Videogiochi > Dragon Age
Segui la storia  |       
Autore: LysandraBlack    18/08/2020    2 recensioni
Marian è scampata al massacro di Ostagar. Garrett ha assistito alla distruzione di Lothering, mettendo in salvo la loro famiglia appena in tempo. Senza più nulla, gli Hawke partono per Kirkwall alla ricerca di un luogo dove mettere nuove radici. Ma la città delle catene non è un posto ospitale e i fratelli se ne renderanno conto appena arrivati.
Tra complotti, nuovi incontri e bevute all'Impiccato, Garrett e Marian si faranno ben presto un nome che Kirkwall e il Thedas intero non dimenticheranno facilmente.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Anders, Hawke, Isabela, Varric Tethras
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The unlikely heroes of Thedas'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 37
Heart to heart



 

Se anni prima qualcuno gli avesse detto che gestire una montagna di soldi fosse una gran rottura di coglioni, Garrett gli avrebbe prima riso in faccia e poi l'avrebbe spedito a farsi un bagno rinfrescante giù per il molo, tanto per schiarirsi le idee.

Quel pomeriggio, tuttavia, sentiva il sedere aver ormai preso la forma della sedia del suo studio, la schiena curva da ore sui libri contabili e il sudore che gli aveva appiccicato addosso la maglia. Gli affari della compagnia di spedizioni andavano a gonfie vele, e persino la miniera dopo la faccenda con l'Altodrago sembrava essersi purificata da qualsiasi maledizione avessero lanciato su quel posto, iniziando a fruttare decentemente e, soprattutto, quasi azzerando il numero di vittime tra i lavoratori, limitandosi a qualche normale incidente mondano. Il Carta continuava a dargli qualche carico da trasportare in segreto, e in cambio aveva abbastanza liquidi da reinvestire nella Resistenza e nella clinica di Anders, che ora era perfettamente in regola e gestita, almeno formalmente, da un gruppetto di erboristi e cerusici che nulla aveva a che fare con la magia. Tutto andava più che bene, ma i libri contabili erano decisamente un incubo. Bodahn si era offerto di continuare a curarli lui, ma dopo che il nano aveva buttato lì l'idea di andarsene prima o poi ad Orlais per investire sui talenti del figlio Sandal e garantirgli un futuro, Garrett si era rimboccato le maniche per imparare a gestirsi da solo i propri investimenti, ovviamente con l'aiuto di Bodahn e, soprattutto, di Varric.

Lanciò un'occhiata stanca a Bu, sdraiata sul pavimento di fronte alla finestra alla ricerca di un po' di frescura, desiderando essere da qualsiasi altra parte.

Sentì dei passi leggeri salire le scale e Lumia fece capolino dal corridoio. «Messer Hawke, c'è vostra sorella, dice che deve parlarvi...»

Garrett saltò immediatamente in piedi, lasciando cadere la penna sul tavolo senza nemmeno preoccuparsi di rimetterla a posto, entusiasta di avere un motivo per alzarsi da lì. «Arrivo subito! Bu, te che...?» La mabari sollevò leggermente il muso, aprendo un occhio per poi richiuderlo con un sospiro pesante. «D'accordo, pigrona, resta pure a ronfartela qui.»

La sorella era in abiti civili, le spade alla cintura e un'aria stanca sul volto, ma si sforzò di sorridergli mentre lo salutava.

«Che ci fai qui, non dovresti essere a rincorrere qualche mago ribelle?» Le chiese lui, facendole cenno di accomodarsi sulla piccola terrazza che dava sul giardinetto.

«Finirai mai di scherzarci sopra?»

«Quando non ci farò più battute e diverrò finalmente serio, non sarà piacevole.»

Si squadrarono per qualche istante, in una sfida silenziosa, ma fu Marian stavolta a capitolare per prima. «Non sono qui per litigare, Garrett, devo parlarti di una cosa importante.»

«Sono tutto orecchi.»

Lumia arrivò con una caraffa d'acqua e due bicchieri con qualche stuzzichino, che poggiò sul tavolo prima di defilarsi silenziosamente in cucina.

Marian fissò i bicchieri come se stessero per saltarle al collo, poi si azzardò a versarsi dell'acqua, bevendone qualche sorso. «La Divina minaccia una Santa Marcia su Kirkwall.»

Garrett si sentì sbiancare. Sgranò gli occhi, la tartina che aveva appena afferrato ferma a mezz'aria, la bocca aperta dallo stupore. «Stai... dicendo sul serio?»

La sorella annuì. «Ho parlato con uno dei suoi agenti, ieri, qualcuno di molto vicino a lei. Hanno consigliato caldamente ad Elthina di scappare a Val Royeaux, temono che la situazione possa precipitare e che lei si metta in mezzo tra le due fazioni.» Puntò gli occhi nei suoi, seria. «La Resistenza dovrebbe tenere un basso profilo, da questo momento in poi. Per il bene di tutti.»

