Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: Teo5Astor    18/08/2020    10 recensioni
Nessuno poteva immaginare che una vecchia lampada apparentemente senza valore avrebbe potuto cambiare il destino di così di tante persone, perché nessuno sapeva che conteneva sette sfere magiche in grado di evocare un Genio-Drago capace di realizzare qualunque desiderio, a patto che non fossero più di tre.
Non lo immaginava Aladdin Goku, un giovane ladro dal cuore d’oro, e nemmeno la principessa Chichi, la futura regina del regno di Agraba che sognava il vero amore e rifiutava qualsiasi matrimonio politico nonostante le pressioni del padre, il sultano.
Non potevano immaginarlo nemmeno un’ancella, un principe e una principessa venuti da lontano e una tigre molto speciale.
Non lo immaginava neppure il Genio in persona che il destino potesse cambiare anche per un essere immutabile come lui.
Lo immaginava solo il malvagio Gran Visir di quel regno, perché aveva in mente un perfido piano da tanto tempo e aspettava solo l’occasione giusta per concretizzarlo. E, allo stesso modo, lo sperava anche il suo astuto pappagallo, che aveva un sogno segreto nel cuore.
Rielaborazione a tema Dragon Ball di Aladdin.
Genere: Avventura, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta, Chichi/Goku
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
24 – Il nuovo sultano
 
 
«Senti, Gò, mi hai proprio fatto girare le palle e …».
Radish si interruppe, rimanendo quasi senza fiato.
Era stato risucchiato per un istante nella lampada e poi ne era fuoriuscito subito, segno che qualcuno l’aveva appena evocato. Ma quel qualcuno era stato Freezer, il quale stringeva tra le mani quel vecchio oggetto dorato che aveva bramato per anni e sorrideva in modo inquietante. I suoi piccoli occhi rossi brillavano di lucida follia.
Vegeta era appollaiato su un tavolino e non sulla spalla. Silenzioso, quasi pietrificato, con la sua nuova “M” incisa sulla fronte. Anche il suo animo era in subbuglio, non solo quello di Radish. Tutto stava andando a rotoli davanti ai suoi occhi, eppure non era in grado di liberarsi del controllo mentale operato dal Gran Visir.
«Sorpresa» sorrise mellifluo Freezer. «Ma certo, eri proprio tu il genio della lampada, era talmente ovvio».
Radish si rese conto di quello che era successo e si sentì mancare. Come aveva potuto quell’imbecille di Goku farsi rubare la lampada?! Era stato ucciso?! No, non poteva crederci.
Si guardò intorno e capì di essere nel nascondiglio dove Freezer doveva essersi nascosto per sfuggire alle guardie. Incrociò gli occhi neri di Vegeta per un fugace istante e percepì una rabbia diversa in lui, gli sembrava strano. Il pappagallo scosse la testa, stizzito, e distolse lo sguardo. Il genio notò la “M” sulla sua fronte e capì a grandi linee quello che poteva essere successo: ricordava che in passato erano esistiti dei potentissimi stregoni che erano in grado di operare un controllo mentale su persone e animali, incrementando la loro forza e acuendo la loro malvagità. I loro nomi erano Bibidi e Babidi, padre e figlio, e si narrava che il loro marchio fosse appunto una “M”. Ma si trattava di fatti accaduti secoli prima e sostanzialmente dimenticati dalla gente, non credeva potesse esistere qualcuno al mondo in grado di praticare una simile magia.
Il genio pensò soprattutto a Lazuli, ai suoi occhi spaventati, alla sua voce sempre più flebile mentre veniva risucchiato, ed ebbe paura anche per lei, ora che i suoi infiniti poteri erano nelle mani di un essere tanto spietato. Non poteva ribellarsi, lui, non poteva fare nulla.
Un genio vive per servire un padrone e ubbidirgli, non ha facoltà di scelta nonostante sia dotato di libero arbitrio.
