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Autore: Shireith    18/08/2020    3 recensioni
Povera di risposte, preferì non angosciarsi oltre. «Tu in quale casa pensi di essere smistato?» inquisì.
«Non lo so. Se potessi scegliere, però, direi Serpeverde.»
«Perché?»
«Perché mi rispecchia.»

Questa storia partecipa al contest “La cerimonia di smistamento” indetto da Artnifa sul forum di EFP.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Helena Corvonero, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra, Contesto generale/vago
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Ombra di nessuno



 Era consapevole dei molti occhi che la spiavano e ciò non solleticava affatto il suo interesse – figurarsi il suo fastidio: mento alto ed espressione risoluta, osservava i quattro fondatori e lasciava che le voci degli altri maghi e streghe si consumassero lontane.
 Non rivolse la parola a nessuno, incurante di apparire altezzosa.
 Si aspettava che tutta la cerimonia si sarebbe svolta così – si sbagliava.
 «Nervosa?»
 Non si volse; osservò il giovane che l’aveva affiancata con la coda dell’occhio e ne studiò il profilo guidata più dall’inconscio che dall’interesse. Presto il suo sguardo tornò sui fondatori e il silenzio che si dilatò per qualche minuto la illuse che il ragazzo senza nome si fosse già arreso.
 «Temi di non essere una Corvonero?»
 «No.»
 La risposta fu rapida, due lettere che sfuggirono alle sue labbra prima ancora di riflettere, e lei si rese conto troppo tardi di aver ceduto al gioco dello straniero: se ne ammonì, ma ormai il dado era tratto.
 «No», ripeté con ritrovata calma, volgendosi finalmente a osservare il suo interlocutore. «So che sarò una Corvonero.» Lo vide sollevare le sopracciglia e inclinare le labbra in un sorriso sardonico. Bastò ad irritarla. «Mia madre è la fondatrice della Casa, non può essere altrimenti», puntualizzò ulteriormente – davvero si stava giustificando con lui?
 «Helena», pronunciò, sfrontato e formale, il ragazzo senza nome. Lei non se ne sorprese: molti sapevano chi era, là dentro. L’altro si concesse una pausa prima di soggiungere: «È solo questa la tua motivazione?»
 Non volle – non seppe – replicare. Continuò a osservarlo con la sua – finta – austerità ormai svanita e non si accorse dei tanti secondi che regalò al silenzio prima di riuscire a formulare: «Perché?»
 Lui alzò le spalle. «È strano che tu ti aspetti di diventare Corvonero solo perché lo è tua madre. Siete forse la stessa persona, voi due?»
 Rispose no, Helena, ma si rese conto che quell’unica sillaba le era costata molta più fatica di quanto non si fosse aspettata. Non era la copia di sua madre, eppure non aveva sempre dato per scontato d’esserlo? Non aveva sempre dato per scontato di dover seguire le sue orme?
 «E allora come fai a essere tanto sicura di appartenere a Corvonero? Come fai a dire con certezza di non avere qualità diverse da quelle di tua madre?» Le perplessità del giovane risuonarono come la voce della sua coscienza. «Forse ancora non lo sai, ma il cappello di Godric Grifondoro potrebbe stupirti.»
 Guidato dall’istinto, lo sguardo di Helena abbandonò il ragazzo e si poggiò sul cappello del fondatore: era la prima volta che veniva usato in uno Smistamento, nessuno – non i novizi, non gli studenti più anziani – sapeva come funzionasse. L’unica certezza di Helena era che sua madre e gli altri tre fondatori avevano deciso di delegare un compito tanto importante al cappello perché consci che non avrebbero vissuto in eterno.
 Helena tornò a guardare il ragazzo senza nome, gli occhi brillanti d’un interesse destato dai suoi dubbi che – doveva ammetterlo – erano fondati: come poteva avere la certezza che sarebbe diventata una Corvonero?