Garrett diede un morso alla tartina, a stento registrandone il sapore mentre elaborava l'informazione. Se davvero rischiavano una Santa Marcia, non era il caso di tirare la corda. Ultimamente si erano dati pure una calmata, avevano piano piano riallacciato i rapporti col Carta limitandosi ad aiutare maghi eretici già fuori dalla Chiesa e alcuni pochi fortunati che erano riusciti a scappare dal Circolo con mezzi propri, ma vi erano comunque stati dei piccoli scontri coi Templari... Meredith si era fatta sempre più spietata, però, non potevano abbandonare i maghi a loro stessi.

«Se la Resistenza continua a creare problemi, non farà che peggiorare la cosa.»

Le parole della sorella gli fecero storcere la bocca. «La tua Comandante soltanto il mese scorso ha sottoposto al Rituale della Calma ben tre maghi, e pretendi che nessuno faccia niente a riguardo?»

Vide Marian stringere la presa sul bicchiere, prima di appoggiarlo di nuovo sul tavolo. «E quanti pensi che ne sottoporrà ancora, se l'alternativa è guerra aperta?»

«Sono i Risolutori che vogliono la guerra, la Resistenza vuole solo che riconosciate alle persone i loro diritti in quanto esseri umani, e non bestie da rinchiudere in gabbia.»

«Garrett-»

«“Garrett” un cazzo, io sono qui fuori a godere di tutti i privilegi che loro nemmeno possono sognarsi, e mi chiedi di voltarmi semplicemente dall'altra parte?» Sibilò, la voce appena udibile. «Dovrei starmene buono e avere fiducia che i tuoi nuovi amici ad Ostwick e Val Royeaux tengano fede alle loro belle parole? Non sono stupido come sembro, Marian, non credo affatto che la Chiesa sia interessata al dialogo coi maghi, forse la Divina e un paio d'altri, d'accordo, ma tutte le altre tonache li faranno fuori prima ancora che possano anche solo proporre un'idea di riforma.»

«L'alternativa sarebbe condannare l'intera Forca alla morte, o peggio!» Sbottò Marian, rendendosi conto di aver alzato la voce e riabbassando il tono. «Ti sto solo chiedendo di avere pazienza. Un tale cambiamento non avviene nel giro di qualche mese e nemmeno due o tre anni, ma dobbiamo-»

«“Dobbiamo?”» Sputò acido lui, scuotendo il capo. «Non c'è un “noi”, in questa conversazione, c'è il “voi” e il “noialtri”.»

La donna serrò la mascella, interrompendosi a metà del discorso. «Ora sembri qualcun altro, e non voglio crederci.»

Fu il turno di Garrett di zittirsi, sospirando amaramente. «Mi dispiace, non volevo dire che...» Scosse il capo, versandosi da bere e bevendone metà bicchiere in lunghe sorsate. «Ho passato tre giorni a contare più soldi di quanti ne potrei spendere in un anno di bisbocce, lamentandomi del caldo e della noia quando persone come me vivono ogni giorno nel terrore di essere uccise o ridotte a dei burattini senz'anima. Non ci dormo la notte, Marian, è un senso di colpa che non potresti mai capire. Mi stai chiedendo di ingoiare il rospo e ignorarli.»

Lei si accasciò un poco contro lo schienale, socchiudendo gli occhi per un attimo. «Ieri ho portato un bambino alla Forca, ho dovuto convincere il padre che fosse la scelta giusta, che sarebbe stato al sicuro.» Quando riportò lo sguardo su di lui, aveva gli occhi lucidi. «Mi sono odiata per quelle parole, perché so che la verità è ben diversa: certo, ora sarà più difficile per lui cadere preda dei demoni oltre il Velo, ma ogni giorno correrà il rischio di essere preso di mira da qualche mio collega, di essere punito semplicemente per aver provato a scrivere a suo padre o per essersi alzato per andare in bagno a notte fonda, mentre io ogni giorno devo stamparmi in faccia un sorriso accondiscendente e chinare il capo davanti ai responsabili di tutta questa merda, che si sentono giustificati dal Creatore a continuare questo regime del terrore raccontando a tutti che lo fanno per il bene comune.» Scosse la testa, una ciocca di capelli a caderle davanti al viso. «Stiamo schiacciando i maghi, stiamo terrorizzando i nostri concittadini, sospettiamo gli uni degli altri... e per cosa? Più li spaventiamo, più ci facciamo odiare, più perdiamo la fiducia di coloro di cui dovremmo prenderci cura.»

Garrett rimase in silenzio, colpito da quelle parole. Certo, non la vedevano allo stesso modo, ma Marian stava provando a fare del bene, come aveva sempre fatto, e vederla così lo faceva stare male. «Proverò a riferire il messaggio.» Si limitò a dire, posandole una mano sulla sua. «Per quello che vale... penso che tu stia facendo del tuo meglio.»

