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Autore: _miichelaaa    16/08/2020    1 recensioni
-Dov’è che dobbiamo andare?- Emma lanciò un’occhiata fugace al navigatore del cellulare traballante per le buche dell’asfalto.
-Atlanta-
-E quanto ci vuole?- Altra occhiata.
-Circa venti ore se non ci fermiamo-
-Il tempo necessario per iniziare a soffrire di claustrofobia in questo aggeggio infernale color canarino-
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Mary Margaret Blanchard/Biancaneve, Regina Mills
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Emma evitò accuratamente di lamentarsi quando Regina, salendo sul suo maggiolino, sbatté la portiera con forza inaudita. 

-Fermati al primo bar o tavola calda che vedi- le chiese la bruna, o meglio, le ordinò. Lo sceriffo alzò le sopracciglia.

-Buongiorno anche a te. Ti sei svegliata male?- ma quasi si pentì di averglielo chiesto quando Regina si volse a guardarla. Non poteva vederla bene negli occhi perché la donna indossava degli occhiali da sole scuri ma bastò immaginarsi lo sguardo che le rivolse per rabbrividire.

-Ti prendi gioco di me Swan?- il suo tono di voce, poi, non lasciava presagire nulla di buono così Emma preferì sospirare un -no- in risposta e mettere in moto la macchina. Era cosciente del fatto che sarebbero dovute rimanere chiuse in quel piccolo spazio per le prossime dieci ore e una discussione non era di certo il modo migliore di iniziare la giornata. E, in fondo, questo lo sapeva anche Regina che si limitò a lasciar perdere e a concentrarsi sulla strada di fronte a lei. Era stanca. La sera prima ci aveva messo ore ad addormentarsi, cercando di togliersi dalla testa quei due pensieri che non le permettevano di rilassarsi a dovere. Il primo pensiero era che aveva sbagliato tutto. Aveva sbagliato a lasciarsi convincere da Mary Margaret a intraprendere quel viaggio di cinque giorni sola con Emma; aveva sbagliato a pensare che poi non sarebbe stato tanto male quando la bionda si era messa a cantare a squarciagola al suo fianco; aveva sbagliato a provare quell’orribile fastidio sulla bocca dello stomaco quando stava per confidarsi con lei e il pirata le aveva interrotte; aveva sbagliato a farla entrare nella sua stanza, ad arrossire quando l’aveva guardata in quel modo, a sdraiarsi al suo fianco e raccontarle della sua infanzia. 

Il secondo pensiero, decisamente più contrastante, era che le era piaciuto. Le era piaciuto sentire la presenza di Emma al suo fianco per tutto il tempo e l’idea che sarebbe stato così anche per i prossimi giorni; le era piaciuta la sua spontaneità; le era piaciuto quando si era offerta di aiutarla con la valigia e quando le aveva portato quella schifosa cena in camera; e le era terribilmente piaciuto il modo in cui gli occhi della bionda si erano posati sul suo corpo e poter parlare liberamente con lei senza la costante, e assillante, presenza di Killian, Mary Margaret e compagnia bella. Ma proprio per questo, proprio perché tutto ciò le era piaciuto, era sbagliato. In più non aveva neanche fatto colazione. 

-Eccolo! Contenta?- Annunciò entusiasta Emma, perché lei sì che era contenta e sperava che dopo quella tappa la tensione accumulatasi nel suo povero maggiolino potesse lentamente dissolversi. Regina non rispose, semplicemente aprì la portiera ed entrò nella tavola calda seguita a ruota dalla bionda. Questa ordinò dei pancake con tanto sciroppo d’acero e una spremuta d’arancia e si sentì sollevata nel constatare che, dopo aver dato un morso al suo muffin ai mirtilli e aver bevuto un sorso del suo amato caffè nero, Regina apparve visibilmente più rilassata. Dopo qualche minuto si tolse persino gli occhiali, anche se non ne volle comunque sapere di iniziare una conversazione con lo sceriffo. E lo sceriffo non l’avrebbe obbligata in nessun modo, soprattutto alla vista delle occhiaie marcate della bruna che pensò, imbarazzandosi, non avevano per nulla intaccato la sua bellezza. 

***

Le rivolse la parola solo un’oretta più tardi mentre guidava quando, con la coda dell’occhio, vide Regina agitarsi di scatto sul sedile.

-Tutto bene?- Il sindaco si passò una mano sui capelli e strizzò forte gli occhi più volte

-Sì, mi ero addormentata un attimo- evidentemente, pensò, il caffè non era stato forte abbastanza. 

