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Autore: Ghost Writer TNCS    15/08/2020    0 recensioni
Niflheim è sempre stato famoso per essere un pianeta tetro e ostile, ma questo non aveva fermato i coloni. Il loro spirito intraprendente e gli interessi economici di una grande multinazionale sembravano sufficienti per far fronte a qualsiasi avversità, ma si sbagliavano.
Il sogno si è infranto contro misteriose interferenze, e alla frustrazione ha fatto seguito la criminalità. Se per un amante degli esplosivi la situazione è particolarmente allettante, lo stesso non si può dire per le forze di polizia che cercano di ristabilire l’ordine, costrette a combattere un’organizzazione malavitosa più influente delle autorità ufficiali.
La sfida per la frontiera è iniziata e il più forte imporrà la sua giustizia.
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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14. Cominciamo

Erano passati alcuni giorni dall’attacco alla centrale di polizia, ma molte persone avevano ancora paura a uscire di casa. Le strade erano semideserte e l’unica presenza costante era la voce del Sindaco, diffusa dai tanti altoparlanti disseminati per la città. In origine erano stati pensati per allertare la popolazione in caso di minacce imminenti, ma ora il criminale li stava usando per fare propaganda.

“Teniamoci i nostri soldi!”, “Chi non ci rispetta non ci può governare!”, “Non c’è giustizia senza libertà!”: questi e altri erano gli slogan che il criminale stava utilizzando per screditare la Orborum Domini e ottenere consensi.

Freyja non ne poteva più di sentirli, ma ciò che davvero la infastidiva era che prima o poi la gente avrebbe cominciato a crederci. A furia di sentirsi ripetere le stesse cose, qualcuno si sarebbe convinto che il Sindaco aveva ragione, e a quel punto sarebbe stato impossibile riportare le cose com’erano prima.

«È questo» affermò la donna in testa al suo gruppo. Imbracciò il suo tozzo fucile e con una violenta onda d’urto abbatté il portone. «Gente, sapete cosa fare.»

Uno dopo l’altro i membri del gruppo entrarono nell’edificio costruito abusivamente e cominciarono a rovistare nelle stanze per cercare qualsiasi cosa potesse essere usata o rivenduta.

Ora che gli agenti di polizia erano in cella, gli uomini del Sindaco potevano fare tutto quello che volevano in città, e a quanto pare la loro principale occupazione era diventata razziare i covi delle bande di quartiere.

Freyja aveva sentito che molti di quei fuorilegge erano stati uccisi per liberare le celle e fare spazio ai poliziotti. Dicevano che Kerberosz si fosse occupato personalmente della cosa, sgozzando senza pietà decine di persone. Il solo pensiero che i suoi colleghi fossero in balia di gente del genere le faceva accapponare la pelle.

Quando Mowatalji l’aveva contattata per riferirle il suo nuovo incarico, per un attimo aveva pensato di chiedere di farsi assegnare alla sorveglianza della centrale di polizia, ma aveva subito cambiato idea per non rischiare di destare sospetti.

Nel tardo pomeriggio finalmente poté tornare a casa e ne approfittò per riflettere ancora una volta sulle tempistiche dell’iniziativa del Sindaco. Di sicuro si trattava di un’azione pianificata con largo anticipo, ma il momento in cui era stata messa in pratica suscitava comunque alcuni interrogativi.

Forse gli uomini del Sindaco stavano intercettando la polizia, o magari c’era una talpa nella centrale. La prima le sembrava la più probabile, tuttavia non conosceva di persona gli agenti di stanza nella colonia occidentale, quindi non se la sentiva di scartare la seconda opzione. Gli unici che poteva escludere dalla lista dei sospetti erano il commissario Mantina e l’ispettore capo Smidr: se uno di loro fosse stato in combutta con Sindaco, lei sarebbe morta da un pezzo.

Una volta a casa si preparò una cena veloce e intanto accese il solito notiziario.

«Parliamo ora delle condizioni di Vitaly Glazkov» annunciò il giornalista. «Lo ricorderete, il governatore della colonia occidentale è stato vittima di un attentato tre giorni fa, ma il tempestivo arrivo dei soccorsi ha permesso di salvargli la vita. Possiamo ora vedere il comunicato del suo portavoce, trasmesso direttamente dall’ospedale della capitale.»

