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Autore: MaryFangirl    16/08/2020    5 recensioni
Uno sguardo alle vita di Ranma e Akane 10 anni dopo il diploma.
La storia toccherà le vite anche degli altri personaggi della serie.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Akane si guardò intorno nel suo ufficio, sorrise soddisfatta e si spolverò le mani. Aveva deciso di mettersi al lavoro sabato mattina per avere il tempo necessario di organizzarsi. Aveva programmato di sistemare il suo ufficio prima di iniziare a lavorare il lunedì successivo. Nel corso degli anni e del caos, aveva imparato a gestire meglio le crisi organizzando l’ambiente in cui si trovava. Dopo aver lasciato Nerima, Akane aveva imparato che non era solo Ranma a essere una calamita per problemi e follia.

Akane stava esaminando il suo cellulare mentre usciva dall’ufficio per pranzare. Quando girò l’angolo, urtò contro una solida massa che la fece cadere a terra. Si rialzò aggiustandosi i vestiti mentre diceva: “Mi scusi. Non stavo guardando dove andavo”

“Ancora goffa come sempre, vedo”

Akane sollevò la testa al suono di quella voce familiare, “Ranma?”

Ranma rispose, “Ehi, Akane” e allungò la mano per aiutarla.

“Che ci fai qui?”

“Il mio hotel è in fondo alla strada. Stavo facendo una passeggiata, cercando un posto dove mangiare. E tu?”

“Sono uscita dal lavoro per andare a prendere qualcosa per pranzo”

Ranma la guardò confuso e notò i suoi pantaloni da yoga e la maglietta aderente.

“Lavoro? Pensavo che non iniziassi prima di lunedì”

“Infatti, ma visto che sono arrivate tutte le mie cose, ho pensato di iniziare a spacchettare per sistemare l’ufficio”

“Dato che sei in pausa, ti va di pranzare con me?”

“Certo. Stavo andando al locale in fondo alla strada, a meno che non ti vada qualcos’altro?”

“No, non mi va nulla in particolare”

I due rimasero relativamente silenziosi durante la passeggiata e mentre aspettavano i loro piatti.

“Allora”

“Allora”

“Questo è...”

“Imbarazzante?”

Ranma sorrise. “Sì e no”

Akane inclinò la testa e si grattò il naso. “Strano, ho capito”

“Non c’è modo per rendere le cose più facili, vero?”

Akane rifletté per un momento. Bevendo un sorso di the, sorrise: “Sai cosa mi è davvero mancato mentre ero a Boston? Del buon the. Ho sviluppato la passione per il caffè ma non c’è niente come una buona tazza di the. E con le mie abilità culinarie, non potrei mai farlo buono come quello di Kasumi”

Ranma sorrise, grato che lei avesse fornito un’apertura per iniziare la conversazione. “Ti è piaciuto vivere a Boston?”
“È stato bello, ero felice lì”

“Si vede. Che sei felice, intendo. Ti trovo bene”

“Grazie. Dopotutto, non potevo rimanere per sempre un maschiaccio arrabbiato, per niente carino, mascolino, no?”

Ranma fu sorpreso che non ci fosse animosità nella sua voce mentre lei parlava, sorridendo sinceramente. “Ok. Chi sei e cosa ne hai fatto della vera Akane?”

Akane rise. “Oh, c’è ancora. Ho ancora un bel caratterino, sono solo più brava a controllarlo. Anche tu sembri diverso. Non mi hai ancora insultata”

“Beh, non potevo rimanere un idiota pervertito per sempre, no?”
Rimasero in silenzio per un po’ prima che Ranma decidesse di porre la domanda che lo tormentava da sei anni. “Akane, dopo che...ci siamo incontrati...perché te ne sei andata?”