-Puoi dormire se vuoi, manca ancora qualche ora- ma la donna al suo fianco scosse la testa decisa, quasi schifata dalla proposta.

-No- Emma sorrise ascoltando quel tono e le lanciò un’occhiata veloce

-Perché?- Regina esitò e la bionda pensò che stesse pensando a che risposta dare, senza sapere che Regina, in realtà, già conosceva il motivo ma non glielo avrebbe detto. Piuttosto le disse 

-Sono piacevolmente sorpresa di vedere che questo aggeggio infernale funzioni ancora- A quelle parole lo sceriffo alzò il mento e sorrise orgogliosa

-Vedi? Te l’avevo detto, il mio maggiolino va che è una bomba- ma la bruna si affrettò a obbiettare 

-Non cantare vittoria troppo presto Swan, fossi in te non sarei tanto sicura che riuscirà anche a riportarci a casa- Emma alzò gli occhi al cielo divertita.

-Beh in questo caso saremmo costrette a restare ad Atlanta più del dovuto e non so quanto l’idea ti alletti- poi fermò la macchina per fare rifornimento. Regina la osservò scendere

-Pensi che per me sarebbe tanto terribile l’idea di restare con te ad Atlanta qualche giorno in più?- Un minuto dopo la bionda tornò, con un’espressione spavalda in viso

-Tu ed io qualche giorno in un’altra città, sole, senza uno stregone da cercare o Storybrooke da salvare, per rilassarci e fare tutto quello che vogliamo. Non sarebbe tanto male, potrebbe essere la nostra prima vacanza insieme- Regina però raddrizzò la schiena e tornò seria in un istante

-Ripensandoci sì, sarebbe terribile- poi aggiunse in tono leggermente sprezzante 

-Inoltre non penso vorresti far soffrire il tuo fidanzato per la tua assenza- ma lo sceriffo fece spallucce.

-Io invece non penso che gli mancherei poi così tanto- La bruna alzò un sopracciglio guardandola rimettere in moto l’auto.

-Non mi ha neanche salutata. Ieri mattina ancora dormiva e la sera prima era troppo impegnato a guardare la partita con i suoi amici per rivolgermi la parola- Allora Regina, sarcastica, le rispose

-Che gusti fantastici che hai Swan- ed Emma controbatté, sarcastica anche lei

-Divertente…- ma finì lì il discorso. La bruna non si sarebbe mai esposta a tal punto da dirle che avrebbe dovuto avere una persona al suo fianco che l’amasse sul serio, che le stesse sempre accanto e riconoscesse il suo valore, qualcuno come lei, perché sapeva che sarebbe stato semplicemente impossibile. Emma non l’avrebbe mai vista in quel modo.

 

***

Emma Swan aveva acceso la radio da circa mezz’ora. Non ce la faceva più a stare alla guida, non era abituata a percorrere così tanti chilometri e sognava trepidante il momento in cui avrebbe potuto spengere il motore e andare a rilassarsi in una camera d’hotel; ma le mancavano ancora un po’ di ore e aveva pensato che della musica in sottofondo l’avrebbe aiutata a distrarsi. L’aveva comunque lasciata a basso volume non volendo peggiorare il mal di testa della bruna. Tutto questo fino a quando Emma non vide con la coda dell’occhio Regina muoversi. Si volse per un istante, per non perdere di vista l’autostrada, e vide il sindaco darle le spalle. Aveva la testa poggiata sullo schienale ma leggermente piegata in avanti e di conseguenza alcune ciocche ora le coprivano il volto. 

-Regina?- ma la donna non rispose. Emma guardò la strada davanti a sé poi di nuovo la figura girata del sindaco e riprovò

-Regina stai dormendo?- quando anche questa volta non arrivò nessuna risposta la bionda sorrise, pensando ironicamente al no tanto deciso di Regina poco prima. 

Perché infatti Regina non avrebbe voluto per nulla al mondo addormentarsi in macchina con Emma. Sarebbe stato imbarazzante per lei farsi vedere in quello stato, così naturale, così vera. Poi, però, si era resa conto che quei sedili tanto scomodi iniziavano a esserlo sempre meno, che la musica in sottofondo era piacevole, che i campi verdi che vedeva dal finestrino le trasmettevano un senso di quiete e che sentire Emma lì, al suo fianco, con la sua aura, era rilassante. Non l’avrebbe voluto per nulla al mondo, ma iniziò a sentirsi come se la presenza di Emma la rassicurasse, come se lì dentro, accanto a lei, non le sarebbe potuto succedere nulla, e finì per addormentarsi.

