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Autore: Shinji    17/08/2009    7 recensioni
Un giovane che ha perso tutto, ma che guadagnerà una missione.
Una Guerra Santa alle porte, come un richiamo tessuto da un Dio oscuro.
Anni di addestramento, di crescita come di dolore.
E un canto solitario, ad accompagnare il volo di un'anima smarrita.
{AVVISO IMPORTANTE: Gli aggiornamenti saranno sospesi per quanto riguarda Dicembre e probabilmente anche Gennaio}
Genere: Generale, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ero pieno di ferite, di abrasioni e lividi

 

 


Quarto Canto ~ Andare a tempo con le Stelle

“La musica è una disciplina, e una maestra di ordine e buone maniere. Rende le persone più docili e gentili, più morali e più ragionevoli.
Martin Lutero

 

Il problema della sveglia, in verità, non si poneva.

Il boato di un… corno?... mi svegliò all’improvviso, alcune ore dopo.

 

Scattai sulla brandina, frastornato.

Non focalizzai immediatamente il dove, il come, il perché –sapevo solo che ero vivo, che avevo sonno e che un terribile suono mi aveva svegliato.

 

Poi misi a fuoco.

Voltai il capo a destra e a sinistra, e vidi che la stanza era piena di ragazzi; alcuni potevano avere la mia età, altri erano decisamente più grandi. Tutti con la stessa tunica nera, tutti con una o più ferite: erano gli altri allievi.

 

La loro velocità nel vestirsi e nel prepararsi mi colpì: dovevano esserci abituati, e immaginai che un ritardo non fosse particolarmente apprezzato in un luogo del genere.

 

Sentii molti sguardi su di me. Alcuni incuriositi o pietosi, alcuni freddi, altri ancora indifferenti: evidentemente per qualcuno ero un qualcosa di insignificante, per altri potevo sembrare un potenziale rivale per una Surplice, e vi erano anche coloro che semplicemente in me vedevano un altro ragazzino capitato qui come loro.

 

Ricordo che in pochi, comunque sia, mi rivolsero la parola -più che altro, quelli appartenenti all’ultima categoria- facendomi le classiche domande di circostanza: come ti chiami, da dove provieni, quanti anni hai…

 

Scoprii di essere il più giovane, tra loro. E soprattutto scoprii che, se alla domanda “chi ti ha reclutato?” rispondi “Rhadamanthys della Viverna”, tutti tenderanno a non crederti.

 

Non cercai di convincerli più di tanto: d’altronde, cosa potevo farci? Avevo capito che il Master era una figura importante nel Regno dei Morti –Meikai era uno dei tanti nomi che gli davano- ma immaginavo avesse portato anche altri ragazzi, prima di me. Non ero poi così speciale…

 

Comunque, non ebbi molto tempo per riflettere. Venni letteralmente trascinato via dal gruppo dei ragazzi senza avere neanche il tempo di mangiare – fortunatamente avevo già la tunica addosso!

 

Ci ritrovammo all’esterno della MalaBolgia, dove ci aspettavano tre uomini: uno l’avevo già visto, era Valentine di Harpy. Poi alla sua sinistra vi era un giovane alto, dai lineamenti delicati ma dal cipiglio severo, con lunghi capelli argentati. Subito dopo, un ragazzo dalla corporatura sottile, ma nondimeno…inquietante. La cosa che più mi colpì furono le enormi ali variopinte da farfalla di cui era dotato.

 

Avevano indosso una Surplice, tutti e tre.

 

Fu il giovane uomo al centro ad avanzare, e ad esordire:

 

-Bene, incominciamo. Dividetevi secondo la solita disposizione, avanti: gli allievi già reclutati vadano dai propri maestri, tutti gli altri con me.-

 

Io, in riga con tutti gli altri, non capivo assolutamente niente. Chiesi spiegazioni ad un ragazzo di fianco a me, che prima si era mostrato disponibile.

