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Autore: Akainatsuki    21/08/2020    0 recensioni
Aki Ross è una giovane kitsune e vive come fattorina e tuttofare del Tampopo, il ristorantino di udon che richiama i tanti mutaforma che gironzolano nella città di Hillside. Una vita tranquilla e quotidiana per gli standard di una kitsune adolescente, fino a quando qualcuno dal suo passato non decide di ritornare al piccolo locale.
***
Di mezzi asiatici con i capelli colorati ce ne erano a bizzeffe in giro, ma quello che ora sedeva accanto a lei, osservandola sottecchi, era tra i più ricorrenti nomi delle chiacchiere in aula.
“Kozaki” borbottò, toccandosi il cerotto che aveva sulla fronte. “Buon pomeriggio anche a te.”
Si erano incrociati spesso dal suo ingresso alla Hillside High School, ora davanti allo studio del preside per l’ennesima ramanzina, ora a farsi sistemare il naso in infermeria. Non si erano mai davvero parlati, qualche occhiata derisoria o sbuffo di stizza esclusi, dato che non avevano mai nemmeno avuto nulla da dirsi. Inoltre, parlare con un ragazzo significava che c’era qualcosa sotto, e Aki voleva evitare di avere altri problemi oltre ai suoi casini quotidiani.
Genere: Azione, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il Kami-Inari Building si stagliava nella sera di Hillside, la superficie di vetro e acciaio che riluceva al chiarore della luna. L'edificio ospitava ai piani più bassi ciò che negli ultimi cento anni aveva reso la famiglia Kozaki una delle storie da copertina più chiacchierate del Paese e oltreoceano: l'impero del Red Moon Parlor.

Agli esseri umani piaceva giocare e lo stesso valeva per le volpi che li osservavano e li accompagnavano; dopo tanti secoli al loro fianco, queste ultime avevano compreso come quel divertimento potesse diventare una malattia invisibile, veicolo del Male contro cui la loro specie combatteva una lotta millenaria.

Maestre dell'inganno e del gioco, le kitsune della famiglia Kozaki decisero di sfruttare a vantaggio della loro battaglia lo stesso mezzo che il Male usava per distruggere e schiavizzare silenziosamente uomini e donne: venne costruito così il primo Red Moon, dove radunare e scovare gli ammaliati dalla Fortuna, per purificarli liberandoli dal Male.

Erano in tanti a cadere nel tranello di soldi e speranze facili, per cui sarebbe bastato il giusto dado o la giusta carta per stravolgere in meglio la propria esistenza. Che fossero miseri relitti umani o ricconi annoiati, per ciascuno di loro l'ebbrezza era la medesima, giocando con il rischio che li faceva accorrere come falene alla luce.

"Gli affari vanno bene. In questi tempi si fanno abbindolare persino di più: sono sempre più spiritualmente deboli, é un bene che abbiamo deciso di fare a meno di annacquarci con loro."

La donna che aveva pronunciato quelle parole si portò la tazza fumante alla bocca sottile, sorseggiando il suo caffé e mettendo una pausa al discorso. Accanto a lei era appoggiato un voluminoso rotolo preziosamente sigillato, che contrastava con la modernità della stanza in cui si trovava.

"Per questo mi é convenuto aspettare" ghignó Nida dall'altra parte del tavolino, sprofondando sul divanetto basso. Incrociò le braccia dietro alla nuca, rivolgendo una smorfia soddisfatta alla sua interlocutrice.

"Hai aspettato fin troppo, fratellino" commentó piatta, aggiustandosi una ciocca dietro all'orecchio e lisciandosi i capelli stretti nella coda. "Ormai sono trascorsi sedici anni."

"Non siamo in molti, sorella, e c'è sempre qualche umano o Kin di mezzo in queste faccende: il vecchio Kinuta é sempre pronto a combinare qualcosa con loro per portare avanti le sue stupide convinzioni."

Un sorrisetto canzonatorio le increspó le labbra: "Ti fai problemi a rubacchiare l'uva d'altri? Sei diventato sentimentale."

Scosse il capo, sbattendo le mani sulle ginocchia e ringhiando a quella battuta: "Mangia tu gli avanzi, se proprio ti piacciono; io ne sono stufo."

La donna non ebbe tempo di reagire: l’ampia porta d’ingresso si aprì con uno scatto e una voce ben conosciuta li ammutolì entrambi, tuonando nella stanza tappezzata di cimeli e oggetti misteriosi raccolti nel corso dei secoli.

"Yamete, futaritomo. Smettetela, tutti e due."

Kakeru Kozaki era da cinque decenni il capofamiglia della sua stirpe, l’uomo che aveva portato il Red Moon Parlor da oltreoceano al nuovo continente. Incedette a larghe falcate sul pavimento lucido per poi prendere posto a sua volta al tavolino. Si sistemò con un gesto secco le pieghe del completo grigio su cui brillava lo stemma di famiglia per poi scoccare un'occhiata di disapprovazione all’indirizzo di entrambi.

Intrecció le dita scure e nodose tra loro, lasciando andare un sospiro stizzito: "Nae ha ragione, ti abbiamo dato abbastanza tempo per la nuova arrivata, e ora che il passaggio è stato completato é necessario capire la sua utilità alla nostra causa" sentenziò, alzando gli occhi verso Nida che per tutta risposta sbuffò tra le narici.

"Lo so. Ma come ho già detto ci sono i suoi Kin di mezzo e fin dal principio quella vecchia volpe di Kinuta ha macchinato qualcosa con la proprietaria del Tampopo."

"Kisaragi-san ha un figlio di qualche anno più grande" aggiunse Nae tamburellando con le unghie sul rotolo. "É il solito piano, fratellino: li fanno vivere sotto lo stesso tetto finché non si innamorano. Il classico cliché melenso da dorama che piace tanto ai nostri vecchietti."

