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Autore: Fiore di Giada    15/08/2020    0 recensioni
La Time Force è partita per il 3001. Wes è sconsolato, ma troverà una mano tesa.
(lievissima EricxWes one sided)
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Con passo rapido, Wes entrò nella torre dell'orologio.
Non sembra passato un giorno. – mormorò, il tono velato dalla malinconia. Invece, era passato un lungo anno dalla fine della battaglia contro Ransik.
Certo, erano riusciti a salvare il mondo e il capo dei mutanti aveva compreso i suoi errori, consegnandosi spontaneamente alla giustizia, ma, a causa della diversità temporale, erano stati costretti ad una nuova, straziante separazione.
Non poteva esserci un legame duraturo tra persone appartenenti a epoche differenti.
Si sarebbero creati dei paradossi difficilmente risanabili.
Si appoggiò al muro e si lasciò cadere a terra. Tale consapevolezza non rendeva più aspra l'amarezza della separazione.
In quel lungo periodo di condivisione, si era affezionato ai quattro ranger provenienti dal futuro.
Con loro, aveva conosciuto il significato dell'amicizia ed era riuscito a crescere e a maturare.
Si era liberato delle storture di una vita agiata e aveva appreso il valore del lavoro.
Il ragazzino stolto e ingenuo era svanito e aveva lasciato il posto ad un uomo.
E poi... – mormorò, sconfortato. Oltre all'amicizia, nella sua vita era entrato l'amore.
Jen.
Quel sentimento, per lui, era racchiuso in quel bel volto, spesso atteggiato ad una espressione seria.
Ridacchiò, amaro. Eppure, i primi tempi non erano stati facili.
Lei, in lui, rivedeva il suo primo amore, Alex, anche a causa della loro somiglianza.
Eppure, il tempo aveva appianato questi contrasti e si erano innamorati.
Ma, nonostante la forza del loro sentimento, erano stati costretti a rinunciare.
Sospirò. Forse, lei, nella sua epoca, aveva ricostruito il suo legame col suo vero fidanzato.
Chissà, magari si erano sposati e avevano avuto dei figli.
Tutto era come doveva essere.

Si alzò, salì le scale e si recò nella stanza comune. Anche in quell'ambiente, tutto era rimasto immutato, come cristallizzato in un incantesimo.
Solo la polvere , posatasi sui mobili e sugli oggetti, indicava il tempo trascorso.
Posò lo sguardo sul tavolo, su cui era posata la scacchiera. Quante partite, durante i pomeriggi liberi, aveva effettuato lunghe partite con Trip, il genio dei Time Force Ranger.
Ogni oggetto racchiudeva un ricordo legato ai suoi amici lontani.
Si sedette sulla sedia, sconfortato, la testa tra le mani. Ricordare il tempo trascorso con Trip, Lucas, Kate e Jen stava acuendo il suo sentimento di nostalgia.
Eppure, in quella giornata libera, aveva sentito il bisogno di stare solo coi suoi pensieri.
Non aveva la necessità di mostrare una serenità ben lontana dal suo animo.
Chiuse gli occhi e cercò di frenare le lacrime, che minacciavano di rigare le sue guance. Certo, i Silver Guardian davano una direzione alla sua vita, ma non allontanavano quel senso di amarezza, che gli stringeva il petto.
Gli mancavano i suoi compagni.
E sentiva nostalgia di lei.
Finirò per impazzire. – mormorò. Nessuno conosceva la pena che ribolliva nel suo cuore e non era sicuro di riuscire a mantenere una tranquillità fasulla.
Ma non riusciva a non deporre quella maschera.
Eppure, il peso di quella recita continuava a crescere e gli impediva la serenità dell’anima.
Stanco, si distese sul letto e strinse il lenzuolo contro il suo petto.
Un penetrante olezzo marino solleticò i suoi sensi e il giovane boccheggiò, come colpito da un pugno. Quello era il profumo di Jen…
Deboli singhiozzi sollevarono il suo petto e il giovane, d’istinto, strinse il lenzuolo contro il suo petto. Quel semplice effluvio aveva rotto gli argini già deboli del suo autocontrollo…
I ricordi avevano inondato la sua mente.