 

Sei anni prima

Akane non ricordava di essere mai stata di migliore umore. Si era diplomata l’anno prima e stava finendo il suo primo anno con un lavoro che amava! Aveva fatto uno stage presso un’azienda produttrice di attrezzature sportive durante l’ultimo semestre ed era stata contenta quando le avevano offerto una posizione a tempo pieno quando si era laureata. Era stata una decisione difficile ma aveva deciso di accettare l’offerta e rimanere a Boston invece di tornare a casa in Giappone. L’ultimo anno era stato emozionante; per la prima volta nella sua vita si era sentita veramente indipendente. Aveva iniziato a fare amicizia al lavoro e persino a frequentare qualcuno. Era orgogliosa di affermare che era brava nel suo lavoro. Così brava che l’avevano mandata a una conferenza a New York. Era la prima volta che si trovava in città e stava allegramente giocando a fare la turista ora che aveva del tempo libero. Stava vagando per Times Square da sola, godendosi il luogo, quando sentì il suo nome. Si voltò e si immobilizzò sui suoi passi. La sua mente sembrò congelarsi mentre fissava l’ultima persona che si aspettava di vedere.

Era un raro giorno che Ranma aveva per se stesso. Il ricco gentiluomo per il quale stava lavorando come guardia del corpo aveva deciso di rimanere in casa quel giorno e lasciare che la sua nuova amante lo intrattenesse in privato. Dato che era la sua prima volta a New York, aveva deciso di andare in giro per adocchiare i posti che aveva visto solo nei film. Era in piedi su una mediana vicino a Times Square quando passò una ragazza dai capelli scuri che indossava un prendisole. Prima di capire cosa stesse facendo, lui aveva chiamato il suo nome. Ovviamente lei era sconvolta tanto quanto lui. Le si avvicinò, incerto su cosa dire o fare.

“Ciao”

“Ciao”

Rimasero lì a fissarsi mentre la gente passava intorno. Potevano rimanere lì paralizzati tutto il giorno, ma qualcuno urtò Akane, spingendola direttamente sul petto di Ranma. Lui l’afferrò, mettendole le mani sulle spalle per aiutarla a trovare l’equilibrio. Si guardarono e si voltarono all’unisono, camminando insieme in silenzio. Attraversarono qualche isolato quando Ranma la trascinò in un bar.

“Beviamo qualcosa e sediamoci un secondo”

Con sua sorpresa, lei non obiettò.

Akane si sedette a un tavolo mentre Ranma si metteva in fila per comprare da bere. Non riusciva a credere di essersi imbattuta in lui, lì. Era completamente felice qualche minuto prima e ora non sapeva come si sentiva. Le ci era voluto un po’, ma aveva imparato a smettere di pensare a Ranma, le era diventato facile ignorare la parte della sua mente che pensava a lui casualmente. La sua improvvisa apparizione le causò la rottura di tutti i piccoli muri ordinati che era riuscita a costruire.

I suoi nervi non erano aiutati dal fatto che lui fosse bello, davvero bello. Indossava una t-shirt con scollo a V aderente e nera, jeans scuri, una giacca di pelle e stivali neri. Anche con la giacca addosso, poteva vedere i forti muscoli del suo petto delineati dalla sua camicia. Quell’outfil gli dava un’aria leggermente pericolosa e lei arrossì quando si rese conto di quanto le piacesse.

Ranma non poteva crederci. La ragazza a cui aveva pensato negli ultimi due anni era lì. Aveva fantasticato molto su cos’avrebbe fatto o detto se l’avesse rivista. In ogni sua immaginazione era disinvolto e sicuro di sé, sapendo sempre cosa dire e come agire. Ma lei era sbucata all’improvviso e lo faceva sentire il ragazzo timido e socialmente a disagio di quando si erano incontrati per la prima volta.

Non aiutava il fatto che lei fosse magnifica. Aveva sempre pensato che fosse bella, anche se aveva trascorso gran parte del tempo a negarlo con veemenza con chiunque lo ascoltasse. Indossava un prendisole azzurro aderente in vita, un paio di ballerine e un cardigan abbinato. I suoi capelli erano ancora corti e trattenuti con un’ampia fascia. Ranma si guardò intorno e la vide seduta vicino alla finestra, il sole la illuminava da dietro facendola risultare angelica e il suo cuore batté forte. Gemette pensando al suo profumo. Ne aveva ricevuto una buona zaffata quando lei gli era finita addosso. Era esattamente lo stesso che ricordava: una fragranza di sapone con un pizzico di vaniglia. La combinazione di fresco e leggermente dolce, perfetta per lei.