 

Infatti mi rispose:

 

-Tutti gli aspiranti Spectre si dividono in tre gruppi, uno per ognuno dei tre Tenenti Generali, i vice dei tre Giudici Infernali: sono Valentine di Harpy (quello con i capelli rosa), Rune di Balrog (quello che ha appena parlato) e Myu di Papillon (il ragazzo con le ali da farfalla). Tendenzialmente vengono addestrati in gruppo, sotto la guida o loro o dei Maggiori Generali, ovvero i vice dei vice. Mi segui?-

 

Annuii.

 

-Alcuni –pochissimi in verità- hanno già concluso l’addestramento, e possono addestrare a loro volta altri ragazzi più promettenti di altri. Coloro che hanno già finito l’addestramento sono riconoscibili dalla mantella viola.-

 

Annuii nuovamente: dunque era così… l’organizzazione era impeccabile, e pareva molto ferrea, riguardo la distinzione in classi. Lo tenetti a mente.

 

-Ti ringrazio, sei stato molto gentile. Io sono Dylan.-

 

Il giovane uomo sorrise, scoprendo dei denti incredibilmente candidi; aveva i capelli neri e la carnagione scura: doveva essere arabo.

 

-Io sono Hajidah. Molto piacere.-

 

 

Poi fummo interrotti da un vociare agitato; mi voltai, e vidi che Lord Rhadamanthys stava giungendo alla MalaBolgia.

I tre Spectre si inchinarono leggermente, in forma di rispetto, mentre i ragazzi, in fila, smisero immediatamente di fiatare, come se avessero rubato loro ogni suono. 

 

L’imponente uomo fece un cenno ai tre diretti subordinati, poi fece scorrere rapidamente lo sguardo sulla lunga schiera di ragazzi, l’espressione indecifrabile.

 

Poi, ricominciò ad avvicinarsi, e tutti trattennero il respiro.

 

Si fermò ad alcuni passi da me: mi fissò e disse:

 

-Andiamo.-

 

E nient’altro.

 

 

Centoventi sguardi si puntarono su di me. Centoventi sguardi sconvolti. O rabbiosi, direi.

 

Non fu una bella situazione, per niente; ma mi limitai ad annuire e a seguire il mio Master.

 

Avanzammo per qualche tempo, addentrandoci nel Meikai: avevo ancora l’istinto di non osservare lo spazio intorno a me –troppo tetro ed alieno, ancora, per poter essere sopportato: mi limitavo ad ancorare lo sguardo sull’uomo davanti a me.

 

Ad un certo punto si fermò, voltandosi verso di me; mi scrutò per un attimo, come per valutarmi, e poi parlò:

 

-Oggi inizia il tuo addestramento. Sai già cosa voglio da te, Dylan. Inizieremo valutando il tuo livello di base.-

 

Annuii silenziosamente. Cosa avrei dovuto fare?

 

-Colpiscimi.-

 

-…What?-

 

Non era possibile, era assolutamente fuori discussione! Come avrei mai potuto colpirlo? Mi avrebbe ucciso senza neanche sbuffare per lo sforzo!

Il Master mi scoccò uno sguardo perentorio, il volto ancora inespressivo.

 

-Colpiscimi, ti dico.-

 

Io esitavo: non avevo mai colpito nessuno in vita mia, né ci tenevo particolarmente a farlo.

 

-Ma…Master, non ho mai colpito nessuno e non saprei neanche come farlo…-

 

Il Giudice mi guardò con sufficienza, come si guarda un bambino che ha appena detto una cosa molto stupida. Emise un leggero sospiro e poi rispose:

 

-Se così non fosse, non avresti bisogno di un addestramento, Dylan. Colpiscimi.-

 

Aveva il tono di chi non si sarebbe ripetuto ulteriormente: così raccolsi tutto il coraggio che possedevo, strinsi il pugno e lo colpii in pieno volto.

 

…almeno, ci provai. Dato che il pugno era giunto a destinazione, ma Lord Rhadamanthys non si era mosso di un millimetro, la pelle non si era minimamente spostata, come se fosse stato toccato da una farfalla.

