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Autore: Ghost Writer TNCS    05/09/2020    0 recensioni
Niflheim è sempre stato famoso per essere un pianeta tetro e ostile, ma questo non aveva fermato i coloni. Il loro spirito intraprendente e gli interessi economici di una grande multinazionale sembravano sufficienti per far fronte a qualsiasi avversità, ma si sbagliavano.
Il sogno si è infranto contro misteriose interferenze, e alla frustrazione ha fatto seguito la criminalità. Se per un amante degli esplosivi la situazione è particolarmente allettante, lo stesso non si può dire per le forze di polizia che cercano di ristabilire l’ordine, costrette a combattere un’organizzazione malavitosa più influente delle autorità ufficiali.
La sfida per la frontiera è iniziata e il più forte imporrà la sua giustizia.
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
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15. Evasione legale

Era notte fonda nella colonia occidentale, ma la centrale di polizia era illuminata a giorno. Per Lunaria questo era sia un vantaggio che uno svantaggio: in quelle condizioni aveva meno problemi ad accorgersi degli uomini del Sindaco, ma anche per loro sarebbe stato più facile individuarla. Per di più tutta quella luce rendeva ancora più evidenti le testimonianze degli scontri di pochi giorni prima: fori di proiettili, segni di bruciature, tracce di sangue. Tremava all’idea di poter fare la stessa fine dei poliziotti.

Nonostante i suoi timori, in realtà la centrale era quasi vuota: fino a quel momento aveva incrociato solo una manciata di fuorilegge, e nessuno sembrava particolarmente all’erta. I sensori di sicurezza sarebbero stati più difficili da eludere, ma per fortuna aveva portato con sé il dispositivo di occultamento costruito per lei da D’Jagger.

Muovendosi cauta a ridosso del soffitto, raggiunse una rampa di scale. Non vedeva né sentiva alcuna minaccia nei paraggi, ma questo non leniva la sua paura. Perché aveva deciso di andare a salvare quel cercaguai del suo amico?!

Con la massima cautela svolazzò su per le scale e ad attenderla trovò un corridoio deserto. Se la mappa era giusta – e se non si era persa –, lì in fondo ci sarebbe dovuta essere la sua meta.

Lanciò un’altra occhiata per assicurarsi che non ci fosse nessuno e poi si affrettò a percorrere il corridoio. Girò a sinistra e quasi subito notò la porta sfondata in fondo ad esso, circondata dai segni di un’aspra battaglia. Non era un’esperta, ma a giudicare dallo spessore, quella sembrava proprio una delle porte blindate di cui a volte parlava D’Jagger.

Con il cuore che batteva sempre più forte si azzardò a sbirciare all’interno. C’era un tipo stravaccato su una delle poche sedie ancora in piedi e davanti a lui spiccavano innumerevoli schermi: da lì si poteva vedere ogni area della centrale di polizia.

Lunaria prese un profondo respiro e si azzardò a entrare, attenta a non fare rumore. L’uomo si mosse e lei sentì un brivido lungo la schiena. Il sorvegliante prese la sua bottiglia e bevve rumorosamente un sorso di birra.

La fata capì che era la sua occasione: fece comparire una delle granate stordenti di D’Jagger e la lasciò cadere. L’ordigno finì proprio in testa all’uomo, ma questi non ebbe modo di reagire perché la scarica lo mandò subito al tappeto.

Lunaria andò a controllare il corridoio per assicurarsi che nessuno stesse arrivando e poi inviò il messaggio di conferma alla sua complice.

Freyja era appostata fuori dalla centrale di polizia e stava studiando la situazione.

Davanti all’edificio aveva contato solo due uomini armati. All’inizio pensava fossero di guardia, ma entrambi erano abbastanza alticci e avevano passato più tempo a imbrattare la facciata che a controllare la zona, quindi stava cominciando a nutrire dei dubbi. Forse erano certi che nessuno si sarebbe azzardato ad attaccare la centrale di polizia, o magari erano solo indisciplinati.

In ogni caso ciò che davvero non riusciva a non notare era la pila di cadaveri carbonizzati abbandonata in mezzo alla strada. Evidentemente le voci sul massacro dei prigionieri erano fondate: doveva fermare il Sindaco e i suoi uomini a ogni costo.

