Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: DanilaCobain    19/08/2020    1 recensioni
A pochi mesi dalla rottura con il fidanzato, Sveva torna in Italia per lavoro dopo aver vissuto a lungo a New York. Si aspetta di trovare un po' di tranquillità e riposo dalla vita frenetica newyorkese ma deve presto ricredersi. Suo fratello Enrico, calciatore professionista, è determinato a farle trascorrere un'estate indimenticabile tra festini, serate in barca, vacanze improvvisate insieme ai suoi compagni di calcio, compreso Kieran, l'uomo più arrogante che Sveva abbia mai conosciuto. Tra i due è odio a prima vista. Kieran non sopporta l'aria saccente di Sveva, Sveva detesta i modi di fare di Kieran. Enrico non ha nessuna intenzione di rinunciare al suo migliore amico né tantomeno ai suoi piani per la sorella. Di tempo insieme ne passeranno parecchio e chissà che dietro tutto quel disprezzo possa nascondersi qualcosa di più potente.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

30


Sveva si tormentata le unghie, mentre a bordo della sua automobile ripercorreva la strada che solo diversi giorni prima aveva decretato nella sua mente la fine definitiva della sua storia con Kieran. Adesso invece tutto poteva essere riscritto. Si sentiva tranquilla, ma agitata, felice, ma ansiosa. Stava per rivedere Kieran ma allo stesso tempo temeva questo incontro.
Riuscì a trovare un parcheggio nei pressi del portone dal quale aveva visto uscire Kieran. Chiese al portinaio se potesse indicarle l’appartamento di Kieran Blom, che avevano un appuntamento e quello le disse di salire al quinto piano.
Nell’ascensore si aggiustò i capelli e sistemò bene il top nel pantalone. Più per mascherare il tremore alle mani che per reale necessità. Si era guardata allo specchio altre cento volte prima di uscire e aveva impiegato tre ore per prepararsi. Sapeva di non avere niente fuori posto. Questo in genere le dava un po’ di tranquillità in più ma quella sera non fu così.
Si sentiva come un condannato che andasse ad ascoltare la sentenza da cui sarebbe dipesa la sua vita futura. E le toccava anche l’arringa finale, senza nessun avvocato a farla per lei.
Kieran la stava aspettando in tuta. Aveva un paio di pantaloncini neri e una maglietta dello stesso colore. Piedi scalzi e capelli sciolti. Imponente e magnifico come sempre. Le sorrise.
«Bevi qualcosa?»
Lei fece segno di sì con la testa. Si guardò intorno mentre Kieran si avvicinava ad un tavolino con delle bottiglie di alcolici e faceva tintinnare dei bicchieri. La casa era molto grande. Nell’ambiente in cui si trovavano loro c’era un grande televisore con divani in pelle nera e pareti dipinte di grigio perla. Quadri colorati davano un po’ di luce ad un ambiente altrimenti molto scuro. Sul soffitto c’erano dei faretti a led che in quel momento mandavano una luce più bassa del normale e creavano un’atmosfera quasi dolce e sognante. Sveva si accomodò sul divano. Il pavimento di marmo scuro lucido rifletteva i suoi vestiti chiari.
«Come è andata la vacanza?» chiese, per spezzare il silenzio tra loro.
«Benissimo. Tuo fratello si è divertito molto.» Kieran si sedette accanto a lei e le porse un bicchiere.
«E tu?»
Lui bevve un sorso. Dalla televisione provenivano le immagini di un film e le luci si riflettevano sul suo viso, cambiando le ombre come una danza. «E tu?» ribatté. «Con il tuo nuovo amico, ti sei divertita?»
Sveva esitò. Stava per ribattere che era stufa di quelle insinuazioni ma non sapeva se Kieran fosse geloso o se la stesse accusando di giocare con gli uomini. La seconda ipotesi le faceva decisamente male. «È andata bene» rispose alla fine. Osservò Kieran bere ancora, un sorso molto più grande, mentre lei non aveva neanche portato il bicchiere alle labbra. Forse era agitato tanto quanto lei. Da quando era entrata in casa non l’aveva ancora guardata negli occhi.
«E a Manchester, invece?»