Diamine, se ci rimasi male.

 

Il Master, d’altro canto, sembrava divertito. A modo suo. Calmissimo e gelido, commentò l’accaduto:

 

-Mh. Hai avuto coraggio… Sai cosa accade ad un sottoposto che tenta una cosa simile?-


ma se me l’avevi chiesto tu! fu il mio plausibilissimo pensiero.
Il terrorismo psicologico di Lord Rhadamanthys mi avrebbe messo in crisi dal primo giorno di addestramento fino all’ultimo; se i proprietari dei centoventi sguardi avessero saputo cosa voleva dire allenarsi con un Giudice Infernale probabilmente non mi avrebbero invidiato così tanto.

 

-C-chiedo perdono!-

 

E mi inchinai rapidamente, teso come una corda di violino: mi aspettavo che come minimo mi avrebbe strappato un braccio.

L’uomo in nero, invece, mi fece alzare la testa, e mi trapassò col suo sguardo lampeggiante:

 

-Non ti scusare. Mai. Con nessuno. Quando uno Spectre, o aspirante tale, arriva a fare qualcosa in nome del Sommo Hades, significa che il gesto è fatto pensando al fine ultimo, ciò che egli rappresenta. Quindi, se agisci nella sua ombra, non devi scusarti di alcunché.-

 

Rimasi spiazzato. Completamente.

Come ci crede, pensai.
Come si fa a credere così profondamente in qualcosa, a dedicarsi ad esso dal tuo primo pensiero alla tua ultima molecola? Come? Solo per qualcosa di grande, di enorme si può credere così; solo per qualcosa di bellissimo ed immane.
Fu quello che imparai nel mio primo giorno di addestramento: il potere della fede smuove le montagne, essicca i mari, dilania i cieli. Il potere della fede giustifica ogni cosa.

Non esiste niente di più grande della fede.

 

-Ho capito, Master.-

 

E lui sapeva, che avevo capito davvero; un Giudice sa sempre leggerti dentro, soprattutto se sei un fanciullo dall’animo scoperto.

 

-Right. E ricorda: la gerarchia tra le nostre file deve sempre essere rispettata. Essa è inviolabile, quindi dovrai sempre avere un comportamento impeccabile davanti ai Generali, ai Tenenti e ai Maggiori. Ora, ricominciamo.-

 

E allargò le braccia, come se stesse aspettando un abbraccio; dedussi che il suo fine era ben altro.

 

Raccogliendo di nuovo il coraggio, e chiedendo aiuto allo spirito di mio padre, mi scagliai contro il Master, con il massimo slancio che un ragazzino di quattordici anni non allenato poteva avere.

 

Non arrivai neanche a toccarlo, questa volta; Lord Rhadamanthys mi prese al volo, e mi strinse a sé facendo aderire la mia schiena al suo petto: mi stava stritolando.

 

-Dylan, mi sembri agitato.-

 

dannato humour inglese. 

 

Il suo braccio sinistro mi stringeva incredibilmente, non riuscivo neanche a respirare. Rantolavo, in cerca di aria, agitandomi nella morsa del Master, totalmente incapace di liberarmi.

 

-Mantieni la calma e…guarda.-

 

E in quel momento lo fece. Fece divampare il suo Cosmo, facendolo scorrere dentro di me.

Lo sentivo sulla pelle, nella carne, nello spirito, nel cuore. Era tutto intorno a me, era enorme e spaventoso.

Conosciuto, in qualche modo. Sembrava quella cosa che avevo sentito dentro di me appena il giorno prima, eppure era tremendamente più forte.

 

-Greatest Caution!-

 

 

E tutto intorno a me il mondo parve implodere, concentrarsi, e poi esplodere in un tripudio di luci oscure: io e il Master eravamo come dentro l’occhio di un ciclone annichilente. L’universo intero sembrava distruggersi, come un universo nel quale un ingranaggio salta, facendone crollare l’immensa struttura. Tremavo, incapace di controllare lo shock fisico e psichico che quella sensazione mi procurava. Qualcosa dentro di me gridava, non si sa se per gioia o per terrore.