Provò ad assumere la sua spaventosa forma di drago, riempiendo quell’immensa stanza con tutta la sua mole, che sarebbe anche potuta essere maggiore se avesse voluto sfondare il soffitto. Fissò Freezer con i suoi giganteschi occhi scarlatti e gli mostrò le zanne, sperando di leggere in lui paura o almeno timore. Sognava di vederlo scappare via spaventato, come era successo alcune volte nella sua vita con alcune persone che avevano trovato la lampada, ma la riteneva un’opzione poco probabile.
«Puoi anche tornare ad assumere la tua forma semiumana» gli sorrise beffardo il Gran Visir. «Sai, non vorrei farmi venire il torcicollo per guardarti».
Radish tornò al suo corpo azzurro imponente e muscoloso, parandosi davanti al suo nuovo padrone e gonfiando il petto. Serio, cercava di essere intimidatorio.
«Sono io il tuo padrone, adesso!» ringhiò Freezer, prima di colpire il genio con un pugno allo stomaco che gli tolse il fiato e lo fece piegare in avanti. «So che non puoi ribellarti a me! Sei in mio potere!» rise sguaiatamente, afferrando con una mano una ciocca dei lunghi capelli di Radish e trascinandogli la faccia sul pavimento, prima di calpestargliela, premendo con forza e disprezzo la suola della scarpa sulla sua guancia.
Radish non disse niente, lo lasciò fare perché non poteva fare altro. Avrebbe voluto rialzarsi e spazzarlo via, polverizzarlo. Sarebbe stato semplice per lui, non c’era paragone tra i loro poteri. Eppure non poteva farlo, era costretto a servirlo a causa della sua natura. Inveì ancora una volta contro il destino, contro la sua natura, contro quei pesanti bracciali che sembravano stringergli più forte che mai ai polsi. Ripensò a Lazuli, ai momenti passati insieme. A Goku e a quanto si era illuso che la sua vita sarebbe cambiata sul serio.
Aveva sognato che quello sarebbe stato il giorno giusto per ottenere la libertà, e invece si ritrovava con la faccia schiacciata sul pavimento da un essere spregevole che era costretto a servire. Era umiliato e frastornato, ma soprattutto sentiva di avere il cuore a pezzi perché non riusciva a fare a meno di pensare a Lazuli. Aveva il terrore che potesse succederle qualcosa e si sentì ancora più in colpa per averla coinvolta nella sua vita. Nella sua eterna e tragica esistenza che meritava invece solo la solitudine.
«Genio, esaudisci il mio primo desiderio: voglio essere trasformato in un sultano!» ordinò Freezer, sgranando gli occhi. «Andiamo a farci vedere dal popolo anche noi!»
 
Il cielo, intanto, sopra le teste di Goku e Giuma si era improvvisamente fatto scuro e un forte vento aveva cominciato a spirare su Agraba. La folla si zittì, spaventata, prima che qualcuno iniziasse a mormorare quando un fumo celeste sempre più denso cominciò ad avvolgere la balconata sulla quale nel frattempo era uscita anche Chichi.
Lazuli arrivò correndo ai piedi della scalinata che dava sull’enorme terrazzo, dove trovò Lapis e Lunch, che non riuscivano a capire quello che stava succedendo. Lei, invece, aveva capito eccome. Era arrivata fin lì seguendo la scia di fumo lasciata da Radish e poi aveva avvertito la sua presenza ricomparire lì, dopo che ne aveva perso le tracce dietro una parete che altri non era che il passaggio segreto per arrivare al nascondiglio di Freezer. Solo che, all’improvviso, aveva percepito da un’altra parte l’aura del genio e così si era ritrovata in quel luogo, nei pressi della cerimonia ufficiale di fidanzamento di Chichi e Goku. Aveva un terribile presentimento: non poteva essere stato il giovane ladro ad evocare il genio proprio in un momento simile, davanti a tutti. Doveva essere successo qualcosa, per forza. E si rese conto di avere paura per quello che sarebbe potuto succedere a Radish, non solo per il fatto che si sarebbero dovuti separare per sempre.
