sentì un grido provenire da destra: Mik si era ripreso e stava correndo verso di lui con la spada in pugno. Il piccolo Jon si voltò e si preparò allo scontro...

 

Mikarion Karstark fu rapido e furioso, dentro di se si stava maledicendo per non essere rinvenuto prima e aver potuto aiutare Harry, ma il suo amico era ancora vivo e lui non l'avrebbe abbandonato, la spada si muoveva come un'altra parte del corpo del giovane Karstark che era sempre stato uno spadaccino eccezionale, forse uno dei migliori a Westeros in quel momento. Il piccolo Jon non resistette a lungo, Mik con una messa lesta gli tagliò la mano che teneva la spada, poi spingendolo verso la foresta in fiamme lo trafisse da parte a parte, in mezzo al fuoco!

 

Il sudore si mescolava con il sangue sul volto di Mik...

 

 

Il giovane Karstark si rialzò e corse dai suoi uomini...

 

I ribelli stavano per essere soppressi, ma quando videro Mik con loro riacquistarono coraggio. Sapevano che non cambiava nulla, ma almeno il loro comandante era con loro...

 

Mik radunò tutti nel contro del campo e incitandoli a lottare con lui per l'ultima volta si gettò nuovamente sui nemici, gli altri ribelli rinvigoriti dal suo arrivo corsero a loro volta sul nemico... Un'ultima volta...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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