La sentì soffocare una risatina in un singhiozzo strozzato, nascondendo il volto dietro il dorso della mano libera mentre con l'altra stringeva la sua. «Grazie.»

«Vuoi fare un giro? Potremmo scappare sulla costa e fare pure un bagno, almeno ci leveremmo quest'afa di dosso.» Le propose, ricordandosi le volte in cui nel periodo più caldo dell'anno da bambini andavano a fare il bagno sotto la cascatella che poi si riuniva al fiume che scorreva per Lothering.

Marian sorrise debolmente. «Magari domani, tra due ore devo tornare in servizio. Piuttosto, Anders è qui?»

Garrett aggrottò la fronte. «Non può essere un buon segno se lo stai cercando...»

«Non è niente di ufficiale, promesso, ma ho un dubbio e non so a chi chiedere, è l'unico mago che conosco che potrebbe avere le risposte che cerco.»

«Dovrebbe essere alla Clinica, possiamo andare là.»

«Era la mia prima opzione, ma non volevo allarmarlo e restarci secca.»

«Sì, non penso avrebbe apprezzato la visita a sorpresa...»



 

Dopo aver cercato senza successo di convincere Bu ad uscire di casa, si diressero insieme in città oscura. Il fetore dei vicoli nei bassifondi era in quei giorni a dir poco nauseabondo, un misto di ogni genere di rifiuto che si infrattava nelle narici, nei vestiti, nei capelli, attaccandosi ai malcapitati avventori del quartiere più infimo di Kirkwall come muffa alle pareti.

Garrett entrò per primo, lasciando Marian sull'uscio, volendo prima avvisare il compagno della presenza della templare. Lo trovò a fissare intensamente una lunga lista di ingredienti scritti su un pezzo di carta stropicciato, un'espressione lugubre in volto.

«Tutto bene?»

Anders sobbalzò sulla sedia, alzando lo sguardo e aprendosi in un sorriso sorpreso. «Non mi aspettavo una visita, sentivi la mia mancanza?»

«Quello sempre, ma devo ammettere che vista la noia di questi giorni qualsiasi distrazione è buona... a proposito di questo, non sono solo.» Gli diede un buffetto, appoggiandosi allo schienale della sedia sgangherata. «Mia sorella avrebbe un quesito da porti.»

L'altro si irrigidì di colpo, trattenendo il fiato per un attimo e alzandosi in piedi. «L'hai portata qui?»

Garrett si affrettò a tranquillizzarlo, posandogli le mani sulle spalle e guardandolo negli occhi. «Non è niente di pericoloso né di ufficiale, e poi di lei puoi fidarti. Lo sai.»

Anders alzò gli occhi al cielo, borbottando un “questo lo dici solo perché è tua sorella”, ma alla fine capitolò con un cenno del capo. «D'accordo, ma non apprezzo che tu l'abbia portata qui.»

«Rilassati, è l'unica templare che bazzica nei dintorni, l'Ordine è ancora convinto che la Clinica sia gestita dalla Cerchia e dal Carta e che tu sia solo un simpatico erborista un po' matto.»

«Quanto vi ci è voluto per convincerli, esattamente?»

Si esibì in un sorrisetto, baciandolo sulle labbra. «Meno di quanto vali per tutti noi, amore.»

L'altro arrossì un poco, mugugnando qualcosa a bassa voce e sciogliendosi i capelli, per poi legarli nuovamente in un codino. «Vorrei fosse così...»

Garrett andò a chiamare Marian, e dopo poco si ritrovarono seduti attorno al tavolo pieno di boccette, unguenti ed erbe medicinali.

«Allora... avrei bisogno di una mano.»

Anders lanciò uno sguardo carico di sospetto alla templare, le gambe accavallate e le braccia incrociate davanti al petto. «Sentiamo.»

«Ieri sera è successa una cosa, e credo sia solo il picco di una situazione che va avanti da un po'.» Iniziò a spiegare Marian, ignorando l'astio che proveniva dal guaritore. «Isabela si lamenta da almeno un mese che non riesce a dormire decentemente, e ho notato che Sebastian ha lo stesso problema. Ieri sera Bela si è addormentata a casa di Fenris, ma ad un certo punto si è messa ad urlare, contorcersi, sembrava parlare con qualcuno o meglio, qualcosa. Il Velo era instabile, come se fosse in atto una sorta di possessione o comunque un contatto con un demone dall'altra parte, ma... è possibile? Insomma, non ha alcuna capacità magica, lo sappiamo tutti, ma ho dovuto annullare qualsiasi cosa stesse succedendo con le mie abilità da templare per farla smettere.»

Anders era rimasto ad ascoltarla, la fronte aggrottata, picchiettandosi le dita sul braccio. Attese che l'altra avesse finito, poi rimase un attimo sovrappensiero. «E stamattina ricordava qualcosa?»

