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Autore: Ksyl    17/08/2020    5 recensioni
Castle e Beckett si sono incontrati solo una volta, durante quell'unico caso risolto durante il Pilot e da lì più nulla. Si rivedono solo alcuni anni dopo. E a quel punto inizia questa storia.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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"Sei dell'idea di continuare la serata in mia compagnia o non vedi l'ora che ti riporti a casa per dedicarti agli altri uomini che aspettano il loro turno? Magari hai scoperto che questa nuova dimensione degli appuntamenti ti piace e vuoi recuperare il tempo perduto", domandò Castle appoggiandole con noncuranza una mano sulla schiena, mentre le faceva strada verso l'esterno del locale. Le parve già un gesto intimo, naturale.
Stringendosi i lembi della giacca sul petto quando venne investita dalla brezza serale, si pose il medesimo interrogativo, ma declinato in senso inverso. Che cosa avrebbe voluto fare lui? Sbarazzarsi di lei? Infilarsi in qualche bar solitario per bere fino a dimenticare tutte le paturnie che era stato costretto a sopportare da parte sua?
Gli lanciò un'occhiata severa, per nascondere il fatto che le venisse da ridere. "Non ti è ancora concesso di scherzare sulle abitudini riservate che ho sviluppato negli ultimi anni".
"Non ancora? Significa che superato un congruo intervallo temporale dall'inizio della nostra frequentazione potrò farlo?"
"Certo, Castle. Dopo che avrò esaurito tutti gli altri appuntamenti. Aspetta il tuo turno".
Gli avrebbe fatto una linguaccia, se non lo avesse appena rimesso in riga sulla necessità di attenersi a un codice comportamentale rigoroso che non prevedeva, a conti fatti, quel livello di confidenza. Non poteva essere proprio lei a infrangere le regole.

Respirò l'aria fresca della notte a pieni polmoni. Era inebriante essere fuori casa a quell'ora e per motivi diversi da quelli lavorativi, gli unici che l'avessero spinta ad avventurarsi nel mondo esterno dopo che erano calate le tenebre. Venne scossa da una lieve vertigine, come se avesse appena ricordato che esistevano altri piaceri nella vita, altre direzioni impensate ma percorribili e altre versioni di se stessa che non contemplassero il solo ruolo di madre.
Si impose di non lasciarci trascinare da quella costante, sottile esaltazione da cui era pervasa quando si trovava a gravitare intorno all'orbita di Castle. Su di giri e meno misurata del solito. Per nulla misurata, anzi.
Per sua natura avrebbe preferito soffocare quell'incessante scombussolamento emotivo per riavere indietro calma e posatezza, compagne di lunghi prevedibili anni. O forse no. Forse non lo avrebbe fatto nemmeno se avesse potuto. Forse per una volta si sarebbe abbandonata al flusso, incurante di dove esso l'avrebbe condotta.

"D'accordo, però per il momento è ancora il mio turno e non intendo cederlo tanto facilmente. C'è qualcosa che muori dalla voglia di fare? Qualcosa di inconfessabile, magari - e con questo non intendo necessariamente propositi sconvenienti che riguardino la mia persona, anche se so che ti sarà difficile reprimerti", disse. "Posso esaudire ogni tuo desiderio, tranne darti la buonanotte troppo presto".
Come sempre, lo trovò eccessivo e con troppa fiducia nei propri mezzi, anche se per un istante le sarebbe piaciuto credere nelle sue capacità di far accadere tutto, miracoli compresi.
"Qualsiasi desiderio? Sei sicuro?"
Piegò le labbra a mostrare il suo scetticismo, che Castle non notò, limitandosi ad annuire con entusiasmo.
"Fammi pensare... Non è complicato, in realtà. Un aereo privato tutto per noi che parta subito per Parigi", improvvisò, compiacendosi della sua reazione sbigottita. Non era l'unico in grado di uscirsene con spunti impensati.
"Sei rimasto senza parole? Non credevo fosse possibile, dovrò ricordarmene in futuro". Nemmeno quel commento caustico riuscì a smuoverlo, continuò a guardarla poco convinto. "Dai, Castle, arriveremmo giusto in tempo per l'ora di colazione", insistette.
Non era convinta che la sua affermazione corrispondesse al vero – calcolare il fuso orario con la mente distratta da piccole esplosioni di euforia che stavano progressivamente annebbiando gli ultimi baluardi di razionalità era al di sopra delle sue possibilità - ma aveva contato sull'effetto sorpresa. "Non hai voglia di croissant? Di passeggiare lungo la Senna? Sarebbe un primo appuntamento memorabile, no? E io sarei a casa per l'uscita di Tommy da scuola".

