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Autore: Spensieratezza    18/08/2020    2 recensioni
Cosa sarebbe successo se Sam non avesse mai perso l'anima?
Dean e Sam insieme ai loro amici, non faranno altro che attraversare salti quantici per tutta la storia e impareranno un sacco di cose su loro stessi e gli altri.
Scusate, nell'ultimo capitolo ho confuso i nomi, come al solito. Castiel non ha cambiato partner ovviamente. Sta sempre con la stessa persona, ho solo sbagliato a scrivere.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Crowley, Dean Winchester, Lisa Breaden, Sam Winchester
Note: What if? | Avvertimenti: Incest | Contesto: Sesta stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il salto quantico'
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Dean non aveva proprio idea di che cosa potesse essere successo con Sam. D’accordo, sapeva che l’inferno poteva cambiarti, poteva stravolgerti, ma MAI, mai e poi mai, lui aveva mai considerato, tornando dall’inferno, di stare lontano da Sam.
Lui invece sì. E per cosa? Perché Dean per una settimana era stato a casa di Lisa? Ma era stato lo stesso Sam a dirgli che era quello che desiderava per lui. Una avita normale.

Inoltre, Sam era stato nella gabbia e non all’inferno, e ci era rimasto solo una settimana.
Forse Dean aveva sbagliato tutto, forse Sam era rimasto scottato da quell’esperienza molto più di quello che aveva lasciato trasparire, come infatti aveva avuto modo di notare durante il breve soggiorno da Lisa.

Mai avrebbe immaginato che Sam potesse essere così fragile e addirittura GELOSO di Lisa. Era geloso di lui?

Ma no…non in quel modo, almeno. Quelle erano solo sue sciocche fantasie che lo avevano colto sotto la doccia. Loro non erano così…non in quel modo.
E grazie al cielo. Loro erano già troppo incasinati così.

Anche Castiel si comportava in modo strano. Dean aveva l’impressione che gli fosse successo qualcosa, ma non osava chiedere cosa.
O meglio ci aveva provato giorni fa, ma….
 


“Castiel, amico, non so più come devo fare. Sam è sempre più lontano da me, ho anche lasciato casa di Lisa per convincerlo che voglio fare di tutto per riaverlo con me, ma lui…è così ostinato! Ho tentato…”

“E tu tenta ancora..”

“Castiel! Non mi stai ascoltando, insomma..ho provato a trascinarlo via da quella pasticceria in cui tu stesso insieme a tuo fratello ce l’avete ficcato dentro…perché l’hai fatto? È ancora più lontano da me adesso..”

“Forse devi concedere a Sam il tempo che gli serve per capire e anche tu devi capire..”

“Capire cosa?? Che voglio stare lontano da lui?? Non voglio! E non voglio che lui debba pensare invece che sarebbe meglio per lui stare lontano da me!”

Castiel gli aveva riservato uno sguardo ambiguo.

“È stato così anche quando è andato a studiare a Stanford, mi sembra di ricordare, vero..? Temevi che Sam si allontanasse e stesse meglio senza di te, ma quando tu sei tornato, lui è tornato..”

“Non è la stessa situazione, te l’ho detto..”

“Quando qualcuno ci rifiuta, non significa che rifiuta noi, ma rifiuta la nostra comunicazione, se percepisci rifiuto da parte di Sam, non sta rifiutando te, ma rifiuta il modo in cui comunichi con lui.”
Dean ebbe l’impressione che sulla sua testa fosse comparso un grosso punto interrogativo.

“Cambia comunicazione con lui e riuscirai ad avere al cuore di Sam.” disse Castiel.
 
Dean stava ancora pensando allo strano discorso che gli aveva fatto Castiel, poco prima di sparire.

Dean non era sicuro che fosse solo un problema di lingua.

Nella sua mente si figurò di leccargli il labbro inferiore.

 Le aveva provate tutte, lo aveva supplicato, lo aveva minacciato, gli aveva aperto il proprio cuore.

Gli aveva aperto le gambe.

Diede un pugno al letto per far scomparire quei pensieri osceni e peccaminosi dalla sua mente.
 
