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Autore: MaryFangirl    21/08/2020    4 recensioni
Uno sguardo alle vita di Ranma e Akane 10 anni dopo il diploma.
La storia toccherà le vite anche degli altri personaggi della serie.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ranma si sedette e attese pazientemente una risposta. Dopo sei anni, pensava di poterle concedere qualche minuto in più per organizzare i suoi pensieri. Dopotutto, non aveva pianificato nulla per il resto del pomeriggio ed era determinato ad ottenere alcune risposte.

Akane fece un profondo respiro. “Sapevo che questa domanda sarebbe arrivata, ma non so ancora come rispondere”, Ranma rimase in silenzio e continuò a fissarla, cosa che la innervosì leggermente. “C’erano alcuni motivi, non so da dove cominciare. Possiamo evitare di parlarne qui, però? Il mio appartamento è pochi isolati di distanza, possiamo andare lì?”

Finirono rapidamente il loro pasto e uscirono per raggiungere casa di lei. Appena entrati, Akane disse, “Scusa per il disordine, sto ancora cercando di sistemare tutto”

Ranma si guardò intorno, era un piccolo appartamento, come lo erano la maggior parte a Tokyo. Sulle pareti c’erano pochissime decorazioni, ma immaginò che molti oggetti fossero ancora negli scatoloni. C’era un mix di mobili moderni e tradizionali che sembravano confortevoli e vissuti. Era ovvio che ancora lei amasse i colori, ne aveva diffuso un po’ ovunque. Ranma si avvicinò alla libreria e notò che c’era una foto sullo scaffale. Gli fece piacere vedere che era il regalo di Natale che le aveva fatto anni prima; una foto incorniciata di tutti i loro amici dopo l’avventura sull’isola di Toma.

“Accomodati. Vuoi qualcosa da bere?”

“No, sono a posto”

Akane prese una bottiglia d’acqua, si sedette sul divano, prese un cuscino che sistemò sulle gambe e fece un respiro profondo. “Mi dispiace molto per come mi sono comportata. So che potresti non riuscire a perdonarmi ma c’era una ragione per cui me ne sono andata...non volevo essere crudele con te. Ero davvero confusa quando mi sono svegliata vicino a te, devo essere rimasta sdraiata per mezz’ora a pensare prima di andarmene. Una parte di me si vergognava. Non di quello che abbiamo fatto, ma perché...Ricordi che ti avevo detto che pensavo fossi partito per stare con Shan Pu? Quando lo avevo scoperto, ero rimasta davvero ferita, ma dopo un po’ mi resi conto che meritavi di essere felice e questo mi fece sentire un po’ meglio. Dopotutto, era parte della ragione per cui ero partita. Mi ci volle del tempo ma la superai. O almeno pensavo di averla superata. Dopo un po’ iniziai a frequentare qualcuno. Quando ci siamo incontrati a New York, avevo un ragazzo. Ci vedevamo da circa sei mesi. Io...non ero mai stata...intima con lui. Diamine, in tutto quel tempo, non eravamo mai andati oltre qualche bacio. Ma un giorno con te e...beh...sai cos’è successo”

Ranma era rimasto in silenzio e continuò a farlo mentre Akane parlava. Le sue mani si erano serrate automaticamente all’idea di lei che baciava qualcun altro. Razionalmente, sapeva che doveva avere avuto altri uomini nella sua vita mentre loro erano separati. Emotivamente, faceva fatica a gestire la consapevolezza ed era difficile sentirla parlare delle sue relazioni passate, indipendentemente da quanto lei cercasse di rimanere vaga. Ranma sapeva di non essere mai stato in grado di gestire bene la sua gelosia nei confronti di Akane, in maniera razionale o meno.