Lo sconcerto fece assumere al volto di Castle un inquietante pallore. Era bizzarro fargli quell'effetto. "Hai pensato a tutto", mormorò stupefatto, dopo qualche istante di perplessità, come se si fosse trovato al cospetto di una sconosciuta.
"Ovvio che ho già calcolato tutto, Castle, è il mio lavoro. Che razza di alter ego letterario avevi in mente per me? Temo che tu abbia degli standard troppo bassi, forse dovrei cercare un autore più audace".
Stava dando per scontato che quel personaggio sarebbe venuto alla luce. Era un'idea che la intrigava, quando alcuni anni prima la sola ipotesi l'aveva fatta andare su tutte le furie.
"Ti assicuro che la mia fantasia è molto audace, soprattutto quando si tratta di te, ma non mi aspettavo una richiesta del genere, lo ammetto. Ti ho sottovalutato, perdonami".
Avrebbe sorvolato sulle sue parole sconsiderate e quell'illogico e inopportuno legame tra lei e la sua fantasia, ritenendo più sensato mettere in campo la solita indifferenza, anche se la voglia di smorzare certi toni impudenti era sempre più forte.
Non rispose. Castle rimase a sua volta in silenzio, forse aspettandosi che lei ritirasse la sua proposta e ne facesse una più sobria, in linea con l'immagine che doveva essersi fatto di lei. "Intendi sul serio andare a Parigi o lo hai detto solo per mettermi alla prova?", sbottò lui alla fine. "Se pensavi che non fosse fattibile mi spiace deluderti. Lasciami fare un paio di telefonate e sulla strada per l'aeroporto passiamo a prendere il tuo passaporto. O preferisci nascondere la tua identità viaggiando sotto un nome falso? Posso occuparmi anche di quello".
Purtroppo per lei, sapeva perfettamente che non stava scherzando.
"Fingerò di non aver sentito quello che di illegale hai appena menzionato e non ti chiederò perché tu abbia a disposizione più passaporti del necessario".
"È una lunga storia piena di colpi di scena, non vuoi che te la racconti?"
"No, sarei costretta ad arrestarti. E per quanto l'idea mi allieti moltissimo, non voglio occuparmi di seccature del genere durante una delle mie poche serate libere".

Le indirizzò un sorriso ammaliante, ignorando il suo tentativo di fare dello spirito. Allungò una mano nella sua direzione. "Allora, Kate? Andiamo a Parigi?"
Sì, sì, voleva andare a Parigi, che il Signore la perdonasse. Voleva partire subito, viaggiare nella notte bevendo champagne in sua compagnia, sbarcare su un altro continente e voleva tutto, tutto quello che sarebbe arrivato dopo. Un groppo di eccitazione le strinse la gola, provocandole qualche vertigine di troppo. La materializzazione di qualcosa che non sapeva di desiderare era così vicina da illuderla di poterla afferrare. Bastava volerlo, no? Erano i poteri magici di Castle.
Rispose dopo qualche istante di esitazione che le costò moltissimo. "No, Castle, era solo una battuta. Ti pare realistico che io possa volare oltreoceano di punto in bianco? Parigi poi è una meta talmente scontata..."
La frustrazione la rese più sarcastica di quanto avesse inteso essere. Si rese conto di quanto bramava dar vita a quella proposta strampalata che le era uscita di bocca con l'unico scopo di coglierlo in contropiede e non apparirgli troppo noiosa. Da dove veniva, quindi, quella minuscola punta di rimpianto che avvertì dietro lo sterno?
"Peccato. Sarebbe stato fantastico".
Si trovò a dargli ragione. Sarebbe davvero stato fantastico. Sfortunatamente.