«Lazy, ma… cosa?!» esclamò Lapis, incrociando gli occhi spaventati della sorella.
Non la chiamava quasi mai per nome, figuriamoci col diminutivo che le aveva appioppato quando erano piccoli. Questo significava che anche lui aveva capito quanto la situazione fosse grave, oltre al fatto che vedere sua sorella priva della sua consueta freddezza non poteva essere un buon segno.
«Aaahhh!» urlò Lunch, quando un’improvvisa scossa fece vibrare l’intero palazzo.
«Lazuli! Lapis! State bene?!» gridò Sedici, arrivando di corsa dal corridoio.
Immaginava che avrebbe trovato lì i suoi ragazzi e si sentì sollevato nel poter constatare che fosso in perfetta forma.
«È… è Rad! Questo è Rad!» gridò Lazuli, senza degnare nessuno di uno sguardo, spingendo via il fratello e salendo la scalinata fino ad uscire all’aria aperta.
Quello che vide mandò in frantumi il suo cuore e la lasciò come pietrificata: Radish era gigantesco e si stagliava nel cielo oscuro che fino a qualche attimo primo era illuminato dalla calda luce del sole. Era in forma semiumana, azzurro spento con venature bluastre per non dire violacee. Aveva gli occhi vitrei, lo sguardo vacuo e perso nel vuoto. Le braccia lungo i fianchi, inerme.
«Ti ho ordinato di farmi diventare il nuovo sultano, genio! Sei diventato sordo?! Ricordati che sei il mio schiavo, adesso!»
Una risata sprezzante squarciò l’oscurità e Lazuli non ebbe difficoltà a riconoscere a chi appartenesse, così come non ebbero dubbi Lapis, Lunch e Sedici, che l’avevano nel frattempo raggiunta.
«Ma… cosa…» sibilò Sedici, perplesso.
«Detto in parole povere: Kaky non è un vero principe, Rad è un genio della lampada che esaudisce desideri e quel verme del Gran Visir vuole farci fuori tutti» riassunse Lapis, con Sedici che ebbe improvvisamente tutto chiaro nella sua mente nonostante quella scarsa e sconclusionata spiegazione. Ricordò addirittura il suo primo incontro con Goku, quello in cui gli aveva dato delle monete d’oro che non aveva nemmeno voluto tenere per sé, regalandole a dei bambini poveri. E, allo stesso tempo, realizzò il motivo della disperazione di Lazuli. Si soffermò prima sull’enorme sagoma del genio che si stagliava nel cielo e sembrava un guscio vuoto, per poi volgere lo sguardo verso il volto di Lazuli, la sua bambina, che era una maschera di dolore e sgomento. Strinse i pugni così forte da farsi male e cercò con lo sguardo Freezer, finché non lo vide sorridere mellifluo, emergendo dall’oscurità.
«Tu! Me la pagheraiii!» gridò il generale, scagliandosi all’assalto con gli occhi sgranati, caricando il pugno, deciso a chiudere la faccenda con un solo colpo.
«Esaudisci il mio desiderio, ora!» strillò il Gran Visir.
Una luce dorata lo avvolse come se fosse una bolla e lo sollevò da terra di qualche centimetro, proprio nel momento in cui il generale di Asgard si gettava contro di lui.
«Aaahhh!» urlò di dolore, venendo respinto da una scarica simile a quella generata da un fulmine, non appena entrò in contatto con quella barriera.
Crollò a terra di schiena, e per un istante credette di essere morto. Non vedeva più nulla, non provava più niente. Le urla della folla che cercava di scappare apparivano sempre più lontane e ovattate ai suoi sensi.