 

Poi tutto si calmò. A poco a poco, quel grido si spense, l’energia smise di fluire, la terra smise di tremare e distruggersi.

 

La presa del braccio di Lord Rhadamanthys si allentò fino a che non caddi su un ginocchio, incapace di reggermi in piedi.

 

-…what was that?-

 

Sentii la voce del Master rispondermi, alle mie spalle:

 

-Greatest Caution. La tecnica dello Spectre della Viverna. Era il potere del mio Cosmo, quello che ti ha attraversato e hai visto all'opera.-

 

Tentai di riprendere il respiro, lo sguardo puntato sulla devastazione intorno a me.

 

-Cosmo?-

 

Lo percepii muoversi e compiere dei passi regolari fino a giungere davanti a me. Non mi guardava: il suo sguardo era dritto e fiero, come se stesse osservando un ideale incarnato, nascosto tra le ombre del Regno dei Morti.

 

-Sì. È la scintilla di potere che ci deriva dalle stelle. E come una stella brucia, il Cosmo ci eleva in forza, potenza e resistenza. Avvicinandoci al divino e rendendoci degni guerrieri del Sommo Hades. È come l'esplosione nucleare che genera la luce della stella.-

 

Mi alzai in piedi, posandomi una mano sul petto, dove sapevo che quella cosa si annidava. Una nuova consapevolezza mi colpì.

Allora… era quello. Quello, che aveva generato tutto...

 

-Anche tu lo possiedi. Lo sai, vero? Lo hai sentito. Sei in grado di richiamarlo?-

 

Posai lo sguardo su di lui, brevemente, per poi riposarlo sul mio pugno, ancora stretto al petto.

 

-Non intenzionalmente. Non volevo farlo ma…l’ho fatto. E…-

 

Un moto di nostalgia ovattata mi fece vacillare; mandai giù un boccone amaro, dal sapore del sangue, poi continuai:

 

-Non lo controllavo. Ho sentito che usciva, ma non potevo fare niente. Non so cosa sia successo. Non lo so.-

 

Finii in un sussurro, senza poter andare oltre; ma il Master era impietoso, e mi spronò a continuare.

 

-E dunque?-

 

Strinsi di più la mano alla stoffa grezza della tunica, senza fiatare. Non potevo. Non potevo ricordare, non dovevo.

Ma Lord Rhadamanthys non avrebbe ceduto, mi avrebbe spronato fino a farmi dire ogni cosa, sebbene sono convinto sapesse già tutto.

 

-Dylan.-

 

E io crollai nuovamente.

 

-...non lo so, non lo so, so solo che ero lì, e tutti erano lì, tutto era normale...tutto era normale e poi l'ho sentita. Era lì, era forte ed era tremenda. Non è qualcosa di mio, non mi appartiene, non è possibile che sia mia!-

 

Presi fiato disperatamente, continuando il mio patetico discorso:

 

- È uscita, e non so cosa abbia fatto, non so neanche se abbia fatto qualcosa. Io so solo che...-

Fumo. Fiamme.
Uomini e donne a terra.
Ragazzi.
Una bambina.

Fumo. E fiamme.

-…che c'erano fiamme dappertutto.-

E tremavo ancora, come il bambino che ero. Tremavo, e ripetevo una frase.

 

-Non ero io, non ero io, non ero io…-

 

-Eri tu.-

 

Due parole. Una condanna.

Lapidario, il mio Maestro continuò.

 

-Le fiamme preannunciavano il tuo risveglio.-

 

No.

 

Scossi la testa, incapace di accettarlo; ancora oggi il dubbio mi assale, non posso credere di essere stato io. Ma il dubbio rimane.

E brucia.

Come fiamme.

 

-No, io non sono così. Io sono… sono un essere umano!-

 

Non so perché pronunciai quella frase. Dovevo rigettare quello che ero, quello che accadeva, per sopravvivere. Ma il Master mi diede una stabilità meno effimera.