Castle la guardò con quel fare misterioso che aveva iniziato a esserle familiare e a infonderle ansia al tempo stesso. Chissà che cosa aveva in mente.
"Se hai voglia di qualcosa di diverso, ma preferisci rimanere sul suolo americano e poco distante da qui, posso offrire alla causa la mia casa negli Hamptons. Non ho dei croissant francesi originali con cui tentarti, ma possiamo fare colazione guardando l'oceano. Credi possa essere una panorama paragonabile a quello della Senna?"
"È tua consuetudine invitare le donne con cui esci per la prima volta a trascorrere la notte sotto il tuo stesso tetto? È questo il tuo modus operandi?", reagì indignata.
Era spassoso disorientarlo, e da quel che vedeva, ci stava riuscendo senza fatica. "No. Cioè, sì, se è consensuale", balbettò Castle. "Ma ti informo che la mia era una proposta innocente e soprattutto casta, sei tu che l'hai travisata. Io avevo in mente qualcosa in linea con le tue abitudini riservate. Forse dovrei iniziare a preoccuparmi per il mio onore", continuò, recuperando la sua solita energia.
Come no.
"Il problema non si pone, Castle, perché non andremo da nessuna parte, rispettando l'onore di tutti".
"Lieto di saperlo. I tuoi approcci sono sempre stati di dubbia natura fin da quando ci siamo conosciuti. Avevi già mire molto precise su di me, non credere che non me ne fossi accorto".
Scommetteva che si stava divertendo tanto quanto lei.
"Mi spiace deluderti, ma ti ricordo che sono stata io a non volerti intorno, quando hai insistito per farlo, tirando in ballo chiunque potesse far pressioni sul distretto. Non viceversa. Ma sono convinta che il tuo ego ipertrofico – che immagino sia solo peggiorato da allora – non possa ancora accettare la realtà dei fatti".
"Mi hai impedito di seguirti solo perché sapevi che non avresti mantenuto fede al proposito di resistermi. E lo capisco, sarebbe stato difficile anche per me, mettendomi nei tuoi panni".
Presuntuoso e sfacciato, come si permetteva?
"È ora che io torni a casa". Gli voltò le spalle, decisa a dargli una lezione.
Venne fermata dalla sua mano sul gomito, una lieve pressione che le impedì di concretizzare le sue minacce.
"Trattenermi con la forza non contribuirà a porti sotto una luce positiva".
Si divincolò con forza. Castle la lasciò andare di colpo, imbarazzato. Se ne dispiacque, aveva esagerato i toni solo per gioco.
"Come vuoi". Si tenne lontano da lei. "Aspetterò che i tempi siano maturi prima di riproporti la verità. Che è proprio quella che ti ho appena esposto".

Si sporse sul marciapiede per intercettare il primo taxi disponibile e reprimere così l'impulso di conficcargli un tacco nella caviglia. Non voleva piantarlo in asso, solo distruggere una volta per tutte quella sua ingiustificata sicumera. Quello che affermava non aveva alcun senso. Era ovvio che non avrebbe avuto nessun problema a resistergli, era allibita dal fatto che per tutti quegli anni si fosse si fosse spiegato il suo comportamento con motivazioni che non avevano nessun fondamento.
"Va bene, mi arrendo". Castle alzò le mani per enfatizzare la sua capitolazione. "Mi rimangio tutto quello che ho detto. Però permettimi di riaccompagnarti a casa, anche se ho ormai esaurito la tua pazienza. Non potrei saperti in giro da sola a quest'ora".
L'ultimo dei gentiluomini. Ed era toccato a lei.

"Sei al corrente che ho una pistola? Proprio qui nella mia borsetta?"
"Naturalmente, e lasciami dire che questo dettaglio ti rende anche più sexy – le mie quotazioni sono pericolosamente in ribasso, ammetterlo non potrà danneggiarmi". Sbuffò. Non avrebbe dato corda ai suoi tentativi di ammansirla. "Il mio ego maschile bistrattato vuole accertarsi che nessuno ti infastidisca mentre rientri nel tuo palazzo. So che suona arcaico e oltraggioso, credi di poterlo tollerare solo per farmi un favore? Sempre che tu non abbia ripensato all'alba sull'oceano, a debita distanza l'uno dall'altro. Possiamo mettere dei marker sulla spiaggia per essere sicuri di mantenere le intenzioni platoniche su cui siamo entrambi d'accordo".
"Nei tuoi sogni", lo sferzò. Era convinta di essersi portata a casa il punto.
"Sono passati anni e sei uscita con me, direi che i miei sogni hanno un'alta probabilità di avverarsi, non puoi biasimarmi se tento la sorte".
L'omicidio era l'unica opzione rimasta.

...