Ripensò a sé stesso da giovane, all’eroe di guerra che suo malgrado era diventato. Ripensò alla regina del suo paese natale, alla donna a cui aveva deciso di dedicare la sua vita perché la ammirava così tanto da soffrire all’idea della persona che era suo marito. E ripensò ai suoi Lazuli e Lapis, i figli della regina che aveva cresciuto lui, che aveva condotto fin lì. Si sentì in colpa, ripensando a loro. Aveva approvato quel viaggio con entusiasmo, convinto che cambiare vita avrebbe dato una svolta alle loro esistenze. E invece li aveva messo in pericolo, non aveva nemmeno saputo difenderli.
Tutto sembrava più distante, anche il peso che portava nel cuore all’improvviso apparve più leggero. Stava perdendo i sensi, forse la vita. L’ultima sensazione nitida che provò fu lo scorrere di una lacrima sulla propria guancia.
 
«M-ma… cosa… cosa succede?!» gridò Giuma, ritrovandosi anch’egli avvolto in una bolla dorata uguale a quella di Freezer.
«Papà!» urlò Chichi, allungando una mano verso di lui, mentre veniva trascinato via e sollevato verso l’alto.
«Non toccarlo! È pericoloso!» intervenne Goku, stringendo a sé la principessa. «Rad! M-ma… tu… p-perché?!» farfugliò, sfilandosi freneticamente il cappello dalla testa e realizzando solo in quel momento di aver dimenticato la lampada nella sua stanza.
Si sentì morire, con la sua leggerezza e il suo egoismo aveva condannato tutti, non solo sé stesso.
Guardò sconvolto i vestiti da sultano di Giuma sfilarsi dal suo corpo e adattarsi su quello di Freezer, che rideva follemente con entrambe le braccia levate verso il cielo. Non indossava più gli abiti da Gran Visir, adesso era lui il nuovo sultano. Ce l’aveva fatta, era quello l’obiettivo che aveva progettato di raggiungere da tutta la vita.
L’ex Gran Visir guardò con aria di scherno Giuma, seduto sul pavimento del terrazzo, in mutande, che si guardava intorno confuso, senza capire quello che stava succedendo.
«Freezer! Tu… vile traditore!» sbottò il padre di Chichi, alzandosi in piedi.
«A quanto pare, questo “vile traditore” da adesso è il nuovo sultano!» rispose Freezer, emettendo una risate lugubre e inquietante.
«Ridammi la lampada! È mia!» intervenne Goku, scostando delicatamente Chichi e gettandosi contro Freezer.
Provò a colpirlo con un pugno, ma il nuovo sultano non ebbe difficoltà a evitare agilmente il colpo, scartando di lato.
«La tua lampada, eh? Come dicono gli sciocchi e rozzi popolani come te: “chi va via perde il posto all’osteria”, mio caro Kagasott!» rise sguaiatamente, mentre un tuono rimbombava in quel cielo tetro che sapeva dannatamente di morte e desolazione e la gente sotto alle mura continuava a cercare di scappare.
«Nuvola Speedy!» chiamò disperatamente Goku, non appena la vide spuntare nel cielo insieme a Bubbles.
La nuvola rispose al suo richiamo e lui ci saltò sopra, mentre Chichi abbracciava suo padre senza capire quello che stava succedendo.
«Raaaddd! Nooo! Perché lo fai…. Io… mi dispiace!» urlò Goku, in lacrime, volando accanto al gigantesco volto del genio.
Radish gli regalò uno sguardo colmo di desolazione e sofferenza. Non l’aveva mai visto così. Era a pezzi.
«Mi dispiace, Gò. È stato bello essere il tuo fratellone, ma adesso ho un nuovo padrone e la mia natura mi costringe a obbedirgli. Io… io preferirei morire, se almeno potessi farlo» rispose, accennando un sorriso triste e sconvolto.
Goku si rese conto che stava piangendo, e la cosa gli mandò in frantumi il cuore. Si rese anche conto che il genio non lo stava guardando mentre gli rispondeva. I suoi occhi erano diretti verso il basso, verso il punto in cui Lazuli stava scuotendo con forza il corpo esanime di Sedici. La principessa sollevò i suoi occhi di ghiaccio in quel momento e li incrociò con quelli di Radish, che non fu in grado di reggere quello sguardo e le lacrime che le rigavano le guance. Il giovane ladro si sentì ancora più in colpa. Era solo un vigliacco egoista e tutti ne stavano pagando il prezzo.