“Anche se pensavo che stessi con Shan Pu, non hai mai inviato un messaggio alla tua famiglia dicendo che ti eri sposato. E fino a che questo non accadeva, una parte di me sentiva che eravamo ancora fidanzati. Mi sentivo in colpa a frequentare lui perché avevo la sensazione di tradire te. Poi abbiamo fatto l’amore ed è stato meraviglioso ma quando mi sono svegliata ho capito che l’avevo tradito. Non riesco a spiegarmi quanto fosse terribile la sensazione di tradire entrambi. Non avrei mai pensato di essere quel tipo di ragazza. Avrei potuto affrontare la cosa il giorno dopo se non fossi stata anche...” Akane fece un profondo respiro e lo guardò negli occhi, “Spaventata. Il giorno prima non avevamo parlato molto, non di cose significative. Avevamo chiarito alcune cose, ma ce n’erano molte altre rimaste in silenzio e non sapevo cosa pensare. Voglio dire, dopo quello che è successo, ho capito che ero attratto da me, ma non sapevo se provassi qualcosa di più. Avevo paura che ti saresti svegliato comportandoti come se nonfosse successo nulla di importante, o che mi avresti dato del maschiaccio, o che mi avresti mollata completamente. Peggio ancora, ho pensato che dopo quello che era successo, ti saresti sentito obbligato a sposarmi anche se non mi amavi. Non ho mai voluto essere come le altre ragazze, cercando di ingannarti o intrappolarti per il matrimonio”

Ranma non riuscì più a stare fermo, quindi si alzò e iniziò a vagare. Era ovvio che era agitato e cercava di controllare le sue emozioni. “Solo tu puoi farmi IMPAZZIRE così. Sai cosa mi hai fatto passare quella mattina? Avremmo potuto sistemare le cose se solo tu fossi rimasta a parlarmi!”

“Lo so! Quello che ho fatto è stato stupido, ma pensa a com’era quando eravamo più giovani. Ogni volta che c’era un piccolo progresso nella nostra relazione, tu negavi o ti comportavi come se non fosse mai successo. Non mi sono mai sentita importante per te”

Ranma rimase sbalordito e la guardò come se fosse pazza: “Mi stai prendendo in giro? Ho ucciso per proteggerti”

“E io sono morta per te” sospirò Akane, strofinandosi il naso, “Con tutto quello che era successo a Jusendo, avevo pensato che ci sarebbe stata una svolta nella nostra relazione. Speravo che le cose sarebbero andate diversamente, ma non è stato così. Hai reagito come facevi sempre quando ci avvicinavamo un po’, negavi che fosse successo qualcosa. E non lo dico per dare tutta la colpa a te. Anch’io sono stata responsabile. Non sono mai stata abbastanza coraggiosa da venire a dirti come mi sentivo. Io...ho sempre avuto paura che mi avresti rifiutato”

Scuotendo la testa, lui disse tristemente, “Non ti sei mai fidata di me”

“Mi fidavo di te. Mi fidavo che saresti sempre venuto a salvarmi se mi fossi trovata nei guai. Mi fidavo che mi avresti guardato le spalle durante un combattimento. Mi fidavo di te come amico. Ma non potevo fidarmi di te con il cuore. Pensaci. Eravamo fidanzati da cinque anni e l’unica volta che ci siamo tenuti per mano è stato dopo aver lasciato Ryugenzawa. Non abbiamo mai avuto un appuntamento come si deve. L’unica volta in cui abbiamo avuto qualcosa di simile a un appuntamento è stato quando Nabiki ci ha ingannati e all’inizio pensavi di dover uscire con lei. Ci siamo baciato una volta ed è stato quando eri in forma di gatto e non riuscivi nemmeno a ricordarlo”

Ranma si sentiva frustrato, ma parte di quella frustrazione era rivolta verso di sé. Dopo quella fatidica notte a New York, aveva trascorso molto tempo a pensare alla loro relazione e a tutto ciò che l’aveva condotta a lasciarlo in quel modo. Aveva già scoperto alcune delle cose che Akane gli aveva detto, ma era difficile ascoltare la visione che lei aveva del loro passato. Peggio ancora era il dolore che avvertiva nella sua voce. Dopo tanti anni e tanto tempo trascorso divisi, non riusciva a sopportare di vederla ferita, né fisicamente né emotivamente.

Ranma si strofinò il viso con le mani, “So di non essere la persona più facile con cui avere a che fare. Ma devi sapere...” Ranma fu interrotto da un colpo alla porta. Akane la guardò con diffidenza, chiedendosi se potesse ignorare chiunque ci fosse. Ranma alzò la mano destra e le fece segno di aprire.

“Conserva questo pensiero” Akane si mosse per aprire la porta e fu perplessa quando vide di chi si trattava. “Edward? Che ci fai qui?”