Era una follia. Certo che lo era. La innervosiva perfino ripetersi un ritornello che aveva ormai perso di significato. Ma chi si era infilata in macchina e, in preda al delirio o agli effetti di sostanze stupefacenti che Castle o qualcuno da lui pagato doveva averle somministrato a sua insaputa, aveva detto, con un filo di voce, perché no?
Proprio così. Perché no? A se stessa, più che a lui. Perché non fuggire negli Hamptons e tornare nel giro di poche ore? Non c'era niente di male, dopotutto, no?
Che problemi aveva? Erano di natura psichiatrica? Doveva occuparsene? Beh, a quel punto non poteva più ignorarli, anche se lo stava facendo con allarmante frequenza. Da quando lo aveva incontrato a quella festa non era la stessa donna di prima, quella che aveva costruito con tenacia una vita solida priva di scossoni, in grado di contenere qualsiasi catastrofe.
Che le era preso, tutto d'un tratto? Era l'effetto che le faceva Castle? Strinse i pugni in preda all'agitazione, immersa in un silenzio atterrito.
Non poteva andare avanti così. E di certo non potevano andare negli Hamptons, anche se la segnaletica autostradale indicava l'esatto opposto. Non aveva idea di come tirarsi fuori da quell'impiccio, soprattutto non desiderando farlo, che era la parte peggiore dell'intera faccenda.
Perché non riusciva a controllarsi? Era sopraffatta dalla poderosa brama di libertà che provava e che attivava l'immenso serbatoio dei soliti sensi di colpa. Voleva respirare aria salmastra. Voleva ridere. Voleva continuare a battibeccare con lui.
Doveva fermarsi. Fermarlo. Come avrebbe fatto? A quel punto ne avrebbe avuto abbastanza di lei.

Venne interrotta nelle sue spossanti farneticazioni quando Castle svoltò in un'area di servizio, a quell'ora fiocamente illuminata. Lo osservò spegnere il motore e voltarsi verso di lei.
"Dobbiamo sbarazzarci di un cadavere?" Gli indicò l'area deserta. E lugubre, avrebbe aggiunto. Non comprendeva il motivo per cui fossero lì, nemmeno sforzandosi. "Direi che è uno dei posti migliori dove farlo, ma negherò di averlo affermato. Magari potrà esserti utile per una delle tue prossime trame". Chiacchierava a ruota libera, sentendosi una sciocca, solo per allontanare il momento della resa dei conti. Era ovvio che volesse darle il benservito, se pure con la consueta gentilezza.
Castle rise debolmente.
"Grazie per la preziosa consulenza, ma non è per questo che ti ho portato qui. Dal tuo mutismo una volta salita in macchina temevo fossimo tornati al tuo presunto rapimento da parte mia. E non volevo che ti distruggessi i palmi delle mani a furia di conficcarci le unghie". Aprì i pugni, colta in fallo.
"Vuoi che torniamo a New York?" Le sollevò una ciocca di capelli che le era scesa a nasconderle il viso. Si lasciò sfuggire un gemito.
"È così evidente?" Era mortificata. "Mi dispiace. Mi sembra tutto sbagliato. Più ci allontaniamo dalla città e più aumenta il disagio che provo per via di Tommy. È come se lo stessi abbandonando. Se dovesse succedere qualcosa..." Scosse la testa in preda all'angoscia.
Tommy era in buone mani, non c'era nessun dubbio a riguardo. Non era quello il problema. Aveva già dormito senza di lei in molte occasioni, come aveva spiegato a Castle, visto che frequentava assiduamente la casa del nonno nelle ore notturne. Era sempre andato tutto bene. Tommy non aveva mai avuto bisogno di lei né aveva preteso piagnucolando di tornare nel proprio letto. Ma l'eventualità di trovarsi a due ore di macchina da lui non la lasciava tranquilla, quasi che il fatto di rimanere nella stessa città costituisse una sorta di talismano che lo avrebbe protetto da qualsiasi pericolo. Erano solo confini mentali, se ne rendeva conto da sola, ma non era in grado di oltrepassarli.

Castle le accarezzò il dorso della mano. Poteva essere un gesto che creava dipendenza nel tempo? Perché era sicura che le stesse accadendo qualcosa del genere e dopo un'unica serata.
"Ehi. Non abbatterti. È normale che tu ti senta così".
Il fatto stesso che fosse lui a tentare di rincuorarla, invece che considerarla un caso da ricovero coatto, non fece che peggiorare il suo stato d'animo.
"Non ti spiace?"
"Sì, mi spiace, sarebbe stato splendido, ma mi rendo conto che le circostanze non sono favorevoli. In ogni caso, l'invito è sempre valido. Abbiamo tutto il tempo del mondo".
Prospettiva irresistibile che la rianimò.
"Non hai in mente di abbandonarmi nel primo posto utile e dimenticare la mia esistenza?"