“Ti piace ancora la limonata, vero?” chiese Ranma mentre le porgeva il bicchiere.

“Sì, va benissimo”

Rimasero in silenzio a sorseggiare le loro bevande.

“Allora”

“Allora”

Akane iniziò a ridacchiare per il nervosismo. “Che ci fai qui, Ranma?”

“Sono qui per lavoro. E tu?”

“Idem. Ho finito tutto quello che dovevo fare ieri e ho programmato un giorno extra per fare un giro. Sono solo una turista oggi”

“Anch’io. Ho il resto della giornata libera e ho deciso di dare un’occhiata alla città”

Ci fu altro silenzio per un po’ prima che Akane chiedesse timidamente: “Uhm...vorresti...ti va di venire con me?” Ranma non rispose subito e lei aggiunse: “Cioè, non sei costretto. Se hai altre cose...”

“Sì!” Akane fu chiaramente sospresa dall’improvvisa e forte risposta. “Intendo dire”, tossì Ranma, “sì, sembra divertente”. Akane rispose con uno smagliante sorriso. Quando lui riacquistò un po’ di lucidità mentale, chiese, “A-allora, dove avevi intenzione di andare oggi?”

I due trascorsero il resto della giornata insieme a fare i turisti. All’inizio fu imbarazzante, ma in seguito si rilassarono e si divertirono. Fu di aiuto il fatto che, grazie a un accordo non espresso, evitarono qualsiasi questione riguardante tasti dolenti, inclusi, ma non solo, varie fidanzate, padri, rivali, dojo, cucina e porcellini neri con le bandane.

L’unica cosa degna di nota che accadde quel pomeriggio fu quando si sedettero su una panchina a Central Park per pranzo. Optarono per hot dog e bibite, per gustare l’esperienza di New York. Il venditore ambulante non sembrò nemmeno sorpreso quando Ranma ordinò per sé cinque hot dog belli carichi. Stavano scartando i loro pianini quando un gruppo di ragazzi di scuola media passò correndo, sparandosi a vicenda con pistole d’acqua, colpendo Ranma e Akane proprio in faccia. Akane afferrò un tovagliolo con cui asciugarsi e quando lo osservò, rimase sconvolta di vedere che Ranma era ancora maschio.

“Tu...sei guarito!”

Ranma le sorrise con aria arrogante e disse: “Sì”

Superando lo shock, Akane gli rifilò un abbraccio stretto per cui qualsiasi amazzone sarebbe stata orgogliosa. Arrossì quando si rese conto di ciò che stava facendo e si allontanò goffamente. Sorridendo ancora, prese il suo hot dog. Mangiarono in silenzio, godendosi il sole e la reciproca compagnia.

Nessuno dei due lo avrebbe ammesso, ma fu uno dei giorni migliori che avessero mai avuto. Fu divertente stare insieme e ricordare le poche volte tranquille che avevano trascorso insieme quando erano più giovani.

Dopo cena ricominciarono a passeggiare, nessuno dei due voleva che la giornata finisse. Ranma notò che erano vicini all’albergo in cui alloggiava.

“Ehi, Akane, il mio hotel è qui vicino. Ti va di salire?”

Akane alzò un sopracciglio. “Vuoi che venga nella tua stanza?”

Ranma impiegò un secondo prima di capire la sua domanda. Cominciò ad agitare le mani di fronte a sé freneticamente. “Non in quel senso! Voglio dire...mi sono divertito, solo che...beh, pensavo che potremmo...non so, parlare o qualcosa del genere” concluse debolmente.

Akane lo guardò e notò il rossore sul suo viso, si trattenne dal ridere. Non sembrava che stesse pianificando qualcosa di perverso e lei lo avrebbe picchiato se solo avesse provato qualcosa.