«Non voglio veder soffrire Lazuli. Ti prego, Gò, promettimi che non le accadrà nulla di male» disse Radish con un filo di voce.
«C-certo…» farfugliò Goku, mentre si rendeva conto che qualcosa di caldo e immateriale era comparso all’interno della sua mano.
«Scaglia quella sfera di energia addosso a Sedici quando tornerai a terra. Non è ancora morto, ma solo così possiamo salvarlo. Non voglio che Lazuli pianga» ordinò il genio, con Goku che in tutta risposta si gettò in picchiata verso la balconata.
Lasciò cadere la piccola sfera di energia nel petto di Sedici, mentre Lazuli continuava a urlare e a scuoterlo e Lunch piangeva a sua volta, a terra, abbracciata a Lapis, che sembrava pietrificato dal dolore.
«Sediciii! Nooo!» gridava Lazuli, che non si era accorta che Goku era appena volato a pochi metri da lei ed era saltato giù dalla nuvola per raggiungere di nuovo Chichi e Giuma e non lasciarli in balia di Freezer.
«N-non puoi… lasciarci…» farfugliò Lapis, irriconoscibile e con lo sguardo perso, allungando una mano tremante verso colui che considerava il suo vero padre.
Fu in quel momento che Sedici sgranò gli occhi all’improvviso e cominciò a tossire, prima di riprendere avidamente a respirare, consapevole che il suo cuore aveva ripreso a battere. Aveva percepito una scossa, una ventata di energia, un qualcosa che l’aveva fatto risvegliare dal sonno eterno in cui stava scivolando. Si sentiva intontito, debole e confuso, ma l’unica cosa che contava è che era ancora vivo.
La prima cosa che vide furono gli occhi di ghiaccio di Lazuli, stupiti e dolcissimi nella loro fragilità, e subito dopo quelli di Lapis, che vide tornare vivaci e frizzanti da vacui che erano.
A vederli così gli tornò alla mente un episodio di tanti anni prima, quando erano ancora bambini e si stava occupando di loro ad Asgard. Lazuli aveva costruito un magnifico pupazzo di neve, ma Lapis a un certo punto gliel’aveva decapitato con un preciso calcio volante, scatenando la sua ira e un ovvio bisticcio. Si ricordò di essere dovuto intervenire quando quei due avevano cominciato a picchiarsi e dell’idea che gli era venuta in quel momento per provare a cementare il loro rapporto e insegnargli a collaborare, a lottare per uno scopo comune: gli aveva proposto di combattere insieme contro di lui, di provare a batterlo, e che si sarebbero dovuto allenare finché non ne sarebbero stati capaci. Gli disse anche che un giorno avrebbero potuto dover combattere insieme per un motivo importante e che sarebbero dovuti arrivare pronti e preparati a quel momento. Avrebbero dovuto imparare a collaborare e a sviluppare la loro forza per sicurezza, per poter essere in grado di difendersi in caso di necessità. Gli spiegò che gli umani non sono come gli animali, che spesso la brama li porta a diventare malvagi e a fare cose terribili. Gli disse che era per questo motivo che anche loro dovevano imparare ad essere forti e che lui gli avrebbe insegnato tutto quello che sapeva.
Ora che era sdraiato a terra, in una terra tanto lontana e tanto diversa dalla loro, ma con ancora quegli stessi occhi che lo guardavano, si ricordò di quella prima volta in cui aveva convinto i gemelli a combattere insieme contro di lui e, come, già alla fine di quella giornata, collaborando erano riusciti ad atterrarlo e farlo finire con la schiena nella neve, per poi saltargli addosso e darsi il cinque, felici e sodisfatti.