“Akane. Bene, sei a casa”
Ranma era in piedi in un lato del soggiorno, con la porta che gli bloccava la visuale. All’improvviso vide un uomo alto, dai capelli biondo sabbia, oltrepassare Akane ed entrare nell’appartamento. Si voltò verso di lei, non notando affatto che Ranma era lì. “Ho capito” continuò, “so di aver sbagliato. Non ero pronto a impegnarmi completamente con te e questo ti ha respinto. Non mi sono reso conto fino a dopo che te ne sai andata che non avrei potuto vivere senza di te”

Ranma osservò Edward che estraeva una scatolina dalla tasca e si abbassava su un ginocchio.

Arrabbiato per l’audacia dello sconosciuto, Ranma borbottò tra sé. “Non sta succedendo davvero. Dev’essere uno stupido scherzo”

“Akane, vuoi sposarmi?”

Akane rimase bloccata per lo shock. Pensò fugacemente, -L’unico modo per peggiorare la situazione sarebbe l’arrivo di Kuno con una dozzina di rose rosse e brutte poesie-. Sbirciò fuori e chiuse rapidamente la porta, non voleva sfidare la sorte. Il suono di qualcuno che si schiariva la gola avvertì Edward della presenza di Ranma e si alzò lentamente in piedi.

Il cervello di Akane si mise a lavorare, “Ranma Saotome, questo è Edward Adams. Edward Adams, Ranma Saotome”. Alla menzione del nome di Ranma, gli occhi di Edward sembrarono allargarsi. Lei osservò gli uomini che iniziavano a fissarsi a vicenda.

Edward alla fine ruppe il silenzio dicendo: “Ranma, è un piacere conoscerti” e allungando la mano.

“Idem” fu la sola risposta di Ranma prima di stringere la mano di Edward. La stretta di mano durò più a lungo di quanto le buone maniere avrebbero concesso e sembrò dolorosa. Mentre si lasciavano, Ranma incrociò le braccia sul petto e continuò a fissare Edward.

In risposta, Edward gli rivolse un sorriso tirato. Edward non era un artista marziale, ma se lo fosse stato, Akane immaginava che la sua aura battagliera si sarebbe mostrata. “Mi dispiace interrompervi, ma a quanto pare io e Akane abbiamo delle cose di cui discutere. Ti dispiacerebbe molto se potessimo rimanere da soli?”

Ranma stava per rispondere che sì, in effetti gli dispiaceva, ma fu fermato da Akane che disse: “Probabilmente è una buona idea. Ranma, ti dispiace se continuiamo più tardi?”

Ranma le lanciò un’occhiataccia e serrò la mascella. Era stato così vicino a dirle come si sentiva e voleva assolutamente sapere quale sarebbe stata la sua risposta alla proposta di matrimonio. Ma sapeva che qualunque pretesa avesse su Akane era stata persa molto tempo prima. Con un secco cenno del capo, se ne andò.

La sera successiva, Akane si ritrovò nella sua vecchia casa. Era seduta al centro del dojo, le mani avvolte intorno alle gambe mentre fissava l’altarino. Si recava al dojo sedendosi quasi nello stesso punto da quando era bambina. Non si era resa conto di quanto le mancasse il dojo e il senso di pace che poteva portarle.

Suo padre l’aveva chiamata e le aveva chiesto di venire a una cena di famiglia poiché quasi tutti i ‘ragazzi’ erano in città. Aveva già salutato suo padre, Genma e Nodoka. Ci fu ancora un po’ di rigidità nel saluto di Genma, ma Akane fu felice di vedere che Nodoka l’accolse calorosamente. Nel periodo in cui Nodoka aveva vissuto con loro, Akane aveva cominciato a pensare a lei come a una madre surrogata. Certo, Nodoka aveva alcune strane idee sui ruoli maschili/femminili, ma c’era sempre per Akane quando ne aveva bisogno. Poco dopo il fallito tentativo di matrimonio, avevano iniziato a pranzare insieme una volta alla settimana, per poi fare shopping al centro commerciale locale. Trascorrevano la maggior parte del tempo a guardare le vetrine e a chiacchierare. Si era trasformato in una sorta di rituale (cosa che faceva impazzire le altre ragazze).

Akane era sempre grata che Nodoka non avesse mai rinunciato a cercare di insegnarle a cucinare, cucire o qualsiasi cosa che fosse lontanamente domestica. E dopo il fallito tentativo di matrimonio, Nodoka aveva smesso di partecipare ai piani di Genma e Soun e aveva cercato di dare a Ranma e Akane lo spazio per risolvere i loro problemi. Ad Akane era mancata moltissimo nel corso degli anni.