Nida si morse un labbro, livido: "Lo so. Ma la nuova kitsune è affar mio e ora che la sua trasformazione è stata completata posso-"

"Farla innamorare di te?" sorrise di rimando Nae, completando la frase.

Schioccó la lingua al ricordo della visita di Aki di qualche giorno prima, mentre un ghigno si tagliava sul suo volto.

"È carina” commentò. “E poi anche io ho un piano."

Kakeru annuì dalla sua posizione: “Il tempo non è dalla nostra parte e una nuova presenza tra le nostre fila è necessaria. Abbiamo perso fin troppe kitsune nelle stupide alleanze con i lupi o nelle missioni su questo piano; dobbiamo tornare alle nostre origini e far proseguire la nostra linea.”

“Non bastiamo per tutte quelle purificazioni” sospirò Nae dal suo divanetto, dondolando pigramente le gambe accavallate. “Inoltre le kitsune del giorno d’oggi non sono più così spiritualmente forti: sembra che per loro sia più facile far fuori un vero e proprio mostro di facciata che quello che si cela negli animi dei loro adorati umani. Sono troppo abituate a viverci assieme per vedere oltre.”

“Per questo ci sto impiegando un po’ di tempo.” Nida si raddrizzò al suo posto, scoprendo eccitato i denti. “Finirà per odiarli tutti i suoi adorati umani. É sempre stata arrabbiata con loro, le serve solo la giusta spintarella e poi sarà lei a implorare di restare per sempre con me - con noi.”

"Kinuta e i suoi si sono incaponiti con questa storia. Una volta ci faceva giocoforza unirci a loro, ma allo stato attuale non ha più senso" continuò la donna, seguendo il profilo intagliato del rotolo e spostando lo sguardo alla grande vetrata che si apriva sulla stanza, mostrando la città immersa nella notte appena iniziata. "Inoltre, é triste."

"Sei diventata sentimentale" le fece eco il ragazzo con una risatina di scherno. Ignorò la scoccata che gli venne rivolta per allungarsi sul tavolino e prendere uno dei dolcetti che facevano bella mostra di sé sul piattino ornamentale, mangiucchiandolo con gusto.

"Innamorandosi di un'umana, Akira Ross é morto proprio per le idee di Kinuta: e lo stesso vale per la madre della nuova kitsune.” Kakeru prese la parola, picchiettando il bracciolo con la punta delle dita. “La bambina ancora non ha idea di cosa significhi la sua convivenza con un umano: la stessa Kisaragi-san non credo sia troppo contenta delle macchinazioni che sono state messe in atto dal Concilio fin dalla sua nascita."

"Per questo abbiamo il Rito" sentenziò Nida, ingollando un biscotto a cui fece seguire un sorso dalla sua tazza. "Perché anche noi rischiamo di crepare male come succede tra uomini e volpi quando ci sta di mezzo la nascita di una nuova volpe. E gli effetti collaterali non sono per nulla male, a mio avviso."

Si passò la lingua sulla punta delle labbra, lasciando andare un ringhio basso dalle profondità della gola.

"Sei disgustoso" sospirò Nae, lanciando un'occhiata verso il capofamiglia che rimase chiuso nel suo silenzio.

Appoggiò la ceramica, facendo spallucce: “Non dire che ti dispiace avere una bella volpina scodinzolante tutta per te. O una macchina da guerra pronta a farti da scudo all’occasione.” Rimase a fissarla per un lungo attimo, sottolineando le sue parole con un ghigno orribile che gli si allargò in volto. "Sfortunatamente, le mie ex fidanzatine sono tutte perite in nome della causa - dopo averci dato quello che ci serviva, ovviamente."

Norotte shimatta yo. Sono impazzite, fratellino. L’ho già detto come questo continuo mescolarsi tra noi e gli umani non sta che diluendo la nostra forza spirituale.”

Alzò un sopracciglio, rivolgendole uno sguardo annoiato: “Non mi va di farmi l’ennesima cugina di quinto grado. Inoltre ho conosciuto entrambi i genitori e nonostante un po’ di annacquamento credo abbiano fatto un buon lavoro, peccato che i soliti vecchi non mi abbiano lasciato prendermi cura di lei fin dal principio.”

“Avrai tutto il tempo quando concluderai ciò che devi” sentenziò Kakeru, alzandosi in piedi e attirando su di sè la loro attenzione. “Abbiamo bisogno di numeri per portare avanti la nostra missione; servono kitsune forti per purificare gli umani che entrano tra le nostre mura.”

Annuirono all’unisono, lasciando che il silenzio tornasse a calare ancora una volta nella grande sala.

“Nell’attesa, abbiamo del lavoro da fare stasera.” Si aggiustò la spilla che portava al bavero, socchiudendo gli occhi in un sorriso appena accennato per poi iniziare ad incamminarsi verso la porta. “Ci sono dei nostri gentili ospiti che vi aspettano.”

Nida si stiracchiò, balzando dal divanetto con un colpo di tallone, subito imitato da Nae con il suo rotolo stretto tra le dita.

“Qualcuno stasera ha fatto jackpot” commentò la donna a labbra strette, mentre uscivano accompagnati solo dal rumore dei biscotti mangiucchiati.


*** Small Talk ***

Iniziamo a parlare di cose serie #2. O #3. Ormai ho perso il conto.

Io adoro le famigliole unite da pessimi intenti, mi stanno particolarmente simpatiche e l'allegra compagnia Kozaki non fa eccezione. Spero possano rivelarsi interessanti anche per voi - ma per adesso concentriamoci su una certa volpina di nostra conoscenza.

   
 
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