Ripensò a tutto questo e accennò un sorriso. Accarezzò prima i capelli di Lazuli e poi quelli di Lapis, che sembravano non credere ai loro occhi nel vederlo sollevare il busto. Sorrisero anche loro, sollevati, e lo abbracciarono stringendolo forte, sotto lo sguardo commosso di Lunch.
«È stato merito del genio e di quel ragazzo, il diamante allo stato grezzo, se sono ancora vivo» disse Sedici, voltandosi verso Goku, che, a diversi metri da loro, sembrava pronto per sferrare un nuovo attacco verso Freezer. «Dobbiamo aiutarli. Dobbiamo vincere questa guerra».
«A me interessa liberare Radish da quel viscido verme albino» ringhiò Lazuli, ritrovando la sua consueta determinazione e guardando in cagnesco l’ex Gran Visir.
«Ah, già, Sedici, forse non lo sai, ma la mia sorellina si è innamorata» la provocò Lapis. Anche lui era tornato lo stesso di sempre.
«Sta’ zitto» sbottò lei, alzandosi, fiera e feroce come una leonessa. «Lunch, prenditi cura di Sedici. Io e mio fratello dobbiamo combattere, adesso. Sono sicura che stanno per arrivare qui i tirapiedi di quel verme, e noi saremo pronti a dargli il benvenuto».
 
«Freezer, ti ordino di smetterla!» tuonò Giuma, mentre una luce sinistra, fredda e biancastra illuminava il tetro cielo sopra Agraba.
«Ah, ah» sorrise mellifluo l’ex Gran Visir, facendo segno di no con il suo lungo e secco dito indice. «Forse non l’hai capito, ma qui c’è un nuovo ordine: il mio ordine!» rise sguaiatamente. «Finalmente sarete voi che vi inchinerete a me!»
«Noi non ci inchineremo mai a te!» intervenne Chichi, sprezzante, frapponendosi tra suo padre e il nuovo sultano.
«Ci avrei scommesso il culo, tsk. È odiosa, ma ha carattere» commentò Vegeta tra sé e sé, sempre in disparte, dal punto di osservazione che aveva scelto per assistere agli eventi e cercare di ideare un piano per raggiungere i suoi scopi. Il controllo mentale, purtroppo per lui, era ancora attivo e non lo lasciava del tutto libero di comportarsi come avrebbe voluto.
«Se non vi volete inginocchiare davanti al sultano, allora vi dovrete inginocchiare di fronte allo stregone!» sbraitò Freezer, furibondo e offeso dalla presa di posizione di Chichi.
Voleva ucciderla, ma prima di tutto si era ripromesso che l’avrebbe umiliata.
«Genio! Questo è il mio secondo desiderio: ti ordino di farmi diventare lo stregone più potente di tutto il mondo!»
«No, Rad! Non farlo!» gridò istintivamente Lazuli, sollevando la testa verso il cielo e cercando gli occhi tristi dell’unica persona che aveva mai amato e che l’aveva mai amata.
Sapeva che non dipendeva da lui, che era anzi lui quello che stava soffrendo più di tutti. E questo le fece provare ancora più rabbia. Si rese conto che aveva gli occhi velati di lacrime, di nuovo, e che stava perdendo la lucidità e la freddezza che aveva appena ritrovato. Ma in quel momento non contava nient’altro per lei. Lo sguardo affranto del genio perso nel suo le fece male.
Si rese a malapena conto di Freezer, sollevato di un paio di metri da terra, che galleggiava in una bolla infuocata semitrasparente che emetteva scariche di energia tutta intorno a sé, facendo tremare la terra e il palazzo reale e provocando tuoni e lampi nel cielo. Un fulmine colpì un gruppo di case, devastandole, mentre la gente continuava a scappare senza meta, a correre, a urlare.
Il neo sultano saltò fuori da quell’involucro infuocato stringendo tra le mani un nuovo bastone dorato a forma di cobra, più possente di quello di prima e con gli occhi scarlatti che sembravano incandescenti.
