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Autore: PrimbloodyBlack    17/08/2020    0 recensioni
(la pubblicazione continuerà su Wattpad) Eloyn fa parte di una famiglia di cacciatori di vampiri. Durante la sua prima battuta di caccia viene separata dal gruppo e catturata. Viene portata nella grande dimora di uno dei 5 Signori Vampiri. Viene resa schiava dalla potente Lux che la renderà una Bloodgiver, il cui compito è quello di donare il suo sangue al suo padrone.
Lux riuscirà mai a sottomettere uno spirito ribelle come quello di Eloyn? Sarà una sfida che lei non vorrà di certo perdere.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Eloyn

Non ho mai creduto al destino, o che certe cose accadono per un motivo, ne al fato e neppure al karma. Ma alcune volte succede che ti chiedi, "Perché a me? Ho fatto qualcosa di male?" 
E' opinione comune che se qualcosa di sbagliato ci accade è perché ce la siamo cercata noi e non perché è successo e basta. Ma nonostante il mio pensare razionale anch'io cado in quella stupida trappola. E' nei momenti di sconforto come questi che me la prendo col destino e non con la casualità, perché è davvero impossibile credere che a volte la vita ci fa scherzi del genere. E' così che l'ho presa invece di ritenermi fortunata. Chiunque nella mia posizione avrebbe lasciato in disparte il dolore e avrebbe agito approfittando dell'opportunità datale. L'assassina dei miei genitori vive sotto il mio stesso tetto... dovrei gioire, invece no. Provo odio, sì, voglio vendetta, certamente, ma... perché sento quest'inspiegabile tristezza?

Mi ero appena ripresa ed ero distesa su una superficie dura e scomoda. Sbattevo insistentemente le palpebre per cercare di abituarmi alla tenue luce che dava forma alle cose che mi circondavano. Quando mi alzai con i gomiti e tentai di guardarmi attorno, ancora con la fronte corrugata per la poca vista, un fitto dolore mi colpì alla zigomo e un insieme di ricordi cominciarono a riaffiorarmi nella mente. Dopo essere caduta succube della violenta presa di Marcus, il succhiasangue mi aveva portato fino alle segrete e a causa del mio continuo dimenarmi, e ad una tentata fuga quando mi lasciò, con la sua possente mano mi aveva tirato un pugno in pieno viso. Adesso che ricordavo mi massaggiai la guancia dove avevo ricevuto il colpo, ricordando il dolore allucinante che provai e che mi fece cadere a terra e poi probabilmente svenire. Feci uno sospiro di sconfitta quando notai le sbarre che mi tenevano rinchiusa.

"Cosa hai fatto per finire qui?" disse aspramente una voce, "Alla fine Lux ha capito che non vali nulla."

La voce proveniva dalla cella davanti la mia, ma l'oscurità in essa e lo stordimento non mi facevano capire chi fosse. Riuscii a delineare una sagoma che poi si mosse per avvicinarsi alle sbarre. E poi lo vidi, quel sorrisetto soddisfatto che tanto odiavo. Brendon.

Rimasi sbigottita. Credevo che la sua assenza e quella di Clarisse fosse dovuta dalla vergogna provata dopo il nostro scontro e invece avevo assolutamente interpretato male la cosa. Li ha puniti, lo ha fatto veramente e senza dirmi nulla al riguardo. Lux... Sentii un groppo alla gola non appena pensai a lei. Faceva così male, più di una ferita, e perché poi? Non lo capisco.

Nonostante Brandon era pronto ad istigare una lite fatta di parole sprezzanti e insulti, io non riuscivo a pensare a lui o a dare peso a quello che faceva. Non mi importava nulla, avevo solo un pensiero fisso e mi faceva salire la rabbia ma anche le lacrime.

Mi rimisi sdraiata su quello che sembrava un letto in ferro senza materasso e diedi le spalle alla porta della cella cercando di trovare un po' di privacy dagli occhi del ragazzo.

"Almeno tu ce l'hai un letto" sbuffò. Io non mi girai, non volevo dargli la ben che minima di attenzione. "Ehi," mi chiamò, "che hai fatto per finire qui?" Io mi strinsi a me stessa, voglio solo che mi lascia in pace.

"Lasciala stare, " disse un'altra voce. Era Clarisse e proveniva dalla cella affianco alla mia. "Tanto ci abbiamo perso tutti e tre alla fine."