“Beh, magari per comunicazione, Castiel intende che vale tutto. E anche spaccargli la faccia, potrebbe essere un modo di comunicare.” Disse Dean ad alta voce e si preparò mentalmente.

Quella sera si sarebbe ripreso Sam. Con o senza il suo consenso.
 
 
 
 
*



La mente conscia e quella inconscia ci mandano tanti segnali. Contrastanti tra loro.
Definiscono chi siamo e non ci definiscono.
Forse l’inconscio è il nostro scrigno segreto, avere la chiave per aprirlo, ci svelerebbe molti tratti nascosti. La nostra vera anima.

Ma pochissimi eletti hanno la chiave per accedere all’inconscio e scoprire cose di noi di cui non eravamo a conoscenza.
Gabriel gli aveva insegnato a scoprire l’inconscio attraverso i sensi.

Senza vergogna, imbarazzo o remora. La ricerca del piacere per appagare i sensi e colmare le frustrazioni, per frenare i pensieri.
Appaga il piacere e la tua anima smetterà di essere affamata.

Ecco, su questo ci sarebbe un dubbio, Samuel. Alcuni dicono che abbiamo FAME d’amore, altri sostengono che è una SETE d’amore, una sete INSAZIABILE. Ma qual è dunque la verità? La verità, mio dolce Samuel, è che non esiste una sola verità. Per alcuni l’amore è come un dolce pasticcino cremoso, ricoperto di panna montata, per altri è come un’oasi, un’oasi che tu sogni giorno e notte, in mezzo al deserto, sogni di dissetarti nella sorgente, con dei riflessi dorati a farti da cornice, eppure l’acqua è fredda, fredda , fredda, sempre fredda.
Così è l’amore.

Stanco, lontano, irraggiungibile, miracoloso. Mai stanco. Appassionato. Osceno.
 
 
Osceno, sì. Sam era d’accordo. L’amore era osceno, come le voglie, come i desideri. Lo aveva scoperto e lo stava scoprendo su quel divanetto, verde come la speranza, verde come un paio di occhi. Mentre decine di corpi e di sconosciuti si baciavano, tra di loro e si accarezzavano.

Sam si era infilato nella mischia, mentre parlava, rideva, chiacchierava.

Forse era un po' brillo, pensava, mentre tante mani non sapeva neanche più di chi, lo accarezzavano voluttuosamente, dappertutto.
Non erano moleste, Sam stranamente non aveva paura, né imbarazzo.
Erano brave persone, tutto sommato, Gabriel gliel’aveva assicurato. E lui si fidava.
Le carezze erano BELLE, suonavano dolci, quando non si aspettavano altro.
Erano anche quelle una forma d’amore.

Sam gemette mentre una carezza un po' più spinta finì in mezzo alle sue gambe.
Era piacevole. Si voltò e si trattava di un biondino somigliante al suo vecchio amico Brady.
Gli piaceva Brady, gli era sempre piaciuto. Un bel ragazzo, nonostante tutto.

Lo baciò e lasciò che lo accarezzasse e gli palpasse il sedere.
Ahhhh, le coccole erano..dissetanti.
Meglio del sangue di demone!
 
“Che sta succedendo, qui? Sam!!”
Sam si risvegliò come da un sogno.

Ahhh eccolo il demone, che gli aveva strappato il cuore. Lo aveva tenuto, ci si era gingillato sopra, lo aveva deriso e nel momento in cui Sam se lo era ripreso, era venuto a reclamare il suo vecchio giocattolo. Ma il suo cuore era suo. SUO. Non avrebbe permesso a Dean di riprenderselo.
“Che cazzo stai facendo, Sam, vieni via!”
Sam rise.

“Questa è casa mia, Dean.” Allargò le braccia.

“Manda via questa gente!”

“Ti confondi, Dean. Qui l’unico intruso..sei tu.” Disse e oscenamente ma rimanendo languido, baciò ancora il tizio.

Un brusco movimento fece quasi crollare Sam sul tavolino. Dean l’aveva spostato malauguratamente dal tizio che stava baciando.
Si riprese appena in tempo, per vedere Dean afferrare il bavero del tizio.
Vattene via, subito.”