«Sììì! Sono diventato lo stregone più potente di sempre, i miei poteri non hanno limitiii!» ululò, sollevando verso il cielo il bastone e poi battendolo a terra, creando delle crepe concentriche intorno a sé e delle nuove scosse di terremoto.
Una torre del palazzo crollò, altre case collassarono su sé stesse. In lontananza, il quartiere diroccato dove era cresciuto Goku era ridotto a un cumulo di macerie.
Nell’aria riecheggiavano solo le risate di Freezer e le urla di dolore e disperazione della gente. Alcuni scavavano sotto le macerie, cercando di salvare i propri cari rimasti schiacciati, altri piangevano e basta.
Era uno scenario agghiacciante, come gli occhi rossi di Freezer che brillavano sinistri e folli in quello scenario di morte e desolazione.
Radish allargò le braccia, sconsolato, mentre dal cielo assisteva impotente alla scena e guardava Lazuli. Si perse nei suoi occhi, così lontani, eppure così vicini. In quegli occhi di ghiaccio che gli avevano sempre ricordato l’inverno fin dalla prima volta che li aveva visti. Già, i suoi occhi inverno.
L’inverno di Asgard, ovviamente, o di altri paesi che non fossero immersi nel deserto come Agraba. Ripensò a quello che aveva visto nella sua infinita esistenza, ai luoghi che aveva visitato di sfuggita o che aveva potuto nitidamente immaginarsi come se fosse stato lì, grazie alle sue sconfinate conoscenze.
L’inverno era freddo, buio presto. Ghiaccio sulle strade, alberi spogli. Ma anche il fuoco acceso nel camino, qualcosa di caldo da bere e stringere tra le mani in una tazza fumante. Era neve capace di fare tornare bambini, era due persone strette a letto sotto una coperta. L’inverno era dualismo, secondo il genio. Gelo e conforto, nebbia e anime ardenti. Erano lui e Lazuli, l’inverno.
Radish sapeva anche che, nonostante le apparenze, lui aveva sempre avuto l’inverno nel cuore: un velo di malinconia, una spolverata di nostalgia e rimpianti, sì, ma anche il calore che gli trasmetteva la gente o un suo padrone quando riusciva a farli ridere, a stupirli coi suoi poteri, a renderli felici. Gli applausi della folla quando si esibiva, le sue battutacce: con loro cercava di accantonare la tristezza che aveva nel suo cuore così diverso da quello umano che aveva sempre desiderato possedere.
Pensò a Lazuli e ai nuovi sentimenti che gli aveva insegnato senza neanche rendersene conto per riscaldare l’inverno che aveva nel cuore: la sensazione bella della strada verso casa e l’emozione di avere una persona da amare. Lui non aveva mai avuto una casa che non fosse una lampada fredda, stretta e buia, non aveva neanche mai potuto comprendere l’amore fino al suo incontro con lei.
Lei, che aveva negli occhi e nel modo di fare, l’inverno. Occhi di ghiaccio, azzurri come la brina accarezzata dalla foschia di un’alba gelida, con quel bello di sembrare sempre un po’ tristi. E quel suo essere un po’ così, distaccata solo in apparenza. Ma incredibilmente dolce, in realtà, e sincera.
In quel momento, però, il velo di malinconia attorno al cuore di Radish era diventato una coltre di tristezza.
Ma quegli occhi, quei gioielli così belli e così puri, riaccesero in lui anche la speranza, perché non era certo nella sua indole mollare.
«Là, andrà tutto bene» disse, parlando direttamente al suo cuore.
Lazuli si portò le mani al petto, improvvisamente pervaso da un calore avvolgente che le ricordava quello che aveva sentito quando si era addormentata tra le braccia di Radish la notte precedente. Improvvisamente si sentì meglio.
«Alle vostre spalle stanno per arrivare i primi nemici, ma molti altri uomini di Freezer si stanno radunando qui e tra poco faranno irruzione sulla balconata» aggiunse. «Io non posso combattere contro il mio padrone, ma voi dovete farlo e potete batterli. Dovrete anche chiamare dei rinforzi, molti soldati sono ancora fedeli al vero sultano».