“Va bene” rispose con un sorriso.

Ranma sembrò stupito ma felice della sua risposta e la condusse verso il suo hotel. Ebbero un altro imbarazzante momento quando entrarono nella sua stanza in cui il letto king size era predominante. Fortunatamente, c’era una piccola area salotto su un lato dove si accomodarono.

“Io...uhm...mi sono divertito oggi”

“Anch’io. Sono contenta che ci siamo incontrati”

“Non voglio rovinare l’atmosfera ma ho bisogno di sapere, perché te ne sei andata?”

“Lo sai perché me ne sono andata”

“No. So cos’hai detto a tutti, ma voglio sapere il vero motivo per cui sei partita”

Akane rimase a lungo a fissarsi le mani. Non voleva approfondire tutti i motivi per cui se n’era andata ma, dopo tutto il tempo che era passato, sentiva di dovergli una sorta di spiegazione. Respirando profondamente, disse: “Un giorno dopo le lezioni, una professoressa mi prese da parte e mi parlò del programma di studi all’estero disponibile tramite l’università. Era rimasta colpita dal mio lavoro e pensava che sarebbe stata una buona opportunità per me, così mi esortò a considerarlo. Beh, all’inizio lo ignorai, non potevo davvero immaginare di andarmene di casa. Ma quando sono rientrata quella sera, noi litigammo per...non so, perché il cielo era blu. Iniziammo il tipico ciclo di insulti che terminò con me che ti martellavo o altro. I nostri padri iniziarono a parlare di dover unire le scuole e io corsi in camera mia. Iniziai a fare i compiti e trovai le brochure. Le fissai bene e pensai che essere altrove, in qualsiasi altro posto, forse poteva non essere una brutta cosa. Tu probabilmente non lo ricordi, ma ti cercai una settimana dopo. Eri nel dojo e ti chiesi se potevamo parlare. Ti dissi che non avevo bisogno che tu mi dichiarassi nulla; che non ero pronta per il matrimonio ma ti chiesi se potevi immaginare un futuro con me. Mi ignorasti, dicendomi che eri stanco di tutti quelli che ti facevano pressione che non avresti ‘mai sposato un maschiaccio androgino, che non sapeva mettere a bollire l’acqua senza istruzioni’. Presentai la mia domanda di iscrizione il giorno successivo”

Ranma rimase fermo a guardarla prima di sbottare, “QUESTO è il motivo per cui te ne sei andata?”

“Cosa significa ‘QUESTO’ è il motivo per cui me ne sono andata?”

Ranma si alzò e iniziò a vagare per la stanza, borbottando tra sé, “Di tutti gli stupidi...” si fermò e guardò Akane prima di dire: “Ricordo quella conversazione. La ricordo perfettamente. Hai idea di cosa avevo passato quel giorno? Shan Pu aveva cercato di drogarmi e di trascinarmi via per un appuntamento. Ukyo l’aveva vista e fermata ma si aggrappò al mio braccio iniziando a strofinarsi contro di me, dicendomi i motivi per cui saremmo stati felici insieme. Alla fine riuscii a liberarmi di lei e trascorsi un’ora a trattare con Kodachi. Quando mi allontanai da lei, tornai a casa e scoprii che i nostri padri avevano programmato un altro matrimonio. Quel giorno ero al dojo perché stavo pulendo le decorazioni del matrimonio! Poi tu entrasti facendomi quella domanda. Ero frustrato, per questo ti urlai addosso. Non posso credere che tu mi abbia preso sul serio!” Ranma aveva iniziato a tirarsi il codino.

Akane si alzò e gli si piazzò davanti. “Certo che ti ho preso sul serio! Mi hai sempre detto che non ero carina, che ero androgina, piatta come una tavola, maschiaccio! A peggiorare le cose, mi hai detto tutto ciò di fronte alle tue fidanzate ‘carine’. Cos’altro avrei dovuto pensare? Non hai idea di come mi facessi sentire! Non riesco a credere che tu ANCORA non capisca che ciò che esce dalla tua bocca ha importanza!”