Castle intensificò impercettibilmente il tocco sul suo polso. "Non ti ho dimenticata in tutti questi anni, dubito che che possa accadere per così poco. In più temo che se ti abbandonassi finirei con il trascorrere la notte nella vostra cella al distretto, accusato di ogni possibile reato. Preferirei rivederti in un contesto più confortevole, se sei d'accordo".
"Confortevole come il retro di un motel semiabbandonato, di notte?"
"Qualcosa del genere, ma con qualche lusso in più. Ho un debole per queste atmosfere".
Gli fece un sorriso contrito. "Deve essere il peggior appuntamento di sempre".
Se ne sentiva completamente responsabile. Avrebbe desiderato che qualcuno la tramortisse con un colpo in testa e la facesse rinvenire in spiaggia davanti all'oceano, ma non era possibile, lo sapevano entrambi. Forse lui l'aveva capito fin da subito, ma aveva deciso di assecondarla. Non si sarebbe spiegata diversamente perché l'avesse presa tanto bene.
"Non per scoraggiarti, ma posso vantare esperienze molto più disastrose". Le sfiorò una guancia con le dita, provocandole un aumento scomposto dei battiti cardiaci. "Voglio solo che tu stia bene quando sei con me e non in ansia per Tommy o preoccupata che io non mi stia divertendo. Non è così".
Come faceva a sapere sempre quale fosse la cosa giusta da dire? Soprattutto considerando quanto era stato inopportuno nella loro prima, unica e molto breve frequentazione? Non le sembrava che fosse la stessa persona. Nemmeno lei lo era, in effetti. Ma forse lei non era migliorata. Anzi.
"Hai dei gusti parecchio strani", obiettò poco convinta.
"Ho solo aspettato a lungo un momento così".

Chiuse gli occhi e ingoiò qualche respiro affannoso, come ultima forma di difesa prima di soccombere del tutto al suo fascino, così sapientemente dispiegato a suo esclusivo beneficio. "Sei molto galante a ripeterlo, ma sappiamo entrambi che non può essere andata così. A quei tempi volevi solo aggiungermi alla lista delle tue conquiste".
"O io far parte delle tue. Dimentichi sempre l'altra parte dell'equazione", puntualizzò Castle, dimostrando di ricordare bene quanto lei il contenuto della loro ultima conversazione. "E ti confesso di aver ripensato spesso a quello che mi hai detto allora". Lo guardò senza capire. "Che non avevo idea...", aggiunse senza concludere la frase.
Oh, quello. Il suo piccolo momento di trionfo, prima di girargli le spalle.
"Quindi è per questo che ti vanno bene i bidoni dell'immondizia, invece dell'oceano? Perché vuoi farti un'idea?"

Aveva smesso di scherzare e aveva parlato a bassa voce, concentrata a guardare il desolante orizzonte davanti a loro, ma si voltò verso di lui, quando non le giunse nessuna risposta. Sussultò quando se lo ritrovò improvvisamente vicino e sentì le sue labbra sulle proprie. Gliele sfiorò piano, con la stessa delicatezza che le aveva dimostrato in ogni occasione da quando si erano rincontrati. Per frenare il tremito delle mani gliele infilò tra i capelli, tirandolo verso di sé. Era sempre a corto di ossigeno quando lui era nei dintorni.
Si chiese fuggevolmente perché diamine avessero sprecato tutto quel tempo - anni addirittura - quando aveva sempre saputo come sarebbe stato tra loro, anche se lo aveva stimato di gran lunga per difetto. Quello che non aveva mai immaginato fu l'inesorabile salita della marea che dilagò dentro di lei, avvincendola. Il bisogno di affondare aggrappata a lui. Sconvolgente e inarrestabile, come tutto il resto che lo riguardava.

"Ovvio. La mia era solo curiosità,", chiosò Castle con voce roca. Avrebbero definito meglio la questione più tardi. Quando avrebbero chiarito nel dettaglio molte altre idee.

*Edit 20.08.2020. La prossima settimana non riuscirò ad aggiornare causa mancanza di pc. Scusate se non vi ho avvertito per tempo. Pubblicherò il prossimo capitolo lunedì 31 agosto. Grazie per la comprensione e buona fine di agosto. Silvia

   
 
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