“Ehi, ehi, io non voglio guai, non sapevo che avesse un ragazzo.”
Dean quasi arrossì, poi disse: “Sparisci.”
 
“Dean, ma che cazzo..”

Le luci erano ancora buie, stile discoteca, ma tutti si erano fermati a guardarli.
“Sei venuto a rovinare la festa, amico?”
“Perché non te ne vai?”

“Statemi bene a sentire, non so chi cazzo siete, ma adesso dov..”

“DEAN., BASTA!”

Sam si era alzato, era stravolto e aveva i capelli in disordine. Dean lo trovò maledettamente sexy.
“Chi ti credi di essere?”
“Sam, ma lo conosci? È un tuo amante?”

“Che c’è? Volete fare a botte? Quello è mio fratello e non vi permetterò di mettere le vostre sporche manacce addoss…”
“Dean, BASTA. Piantala.” Aveva gridato Sam ancora una volta.
Tutti li stavano fissando. Qualcuno rideva e diceva qualcosa sottovoce.

“Mi…mi dispiace..voi..continuate pur la festa. Io vado un attimo a parlare con..mio fratello..”
 
Sam trascinò via Dean per un braccio, mentre Dean fece in tempo ad ascoltar commenti lascivi dietro di sé.
“Hai sentito? È il fratello dello spilungone.”
“Da come si comportava credevo fosse l’amante.”

“Forse è solo geloso perché vorrebbe mettergli lui le mani addosso e non può.”
“Magari lo fa già.”
Dean si trattenne solo per non mettere in imbarazzo Sam, ma comunque sputò fuori un “Sporchi pervertiti.” Ben udibile.

“Smettila, cammina.” Gli disse Sam a denti stretti.
 
 
 
 
 
Sam lo fece scendere attraverso una scaletta antincendio. Dean lo seguì, solo per non avere altri problemi, altrimenti sarebbe tornato indietro e avrebbe picchiato tutti quei figli di puttana. Uomini ma anche DONNE. Aveva visto qualche donna lì in mezzo.

La pasticceria collimava dal di dietro con una sorta di parchetto esterno. Sembrava un posto da fiaba, immerso nel verde.
Vedere quella meraviglia, fece rimanere Dean senza fiato.
“W-wow…”
“Già. Speravo di fartelo vedere in una circostanza..meno…meno.” disse in modo duro Sam.

Dean si rese conto del tono.
“Sam, quei bastardi, stavano..”
“So esattamente cosa stavano per fare, Dean..”
“Cosa?? E…e a te STA BENE? Stare in mezzo a un branco di uomini e farti pastrugnare come una prostituta?? Ma che cazzo ti prende??”
Sam sorrise.

“E poi, da quanto cazzo di tempo, sei diventato gay??”
Sam lo guardò duramente.
“Credevo tu fossi per la libertà sessuale. Non fossi come uno di quei..”

“Non cercare di indirizzare il tutto sulla linea dell'omofobia! Non è questo il punto! Il punto è che io TI CONOSCO, SAM.”
“Ah davvero, mi conosci, Dean?”

“Sì, IO TI CONOSCO e so per certo che il Sam che conosco io, non solo non disdegna un paio di tette, e non ha mai guardato un culo maschile in vita sua, ma mai e poi mai si farebbe coinvolgere in un’orgia promiscua su uno squallido divanetto, cazzo, Sam!”

“Hai finito?”
“Col cavolo!! Ho appena cominciato!!”
“Guarda che quello che hai visto tu..e per il quale hai scatenato tutto questo casino, erano solo innocenti carezze..”
“Cos..innocenti? Innocenti?” scoppiò a ridere.

“Va bene, non proprio innocenti, ma comunque si limitava a quello."
“Vuoi farmi credere che ti fai TOCCARE e basta?”
“Esattamente.”

“Wow. Wow. Cazzo. Perlomeno le prostitute godono fino in fondo.”
 
Il pugno arrivò violento ma non del tutto inaspettato.
Dean non emise un lamento, si pulì solo un rivolo di sangue che gli colava sul mento.