Lazuli si ricompose e tornò sé stessa, di nuovo. Ci sarebbe stato tempo per soffrire, per piangere, per disperarsi, ma non era quello il momento giusto. Anche lei aveva una missione: doveva lottare con tutte le sue forze per trovare un modo per liberare Radish dalla sua schiavitù e doveva anche proteggere le persone che l’avevano accolta dall’altra parte del mondo senza nemmeno conoscerla.
Aveva suo fratello al suo fianco, e c’era anche Sedici: nessun nemico avrebbe potuto prevalere su di loro.
Provò a rispondere al genio, sperando di esserne capace. Si sforzò di parlare attraverso il cuore e, quando parlò, si stupì nel sentire distintamente la sua voce riecheggiare dentro di lei senza tuttavia che uscisse un solo suono all’esterno.
«Non preoccuparti di niente, Rad, qui ci penso io. Ce la faremo, io e te» disse, prima di voltarsi verso la porta finestra che dal palazzo dava accesso alla balconata.
«Ti amo, Là» si sentì rispondere, e il suo cuore batté all’improvviso un po’ più forte, mentre un sorriso le si dipingeva sul volto.
Si sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e si mise in posizione d’attacco, con le gambe divaricate una davanti all’altra, il braccio destro piegato verso l’alto e il sinistro posto in orizzontale a difesa del busto.
«Tutto bene, sorellina?» sorrise Lapis, imitando la sua stessa posa. «Certo, potrebbero andare meglio le cose se non ci fosse un sultano-stregone psicopatico in mezzo ai piedi e …».
«Arrivano» lo interruppe Lazuli, concentrata. «Tieniti pronto, li sconfiggeremo tutti».
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note: un capitolo molto drammatico, alla fine non poteva che essere stato Freezer a evocare Radish e a chiedere ben due desideri, mentre la città crolla intorno a lui. Ora abbiamo un sultano-stregone spietato e per di più stanno arrivando i suoi uomini per supportarlo.
Sedici rischia la vita, anche se Rad riesce a salvarlo non so se potrà combattere da adesso in poi. Spero vi sia piaciuto il suo flashback coi piccoli Lazuli e Lapis, mi piace soffermarmi sul loro rapporto!
Un capitolo amaro e duro da digerire, ma che si conclude con Là che ritrova la sua feroce determinazione e si prepara ad affrontare i nemici da sola insieme a suo fratello… penso che ne vedremo delle belle, voi cosa dite?
 
Grazie di cuore a tutti voi che mi dite sempre che cose ne pensate, mi fa tanto piacere! E grazie anche a chi preferisce leggere in silenzio, ovviamente!
A un certo punto, nel capitolo, parlando di Rad e Là ho fatto una mezza citazione alla mia one shot “Occhi inverno” che avevo pubblicato qualche mese fa dedicata a Lazuli. Se vi è piaciuto quel pezzo e vorrete leggere nel caso anche quella breve storia fatemi sapere, ne sarò molto felice!
 
Il prossimo capitolo si intitola “Ritorno ad Asgard”… cosa vorrà dire? Chi deve tornarci e perché?
E poi vi chiedo un’altra cosa: vi era mancata la Squadra Ginew? No, perché potrebbero saltare fuori anche loro! E nel caso potrebbero esserci riferimenti alla serie originale.
Ah già: qualcuno potrebbe chiamare Lazuli “bambolina”… secondo voi lei apprezzerà?
Per il resto, non dimentichiamoci che Freezer vuole umiliare Chichi e che alcuni nodi devono ancora venire al pettine da tantissimi capitoli… soprattutto uno!
Inoltre, anche qualcun altro dei “buoni” rischierà la pelle stavolta, del resto la battaglia sta per cominciare!
E, in più, ci sarà anche una new entry nella storia con un breve ma significativo cameo!
Grazie ancora per tutto, ci vediamo mercoledì prossimo!
 
Teo
   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Teo5Astor