Nabiki era l’unico membro della famiglia che non avrebbe potuto partecipare alla cena. Al momento era fuori dal paese per affari. Possedeva diverse società e le piaceva visitare gli uffici internazionali per assicurarsi che funzionassero senza intoppi. In realtà, i suoi dipendenti erano terrorizzati da lei e lei aveva la sensazione che le sue visite a sorpresa li tenessero all’erta. Raramente rimaneva in Giappone a lungo e, quando c’era, rimaneva nel suo appartamento in centro. Dopo essere stata ripetutamente tormentata da suo padre su quando si sarebbe sistemata, Nabiki gli aveva finalmente detto che non si sarebbe mai sposata. Amava troppo la sua indipendenza e il suo reddito per rinunciare per un uomo e non si era mai considerata come potenziale madre.

Kasumi e Tofu sarebbero arrivati a breve con i loro tre bambini: Toru di 6 anni, Kinji di 4 e Tomeo di 1. A dover dar retta ai genitori, ognuno di loro aveva un futuro molto promettente nelle arti marziali. Non era una sorpresa considerando chi era il padre e il lignaggio della madre. Soun e Tofu davano entrambi una mano nell’addestramento dei ragazzi e Soun era felice di avere finalmente degli eredi per il suo dojo. Persino Genma aveva iniziato ad addestrare Toru con la scuola Saotome di Arti Indiscriminate. Kasumi si assicurava che lei o Tofu assistessero a ogni sessione di allenamento con Genma, per accertarsi che si attenesse a metodi di allenamento sicuri. Nessuno dei due voleva che alcuno dei loro figli venisse gettato in una fossa di gatti affamati.

Akane non vedeva l’ora di vedere i suoi nipoti e aveva accettato con riluttanza di non comprare loro nuovi giocattoli. Aveva invece programmato di portare loro di nascosto dei dolcetti dall’America.

Akane era così persa nei suoi pensieri che non sentì Ranma che la osservava dalla soglia. Notò la sua presenza solo quando si sedette accanto a lei. Rimasero in silenzio per un po’ prima che Akane dicesse: “Ciao”.

“Ehi”, altro silenzio avvolse i due finché Ranma non aggiunse: “Allora, immagino che delle congratulazioni siano d’obbligo”. Quando Akane gli lanciò uno sguardo perplesso, lui continuò: “Sai, per il tuo fidanzamento con Edward”

“Oh, quello”

Lui grugnì: “Sì, quello”

“Non siamo fidanzati”

Ora era il turno di Ranma di rivolgerle un’occhiata perplessa: “Cosa? Perché? Pensavo che mi avessi chiesto di andarmene per poter accettare e...festeggiare in privato”

“No, ti ho chiesto di andartene perché la situazione era già complicata e avere te lì, tra tutte le persone, avrebbe peggiorato le cose”

“Perché l’hai respinto? E cosa significa ‘me, tra tutte le persone’?”

“Avevo rotto con Edward molto prima che tornassi. Sono stata onesta con lui riguardo al mio passato e al nostro fidanzamento. È ovvio che ti avesse riconosciuto quando vi ho presentati”, Akane fece un profondo respiro e continuò: “Quando abbiamo iniziato a frequentarci, avevo avvertito Edward che molto probabilmente non avrebbe funzionato tra noi, ma non mi ha creduto. Edward è un ragazzo eccezionale: ha successo, proviene da una buona famiglia, è divertente, bello, educato e generoso. Così alla fine ho accettato di uscire con lui. All’inizio era bello, andavamo d’accordo e pensavo che le cose potessero essere diverse. Alla fine, però, è stato lo stesso. Così ho rotto con lui”

“Sono confuso: cosa intendi con ‘è stato lo stesso’? Lo stesso rispetto a cosa?”

“Ti ho detto del mio primo ragazzo no? Beh, dopo New York, sono tornata a Boston e gli ho detto che non potevo più vederlo. Quando ho spiegato perché, mi ha detto che era arrabbiato ma che avrebbe cercato di perdonarmi e non voleva che ci lasciassimo. Se possibile, mi ha fatto sentire ancora peggio. Sapevo di non amarlo e di non poter stare con lui, così ho rotto con lui.