In quel momento però voltò la testa di scatto verso di lei, come un uccello rapace che individua la sua preda. «Ti interessa veramente?» La voce suonava cupa e quasi risentita.
«Certo che mi interessa.»
«Eppure non mi hai mandato neanche un messaggio, neanche una telefonata.»
«Pensavo…» beh pensava che a lui non avrebbe fatto piacere sentirla ma era chiaro che non fosse così. Abbassò la testa per sfuggire al suo sguardo. «Lo so. Avrei dovuto.»
Lui si alzò e si riempì di nuovo il bicchiere. «Come mai sei venuta qui, stasera?»
«Per vederti, per parlarti.» Sentì il cuore accelerare. Era giunto il momento.
«E allora parla. Cosa c’è che mi vuoi dire?»
Ma quel tono la frenava. Kieran aveva di nuovo quello strano atteggiamento della sera che si erano visti a casa sua. Sembrava triste, amareggiato e incazzato.
«Perché mi hai invitata? Pensavo ti facesse piacere ma adesso non mi sembra così.»
Lui rimase in piedi, appoggiato al tavolino con un fianco, le gambe incrociate. «Mi faceva piacere, ma adesso non lo so più.»
Lei abbassò la testa e si ritrovò a guardare il bicchiere che stringeva tra le mani. Il liquido si era già riscaldato quando lo sentì sulla lingua e poi giù, lungo la gola, una scia di fuoco che ebbe l’effetto di aumentare la sensazione di disagio piuttosto che allentarla.
«Allora forse è meglio che vada.»
«Non essere sciocca. Adesso sei qui. Parliamo. Vuoi sapere di Manchester? Va tutto bene. Il club non è niente male, le persone sono gentili, mi danno un sacco di soldi e mi trattano come se fossi un leader, cosa che ritengo abbastanza appropriata.»
«Perché non vieni a sederti?» chiese lei. Vederlo lì in piedi che la scrutava e che continuava a bere cominciava a metterla in ansia.
«Così puoi saltarmi addosso come hai fatto l’ultima volta?»
La prima reazione di Sveva fu quella di indignarsi. Poggiò con forza il bicchiere sul piccolo tavolo di vetro accanto al divano e fece per alzarsi, pronta ad andare via. Poi però si rese conto che la sua era solo una strana reazione a quella situazione. Probabilmente anche lui era a disagio e voleva scaricare così le emozioni. «Va bene, hai deciso di insultarmi stasera. In un certo senso me lo merito, te ne do atto.» Fece una pausa, domandandosi se buttare fuori tutto in quel preciso momento fosse la cosa giusta o se dovesse aspettare di ristabilire una sorta di calma. Fissò Kieran, che con aria interrogativa la guardava dall’alto dei suoi due metri.
«Mi dispiace. Mi dispiace per tutto. Anche per il messaggio che non ti ho mandato. Ci ho pensato tutto il giorno, sono stata a chiedermi se ti avrebbe potuto dare fastidio, se non volevi più avere niente a che fare con me, e alla fine ho scelto di non fare niente. Però mi interessa, certo che mi interessa di te…»
Lui si portò una mano tra i capelli, sistemandoli dietro alle orecchie. «Vedi come fai? Sempre lì a pensare e ripensare… però non mi pare che tu ci abbia messo tutto questo tempo per decidere se andare in barca con quel tizio oppure no, ieri. Se non sbaglio hai detto che lo avevi conosciuto la sera prima.»
«Cosa c’entra questo, adesso? Ho accettato un invito in barca, niente di più. Sinceramente mi offende che tu continui ad insinuare che tra me e quel ragazzo sia successo qualcosa. C’erano tante altre persone lì sopra.»
«Che cosa avete fatto tutto il giorno?»
«La stessa cosa che avete fatto voi. Abbiamo preso il sole, mangiato, chiacchierato… ma non capisco perché ti sto dicendo queste cose, quando non…»
«Quando non ho nessun diritto di sapere? È questo che stai dicendo?»
«Beh, sì. Non hai nessun diritto di trattarmi in questo modo. Te lo chiedo un’altra volta, Kieran. Perché mi hai invitata a casa tua stasera?»