Marian si strinse nelle spalle. «La temperatura era ancora un po' alta, si ricorda poco ma dice di aver visto cose che avrebbe preferito dimenticare... sapete com'è, non è facile farla aprire e parlare di sé, soprattutto quando è spaventata.»

«Le persone senza magia possono vagare nell'Oblio, sognando, ma non hanno la capacità di interagirci né di entrare in contatto con gli spiriti che vi risiedono... non capisco come sia possibile che uno di essi abbia provato a possederla, a meno che non ci fosse un mago nelle vicinanze?»

La templare scosse il capo. «Non c'era nessun altro, l'unica traccia di magia proveniva da lei. O meglio, da qualcosa dentro di lei, ed è svanita non appena l'ho soppressa.»

Anders si chinò verso di lei, puntellandosi sui gomiti, gli occhi che luccicavano curiosi. «Abbiamo visto che è possibile far sì che dei non maghi vengano posseduti da un demone, ma doveva per forza esserci un mago ed il rituale per farlo richiedeva una grande abilità... se davvero non c'era nessuno dei paraggi, mi vengono in mende due ipotesi: la prima, è che ci sia di mezzo un mago molto potente che può agire dall'oblio senza essere fisicamente vicino alle sue vittime, la seconda è che in qualche modo il Velo già sottile attorno a Kirkwall stia portando gli spiriti ad agire in modo mai registrato prima. Sono più propenso verso la prima, personalmente, ma non escluderei-»

«È possibile?» Lo interruppe Garrett, allarmato. «Sarebbe possibile per un mago sfruttare l'Oblio come trampolino verso la mente di chiunque?»

Anders si grattò il naso, pensieroso. «Non l'ho mai visto fare di persona, né saprei dirti chi potrebbe esserne in grado, ma...» scosse il capo, sollevandosi in piedi e mettendosi a camminare avanti e indietro per la stanza, mormorando frasi sconnesse e mordicchiandosi le pellicine delle dita.

«Anders?»

Si voltò finalmente a guardarli, gli occhi spalancati e il respiro corto, l'aria di chi ha appena avuto un'illuminazione. «Garrett, non ci sei ancora arrivato? Feynriel!»

Lui rimase un secondo interdetto, riscuotendosi e chiudendo la bocca rimasta aperta. «Cazzo.»

«Avete intenzione di dirmi cosa c'entra quel ragazzino, o volete continuare così ancora per molto?»

Li richiamò all'attenzione Marian con un gesto stizzito della mano.

Anders arricciò le labbra con l'aria di chi avrebbe volentieri ribattuto qualcosa di tagliente ma tornò a sedersi, probabilmente troppo emozionato all'idea di averci preso giusto. «Cosa ne sai di lui?»

«Che è un mago, e che l'abbiamo mandato dai Dalish... no?» Si voltò verso il fratello, confusa.

Garrett si grattò la nuca, a disagio. «La faccenda è un po' più complicata di così in realtà, ma sì, la base è quella-»

«Parla chiaro, Garrett, mi sto innervosendo.»

«D'accordo, d'accordo!» Si affrettò a calmarla, capitolando. «Abbiamo scoperto che Feynriel è in grado di fare cose... particolari, persino per un mago. Può manipolare l'Oblio con più precisione di noialtri, e soprattutto-»

«Entrare nei sogni altrui.» Concluse secco Anders, fissando intensamente negli occhi Marian per captare ogni possibile reazione aggressiva, che non tardò infatti ad arrivare.

«Entrare... Mi state dicendo che potrebbe entrare nella testa di chiunque?!» Rantolò la donna, spaventata. «E voi lo sapevate?»

Garrett annuì, improvvisamente conscio che lì dove lui ed Anders vedevano certamente un pericolo, ma anche grandi potenzialità, Marian doveva scorgere soltanto una catastrofe imminente.

La templare boccheggiò qualche attimo, incredula. «Cosa vi è saltato in mente di lasciarlo libero?»

«Oh, ma certo, avremmo dovuto ammazzarlo come si fa con tutti i maghi di cui si ha paura.» Rispose secco Anders, serrando i denti. «Se solo ci fosse stato un templare a renderlo un Adepto!»

«Un potere del genere potrebbe essere devastante se usato contro-»

«Contro chi?» La interruppe Garrett, cercando di calmarla. «Feynriel non è una cattiva persona, ed è abbastanza responsabile da-»

«Tu ti fidi troppo, Garrett!» Sbottò Marian, i pugni che picchiavano contro il tavolo, facendo traballare le boccette poggiate su di esso. «Chiunque potrebbe sfruttarlo!»

«E tu non ti fidi mai di nessuno.» La rimbeccò arrabbiato lui.

«Mi fido di te!»