In seguito ho passato molto tempo a riflettere e ho capito che stavo scappando dai miei problemi. Non ho mai affrontato le mie sensazioni, le avevo solo messe da parte. Quando finalmente ho iniziato ad occuparmene, mi sono resa conto che ero piuttosto incasinata emotivamente. Ci è volto molto impegno ma alla fine ho affrontato le mie insicurezze e i miei problemi di fiducia. Non fraintendermi, sono sicura che avrò sempre qualche problema, dopotutto sono umana.

Dopo essermi sentita meglio emotivamente parlando, ho cominciato a frequentare delle persone. Alcuni erano artisti marziali ma perlopiù si trattava di ragazzi normali. Erano tutti molto dolci. Ma nessuna delle mie relazioni è durata molto a lungo. Non potevo dare loro ciò di cui avevano bisogno. Non ho amato nessuno di loro, nemmeno mi ci sono avvicinata. E credimi, ci ho davvero provato.

Non era colpa loro, c’era sempre qualcosa in me che sapeva che nessuno di loro era quello giusto. Mi sono sempre sentita male per aver ferito i loro sentimenti, ma era meglio che lasciarli pensare che avremmo avuto un futuro insieme. Dopo un po’ è diventato più facile non frequentare nessuno. Non uscivo con nessuno da più di un anno quando ho incontrato Edward, e beh...ero sola. Gli volevo bene ma non l’ho mai amato. Ho rotto con lui prima di decidere che sarei tornata”, Akane alzò le spalle e tornò a fissare l’altarino.

Rimasero seduti insieme e in silenzio per un po’ prima di essere interrotti dal rumore di piccoli piedi che battevano sul pavimento del dojo.

Chi li conosceva sarebbe rimasto sorpreso, ma le famiglie Saotome e Tendo avevano imparato nel corso degli anni a non menzionare il matrimonio combinato né a Ranma né ad Akane. Con entrambi i figli fuori casa, era diventato sempre più difficile per i genitori esercitare qualsiasi tipo di pressione o influenza su di loro. Quando i genitori riuscivano a parlare del fidanzamento, entrambi i ragazzi avevano reazioni simili: le telefonate terminavano velocemente e, se erano in visita, se ne andavano di casa.

Erano passati quasi sette anni da quando entrambi i ragazzi e i genitori si ritrovavano insieme e fu difficile per i padri frenare il loro istinto di immischiarsi. Ci furono diverse occasioni che spinsero al limite l’autocontrollo dei loro padri, come quando Ranma si comportava gentilmente e in maniera deferente nei confronti di Akane o quando Akane sorrideva e rideva alle battute di Ranma. Qualsiasi esplosione fu fermata da Nodoka o Kasumi, che li distraevano con sake, cibo o i figli di Kasumi. Durante la cena, a un certo punto Ranma fece una battuta e Akane in risposta rise, toccandogli leggermente la spalla. Vedendo l’entusiasmo negli occhi di Soun e Genma, Kasumi scelse quel momento per annunciare che era di nuovo incinta e sperava in una bambina.

Poiché sia Ranma che Akane avevano temuto quella cena, divertirsi fu una sorpresa per entrambi. Dopo cena, tutti si recarono al dojo e osservarono i ragazzi fare una piccola dimostrazione delle loro abilità. L’orgoglio di Tofu e Kasumi per la prole era evidente mentre i loro bambini eseguivano i kata e si lanciavano in una sfida. Alla fine i ragazzi convinsero Ranma a unirsi a loro e tutti risero mentre Toru e Kinji lo inseguivano per il dojo prima di salire sulla schiena dello zio.

Tofu e Kasumi se ne andarono poco dopo per mettere a letto i bambini mentre Ranma e Akane rimasero un po’ più a lungo a parlare con i genitori, che furono felici di vederli andare d’accordo ed estasiati quando Ranma si offrì di accompagnare Akane a casa. Quando giunsero all’appartamento di lei, Akane ringraziò Ranma e rimase sorpresa quando lui le chiese se poteva salire.

Durante la cena, Ranma aveva deciso che era ora di mettere tutte le carte in tavola per vedere come sarebbe finita. Era stanco di convivere con il rimpianto e di avere a che fare con gli ‘e se’. E dopo il fiasco del giorno prima, non sarebbe stato responsabile delle sue azioni se fossero stati nuovamente interrotti. Dopotutto, un uomo poteva sopportare fino a un certo punto.