«Le sue condizioni sono gravi ma stabili» stava dicendo il portavoce, anche lui un nano. «Ieri notte ha ripreso conoscenza e ha subito chiesto quale fosse la situazione nella sua colonia. Appena ha saputo quello che è successo, ha subito chiesto di tornare al lavoro, ma ovviamente i medici non gliel’hanno permesso. In questo momento si trova nel suo letto, è sveglio e sta facendo tutto il possibile per preparare un’azione tempestiva contro il criminale noto come “Sindaco”. Mi ha anche chiesto di mostrarvi questo breve messaggio.» Fece un passo indietro e proiettò uno schermo olografico dal suo smartwatch. L’interfaccia era già sul primo fotogramma del video, che rappresentava il governatore nel suo letto d’ospedale. Le ferite sul suo volto erano coperte solo in parte dalle bende, ma il suo sguardo non aveva perso determinazione.

«Cari concittadini» esordì, «non credevo che i nostri nemici sarebbero stati capaci di un gesto tanto vile. Il mio corpo è straziato dalle ferite, ma ciò che mi addolora davvero è sapervi in pericolo.» Sul suo viso emerse una leggera smorfia di dolore. «Ma non temete: il crimine non vincerà. La nostra risposta sarà forte, determinata, inarrestabile, e alla fine la giustizia trionferà. Insieme supereremo anche questa difficoltà.» Di nuovo dovette fare una breve pausa per trattenere il dolore. «Ho fiducia nella giustizia, ho fiducia in voi. Stiamo uniti, miei amati concittadini, e uniti ce la faremo.»

Il telegiornale proseguì con un’altra notizia, ma Freyja continuò a riflettere sulle parole del governatore. Ancora una volta aveva difficoltà a valutarle. Le sue rassicurazioni avrebbero indebolito almeno per un po’ la propaganda del Sindaco, ma senza un’iniziativa concreta la situazione non sarebbe cambiata. E con “iniziativa concreta” intendeva l’invio di decine di agenti per mettere in sicurezza l’intera colonia e arrestare il criminale e i suoi uomini di spicco. Ormai la sua unica speranza era che la Orborum Domini capisse che doveva intervenire subito: se non lo faceva, nessuno si sarebbe più trasferito su Niflheim, e anzi la gente onesta avrebbe cominciato a lasciare il pianeta in cerca di una casa più sicura.

Dei colpi sulla finestra attirarono la sua attenzione. Guardò fuori e si accorse che c’era qualcosa che stava colpendo sul vetro con forza sempre maggiore.

Andò a vedere e con suo profondo stupore scoprì che era una fata. Sembrava parecchio imbronciata: forse era lì da un pezzo, ma l’orchessa non l’aveva sentita per colpa del notiziario.

Aprì la finestra e la fece entrare.

«Aspetta, tu sei la fata che è con D’Jagger.»

Lunaria annuì e disse qualcosa nella lingua dei segni.

«Ok, aspetta, fammi installare il traduttore. Tu continua a parlare… coi gesti.»

Lei le lanciò un’occhiataccia e si concentrò su alcune frasi offensive.

«Ok, fatto. Allora, cosa volevi dirmi?»

“Devi aiutarmi a liberare D’Jagger.”

«Credimi, mi piacerebbe liberare il tuo amico e gli altri, ma è un suicidio. Ho sentito che hanno messo perfino lo Spadaccino Mistico a sorvegliare la centrale.»

La fata però non si arrese. “Intendi il tipo col cappuccio? Ho visto che se ne va sempre verso le sei e mezza di sera e non arriva mai prima delle dieci del mattino. E se andiamo dopo mezzanotte la maggior parte dei cattivi saranno ubriachi.”

Freyja non nascose il suo stupore. «Li hai tenuti d’occhio?»

Lunaria sollevò il nasino e annuì, fiera di averla impressionata. “Tu invece cos’hai fatto fino ad adesso?”

«Ok, ok, scusa. A proposito, non credo che ci siamo presentate. Sono Freyja Valkyregard.»

“Lunaria.”

«Bene, Lunaria.» L’orchessa usò il suo smartwatch per proiettare una mappa tridimensionale della centrale di polizia. «Coraggio, dimmi tutto quello che hai visto. Ogni minimo dettaglio può essere utile.»

La fata svolazzò verso la ricostruzione olografica e cominciò a spiegare.

***

Il centro di ricerca del Sindaco era particolarmente silenzioso. I tavoli erano stati spostati a ridosso delle pareti e nel mezzo si era creato un ampio spazio libero.

Rispetto al caos che regnava nella colonia occidentale, la calma di quel luogo era quasi surreale. I due scienziati e gli uomini della sorveglianza sembravano in attesa, ma tutti quanti stavano dando le spalle alla porta: se doveva arrivare qualcuno, di certo non sarebbe entrato da lì.

