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Autore: Claa    20/08/2020    1 recensioni
[Death Stranding]
[Fragile POV | Fragile x Sam]
"Il silenzio è grande, sento le onde, ma quelle sono parte del silenzio. Il silenzio è la matrice di tutti i rumori e di tutti i suoni, meno che del battito di un cuore; porto il battito del mio cuore come un ospite del corpo, non sembra qualcosa di spiegabile, terreno. Neppure di umano."
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il silenzio è grande, sento le onde, ma quelle sono parte del silenzio. Il silenzio è la matrice di tutti i rumori e di tutti i suoni, meno che del battito di un cuore; porto il battito del mio cuore come un ospite del corpo, non sembra qualcosa di spiegabile, terreno. Neppure di umano. Porsi in ascolto di nessun'altra fonte sonora instilla lo stesso dubbio alienante, crea la stessa bolla di attesa attorno a una domanda che non si è ancora riusciti a pronunciare, e che forse è impronunciabile. Ho incontrato molte persone, guardato molti occhi e riconosciuto quelli in cui non si vedeva il battito, quel ritmico messaggio limitato a una vaga eco perduta negli strati di nebbia dove tutti prima o poi ci aggiriamo. Avrei voluto dire a queste persone di non fuggire, poiché la fuga stanca solamente le gambe e drena la mente e tutti i rifugi che offre sfumano prima di poterli raggiungere. Gli avrei detto di non farlo, non rinunciate a voi stessi e al vostro battito insostituibile, ma sarebbe stato come pretendere che un sordomuto cantasse.
Ho cercato il contatto come una cieca e ora è la mia pelle ad essere accecata. La ricerca di un contatto d'amore mi ha desensibilizzato la pelle nella sua quasi totale estensione. Mi sono sentita un animale ferito per molto tempo, e i segni della mia disfatta eclatante, inestirpabili, mi hanno indotto a credere che siccome la mia pelle è marchiata e irrecuperabile, doveva esserlo anche la mia anima. E quando sul disegno repellente della cute l'infiammazione si è placata, la ferita perlacea sulla mia speranza non dava ancora segno di una guarigione prossima.
A volte mi stringe il terrore al pensiero delle voci che seguono ognuno di noi, ombre più fatue dell'ombra, che anticipano oltre ai passi, le parole, e prima delle parole i pensieri. Ma se negli anni non ho imbottigliato le mie emozioni, ho quantomeno imparato che non si può lasciarle vivere ovunque, e come fossero germogli le ho tolte alla terra brulla e spietata e impiantate in vasi, in camere artificiali ma sicure, perché è falso, le emozioni non fioriscono: queste rimangono fino alla fine teneri virgulti che poche dita sono in grado di proteggere o sradicare.
Prima, prima che tutto accadesse, credevo di capire il rispetto, ma la verità è che il rispetto lo si capisce unicamente quando ci viene sottratto. Quando le mie ginocchia hanno imparato l'umiliazione dell'impatto, le mie mani hanno scoperto la vera premura nella spinta a rialzarsi. Non sapevo a cosa mi sarebbe servita quella premura, certamente non a salvare il mondo, compito che chiede forza e sudore e null'altro. Incontrarti è stata la mia risposta, tu che sei così sensibile, come se il mondo stesse costantemente crollandoti addosso, e le voci che combatti nella tua testa fossero più che spettri, più che memorie, di più; fossero presenze reali quanto te e me. Quale tocco se non il mio, ustionato, più leggero di una memoria, potrebbe sfiorarti?
E se non ho paura di toccarti, non è perché posso a malapena sentire. E se ho paura di toccarti, non è perché non hai fatto che respingermi - anche ora, non fai altro.
  
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