Ti credi migliore di me? è forse più squallido del petting che un’orgia con due gemelle per caso?”
“Non so se sia squallido, ma di sicuro è un patetico tentativo di provare piacere.”

“Oh, non parlare a me, di squallidi tentativi, quando ti sei portato a letto quella morta di sonno di Lisa Braeden.”
Dean lo guardò scioccato e poi cercò di dargli un pugno, che Sam scansò con uno scatto fulmineo, dandogliene un altro.
“Non combatterò con te, Sam. Non sei in te.”

“È paradossale, Dean. Che io stia qui ad accettare che uno come te, che usa una donna come un cerotto, pretenda di insegnarmi cosa sia LA PASSIONE.
“Non sai quello che dici, fermati.”
“Sono curioso, Dean! Hai detto che sei andato da Lisa perché eri disperato!E quindi mi chiedevo..come ci si dovesse sentire...a pensare a me in OGNI momento..”
“Sta zitto..”

“Dimmi come ci si sente, Dean! A pensare a me, anche quando stai scopando con la tua donna!
La voce di Sam era cresciuta sempre più di volume, mentre durante le ultime parole era risuonata con vibrazioni e frequenze altissime, come il Paradiso…o forse le viscere dell’inferno.

Dean a quell’ultima frase, gridò, mentre attaccò ferocemente come un toro infuriato.
Fece cadere Sam carponi, e gli diede subito uno, due pugni, poi una ginocchiata nelle parti basse da parte del minore, lo costrinse a lasciarlo andare.
 
I fratelli non parlarono più, continuarono a lottare, parandosi più o meno i colpi e rallentando a volte per non far troppo del male all’altro.
Non volevano davvero ferirsi, ma sfogarsi.
Fare del male, ma non troppo.
 
 
 
 
Più lontano, attraverso delle finestre, due angeli li stavano osservando.
“Lo avevi previsto, dall’inizio, vero?”

“Ci sono alcune cose che riesco a prevedere, ma quelle che avrei voluto, no..” disse Gabriel misterioso.
Castiel lo guardò.
“Forse non è tuo compito, prevedere tutto. Sapere tutto.”
“Forse, ma lo vorrei.”

“Per fare la fine di Metatron?
Gabriel non rispose.
“Scusami, io non volevo..”
“È ora che tu vada, allora..hai visto quello che volevi vedere no? Il piano sta procedendo come previsto..non c’è bisogno che mi ringrazi.” Disse sorridendogli e andandogli più vicino.

Castiel restò per un attimo a guardarlo.
“Cosa vuoi fare? unirti al divertimento?” disse Gabriel mostrandogli la folla.
“NO. Non mi interessano queste cose..” disse Castiel con sdegno.
Già…a te interessano altre fonti di perdizioni.. pensò Gabriel.
“Sono venuto qui per sapere come..come stavi..?”

“Beh, al momento, divertito dallo spettacolo che ci hanno riservato i nostri amici. E anche assetato. Quindi se non ti dispiace..”
Gabriel fece per girarsi, ma Castiel gli bloccò il polso.
Passarono due o tre secondi di silenzio e poi Cas parlò con lentezza.
“Gabe..…quello che ha fatto Sam…non è morale..mi avevi detto che avevi un piano ma non pensavo a questo. Bisogna darci un taglio.”

Gabe lo guardò curioso. Scoppiò a ridere.
“Sentir parlare di moralità un angelo che se la fa con un demone. Quanta ipocrisia, fratellino. Io non vengo a guardare in casa tua, tu non farlo nella mia.”
“Questo locale non deve trasformarsi in un luogo di perdizione!” protestò Castiel sempre più agitato.

“Ma davvero, e allora dimmi, se ti fa tanto schifo  la perdizione, com’è che ti sei avventato qui in questo luogo OSCURO?” gli chiese all’orecchio.
Cas rimase senza parole.
Gabe si divincolò dalla sua stretta.

“Non ci riproverei se fossi in te. Buona serata FRATELLO e salutami il re degli inferi.”
 