Un disco luminoso apparve sul pavimento e tutti si fecero di colpo più attenti. Delle sagome cominciarono a prendere forma e in pochi istanti apparvero una mezza dozzina di persone e un carro. I nuovi arrivati, tutti faunomorfi, indossavano abiti molto particolari: erano armature leggere di ottima fattura, ma del tipo che ci si sarebbe aspettati di vedere durante le Guerre dell’Yggdrasill, risalenti a quattromila anni prima. Anche il loro carro di legno e pelli animali sembrava uscito da un museo.

«Avete quello che vi abbiamo chiesto?» chiese uno di loro. Doveva essere il più alto in grado: la sua armatura era molto più elaborata ed era l’unico che poteva sfoggiare un maestoso mantello giallo ocra.

«Naturalmente» annuì la dottoressa Mwanda. Fece un cenno agli uomini della scorta e loro portarono delle casse di legno.

Il guerriero si avvicinò e controllò il contenuto di ognuna di esse.

Albion, che in realtà era venuto per pura curiosità, si limitò a starsene seduto in disparte a osservare. Da specialista di armi quale era, gli interessava molto vedere quale fosse l’arsenale a disposizione di quei guerrieri. Stabilì che le loro armature erano fatte di cuoio, con la sola eccezione del capo che poteva vantare dei rinforzi in metallo. Non vide traccia di cotte di maglia, e da questo dedusse che non avevano ancora introdotto gli archi lunghi e le balestre. Osservando il fodero delle loro spade, relativamente ampio e lungo all’incirca settanta centimetri, ipotizzò che si trattasse di un’arma simile alla spada celtica, presumibilmente realizzata in ferro.

Ultimati i controlli, il capo dei guerrieri fece segno ai suoi sottoposti, che subito si misero all’opera per svuotare il carro e riempirlo con le nuove merci: per lo più artefatti magici e qualche congegno elettronico.

«Il divino Horus[9] esige che il prossimo carico comprenda dei dischi per comunicare a distanza» affermò il capo dei guerrieri. «Questa è una lista completa con il relativo compenso.»

La dottoressa Mwanda prese in mano la pergamena e la srotolò.

Albion osservò in silenzio quell’oggetto dal sapore antico: era la prima volta che ne vedeva una, dal vivo per lo meno. Sembrava così… inefficiente.

Dopo aver letto attentamente i termini dell’accordo, la sauriana arrotolò nuovamente la pergamena. «D’accordo, digli che avrà ciò che vuole.»

Il messaggero di Horus annuì. «È sempre un piacere fare affari con voi. Arrivederci.»

Il disco sul pavimento si accese nuovamente, avvolgendo i guerrieri e il carro. Questa volta le loro sagome divennero diafane e dopo pochi istanti svanirono nel nulla.

Albion si alzò in piedi. «Prima ci chiedono armi magiche, e ora dei comunicatori: che dici, si stanno preparando a farsi la guerra tra loro, o magari qualcuno si è deciso a ribellarsi?»

«Non lo so e non mi interessa. Fintanto che ci forniscono i cristalli, possono fare ciò che vogliono su quel loro pianeta.»

La dottoressa Mwanda aprì una cassa, al cui interno erano stipati innumerevoli cristalli. Avvicinò una mano e subito i frammenti reagirono alla sua magia, illuminandosi di una tenue luce azzurro-violacea. Anche i volti dei due scienziati parvero accendersi di luce propria di fronte a quello spettacolo.

«Cominciamo?» chiese Albion. Quasi non si notavano le sue occhiaie da tanto era emozionato.

La sauriana sfoggiò i denti aguzzi in un sorriso impaziente. «Cominciamo.»


Note dell’autore

Ciao a tutti!

In questo capitolo veniamo finalmente a conoscenza del nome del governatore, che è sopravvissuto all’attentato ed è pronto a combattere contro la propaganda del Sindaco nella sua colonia.

Un altro cambiamento degno di nota è che Freyja e Lunaria hanno deciso di fare squadra per cercare di salvare D’Jagger. L’orchessa sembra più che disposta a passare sopra le passate divergenze, la fata invece… beh, l’avete capito com’è fatta Lunaria XD

Per finire, sono emersi un bel po’ di dettagli interessanti nell’ultimo pezzo. Alcuni di voi se ne saranno accorti, ma ci tengo a chiarire che i misteriosi guerrieri vengono proprio da Raémia, il pianeta su cui è ambientato AoE - 1 - Eresia ;)

Ogni personaggio ha qualcosa da cominciare, quindi non vi resta che aspettare il prossimo capitolo ^.^

A presto!


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[9] Dio egizio rappresentato come un falco o come un uomo con la testa di falco. Viene associato al cielo.

   
 
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