Rimase un attimo interdetto, ma la sorella scosse il capo, massaggiandosi il setto nasale e appoggiando la fronte sulla mano. «Lasciamo perdere, quel che è fatto è fatto. Concentriamoci su chi possa essere stato, allora, e soprattutto perché prendersela con Isabela?»

Anders e Garrett si scambiarono un'occhiata, stringendosi nelle spalle.

«La Guardiana ha detto che era da un bel po' che non si aveva notizia di un Somniari, almeno da che ne sapesse lei...»

«Però Feynriel disse che sarebbe andato a cercare qualcuno in grado di aiutarlo.»

«Ma chi?»

«Non saprei, aveva detto qualcosa sul fatto che la Guardiana avrebbe disapprovato...»

Marian sbuffò forte, la schiena curva. «Non capisco perché Isabela. O Sebastian, se davvero anche lui ha incubi a causa di uno di questi maghi.»

«Potrei cercare di esaminare Isabela, se me lo lascia fare.» Propose Anders. «Magari trovo qualche indizio, o una traccia lasciata dal nostro mago misterioso.»

La donna gli lanciò un'occhiata carica di sospetto.

«Hei, Isabela è anche mia amica, se c'è qualcuno che vuole farle del male, mago o meno, dovrà vedersela con tutti noi.» Si difese il guaritore, sostenendo lo sguardo.



 

Trovarono Isabela all'Impiccato, di fronte ad un fondo di bottiglia di rum, gli occhi gonfi di sonno e cerchiati di scuro.

«Marian ha deciso di appiopparmi una balia?» Li prese in giro mentre si accomodavano al tavolo.

«Ci ha solo chiesto di darti un'occhiata, non preoccuparti. Non vogliamo intrometterci tra te e ciò che resta di quella bottiglia.» Garrett alzò una mano, segnalando alla cameriera di portare qualcosa anche a loro. «Che è successo ieri sera?»

Isabela emise un lamento irritato, versandosi un altro po' da bere e buttando indietro la sedia. «Ho bevuto troppo e fatto un brutto sogno, Scheggia, nulla di cui vi dobbiate preoccupare. Sono una bambina grande, non so se hai notato.» Buttò giù metà del bicchiere, scuotendo il capo e facendo tintinnare gli orecchini.

Garrett si scambiò un'occhiata preoccupata con Anders. «Potrebbe non essere solo un brutto sogno, Bela, Marian ha avvertito della magia attorno a te...»

La pirata sbattè il bicchiere sul tavolo, facendolo sobbalzare. «Senti un po',» gli disse, squadrandolo torva nonostante le guance arrossate «voi tutti siete invischiati fino alle punte delle orecchie in faccende che riguardano maghi, templari e la sorte della città intera, ma io con tutte quelle scemenze non c'entro proprio un bel niente, né voglio immischiarmici. Non ho mai fatto incazzare nessun mago, almeno non negli ultimi anni, e soprattutto non più di quanto abbiate fatto voi. Quindi, Garrett, lasciatemi bere in santa pace e magari riuscirò pure a farmi una dormita decente.»

«Posso almeno chiederti se hai sognato qualcosa in particolare, mentre eri... magicamente ubriaca?» Si intestardì Anders, cercando di farla parlare.

La donna sbuffò sonoramente, tirando giù il resto del bicchiere. «Una serie di pessime decisioni che avrei preferito non rivangare. Immagino le abbia anche tu, biondino.»

«Stai evitando di rispondermi-»

«Ma dai, come siamo perspicaci!» Si infervorò lei, piantando un coltello nel tavolo, l'arma che vibrava leggermente dall'impatto conficcata nel legno. «Hai finito?»

Anders scosse la testa, appoggiandosi allo schienale. «D'accordo, come ti pare, pensavo che dopo anni in cui ti aiuto e ti curo dai problemi più disparati potessimo parlare civilmente, ma evidentemente mi sbagliavo. Scusa se ci siamo preoccupati, hai chiaramente la situazione sotto controllo.»

Garrett gli mise una mano sul braccio, stringendolo delicatamente a mo' di avvertimento e cercando di riappacificare gli animi. «Se non ne vuoi parlare non importa, Bela, sappi però che se cambi idea, siamo qui. Anche solo se vuoi umiliarmi un altro po' a Grazia Malevola, sai quanto ami perdere.»

L'altra cercò di sfoderare un sorriso malizioso, che sul volto stanco perse gran parte della solita vitalità ma sembrò risollevarle il morale. «Quando vuoi.»

Stava per proporre una partita, quando la stanza si fece improvvisamente molto silenziosa.

Si voltarono verso la porta, e Garrett dovette trattenere un'imprecazione sottovoce. Sull'uscio, si stagliavano due figure che non potevano essere più diverse tra loro: una grossa Tal-Vashot con un gigantesco maglio da guerra si guardava attorno con fare annoiato, mentre un nano con una cresta di capelli biondi e un sorriso tutto denti e oro ammiccava verso la cameriera lì accanto.