«Perché volevo passare del tempo con te» vuotò il bicchiere e si diresse verso di lei che nel frattempo si era alzata e aveva messo la borsetta sulla spalla. «Ma mentre ero qui e ti aspettavo mi sono chiesto che senso potesse avere continuare a tormentarmi in questo modo, quando è chiaro che le cose tra di noi non potranno mai andare bene.»
«Non è vero che non potranno andare bene.» Lo guardò negli occhi, tentando di trasmettergli tutti i sentimenti che provava e cercando il coraggio di continuare.
Lui scosse la testa «Tu lo hai capito prima di me che siamo troppo diversi.»
«Kieran, ascolta, io sono venuta qui per dirti che non è affatto così, che possiamo far funzionare le cose.»
«Io ti desidero notte e giorno, Sveva. La notte appena chiudo gli occhi ti sogno e di giorno il tuo pensiero non mi da tregua. Desidero la tua pelle, bramo il tuo profumo e le tue labbra. Sono ossessionato da te.»
Le accarezzò la guancia, con una delicatezza tale da far vibrare il cuore di Sveva, oltre a provocarle un misto di voglia di stringerlo a sé e un desiderio molto più sottile e carnale.
Sveva chiuse gli occhi per un secondo. Sentire quelle parole era strano. Di solito le sue relazioni non erano mai stare così rapide, non si era mai innamorata di qualcuno dopo soli pochi appuntamenti. Con Christian ci erano voluti mesi di corteggiamento e con Logan la frequentazione era stata altrettanto lunga. Invece con Kieran sentiva questa inspiegabile pulsione, questo ardente desiderio di lui e ne aveva paura. Lì davanti a quel ragazzo, sotto al suo tocco delicato, si sentiva indifesa. Sentiva tutta la sua vulnerabilità, sentiva che si sarebbe potuta fare molto, molto male. Deglutì, sospirò e aprì gli occhi.
Sì, decisamente si sarebbe potuta fare male ma stavolta voleva rischiare perché vivere di nuovo una vita senza quel tipo di emozioni non le sembrava più giusto. Non era più quello che voleva per se stessa, per la nuova se stessa.
«Kieran, io credo che…»
«Sveva, io credo che tu debba andare via.»
Lei rimase impalata, col cuore che si gelava piano piano, come se la consapevolezza di quelle parole entrasse dentro di lei a piccole gocce.
«Come, scusa?»
Lui le voltò le spalle. «È meglio così. È meglio per tutti e due.»
«Kieran, no. Non è vero. Anche io ti penso continuamente, anche io ti desidero notte e giorno, anche io…»
«Smettila!» Si girò di nuovo a guardarla. Gli occhi infuocati, la faccia un’espressione di rabbia e desiderio, furia e passione, stava combattendo una battaglia durissima con se stesso. Le parti più istintive di lui, in lotta. Sveva gli sfiorò un braccio e poi gli prese una mano.
«Kieran. Sediamoci e parliamo. Ho delle cose da dirti.»
«Ma non lo capisci che se rimani altri due minuti in questa stanza finiremo per fare l’amore? E io non voglio, non voglio svegliarmi domani mattina e non trovarti al mio fianco, non voglio pensare che per te il fatto che io sia dall’altra parte d’Europa sia un peso troppo grande. Non ce la faccio, Sveva. Mi dispiace.»
Si arrese. Trasse un profondo respiro e lasciò andare la mano di Kieran. Non c’era altro da aggiungere.
«Va bene. Me ne vado.»
Fece qualche passo verso la porta. La mente una poltiglia di sensazioni. Possibile che per una volta che fosse riuscita a mettere tutti i suoi blocchi da parte lui non avesse voluto nemmeno ascoltarla? Ce l’aveva con se stessa, per non essersi liberata prima, di quei blocchi, per essersi fatta scivolare dalle mani una occasione di felicità.
«Aspetta» Kieran la raggiunse. «Devo darti una cosa.»
Lei era troppo sommersa dalla malinconia per proferire anche solo una parola. Rimase in attesa mentre lui entrava in un piccolo corridoio che immetteva nelle altre stanze della casa e compariva subito dopo con un pacchettino in mano. Era una scatola avvolta da un nastrino rosso. Sveva la prese in mano, incapace di provare un’emozione positiva.