"Clarisse..." disse scocciato.

"Cosa?"

"Lei ha un letto!" esclamò, "E' favorita, sta messa meglio di noi."

Non sapevo quale espressione facciale stesse facendo Clarisse ma dal silenzio intuii che forse aveva roteato gli occhi al cielo o per lo meno io l'avevo fatto. Ma Brandon in parte aveva ragione, non c'era parità tra noi, e non perché io fossi favorita, ma semplicemente perché in quel momento stavo soffrendo più di quanto meritavo. Era come rivivere quel giorno, solo con il volto di Lux impresso nella mente.

Io non l'ho mai sopportata, l'unico sentimento che provavo per lei era il disprezzo, ma mi sento come se fossi stata tradita da una persona cara. L'odio con cui avevo varcato per la prima volta le soglie di questa casa stava lentamente svanendo, era come se mi stavo abituando a questa nuova normalità. l'aver conosciuto vampiri come Amelie e anche Rhea, e umani come Brandon e Clarisse, avevano ribaltato il mio modo di pensare ed agire senza che me accorgessi e lentamente mi stavo staccando sempre di più da quel mondo che un tempo definivo mio per avvicinarmi ad uno nuovo ed inesplorato, ma sempre portando con me il desiderio di vendetta. Una rivincita che con il tempo stava quasi perdendo valore, ma che adesso è tornata a bussare alla porta del mio cuore. Un cuore che per poco si stava aprendo a qualcuno.

Mi raggomitolai su me stessa cercando di non pensare a nulla, ma sentii la porta delle segrete aprirsi e mi misi subito seduta sull'attenti e pronta a tacere chiunque con il mio sguardo arrabbiato. Sentivo i suoi passi avvicinarsi sempre di più finché da oltre le sbarre non apparì Amelie, mi guardò con occhi così rattristati che mi fu impossibile mantenere quello sguardo adirato che le stavo rivolgendo.

Aprì la bocca come se volesse dirmi qualcosa ma si guardò indietro come se fosse insicura di parlare davanti agli altri umani. "Un secondo," mormorò per poi avvicinarsi alla cella di Clarisse. Sentii il rumore di un mazzo di chiavi e poi una scivolare nella fessura "Vai," disse aprendola. Io riuscii a vedere la confusione nel volto di Brendon. "Anche tu." disse aprendo la cella del ragazzo.

Fratello e sorella si guardarono, e quando Amelie si avvicinò a me e non aprì la mia, rimasero un po' sconcertati. "Grazie Signorina Amelie." disse Clarisse chinando il capo, ma nel farlo mi rivolse un'occhiata.

"Di nulla, ora via." esclamò ai due umani. Non l'avevo vista mai così imperativa, con nessuno. Di solito parla sempre a tutti con un dolce sorriso, immagino che non sia la sua giornata, proprio come me.

Quando i due se ne andarono, ammorbidì nuovamente lo sguardo e quasi sfiorando le sbarre col viso mi chiese, "Come stai?"

"Fisicamente?" domandai con sarcasmo, "Bene, mi fa solo un po' male la guancia ma a parte quello tutto apposto." le sorrisi.

"Sono seria," insistette, "e preoccupata."

Sospirai rivolgendo gli occhi verso terra. "Perché sei qui?" chiesi cambiando tono di voce, uno che si avvicinava di più al mio stato d'animo. "Ti ha mandata lei?"

"No."

Alzai gli occhi per guardarla. Era veramente preoccupata per me, perché è sempre così gentile? Non riuscii a reggere a lungo il suo sguardo perché i miei occhi si inumidirono subito dopo.

"Scusa," dissi tirando su col naso e asciugandomi le lacrime sul viso. Avevo la vista sfocata, perché per quanto ci provassi le lacrime non avevano intensione di fermarsi. Non riuscivo neanche a vedere cosa Amelie stesse facendo ma il rumore che fece la serratura era inconfondibile. In pochi secondi mi ritrovai delle braccia intorno al collo il viso affondato nel suo petto. Ma quel gesto mi fece solo peggiorare provocandomi un pianto incessante e gemiti. Sentivo il corpo quasi tremare come se avessi delle convulsioni e più queste erano forti e più la sua presa si stringeva per confortarmi. Mi piaceva quel calore, e le mie mani che fino a quel momento erano strette al mio petto si spostarono lentamente sui suoi fianchi. Non la circondai con le mie braccia bensì mi afferrai alla sua maglietta come se stessi cercando di trattenere a me quel tepore di cui avevo tanto bisogno.