 

***

Si svegliò qualche ora più tardi. Sentendosi avvolta in un calore confortante, aprì gli occhi e si rese conto di avere una morbida coperta grigia addosso, Emma stava ancora guidando. Strizzò gli occhi un paio di volte per mettere a fuoco la vista, si tirò indietro i capelli e si sedette dritta.

-Quanto ho dormito?-

-Quattro ore circa- La bruna annuì ed esitante mormorò

-Grazie… per la coperta- Emma sorrise.

-Ti ho anche preso qualcosa da mangiare visto che non hai pranzato- e le indicò un sacchetto con dentro un tramezzino, poi subito aggiunse

-Lo so che non è molto per pranzo ma non conosco bene i tuoi gusti. Se vuoi possiamo fermarci da qualche parte e scegli tu cosa prendere- Regina si chinò in avanti afferrando il sacchetto bianco di carta e tirò fuori il tramezzino farcito con tonno e pomodori osservandolo per qualche istante

-Se non è come gli hamburger di ieri sera andrà più che bene- Diede un morso e fu ben contenta di ammettere che, sì, era decisamente più commestibile. Si guardò intorno e chiese 

-Quanto manca ancora?-

-Tre ore al massimo- La bruna sospirò, non ce la faceva più a stare chiusa in quella macchinetta, le mancavano tutti i confort di casa e, sebbene nutrisse un amore incondizionato nei confronti del suo maggiolino, anche Emma era della stessa opinione.

-Magari se parliamo di qualcosa il tempo passa più in fretta- 

-E di cosa vorresti parlare?- Emma ci pensò qualche istante.

-Non so… qualsiasi cosa. Qual è il tuo colore preferito?- Regina le lanciò uno sguardo accigliato e ironica le rispose

-Interessante spunto di conversazione Swan- provocando un sorriso alla bionda. Entrambe rimasero in silenzio per un minuto buono poi, d’un tratto, Regina la chiamò

-Emma-

-Sì?-

-Mi racconti com’è stata la gravidanza di Henry?- Emma rimase interdetta, non aspettandosi una richiesta del genere.

-Cosa vuoi sapere esattamente?- la bruna alzò le spalle.

-Tutto. Se scalciava, se ti faceva male, che sensazione era; com’era sapere di avere un bambino che cresceva dentro di te- Regina abbassò lo sguardo sulla sua pancia posandoci una mano sopra e la sua voce divenne inaspettatamente più bassa e delicata

-Mi sono sempre chiesta come ci si sentisse- Così Emma le raccontò per la prima volta della sua gravidanza. Raccontò di come l’avesse scoperto, della prima volta che l’aveva sentito muoversi, di quando lo sentiva scalciare, di tutti i dolori e di tutte le emozioni provate. Le disse anche i più intimi dettagli, cose mai dette a nessuno, e Regina l’ascoltò per tutto il tempo, a volte anche con gli occhi lucidi. Erano state tante le volte in cui aveva provato a immaginarselo, come sarebbe stato per lei, ma sapeva che non sarebbe mai stato possibile; e comunque aveva Henry, che amava più di qualsiasi altra cosa al mondo. 

 

***

Erano le 18:20 quando il maggiolino si fermò a pochi passi da un hotel. Emma e Regina, dopo esser scese dalla macchina e aver apprezzato l’asfalto sotto ai piedi, entrarono a prenotare una camera. Questa volta la donna alla reception era molto più giovane ma il sorriso era lo stesso. Lo sceriffo lanciò un’occhiata alla bruna poi disse

-Due camere singole, per favore- La donna dietro al bancone controllò qualcosa al computer poi scosse la testa sconsolata.

-Sono terminate, mi spiace. Vi potrebbe andare bene una camera matrimoniale?- Emma esitò, guardando di nuovo Regina. A lei non infastidiva affatto dormire accanto alla bruna ma sentiva uno strano imbarazzo nel dire di sì in modo così tempestivo e poi, il vero problema, era il sindaco; perché si ricordava di come aveva insistito per due camere separate e per rispedirla al proprio letto solo il giorno prima. Alla fine la bruna, seppur titubante, mormorò

-Se non si possono avere due camere…- così la receptionist, con un grande sorriso, le porse le chiavi della stanza. 

Una volta entrate Emma non esitò ad abbandonare la propria valigia a terra e buttarsi a capofitto sul letto. Ora sì che stava bene. 