«Cos’è?»
Lui accennò il primo vero sorriso della serata. Le labbra si sollevarono dolci e negli occhi comparve un luccichio. «Aprilo.»
Sveva sfilò il nastrino e sollevò il coperchio. Dentro adagiato su un cuscino di bambagia rivestito di raso grigio perla c’era un bracciale d’argento con un ciondolo. Lo prese in mano. La maglia era delicata e sottile e il ciondolo raffigurava il viso di una leonessa. Bella e fiera nel suo sguardo da predatrice. Sollevò gli occhi verso quelli di lui e prima che potesse dire qualcosa lui cominciò a parlare.
«Io ti ammiro, Sveva. Sei una donna incredibile, non ho mai conosciuto nessuna come te. Sei super intelligente, sai un sacco di cose, sei caparbia, forte, indipendente, e anche testarda» sorrise, facendo sorridere anche lei. «Assomigli tanto a una leonessa. Volevo che avessi un ricordo di me. Se non ti piace…»
Prima che potesse finire di parlare Sveva lo stava baciando. Si accarezzarono con le labbra, dolcemente, con la passione del sangue che spingeva in cerca di qualcosa di più primitivo, più fisico. Poi lei si allontanò, trattenendo a stento le lacrime. Quando parlò la voce era incrinata.
«È stupendo» lo porse a Kieran, «mi aiuteresti a metterlo?» Mentre lui glielo agganciava al polso aggiunse: «anche le parole che mi hai detto sono stupende. Kieran, io… avrei voluto che tra noi andasse diversamente.»
La mano salì verso la sua guancia, ad accarezzarla dolcemente, con le dita che scorrevano piano sulla sua pelle leggermente abbronzata.
Lui si divincolò. «Ora vai» le disse. L’accompagnò alla porta e non aspettò che scendesse per richiuderla, quasi come a voler cancellare al più presto l’immagine di lei.
Sveva scese le scale piena di tristezza. Se solo avesse dato ascolto alla ragione, probabilmente si sarebbe risparmiata quel tormento. Ma d’altro canto, per dare ascolto alla ragione aveva lasciato andare una persona così bella come Kieran.
 
***

Kieran poggiò la testa contro la porta e guardò il soffitto. Non ci poteva credere che l’avesse lasciata andare. Non ci poteva credere che l’avesse fatto anche dopo aver sentito le parole di lei. Era andata da lui per chiedergli di provarci, gli aveva detto che anche lei pensava a lui continuamente, eppure…
Eppure stavolta era stato lui ad avere paura. L’idea del regalo l’aveva avuta al porto, subito dopo averla vista. Era entrato nella prima gioielleria e si era lasciato guidare dall’istinto, trovando poi proprio quello che faceva al caso suo. Sapeva che sarebbe successo qualcosa durante il loro incontro, aveva visto nello sguardo di Sveva qualcosa di molto diverso rispetto alla sua solita reticenza. Questo lo rendeva felice, felice come non mai.
Poi era arrivato Christian e gli aveva raccontato quella storia sulla distanza. E quell’altra sull’ex fidanzato. Kieran si era sentito senza via di scampo. Una storia con Sveva con lui che si trovava a Manchester sarebbe finita inevitabilmente male. E non di certo per colpa sua, non perché non si sentiva in grado di portare avanti una storia così. Sveva non avrebbe retto.
Mandarla via era stata la cosa più difficile che avesse mai fatto. Perché oltre ad essere stupenda era anche piena di sentimento per lui. Ne era così piena che i suoi occhi blu risplendevano proprio come il mare nel quale entrambi avevano nuotato il giorno prima, cristallini e bellissimi. E il suo viso scintillava come se dentro di lei ci fosse una fonte di luce fortissima che riusciva ad uscire dai pori. E quella fonte di luce era il sentimento che nutriva per lui. Per lui e solo per lui.
Dio, l’avrebbe mai superata? Già era stato difficile quando credeva che a lei non importasse niente di lui, ma adesso, a queste condizioni, sembrava impossibile.
Era destinato a pentirsene per tutta la vita. Ma lui non era tipo da rimpianti. Nessuna più sarebbe stata come lei ma doveva andare avanti.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: DanilaCobain