Le lacrime rigarono le sue guance, mentre violenti tremiti scossero il suo corpo. Aveva bisogno della loro presenza…
Quell’effimero profumo recava in sé il peso di rimpianti e desideri mai espressi.
Desiderava rivederla, un’ultima volta.
Ma non era possibile.
Estenuato e sofferente, chiuse gli occhi e si addormentò.



Una mano si appoggiò sulla sua spalla.
Il giovane, stupito, aprì gli occhi e si girò.
Sbatté le palpebre, stupefatto, e vide Eric, che lo fissava con sguardo serio, impenetrabile.
Che cosa succede Eric? – domandò il giovane. Quella era una giornata di vacanza.
Perché Eric lo aveva seguito?
Era accaduto qualcosa di serio?
L’ex Quantum Ranger scosse la testa, sconfortato. Da tanto, troppo tempo si era accorto della malinconia di Wes.
Certo, non si lamentava mai e, stoicamente, sopportava ogni allenamento, ma, oltre quella serenità, aveva veduto il lampo d’ un’amarezza repressa.
E ne comprendeva la ragione.
Una nube di preoccupazione velò lo splendore dei suoi occhi neri. Aveva sempre ritenuto Wes un ragazzino viziato, istupidito da una vita facile.
Eppure, aveva mostrato un encomiabile spirito di sacrificio, quando aveva scelto di combattere da solo i mutanti.
Li amava e, in nome del loro legame, aveva voluto riportarli nel loro tempo, incurante della sua incolumità.
Per alcuni istanti, studiò il volto del suo compagno. I suoi occhi chiari erano rossi di pianto e le sue guance avevano le tracce delle lacrime.
Ancora piangeva i suoi amici.
Ancora soffriva l’assenza di Jen.
Eppure, cercava di non essere di peso agli altri.
Wes, stai impazzendo. – mormorò il Silver Guardian, monocorde. Gli dispiaceva vederlo così, aggrappato ad un ricordo senza alcun futuro e, per questo, desiderava scuoterlo.
In quei mesi, gli era mancato il ragazzo vivace e incosciente, conosciuto i tempi dell’accademia.
Avrebbe preferito rivedere lui, invece di un uomo così triste.
Wes corrugò la fronte e gli lanciò una breve occhiata sdegnosa.
Grazie per la comprensione, Eric. Sei venuto qui per farmi la predica? – sibilò, irritato. In quel momento, gli sembrava di essere tornato ai tempi delle loro incomprensioni.
Certe cose non cambiano mai., pensò, amareggiato. Credeva di avere fatto cambiare idea a Eric su di lui.
Ma non era così.
Lui aveva espresso un giudizio tagliente sul suo dolore.
Bel lavoro Eric. Si è chiuso ancora di più., imprecò l’ex Quantum Ranger contro se stesso. Voleva aiutare Wes, ma, con quelle parole, era riemersa la sua ottusità.
Lui, a causa della sua esperienza, non riusciva a capire quell’abbandono ai ricordi.
Così, ci si consumava in riflessioni inutili, che consumavano energie.
Sospirò e posò una mano sull’avambraccio di Wes.
No, non volevo offenderti. Ma non mi piace questa tua recita. Puoi ingannare gli altri, ma non me. – cominciò l’ex Quantum Ranger.
La rabbia negli occhi di Wes scomparve, presto sostituita da una espressione confusa.
Io so. So che tu non vuoi essere di peso a nessuno. Ti sei allenato con molto impegno per diventare un Silver Guardian e ci sei riuscito, guadagnandoti il mio rispetto e quello dei miei compagni. Ma io ho visto che non sei felice. –
Si fermò.
Io ricordo che eri un ragazzo vivace, desideroso di fare nuove esperienze. E piuttosto incline a cacciarti nei guai. Ai miei occhi, eri insopportabile. Forse, anche per questo rifiutavo i tuoi tentativi di amicizia.– continuò, calmo.
Strinse un poco la presa della sua mano sull’avambraccio dell’ex Ranger Rosso.
Wes non si mosse. Quella presa forte e sicura dava requie al suo spirito inquieto.
Eppure, avvertiva uno strano calore irradiarsi lungo tutto il suo corpo.