 Povera di risposte, preferì non angosciarsi oltre. «Tu in quale casa pensi di essere smistato?» inquisì.
 «Non lo so. Se potessi scegliere, però, direi Serpeverde.»
 «Perché?»
 «Perché mi rispecchia.»
 Le sue parole – schiette, oneste – la colpirono come un getto d’acqua gelida e fecero vacillare ogni sua certezza: per la prima volta Helena si fermò a riflettere su quanto fosse sciocco comportarsi come se fosse l’ombra di sua madre.
 Schiuse le labbra per replicare, ma le parole le s’incastrarono in gola e lì si fermarono: la voce di Godric Grifondoro tuonò possente nel pronunciare un cognome e un nome che – apprese Helena – appartenevano al giovane.
 Lo osservò compiere passi misurati e tranquilli mentre raggiungeva la postazione dei quattro fondatori e s’accomodava sullo sgabello che aveva accolto tutti gli altri novizi prima di lui. Il cappello gli fu adagiato sul capo e pochi secondi scandirono l’attesa prima che quello annunciasse: «SERPEVERDE!»
 Gli appartenenti alla Casa lo accolsero in un tripudio caotico che si spense all’istante quando Salazar li ammonì con un’occhiata severa e perentoria.
 Dopodiché, la sala parve sparire: le voci di tutti divennero ovattate e i volti confusi, macchie disordinate di maghi e streghe che per Helena erano ora insignificanti. Non seppe quanto tempo fosse trascorso quando «Corvonero, Helena!» fendette l’aria come la lama di una spada – fu l’unico suono che giunse limpido alle sue orecchie.
 Si alzò e raggiunse lo sgabello sotto lo sguardo di tutti, le parole del nuovo Serpeverde che ancora si rincorrevano nella sua mente.
Perché mi rispecchia.
 Ed ecco una seconda voce – il cappello di Godric s’adagiò sui suoi capelli e le sue riflessioni divennero per un attimo l’unica compagnia di Helena.
 «Mh… scelta difficile. Vedo ingegno in te, ragazza; e anche curiosità, voglia di apprendere. Però c’è anche determinazione, intraprendenza… dove posso metterti?»
 Determinazione, intraprendenza.
 Serpeverde.
Anche lui è Serpeverde. Forse – no.
 Aveva suscitato in lei discreto interesse, il ragazzo che ora un nome ce l’aveva, ma ad averla colpita come una freccia al petto erano state le sue parole, il messaggio in esse racchiuso: se non voleva essere Corvonero solo per seguire le orme di sua madre, nemmeno voleva diventare Serpeverde perché un novizio l’aveva spinta a riflettere su una falsa  certezza.
Non sono mia madre.
 «Ah, davvero?»
Davvero.
 «Be’, se la metti così…»
È così, cappello, è così.
 «CORVONERO!»
 Plausi e saluti di benvenuto si levarono dai suoi nuovi compagni. Godric Grifondoro fece appena a tempo ad agguantare il cappello: Helena scivolò via dallo sgabello e raggiungere gli altri Corvonero con il cuore tanto leggero che le sembrò di fluttuare.
 Sua madre stava sorridendo, ma Helena – Corvonero per scelta, Corvonero per merito, Corvonero per volere di nessun altro – nemmeno lo notò: né quello, né lo sguardo pregno d’interesse dello stesso ragazzo che – ironico – sarebbe stato un giorno la causa del suo più grande male.




Note • Non si ha una data precisa della nascita di Helena Corvonero e del Barone Sanguinario; di conseguenza, è incerto il periodo durante il quale hanno studiato ad Hogwarts. Ho voluto renderli coetanei e immaginare che abbiano iniziato a frequentare insieme.
  Poco – quasi è nulla – ci è dato sapere sul loro carattere da giovani, che nel corso della vita può mutare in maniera imprevedibile; spero di essere riuscita a renderli credibili, ma ovviamente la sentenza non spetta a me.
Shireith
   
 
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