Ricevette la notifica di missione compiuta da Lunaria e finalmente poté entrare in azione. Con due colpi della sua pistola a impulsi mandò al tappeto gli imbrattatori e li trascinò vicino a uno dei veicoli distrutti. Sarebbe potuta entrare dall’ingresso principale, ma preferì passare da una delle finestre sfondate.

La stanza era vuota, così si mosse, rapida e silenziosa. Non era mai stata all’interno della centrale, ma aveva studiato a memoria la planimetria e riusciva a muoversi con grande sicurezza.

Raggiunta la grande sala principale venne accolta da una densa cappa di fumo. Al centro del locale c’erano altri quattro sgherri del Sindaco, ma anche loro stavano prendendo sottogamba il loro incarico, preferendo giocare a carte piuttosto che sorvegliare l’edificio.

L’orchessa si avvicinò di soppiatto e loro non si accorsero minimamente della sua presenza. Uscì allo scoperto e sparò con precisione e freddezza, stordendone subito tre. Il quarto riuscì a salvarsi gettandosi – o più probabilmente cadendo – dietro il tavolo. Confuso dal fumo e dall’alcol, perse qualche secondo a imbracciare la sua mitraglietta e tanto bastò a Freyja per raggiungerlo e mandarlo al tappeto.

L’orchessa si guardò intorno per essere pronta a respingere ulteriori minacce, ma il silenzio era assoluto.

Eliminati i nemici, ebbe modo di notare delle scie di sangue sul pavimento. Da una parte portavano all’ingresso principale e dall’altra – ne era certa – alle celle.

Stava per muoversi quando Lunaria la raggiunse. La fata sembrava particolarmente infastidita dal fumo, tanto che tossì diverse volte mentre si avviavano lungo le scie di sangue.

Raggiunsero le scale che portavano al seminterrato, dove si trovavano le celle, ma per scendere avrebbero dovuto sbloccare la porta. L’interruttore era in un cabinotto dove di norma si trovava un agente, ma in quel momento c’erano due persone avvinghiate tra loro, troppo impegnate in quello che stavano facendo per accorgersi di tutto il resto.

Dopo un momento di imbarazzo, Freyja stordì anche loro con la sua pistola a impulsi.

«Questo farà rumore, tu controlla che non arrivi nessuno.»

Lunaria annuì e si sporse leggermente, giusto il minimo indispensabile per osservare la zona.

Freyja attivò lo sblocco della porta: partì un segnale sonoro e poi la serratura emise uno schiocco deciso. Ora doveva aprire le celle sovraffollate per liberare i suoi colleghi. Selezionò le icone corrispondenti, ma prima di confermare ebbe un momento di esitazione: doveva far uscire anche i criminali rimasti? Erano dei fuorilegge e avevano causato non pochi problemi alla colonia, ma se li lasciava lì c’era il rischio che Kerberosz o altri uomini del Sindaco decidessero di ucciderli. Aveva già riflettuto sulle implicazioni della sua scelta, ma solo ora che doveva prendere una decisione riusciva davvero a sentirne il peso.

Si era sempre fatta guidare dalla giustizia, ma qual era la scelta più giusta? Se li liberava avrebbero potuto fare del male ad altre persone innocenti, ma questo era abbastanza da giustificare la decisione di lasciarli nelle grinfie di criminali ancora peggiori? Senza contare che gli uomini del Sindaco avrebbero potuto usarli come ostaggi.

Lunaria le batté sulla spalla e le fece segno di sbrigarsi.

La fata aveva ragione: non avevano un secondo da perdere. E così decise di non scegliere: aprì solo le celle dei suoi colleghi e di D’Jagger, preferendo lasciare al commissario Mantina tale onere. L’insettoide era la più alta in grado, spettava a lei prendere una decisione. O almeno questa era la giustificazione che stava usando con sé stessa.

Corsero giù per le scale e le tracce di sangue divennero più intense a ogni gradino, come a voler ribadire quello che era successo, e quello che avrebbe potuto ripetersi. Rabbrividì al solo pensiero, e nel profondo avvertì una sgradevole sensazione: davvero era disposta ad abbandonarli? Che ne era del voler dare a tutti una seconda occasione?