 
 
 
 
Nel frattempo, Dean e Sam si erano stancati di lottare ed erano crollati sul verde prato del giardino, respirando l’odore forte dell’erba che li ammaliava, e li inebriava. L’adrenalina della lotta, il sudore, l’aria acre della notte, le stelle sopra di loro. Tutto questo a fare da cornice a una rabbia ormai svanita, scemata, sbollita. E ridevano, come due cretini. Era parecchio che non ridevano così. Sam lasciò vagare il braccio a avvicinarsi a quello del maggiore, cercandolo e il braccio di Dean reagì, come attratto da una calamita a inseguire il suo gemello, avvicinandosi. Proprio come due calamite, trovarono sollievo e conforto dopo una lotta insana e illogica, a sentirsi vicini anche in quel modo. Paradossalmente infatti, i legami come il loro, avevano un solo modo per sentirsi di nuovo vicini. Fare a pugni.

Era tutto violento nel loro modo di amarsi. Anche l’amore. Soprattutto l’amore.
Le dite delle loro mani si sfiorarono e fu magico, una brezza leggera li accarezzò e qualcosa di freddo toccò le loro dita. Forse fu della brina.
Risero ancora, ma anche il loro cuore, finalmente rideva.

“Oh, Sammy, mi dispiace tanto.”
“Zitto, non rovinare tutto con le parole..” disse Sam.
Dean si ammutolì.
Sam si alzò.
“E poi..non hanno valore le scuse se nel farle, ridi.” Disse Sam sorridendo.

“Sam, mi dispiace davvero!” disse Dean ed era onesto. Sam lo vedeva.
“Lo so…” Sam si chinò e gli accarezzò un lineamento sotto l’occhio. “Ma so anche che non sei pentito..di questo..della tua rabbia..e va bene così., anche per me è lo stesso.”
“Sam…”

“Non pretendo che tu accetti quello che stavo facendo. E forse è vero che è sbagliato..che non è…morale..quello che stavo facendo..su quel divanetto..ma mi sentivo BENE. E questo è quello che a volte conta. Alla fine tutto ruota intorno a quello che in quel preciso momento ci fa sentire bene. Sbaglio, Dean?”

Guardava le stelle, Sam, mente diceva quelle cose e Dean si sentì uno schifo.
“Sam, io..”

“Non scusarti, perché anche io non sono pentito, Dean. Anche se m dispiace.”
“Io..io non volevo chiederti scusa, volevo dire solo che..che..io non ti ho mai dimenticato, Sam. Neanche quand’ero con Lisa. E non ho mai avuto intenzione di farlo. “
Sam sorrise.

“Lo so, Dean..e vorrei tanto che questo..non mi facesse provare dentro questo piacere..così intenso..mi farebbe sentire meno…colpevole? Non trovo le parole.”
Sam si spogliò della maglia e la fece cadere nel prato. Per qualche motivo quel gesto, dopo quanto era successo, fece vergognare Dean.
“Che fai?”

“Non trovi anche tu che sia una serata afosa?” chiese Sam, spogliandosi dei pantaloni.
“Non avrei intenzione di spogliarti?”
Sam ridacchiò.

“Per gli antichi, la nudità non era una fonte di vergogna. Siamo stati noi, uomini moderni a farla diventare così. Gli uomini primitivi andavano in giro, nudi. Liberi. Senza vestiti, protezioni, che nascondessero quello che abbiamo DENTRO.”
“Sam?”
Sam era sparito.

Per qualche altra ragione, questa cosa lo fece agitare ancora di più.

“Sam. Non fare scherzi. Avanti. Sam. SAAAAAAAAAAAAAAAM!”
 


Corse per qualche metro, fino a vedere il profilo di Sam, nudo, e il suo sedere fare un volo d’angelo e buttarsi nella piscina.
Dean restò a bocca aperta a fissarlo.
Sam riemerse dopo poco.

“Però. Una piscina. Questo posto è pieno di sorprese.”
“Perché non vieni anche tu? L’acqua è fantastica.”
“Grazie ma non ci tengo a denudarmi!” rispose Dean, avvicinandosi al bordo della piscina a cui Sam era appoggiato.
Sam rise.
“Puoi anche restare vestito sai?”