“So di essere stato stupido e di avere detto cose stupide, ma perché mi hai dovuto prendere sul serio quel giorno? Mi hai sempre perdonato e lasciato correre. Quella era solo una brutta giornata per affrontare QUEL discorso”

“Tu non capisci! Quando mai c’è stata una BUONA giornata per parlare? Succedeva sempre qualcosa di folle e quando avevamo un momento di tranquillità, qualcuno ci interrompeva. Ero stufa. Ci eravamo diplomati due anni prima e non sembravi più incline a prendere una decisione. Ti sei comportato come se fossi felice di avere tutte quelle ragazze intorno che ti inseguivano e io avevo a che fare con questa situazione che mi veniva sbattuta in faccia OGNI GIORNO. Vedevo le mie amiche che frequentavano ragazzi, si innamoravano e si disinnamoravano. Alcuni di loro si sono fidanzati e sposati e noi eravamo ancora nelle stesse maledette condizioni!”

A quel punto, Akane aveva iniziato a camminare agitando le braccia mentre urlava.

“Quindi ho pensato che se non mi volevi, non mi volevi. Forse, solo forse, ero io a impedirti di esplorare il tuo rapporto con le altre ragazze. Sapevo di non aver mai reagito bene quando ti vedevo con loro e pensavo che tu fossi troppo spaventato da come mi sarei comportata, quindi non sei mai riuscito a trascorrere il tempo con loro come volevi. Ho pensato di rendere le cose più facili per tutte e andarmene. Dandoti un po’ di spazio per concentrarti sulle altre ragazze e scegliere quella che volevi davvero”, socchiuse gli occhi e gli puntò un dito accusatore, “E ha funzionato! Un anno dopo sei partito per la Cina con Shan Pu!”

Ranma sentì il bisogno di sbattere la testa contro il muro, “Non sono partito con Shan Pu!”
Quando Akane lo fulminò, aggiunse: “NON nel modo in cui tu stavi pensando! Il villaggio di Shan Pu era sull’orlo della guerra e avevano mandato un messaggio a Cologne spiegando la situazione, chiedendo a tutti di rientrare il più rapidamente possibile. La situazione era così grave che Cologne mi chiese di andare con loro per aiutare. All’inizio dissi di no, pensando che fosse un trucco per portarmi al villaggio e farmi sposare. Cologne mi giurò che non era una trappola e alla fine la convinsi ad accettare di sciogliere il bacio del matrimonio su di me e il bacio della morte su di te in cambio della mia partecipazione. Cologne giurò con il sangue. Rimasi lì per due mesi aiutando a difendere il villaggio prima che si raggiungesse una sorta di tregua. Dopo ciò, me ne sono andato e non sono più tornato. Da allora non ho più visto Shan Pu. Non è successo NIENTE mentre ero in Cina. Lo ammetto, l’avevo trovata attraente quando aveva cominciato a gettarsi su di me e sì, all’inizio gradivo le attenzioni”

Ranma sospirò, sfregandosi le mani sul viso. “Mi sento ancora un idiota per come mi sono comportato quando Shan Pu aveva indossato quello stupido gioiello e si comportava come se mi odiasse. Ma non c’è mai stato niente tra me e Shan Pu. Non ho mai provato niente per lei”

Akane rimase a fissare Ranma. C’erano troppe emozioni e troppe informazioni per poterle elaborare in poco tempo. Aveva passato anni a non pensare a quelle cose e ora, averle disposte di fronte a sé, la faceva sentire vulnerabile. Tutte le sue insicurezze sembravano essere ritornare precipitosamente, insieme alla rabbia e alla tristezza. La fece sentire peggio il fatto che fossero passati dal godersi la compagnia reciproca a litigare in un batter d’occhio. Improvvisamente, Akane lasciò cadere la sua posizione difensiva e guardò il pavimento, scuotendo la testa.