Non appena si sistemarono nell’appartamento di Akane, lui buttò fuori: “Sai, non ho mai smesso di pensare a te. Non quando hai lasciato la scuola, non quando ero in Cina, soprattutto non dopo New York né in tutti gli anni successivi”

Ranma fece un profondo respiro e continuò: “Ho avuto solo due rimpianti nella mia vita. Il primo è stato come ti ho trattato quando eravamo più giovani. Il secondo è che non ti ho mai detto cosa provavo per te quando ne avevo la possibilità. Sapevo di essere sempre stato un idiota, ma non ho mai saputo fino a che punto ti toccasse fino a quando non abbiamo parlato a New York. Mi dispiace. Scusa per tutto”

Akane fu toccata dalla sua onestà, Ranma era ovviamente maturato nel corso degli anni ma sapeva che aveva ancora difficoltà ad esprimere le sue emozioni. Si allungò e gli prese la mano, stringendola leggermente. “Va tutto bene. Ti avevo perdonato molto tempo fa per quello che è successo quando eravamo ragazzini, eravamo entrambi così giovani quando ci siamo conosciuti. Inoltre, non sei stato la causa di tutti i problemi. So che il mio caratterino, la mia gelosia, la mia capacità di fraintendere una situazione hanno peggiorato le cose”

Ranma la guardò negli occhi e disse: “Ho bisogno di sapere, c’è qualche possibilità per noi di avere un futuro insieme?”

Akane fu sinceramente sconvolta dalla sua domanda. Non era stupida, sapeva che c’era ancora chimica tra loro. Durante la cena era ovvio che chiamarsi l’un l’altra e la conversazione si erano evolute in prese in giro e flirt. Ma sentiva che non c’era solo quello, il flirt. Non avrebbe mai pensato che Ranma potesse perdonarla per averlo abbandonato a New York.

Akane rimase in silenzio così a lungo da indurre Ranma a giungere alla sua conclusione.

“Immagino che significhi no”

“No. Voglio dire, sì. Cioè...” Akane respirò profondamente, “Perché? Come puoi perdonarmi per quello che è successo?”

Ci volle un momento perché Ranma si rendesse conto che non si era mai dichiarato dicendole quello che provava. Nella sua mente, i suoi sentimenti per lei erano ovvi, ma non glieli aveva mai veramente espressi.

“Quando eravamo più giovani, non riflettevo mai sulle cose. Ero concentrato solo sulle arti marziali e sulla sfida successiva. Non ho mai pensato molto a tutto il casino delle fidanzate perché le cose sembravano sistemarsi da sole. Non ci ho mai pensato davvero finché non te ne sei andata. Quando ci avevi detto che saresti partita, ero così arrabbiato con te che non ho cercato di fermarti. Poi tu hai iniziato a prendere le distanze da me e non potevo né volevo essere il primo a provare a riparare le cose. Penso che una parte di me la considerasse una sfida e ho immaginato che se fossi stato il primo a cedere, avrei perso.

Dopo che te ne sei andata, ho cominciato a cambiare. Ho iniziato ad arrabbiarmi con tutti. Principalmente perché ero arrabbiato con me stesso e non avevo altri sfoghi. Ero così incazzato che non mi sono nemmeno disturbato ad accompagnarti all’aeroporto e non ti ho mai detto niente su come mi sentivo. Ho passato alcuni mesi a prendere a pugni tutti e a combattere”, alzò gli occhi al cielo: “Lo so, ho sempre combattuto, ma avevo smesso di cercare di evitarli e di trattenermi. Mi sono reso conto che stavo esagerando quando ho quasi mandato Ryoga in ospedale. Puoi immaginare con quanta forza ho dovuto colpire Ryoga per mandare, proprio lui, in ospedale?

Dopo quel combattimento, ho cominciato a evitare tutti. Partivo da solo per viaggi di formazione senza dirlo a nessuno. La mamma e Kasumi iniziavano a preoccuparsi davvero. Mio padre e il tuo cercavano di convincermi a seguirti, ma io li ignoravo. Ho passato la maggior parte del tempo a pensare a tutto quello che è successo e alla fine mi sono reso conto di quanto ti ho trattato male. Insomma, non mi prendo la colpa per tutto, ma ho capito come le mie parole e le mie azioni potevano essere interpretate.