Forse, il brusco Eric Myers voleva davvero aiutarlo, ma, anche in simili momenti, la sua durezza gli rendeva difficoltosa qualsiasi comprensione.
Sorridi poco, il tuo sguardo è spento e, al termine di ogni turno, vai subito a casa tua. Sembri disprezzare la compagnia degli altri guardiani, ma, in realtà, non riesci a legarti con nessuno, dopo la partenza della Time Force. Con loro, hai perso te stesso.
E’ vero, sei maturato molto, ma sei diventato un uomo spento, incapace di sorridere e provare vero piacere. Sei diventato più cupo di me e questo non è un bene. Ci vuole equilibrio in ogni cosa e qui non ce n’è. – concluse.
Wes meditò, sorpreso da quelle parole. Non avrebbe mai immaginato nel suo brusco rivale un tale spirito di osservazione.
Eric era riuscito ad andare oltre la sua maschera di serenità e cortesia.
Il suo volto impenetrabile celava un cuore nobile, capace di andare oltre le apparenze.
Era preoccupato per lui e, pur con maniere discutibili, cercava di aiutarlo a reagire.
Inoltre, non aveva mai fatto il nome di Jen.
Malgrado i suoi toni, aveva mostrato riguardo.
O forse non aveva compreso l’autentica natura del sentimento tra lui e Jen?
Scosse la testa. Non era il caso di porsi domande simili.
Il nome di Jen dilaniava il suo cuore, nonostante il tempo trascorso.


I suoi occhi cerulei si rifletterono in quelli neri di Eric.
Il giovane sussultò, colto di sorpresa da quello sguardo. Quelle iridi chiare avevano la limpidezza dei laghi.
Sto diventando sdolcinato., si disse. Eppure, non aveva potuto fare a meno di sentirsi vulnerabile.
In quei brevi istanti erano stato denudato delle sue difese.
Siamo… Eravamo diventati una squadra. Si era cementato tra noi un legame forte. Per questo, ho cercato di mandarli via. Eppure, quando sono tornati, mi sono sentito felice. Ma tale gioia sarebbe durata poco. Questo non era e non è il loro tempo. – confessò.
Ho dovuto pagare quella gioia con una nuova separazione. Si è riaperta una ferita ancora fresca e non credo si rimarginerà più. – confessò, amareggiato.
L’ex Quantum Ranger non rispose. Gli faceva male tanta pena.
Wes non doveva portare un peso tanto crudele sulle sue braccia.
Si allungò sul letto e si stese accanto a lui.
Poi, le sue braccia cinsero i fianchi di Wes e lo attirarono contro il suo petto.
Che… Che fai? – domandò, la voce resa stridula dall’imbarazzo e dalla sorpresa. Non si era aspettato quel gesto tanto espansivo da parte di Eric.
Di solito, il suo collega era molto poco incline a simili manifestazioni.
Eppure, in quel momento, era stretto tra le sue braccia e la sua testa poggiava sulla spalla dell’ex Quantum Ranger.
Contro il suo orecchio, risuonava, regolare, il palpito del suo cuore.
Non sapeva perché, quel suono gli donava quiete.
Un leggero sorriso sollevò le labbra di Eric e le sue mani sfiorarono i capelli dell’altro.
Voglio dimostrare che ti sbagli. Sei ferito e stai soffrendo, ma qualsiasi dolore può essere superato. Anche le tue ferite, Wes, si possono rimarginare, se permetti a qualcuno di starti accanto. – affermò poi. Sì, voleva aiutarlo.
Non gli avrebbe permesso di sprofondare nelle secche della depressione.
Voleva rivedere l’uomo volitivo e vivace che aveva imparato a rispettare.
Wes sospirò e cinse con un braccio il torace del suo collega. Non credeva fosse possibile un simile atto.
Poteva una ferita simile, che ancora sanguinava, rimarginarsi?
Gli sembrava utopica una simile affermazione.
Eppure, doveva provare a riemergere.
Doveva onorare la generosità del suo rivale e afferrare la sua mano tesa.
Gli doveva un simile tentativo, seppur velleitario.
Farò del mio meglio. Grazie, Eric. –
   
 
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