«Un paio di pinte di Lava di Hirol, bellezza, e due di quelle fritture di pesce che fanno puzzare anche l'alito del vicino.» Disse Stök Cadash, facendo schioccare la lingua in direzione del didietro di Norah, che alzò gli occhi al cielo e borbottò qualcosa di volgare mentre si avviava in cucina.

«Non mi piace granché quella roba.» Commentò Adaar, seguendo il nano fino al tavolo di Garrett e gli altri e sedendosi senza fare una piega. «Ti restano le dita unte e appiccicose.»

Il nano scosse il capo, grattandosi la pelata poco sopra gli orecchini. «Solo tu potresti pensare alle dita unte quando hai un'intera frittura croccante tra le fauci.»

«Prego, fate pure, ci fa piacere che abbiate accettato l'invito ad unirvi a noi...» Commentò Garrett, brindando alla loro alzando il boccale.

Adaar aggrottò le sopracciglia, squadrandolo per un lungo istante. «Non ci hai invitato.»

«Credo che il nostro scoppiettante amico abbia usato del sarcasmo, piccoletta.»

«Non ne comprendo l'utilità.»

Il nano gettò la testa all'indietro, grugnendo ad alta voce. «Come di tante altre cose divertenti...»

«Siamo qui per parlare di assassinii, non c'è nulla da ridere.»

Garrett drizzò le orecchie, sporgendosi immediatamente verso di loro. «Come, scusa?»

Gli occhi viola della Tal-Vashot si puntarono nei suoi, impassibili. «Qualcuno ti vuole morto.»

La risata di Isabela echeggiò per la sala. «Visto? Sei tu quello con la fila di gente incazzata fuori dalla porta, altro che pensare a me e ai miei sonnellini agitati.»

Anders, che quasi si era strozzato con la birra, tossì rumorosamente. «Non mi pare il momento di-»

«Dato che sono io la vittima dell'ennesimo pazzo assassino di questa città, posso sapere chi è che mi vuole morto?» Parlò loro sopra Garrett, stringendo il boccale. «Almeno gli manderò dei fiori.»

Adaar si scambiò un'occhiata con Stök. «È un'altra battuta?»

Il nano deglutì rumorosamente, schioccando la lingua. «Sei un caso disperato. Per rispondere alla tua domanda, spilungone, la risposta è che... non lo sappiamo. Non con precisione, almeno, sappiamo solo che una branca del Carta nei Liberi Confini, di cui non si avevano notizie da un bel po' di tempo, a quanto pare ha deciso improvvisamente che vuole il sangue degli Hawke. Il tuo, preferibilmente, ma a quanto pare si accontenterebbero pure di quello dei tuoi fratelli.»

Garrett ci mise qualche secondo ad elaborare l'informazione. «Il Carta che vuole il mio sangue...?»

«Credo che sia una metafora.» Commentò la Tal-Vashot, afferrando con due dita un paio di pesciolini fritti e cacciandoseli tutti in bocca, masticando di gusto. «Per il volervi morti.»

«Lo spilungone è un po' tocco ma non così tanto, piccoletta.»

«Come l'avete scoperto?» Si intromise Anders, mentre Isabela osservava divertita la scena come se fosse una rappresentazione di marionette antivane.

«Un nano è entrato da noi a fare qualche domanda, Otto non l'ha riconosciuto e ha pensato che la faccenda puzzasse più del culo di un druffalo. Abbiamo invitato il nostro ospite a sedersi con noi e gli abbiamo chiesto qualcosina, anche se non siamo riusciti a ricavarne granchè. Non per mancanza di impegno, ovviamente.» Spiegò Stök, masticando rumorosamente la sua frittura nel mentre che parlava. «Qualcuno si è messo a capo di un folto gruppo dei nostri, e sono rifugiati da qualche parte nelle montagne di Vimmark tramando a tue spese. Ti fai amare da tutti eh, Hawke?»

«Gli stavo dicendo proprio la stessa cosa qualche attimo prima che arrivaste voi...» Lo prese in giro Isabela. «Quando hai detto che vogliono il suo sangue, o quello dei fratelli, intendete che attaccheranno pure Marian e Carver?»

Garrett avvertì un nodo allo stomaco, anche se sapeva che i due erano perfettamente in grado di cavarsela da soli, avrebbe dovuto almeno avvisare Marian... manco sapeva dove fosse Carver in quel momento, l'ultima volta gli aveva mandato una lettera da Ansburg, ma non aveva idea se fosse rimasto lì per l'estate.

«Dobbiamo avvertirli.»