Regina alzò un sopracciglio osservando la bionda sdraiata sul grande letto con le braccia spalancate, i capelli sparsi sul lenzuolo e un’espressione soddisfatta in volto.

-Sei proprio una bambina- Emma si alzò sui gomiti e incurvò di poco la testa.

-Non giudicarmi. So che anche tu muori dalla voglia di sdraiarti su un letto decente- Poi con la mano picchiettò sul materasso, come per invitarla. Regina in un primo momento sembrò riluttante ma poi raggiunse la bionda e, anche se con meno euforia, si sdraiò al suo fianco. Respirò profondamente, godendosi la sensazione della sua schiena posata su quel morbido materasso, e anche lo sceriffo riappoggiò la testa sulle coperte per poi voltarla e guardare il sindaco, soffermandosi sul profilo del suo naso. Regina si volse, sentendosi osservata, incontrò gli occhi verdi di Emma, la vide sorridere e non riuscì a trattenere un mezzo sorriso anche lei. Emma lo pensò di nuovo, che fosse bellissima, e fu tentata di alzare la mano e segnare con il dito il profilo del suo naso quando, d’un tratto, lo sguardo della bruna si fece più scuro, quasi sofferente, e Regina si alzò velocemente.

-Io… vado a farmi la doccia-

 

Mezz’ora dopo Regina uscì dal bagno con addosso un pigiama in raso a due pezzi e un asciugamano premuto sulle punte dei capelli per asciugarli. Appena sentì la voce di suo figlio rivolse uno sguardo ad Emma e, vedendola in videochiamata, corse a sedersi al suo fianco.

-Ciao Henry, come stai?- 

-Bene mamma, tu?- Regina sorrise, poteva sembrare esagerata ma le era mancata da morire la voce di suo figlio in quei due giorni.

-Bene anche se mi manchi tanto- poi, quando si aggiunse la voce della bionda al suo fianco, il sindaco distolse gli occhi da Henry e si rese conto che non era solo. Dietro di lui stavano David e Mary Margaret, quest’ultima particolarmente euforica.

-Come sta andando lì il sortilegio? Noi cerchiamo di tornare il prima possibile- E a quella domanda fu Snow infatti a rispondere

-Oh bene, cioè non che sia cosa gradita ma per ora non ci sono morti. Voi fate con calma, prendetevi tutto il tempo che vi serve- Emma esitò a rispondere, non sapendo bene come interpretare quelle parole, e si scambiò un’occhiata confusa con Regina poi David aggiunse

-Comunque ci mancate tanto, non vediamo l’ora che torniate- continuarono a parlare per una decina di minuti raccontandosi le ultime vicende avvenute in città e come fosse andato il viaggio fino ad allora, quando David annunciò che avrebbero dovuto iniziare a preparare la cena e quindi si salutarono. Mary Margaret mormorò -divertitevi- facendo loro l’occhiolino e, quando chiuse la chiamata, Emma si rivolse a Regina

-Era strana mia madre, non trovi?- 

-Decisamente ma, d’altronde, c’è mai stato un giorno in cui non lo fosse?- domandò la bruna retorica e la bionda roteò gli occhi divertita.

-Ti va se ordiniamo il servizio in camera per cena? Così mentre mangiamo possiamo iniziare a pensare da dove partire domani- e Regina annuì. Dopo aver chiamato e ordinato la cena Emma andò a darsi una rinfrescata e intanto la bruna iniziò a guardare la mappa. Avrebbero dovuto pensare a dove potesse trovarsi lo stregone per avere una pista da seguire domani.

Alle 20:45 Emma e Regina si sedettero entrambe sul letto, alternando un boccone della loro cena allo studio della mappa della città.

Alle 21:22 Regina rise dopo che Emma, alla vista di un parco segnato sulla mappa, lo prese come pretesto per raccontarle di quando da adolescente, andando sullo skate, per evitare di andare addosso a un bambino, girò di scatto per poi sbattere malamente sulla ringhiera di un lago, capovolgersi e quasi annegare in mezzo alle papere.

Alle 21:23 Emma pensò per l’ennesima volta che Regina fosse bellissima e decise di mettere da parte il lavoro per guardare un film in tv.

Alle 21:37 Regina posò la propria mano su quella di Emma. -Lascia, questo film mi piace- e ad Emma vennero i brividi.

Alle 22:15 Emma versò un po’ di vino bianco nel calice di Regina e nel proprio, e Regina poggiò la testa sulla sua spalla mentre Carol scorreva in tv.

Alle 22:50 Tutte e due si addormentarono.

   
 
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