Raggiunto il seminterrato, la vista dei colleghi quasi riuscì a nascondere i fiumi di sangue incrostato. Diversi agenti erano feriti, ma nessuno sembrava in pericolo di vita.

«Ferma dove sei!» ordinò uno di loro evocando delle saette intorno alle mani.

Una scia di vento le sferzò il viso e in un attimo si accorse che qualcuno le aveva bloccato le braccia. «Lavora per il Sindaco!» affermò la teriantropa di tipo ghepardo, che in quei pochi istanti era riuscita anche a sottrarle il manganello.

«Lasciala andare, Linch» le ordinò Mantina. «È con noi.»

«Ma commissario! È quella che mi ha mandata all’ospedale l’ultima volta! Ne sono sicura!»

«Ti ho detto di lasciarla andare» sibilò l’insettoide. «Faceva parte della sua copertura. Copertura che ormai è saltata» aggiunse, e l’occhiataccia che rifilò all’orchessa era perfino più ostile del solito.

La teriantropa lasciò andare Freyja, o per meglio dire la spinse via.

«Credo sia meglio andare» affermò Smidr.

«Ho trovato sette uomini del Sindaco, ma li abbiamo storditi» spiegò Freyja. «Non ho controllato il deposito, ma potete prendere le loro armi intanto.»

«Abbiamo?» la interrogò quello che controllava i fulmini.

«Io e Lunaria» chiarì l’orchessa indicando la fata, che era già andata da D’Jagger.

«A questo proposito, perché il chiacchierone è fuori?» chiese un robusto umano dalla pelle scura.

«Ho fatto un patto con la fata.»

«Io no però.»

«Il goblin sa alcune cose sul Sindaco, potrebbe tornarci utile» fece notare Smidr.

«D’accordo, lui viene con noi» affermò Mantina. «Considerati in libertà vigilata.»

«Agli ordini, capo!»

Mentre si avviavano, Freyja ne approfittò per dare voce ai suoi dubbi: «Commissario, forse dovremmo liberare anche gli altri prigionieri. Se li lasciamo qui, gli uomini del Sindaco potrebbero ucciderli o usarli come ostaggi.»

«Hai ragione, ma non possiamo permetterci altri problemi. Restano dove sono.»

Nel profondo l’orchessa non voleva accettare una simile decisione, eppure non ebbe il coraggio di ribattere.

Una volta tornati al piano superiore sentì qualcuno che la chiamava: «Ehi, Frida! O qualunque sia il tuo vero nome!»

L’orchessa non poteva dirsi entusiasta di incontrare di nuovo il goblin, ma forse un po’ della sua spensieratezza era ciò di cui aveva bisogno.

«Ehi, volevo ringraziarti per non avermi lasciato lì. Immagino ti abbia costretto Lunaria. Sa essere molto insistente quando vuole…»

La fata lo mandò a quel paese.

«Io comunque l’avevo detto che alla fine saremmo finiti nella stessa squadra! I film sugli amici animali non sbagliano mai!» Si guardò un attimo intorno. «Bene, ora devo solo recuperare la mia roba e trovare il modo di squagliarmela…»

Forse fu solo la sua immaginazione, ma all’improvviso avvertì gli sguardi feroci di una ventina di poliziotti tutti puntati su di lui.

«O forse no. Credo che farò squadra con voi ancora per un po’! Sì, avete decisamente bisogno di me!»

Freyja non disse nulla, ma dentro di sé sapeva che avevano bisogno di aiuto. Di tutto l’aiuto possibile.


Note dell’autore

Ehilà!

E così la nostra Freyja si è “data al crimine” e ha fatto “evadere” i suoi colleghi, il tutto con la complicità di Lunaria. Le due sono state una coppia sorprendentemente efficace, chissà che in futuro il loro rapporto non possa migliorare :D

Il momento più difficile per l’orchessa è stato sicuramente quello dell’apertura delle celle. Avrebbe voluto fare la scelta giusta, ma alla fine non se l’è sentita e si è in un certo modo arresa. La responsabilità è ricaduta sul commissario Mantina, che non si è dimostrata particolarmente clemente nei confronti dei detenuti.

Per concludere, ora che sappiamo che i film sugli amici animali non sbagliano mai, non vi resta che aspettare il prossimo capitolo per vedere quali altri problemi li aspettano (e non saranno pochi!).

A presto! ;)


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