Stök annuì, ficcandosi in bocca un dito unto e succhiandolo rumorosamente. «Ora che la tua lettera di avvertimento arriverà fino a tuo fratello, l'avranno cercato di uccidere almeno un paio di volte... ma sono certo che i Custodi non siano famosi per niente, non gli succederà nulla.» Si affrettò a precisare quando vide Garrett sbiancare. «Quello che dobbiamo fare, è porre fine a queste stronzate. Partiamo per le Vimmark, facciamo piazza pulita e ce ne torniamo a casa. Un lavoretto facile e pulito.»

«“Partiamo”?» Chiese il mago, aggrottando la fronte.

Il nano fece spallucce. «Hanno deciso di fare affari in proprio? Qualcuno deve fargli notare che è stata una pessima idea, e vorrei sistemare la faccenda prima che arrivi un ordine da Orzammar.»

Adaar sbuffò pesantemente. «Sarebbe meglio che qualcuno restasse a Kirkwall.»

Garrett lanciò un'occhiata ad Anders e a Stök, soppesando le possibilità. «Potremmo andare io e Stök, chiedere aiuto a Varric o Merrill...» Marian, sua sorella avrebbe sicuramente voluto venire.

«E io? Che dovrei fare, aspettarti tranquillo senza sapere se tornerai o meno?» Commentò acido Anders, guardandolo in tralice. «Vengo con te.»

«E la clinica?»

«Si fotta la clinica, tu sei più importante.»

«Dimentichi anche il nostro recente problema dei sonnellini inquieti?»

Isabela, che fino a quel momento era rimasta a bere il fondo della bottiglia, rialzò lo sguardo verso di loro. «Vi ho già detto che non ho bisogno di una balia.»

Garrett la ignorò, lo sguardo ancora puntato su Anders. «Non puoi lasciare Kirkwall, lo sai. In più, se succede qualcos'altro almeno potrai capire di che si tratta, chiunque altro sarebbe inutile.»

«Perchè ogni volta che rischi di morire, non vuoi che ti guardi le spalle?»

Si grattò la barba, scompigliandosi poi i capelli, abbassando il capo. «Perché è un problema mio, non voglio trascinarti in un altro casino.»

Il compagno rimase in silenzio per qualche istante. «D'accordo, come vuoi.» Prima che Garrett potesse aggiungere qualcosa, Anders si alzò in piedi, salutandoli freddamente e uscendo dalla porta, la schiena rigida come un palo.

Lo guardò allontanarsi, un macigno di sensi di colpa sullo stomaco.

«Si è offeso.»

«Non ci vuole molto, a quanto pare, bellezza.»

«Tieni le mani a posto, nano, o te le faccio mangiare.»

La risata di Stök echeggiò per tutto il locale, ma Garrett era ancora rivolto alla porta, registrando a malapena il bisticcio tra lui e l'amica.

Se Anders fosse venuto con loro, avrebbe rischiato di esporsi con Marian. E se Marian avesse scoperto di Giustizia... scosse il capo, non voleva pensarci. Non voleva essere costretto a scegliere tra la persona che amava e il sangue del suo sangue. Sospirò nuovamente, avrebbe dovuto trovare il modo di scusarsi e sistemare le cose con lui.

Con un sobbalzo sorpreso, guardò la mano di Isabela poggiata sul suo braccio. «Cercherò di metterci una buona parola.» Disse la donna, per una volta senza malizia o sarcasmo nella voce.

Le sorrise, riconoscente. «Grazie, Bela. Anche se non so quanto possa funzionare.»

«Ah, dopo i miei lavori forzati alla clinica, siamo diventati amiconi. E poi, vorrà farmi da balia nonostante tutto, lo conosco, quindi dovrà ascoltarmi ciarlare per forza.»

«Tu che fai, scricciolo, vieni con noi?» Chiese Stök ad Adaar, che nel frattempo stava sorseggiando con aria disinteressata la bevanda.

La Tal-Vashot annuì, assorta. «Avrete bisogno di qualcuno che sappia combattere.»

«Mi ferisci dritto al cuore come una delle tue lame di ghiaccio, amica mia.» Scosse la testa il nano, fingendosi affranto. «Insultato nell'orgoglio da una ragazzina.»

L'altra lo guardò dall'alto in basso, impassibile. «Una semplice constatazione, anche se la templare venisse con noi, servirà qualcun altro per proteggere i fianchi.» Buttò giù il resto del boccale, storcendo la bocca. «Siete fragili.»

Stök scoppiò a ridere di gusto. «Conservatelo per ciò che resterà di quei coglioni una volta che li avrò fatti saltare in aria...»



 

«Anders?»

L'altro non rispose, il capo chino mentre continuava a pestare delle erbe medicinali, le spalle rivolte all'ingresso.