"Eloyn?" mi chiamò una volta calmata. "Dovresti parlarle, lei ti vuole veramente bene."

Nel sentire quelle parole scattai immediatamente via. Non potevo credere che avesse detto una cosa simile in un momento come questo. Ho appena scoperto che ha ucciso la mia famiglia e lei pensa sia giusto dirmi che il realtà quella succhiasangue mi vuole bene?!

"Vattene!" esclamai in piedi distante da lei.

"Eloyn..." mi pregò con lo sguardo.

"Ti prego va via!" la intimai nuovamente senza guardarla negli occhi. Ma era ancora ferma, seduta sul mio letto, "Per favore."

"Va bene," sospirò, "Come desideri." Si alzò ma lo vedevo che voleva dirmi altro perché era ancora restia dall'uscire. Alla fine rimase in silenzio, prendendo il mucchio di chiavi dalla tasca e cercando quella giusta. Era una vecchia chiave marrone arrugginita, la più semplice e basilare tra tutte. "Per la cena ti faccio portare qualcosa da Dave, so che siete amici." disse richiudendo la cella. "A domani Eloyn." Disse andandosene con lo stesso sguardo afflitto con cui era entrata. Stavo quasi per fermarla, ma quando sentii la porta in fondo sbattere, capii di aver perso la mia occasione. Mi sentii in colpa per averla cacciata, ma non doveva permettersi di dire una cosa del genere, non adesso che la ferita è così fresca.

Passarono ore, forse due o anche solo una. Il silenzio era quasi ingombrate, mi obbligava a pensare, a riflettere su cose che avrei voluto fare ma che forse non ne avrei avuto il coraggio, perché le cose erano cambiate, i miei sentimenti erano cambiati... io ero cambiata. Se mio padre mi avesse vista, il modo in cui avevo cominciato ad agire, i miei pensieri, mi avrebbe ripudiata. Io farei lo stesso, perché questa parte di me mi disgusta al punto tale che mi fa venire voglia di smettere di esistere. Era come scegliere tra due mali, da una parte avrei potuto perdonarla e pensare al presente, tradendo la fiducia di mio padre e il ricordo della mia famiglia, dall'altra c'era la mia vendetta da compiere, da sempre unica ragione di vita, ma che forse non mi avrebbe dato la soddisfazione che cercavo. Questo perché avevo notato un miglioramento in lei, stava davvero cercando di cambiare per me, e senza un motivo a me conoscibile. Ma lei rimaneva comunque una carnefice e il sangue che aveva versato sarebbe sempre rimasto su di lei se pur cercasse di essere una persona migliore.

Sono così confusa. E triste. E arrabbiata...

Le persone del mio villaggio avevano fatto qualcosa di orribile ad una ragazza innocente. Ma allo stesso tempo capisco la paura e la paranoia degli abitanti, che hanno fatto solamente quello che sembrava giusto per proteggere il villaggio dalla minaccia. Ne avevo visti di vampiri catturati e giustiziati, non era una notizia per me, perché io stessa avrei poi contribuito a dare giustizia, anche con mezzi violenti. Il mio odio era troppo forte per farmi vedere oltre, per comprendere che ogni volta che qualcuno se ne va, c'è sempre chi resta.

Loro avevano portato via una persona cara a Lux, lei aveva portato via da me la mia famiglia, ed io volevo portarle via tutto il resto. Forse questo è davvero un ciclo di vendetta che non può avere una fine. Tutti perderemo sempre qualcosa che ci porterà ad agire in condizione di riprendercela. Lux è l'antagonista della mia storia, il mio villaggio è stato l'antagonista della sua.

Adesso devo solo capire quale percorso intraprendere, con la consapevolezza che sarà una decisione che in ogni caso non riuscirà ad appagarmi appieno.
 

Ecco un nuovo capitolo! È vero che non è successo molto ma mi piace troppo investigare la mente di un personaggio attraverso monologhi interiori che mettono in risalto i dubbi e le incertezze che mostrano quanto sia veramente "umano". 
Come sempre se il cap vi è piaciuto lasciate un commento. Alla prossima~

 

   
 
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