“Passo!”
Sam rise ancora una volta.
“Ti farebbe bene sai, fare qualcosa di…avventato, una volta tanto.”
Sam non lo guardò negli occhi quando lo disse, Dean fece altrettanto.

“Uno step per volta..per stanotte, dare di matto in quel locale, credo sia la cosa più trasgressiva che abbia mai fatto.”
Risero entrambi.
“Sai, Dean..non ci ho fatto sesso..con quelli.”
“Non voglio sentire i particolari, Sam.”

“Ma io voglio dirteli. Perché voglio che tu sappia che a me non interessava SCOPARE..non con degli uomini..ma neanche con delle donne..sai che non sono uno che fa del sesso così..occasionale..ma Gabriel mi ha insegnato che esistono..sfumature..che la ricerca del piacere sta anche in una CAREZZA..in un bacio..e che non necessariamente..essi devono portare al sesso..alla penetrazione..e che tutti noi, anche se lo neghiamo a noi stessi, siamo solo in cerca di un po' di calore..di un po' di affetto..”
Dean era a corto di parole.

“È bello, Dean..sapere che puoi assaporare il lato bello di qualcosa, senza essere costretto, ad andare fino in fondo..senza essere costretto a dare un nome a qualcosa che tu stavi facendo..è come camminare su un filo, essere un funambolo, camminare sul filo della vita..senza che tu debba chiederti, cosa succederà se il filo dovesse spezzarsi, o se riuscirai ad arrivare dall’altra parte. Sai perché il funambolo riesce a trovare la concentrazione per fare una cosa del genere? Perché non pensa a cosa succederà quando sarà dall’altra parte? Per lui non esiste l'altra parte. Per lui esiste il qui e ora, a lui non interessa il risultato, ma stare sopra il filo e quella sensazione che sente, quando è sul filo. Per lui è l'unica cosa che conta ed è così che ARRIVA.”

“Credo di capire..”
“Davvero?”
Dean afferrò una mano bagnata di Sam e la portò sul muretto della piscina.

“Sam,  c’è un nuovo caso in ballo. Vorrei occuparmene, ma non posso farlo senza di te. Per favore, vieni con me.”
Ci fu un attimo di silenzio.
Sam sorrise.
“Non hai fatto il bagno in piscina.”

“Tu vieni con me e ti prometto che ci saranno altri bagni.”
“È una promessa?”
“È una promessa.”  Disse Dean, poco prima di stringere appena un poco la presa di nuovo  e lasciarla.

“Dean, ma che diavolo fai? Puoi uscire dalla mia stanza!”
“Preferisco uscire dal muro! Come i ladri! È un modo per sentirmi ancora agile!”

O come un amante.. pensò Sam. Un pensiero che non espresse ad alta voce.
“Buonanotte, Sam.”
“Buonanotte, Dean.”
 
Dean scavalcò il muretto, con la mente confusa, annebbiata ma molto felice. Guardò la strada, mentre il vento gli spettinava i capelli, dandogli l'aria di un poeta maledetto.
Sam…il suo dolce fratellino.

Avrebbe voluto seguire il suo invito e seguirlo in piscina-
Cosa sarebbe successo se l’avesse fatto?
Due bocche che si incollano insieme, gli trapassò la mente.
No..certe cose era molto meglio che restavano nel campo dell’immaginazione e del sogno.

Sam era l’amore della sua vita. Ma lui non avrebbe dovuto mai saperlo.
 
Dean era riuscito a riottenere Sam indietro.
Forse senza che lui se ne rendesse conto, aveva fatto esattamente quello che gli aveva consigliato Castiel.
Era riuscito a cambiare comunicazione.

Sam non era riuscito a rifiutarlo quando Dean gli aveva preso la mano, non quando Dean lo teneva così.
Pretendiamo di tenere l’altro stretto a noi, con le parole, quando le parole sono ingannevoli e illusive.
Ma il linguaggio del corpo, quello non ti può ingannare e a volte, è l'unico che conta davvero.
 
 
   
 
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