“Questa è stata una cattiva idea. Non sarei dovuta venire qui”

Akane si voltò per andarsene ma si fermò quando sentì la mano di Ranma sul suo polso.

Ranma non si sentiva molto meglio. Finalmente aveva ricevuto alcune risposte da lei, ma lo facevano sentire peggio, non meglio. Ranma era sempre lo stesso, uno che prima agiva e dopo rifletteva (molto dopo), quindi era snervante non sapere cosa fare o dire. L’unica cosa di cui era certo era che non voleva che lei se ne andasse.

“Non andartene”

“Perché? Non cambia nulla di ciò che è successo”

Ranma la guardò mentre si girava per affrontarlo, cercando chiaramente di ricacciare indietro le lacrime. Sapeva che non avrebbe mai provato a usare le lacrime contro di lui. Era l’unica persona nella sua vita che non aveva mai provato a manipolarlo.

Quando lei riacquistò un po’ di controllo, continuò: “Alla fine ci ritroviamo sempre a litigare. Avremmo dovuto lasciare le cose come stavano”

Ranma si avvicinò a lei, afferrandole l’altro polso.

“Per favore, resta”

Spostò la mano destra sul suo mento, sollevandole il viso e appoggiando la fronte contro la sua. Rimasero immobili per alcuni istanti prima che Ranma portasse la mano sulla sua testa e la spostasse verso la nuca, il pollice disegnava piccoli cerchi sulla sua gola. Si abbassò lentamente e la baciò morbidamente sulle labbra. Fu dolce, delicato e, secondo Akane, troppo breve. Mentre lui si allontanava, lei si sporse in avanti per un altro bacio. Si scambiarono baci aerei avanti e indietro fino a quando Akane si accostò a Ranma, avvolgendogli il collo con le braccia e lui le strinse la vita. Quando le loro labbra si toccarono, Akane aprì la bocca, facendo scorrere la lingua sul suo labbro inferiore.

Ranma gemette alla sensazione e la strinse forte, approfondendo il bacio. Ranma la condusse lentamente nella stanza dove si sedette sul letto e tirò Akane sulle gambe mentre continuava a baciarla.

Ansimando, Akane si tirò indietro, appoggiando la fronte sulla sua. Colse l’occasione per guardare Ranma negli occhi, li vide leggermente appannati e pieni di desiderio. Decidendo velocemente, lei si allontanò dalle gambe di Ranma. Questi avvertì un’ondata di delusione quando Akane si allontanò ma si trasformò in sorpresa quando lei gli si mise a cavalcioni e lo spinse a stendersi sulla schiena. Lo baciò di nuovo sulle labbra prima di spostarsi lungo la mascella e il collo, mentre le mani si allungavano sotto la maglietta per sentire i suoi duri addominali e si arrampicavano lentamente fino al petto.

Ranma non rimase stupito a lungo e permise alle proprie mani di iniziare a sua volta l’esplorazione. Le posò sulle sue gambe muovendole piano sulle cosce e sotto l’orlo della gonna. Aveva trascorso tutto il giorno a guardare di nascosto le sue lunghe gambe e si meravigliava che ora avesse il permesso di toccare la sua morbida pelle setosa. Le sue mani vagarono sulla curva del suo fondoschiena e strinse leggermente, strappandole un gemito. In quel momento, si sentiva l’uomo più fortunato del mondo.

Akane sapeva che Ranma non avrebbe mai insistito per farle fare qualcosa per cui non era pronta, quindi prese lentamente il comando della loro scoperta.

Nessuno dei due fu timido ed entrambi godettero nel darsi completo piacere in modi che prima di allora avevano solo sognato. Una volta appagati, si addormentarono l’uno tra le braccia dell’altra.

Quando Ranma si svegliò la mattina dopo, fu sorpreso di ritrovarsi da solo nel letto. Si alzò, indossando i boxer e andando a controllare in bagno. Spalancando la porta, chiamò: “Akane?”

Notando che lei non c’era, si sedette sul letto con la testa tra le mani. Il suo unico pensiero fu, -Mi ha lasciato...di nuovo.-

  
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