Non ci è voluto molto tempo prima che Shan Pu e Cologne mi chiedessero di andare con loro. Ho trascorso tutto il tempo in Cina a combattere o da solo. Shan Pu diventava matta. Pensava davvero che se fossi andato al villaggio, avrebbe potuto convincermi che il mio posto era lì. Non aveva idea di quanto avesse torto. Stare lì mi ha dato la possibilità di vedere come venivano trattati gli uomini. Anche i guerrieri come Mousse avevano diritti molto limitati e venivano trattati come cittadini di seconda classe. Non ho ancora idea del perché pensasse che volessi vivere in una società del genere.

Dopo aver lasciato le amazzoni, sono andato a Jusenkyo per la mia cura”, Ranma ridacchiò prima di aggiungere, “dopo tutto il tempo e gli sforzi che abbiamo fatto per cercare una cura, è stato un viaggio piuttosto deludente. Ho trovato la guida abbastanza facilmente. Mi ha accompagnato alla fonte dell’uomo annegato, sono saltato dentro e basta. Ho avuto la sensazione di aver imparato abbastanza dalla mia maledizioni e come se le stesse sorgenti avessero deciso che finalmente mi ero guadagnato la cura.

Ho lasciato Jusenkyo e stavo tornando a casa quando ho trovato un uomo che viaggiava da solo e lo stavano aggredendo, quindi sono intervenuto. Ho scoperto che era un ricco uomo d’affari australiano in cerca di avventura. Mi ha offerto un lavoro come guarda del corpo per il resto del viaggio. Dato che non avevo altro da fare e non vedevo l’ora di tornare indietro, ho accettato. In seguito, mi ha offerto un posto a tempo pieno come guardia dle corpo. Ho viaggiato con lui in diversi paese, cercando sempre di imparare nuove tecniche man mano che andavo avanti. È così che sono finito a New York.

Poco dopo il nostro incontro, la sua amante ci ha provato con me. Pensavo che si sarebbe arrabbiato quando era entrato e l’aveva vista venire verso di me, ma si è limitato a scrollare le spalle uscendo. Ho scoperto che a lui non importava chi si facesse la sua amante, a patto che stesse ancora con lui. Allora ho mollato tutto.

In quel momento eravamo a Los Angeles. Ho trovato un lavoro come stuntman e a volte come comparsa nei film di arti marziali. Fondamentalmente era un grande gioco per me, dopo un po’ è diventato molto noioso. Iniziavo a innervosirmi e volevo viaggiare di nuovo. Una delle star sul set dell’ultimo film a cui ho lavorato ne girava un altro e mi ha offerto un incarico come guardia del corpo. Da allora ho accettato un lavoro dopo l’altro come guardia del corpo. Mi sono fatto una reputazione, non sono in pochi a volermi assumere.”

Akane rimase in silenzio durante il suo racconto, era affascinata dalla sua storia ma stupita da quanto lui parlasse. Il Ranma che ricordava non era mai silenzioso ma nemmeno loquace.

“Ho passato tutto il tempo prima e dopo New York a pensare a te e a cercare di dimenticarti. Ho provato a frequentare qualcuno e ho avuto delle relazioni, ma non avrei mai potuto amarle. Ogni volta che provavo solamente a essere intimo con qualcuno, riuscivo solo a pensare a te. Era così frustrante. Certo, c’erano alcune ragazze a cui non importava ma, nonostante tutto, non sono mai stato quel tipo di ragazzo.

Sai, in un certo senso siamo molto simili. Dopo un po’ mi è risultato più facile evitare del tutto le relazioni e le donne. Mi sentivo solo come te, ma dato come sono cresciuto, ci ero abituato.

Nessuno si è mai avvicinato a farmi sentire come mi sento quando sono vicino a te”, la guardò negli occhi e le chiese, “sai perché non mi sono mai fermato in un posto?”

Akane scosse il capo. Trovava molto difficile respirare, tantomeno parlare.

“Perché quando penso a casa, non penso a un posto. Penso a te. Ti amo e ti ho sempre amata”

Akane era sopraffatta e cercò di ricacciare indietro le lacrime che si formavano nei suoi occhi.

“Allora, pensi che possiamo ricominciare da capo?”

Akane inclinò la testa di lato, gli rivolse un sorriso smagliante e disse: “Ciao. Mi chiamo Akane. Ti va di essere amici?”

Ranma la prese tra le braccia e le sussurrò all’orecchio: “No, ma è un buon inizio”.

  
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