«Anders, mi dispiace, non volevo dire che-»

«Che cosa, eh?» Si voltò di scatto, aveva gli occhi arrossati, il pestello tra le mani tremava leggermente. Garrett avvertì il Velo tremare, e un guizzo di luce azzurrata nelle iridi del compagno. «Non volevi dire che per te sono un fragile soprammobile da proteggere?» Sbattè l'oggetto sul tavolo, facendolo sobbalzare, per poi avvicinarsi di qualche passo. «Me la sono sempre cavata da solo, Garrett, non ho mai avuto bisogno di nessuno che mi proteggesse. E ora ho Giustizia con me, non sono mai solo, ma tu continui a cercare di proteggermi, di non farmi invischiare nei tuoi problemi...» Strinse i pugni, fino a sbiancarsi le nocche. «Perché non ti fidi di me?»

Rimase interdetto, la bocca aperta senza sapere bene cosa rispondere. «Non è vero che non mi fido di te,» si mordicchiò il labbro, cercando le parole giuste per spiegarsi, «è che ho paura che tu possa... perdere il controllo.»

Il Velo si aprì definitivamente, e si ritrovò a fronteggiare gli occhi lucenti di Giustizia, l'energia magica che riempiva la stanza angusta. «È di questo che hai paura?» Chiese lo spirito, avanzando di un altro passo. «Che possa distruggere coloro a cui tieni? Io e Anders siamo la stessa cosa, non c'è momento in cui io non lo senta, e lui può sempre percepirmi dentro di sé. Siamo un'unica entità, e nonostante questo ti ho accettato, perché la tua causa è anche la nostra causa. Non parlarmi di perdere il controllo, mortale, non ho motivo di farti del male.»

Garrett represse l'istinto di indietreggiare, costringendosi invece a fare un altro passo in avanti. «Non ho paura per me, e mi fido di Anders. Quello che temo, è che tu prenda il controllo rivelando ad altre persone della vostra situazione.»

«Altre persone? Tua sorella, vuoi dire. La templare. Se ci vedesse cercherebbe di ucciderci, lo sappiamo. Anders dice che non dobbiamo attaccarla, ma è cieco alla verità, come lo sei tu. Lo hai reso cieco, lo hai distratto dal nostro obiettivo.»

«Non l'ho distratto, sto cercando di far sì che non finiate uccisi!» Sbottò Garrett, allungando una mano e afferrando l'altro per la spalla, scuotendolo con forza. «Anders. Lo so che puoi sentirmi. Non voglio parlare con lui, ma con te. Esci fuori.»

«Parla con entrambi, mortale, non vi è differenza.»

Gli scoccò uno sguardo irato. «Fatti da parte, Giustizia. Sto parlando di sentimenti, concetto che evidentemente sfugge a voi spiriti.» Spostò l'altra mano sulla guancia di Anders, ignorando la pelle gelida e le scariche di energia magica che lo pervadevano.

Per un attimo, l'altro sembrò in conflitto con sé stesso, ma dopo un flash di luce, tornò a guardare negli occhi color miele che amava. Anders cercò di voltarsi dalla parte opposta, ritraendosi, ma Garrett non accennò a lasciare la presa su di lui.

«Mi dispiace. Non volevo dire che non mi fido di te, ma sai che ho ragione. Se Marian scoprisse la verità... Giustizia ha ragione, vi attaccherebbe. E io ti difenderei a costo della vita contro il mondo intero, amore mio, ma non farmi scegliere tra te e la mia famiglia. Non potrei vivere con le conseguenze di quella scelta.»

Anders riportò lo sguardo nel suo. «Non posso sopportare ogni volta l'idea che stai rischiando la pelle da qualche parte, senza che possa essere lì a proteggerti.»

«Non rischierò niente, si tratta solo di qualche nano impazzito.»

Il guaritore scosse la testa. «Avevi detto che sarebbe stata l'ultima volta. Che mi avresti permesso di starti accanto, dopo l'Arishok. Se dovessi morire...»

Garrett avvicinò la fronte alla sua, stringendo i capelli biondi tra le dita, inspirando il suo odore. «Lo so, sono un bugiardo, lo sono sempre stato. Ma devo chiedertelo.»

«Se non dovessi tornare-»

«Noi Hawke siamo duri a morire, come avrai notato.» Cercò di risollevargli l'umore, accennando un sorriso. «Non preoccuparti, sarò qui prima ancora che tu inizi a sentire la mia mancanza.»

Anders sbuffò debolmente, premendo le labbra sulle sue e baciandolo quasi disperato. «Impossibile, è come se partissi con un pezzo del mio cuore.»

Garrett gli accarezzò la nuca, sussurrandogli che provava lo stesso.

Quel delicato equilibrio familiare era destinato a spezzarsi prima o poi, non si faceva illusioni a riguardo, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa in suo potere per rimandare quel momento.






























Note dell'Autrice: sono sparita, lo so. Periodo di buio creativo dato da vacanze e avvenimenti vari, vorrei di tornare a regime al più presto e, finalmente, concludere alcune delle sottotrame che mi premono di più... A presto, spero! :) 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Dragon Age / Vai alla pagina dell'autore: LysandraBlack