Egli mi disse, semplicemente:

 

-Lo sei. Anche io lo sono. Lo siamo tutti, Dylan.-

 

Lo guardai, occhio dorato in occhi dorati.

 

-Non siamo altro che uomini che combattono per qualcosa. Come ogni uomo fa.-

 

Ricordo ogni cosa che il Master mi ha detto, lo ripeto.

Ma quelle parole, quelle parole mi rimasero impresse come poche altre.

 

L’allenamento continuò ancora per ore. Lord Rhadamanthys non mi fece più combattere, ma mi sottopose a duri esercizi fisici, mi insegnò le basi dello scontro corpo a corpo, mi fece colpire pietre scure, dura come diamanti, fino a farmi sanguinare le nocche.

Non so quanto durò esattamente quella giornata –come quelle seguenti: il tempo nel Meikai è un concetto relativo.

 

So solo che ad un certo punto l’allenamento si concluse, e il Master mi congedò.

 

Ero pieno di ferite, di abrasioni e lividi. Mi reggevo a fatica sulle gambe, avevo assoluto bisogno di riposo.

 

Decisi di allontanarmi da quel luogo, per trovare un angolo di pace dove potermi medicare.

Fu così che mi ritrovai nel campo di fiori.

 

__________________________________________________________________

Uno yay per lo humour inglese. *O*/
…sì, beh, ok. Scusatemi, è che fangirlo il vivernone in una maniera imbarazzante.
Si inizia a delineare la struttura del Meikai: il principio di base è molto semplice, in realtà. Se tra 88 Saints ce ne sono dodici che ufficialmente hanno capacità di comando su tutti gli altri, per 108 Spectre averne sei mi pare il minimo. La scelta dei Tenenti e dei Maggiori è stata quasi obbligata: considerato il numero esiguo di Spectre che il Kuru ci ha mostrato, ho dovuto semplicemente sceglierne i più valenti. Che Rune sia il diretto sottoposto di Minos è più che ovvio, e lo stesso discorso vale per Valentine e Rhadamanthys. Per altri l’associazione è stata di tipo differente, ma tutto sommato spero di aver fatto delle scelte coerenti.

Vi ringrazio ancora infinitamente per i commenti! Non siate timidi, suvvia! Dico a voi, che leggete senza commentare! Io sono una piccola caramellino rosa dolce ed indifesa, non vi mangio! *O*

Tsukuyomi: Eh. La musica di Orpheo è un po’ dura da digerire. Non so se hai ben presente lo Stringer Nocturne com’è. Sono tre note pizzicate in loop fino al coma farmacologico. *rolls* Sono contento che la MalaBolgia ti abbia colpito. Mai quanto Dylan. Che in questo capitolo viene *colpito* e basta, ma tant’è. *si schiaffeggia per la battuta pessima* al prossimo capitolo! :* :* :*

Fata: “Come se appartenesse a quel luogo ma ne avesse perso memoria.” Ecco, hai colto il punto, infatti. Tutto verrà spiegato più avanti, ma il fatto che tu, senza alcuna base riguardo Saint Seiya, abbia colto tutto questo, mi riempie di gioia. çOç Sì, forse è il caso che Dee rimanga lontano da questa cosa. *rolls* ma sarebbe bello fare incontrare i due omonimi un giorno. Che altro dire? Grazie mille tesoro!

stantuffo: Non temere, l’avevo messo in conto. È la prima cosa che si pensa, è normale; proprio per questo ho detto che il mio sarebbe stato un progetto ambizioso, non solo per l’opera di ricostruzione, ma anche per dimostrare che si possono creare pg originali (perché non ci sarà solo Dylan, ne arriveranno degli altri) senza farli diventare Mary Sue/Gary Stu. Sono contento di averti convinto ^_- un bacione! :*

LeFleurDuMal: …Scorpio. Piantala con questa storia di Zellos, fattene una ragione, per la gloriosa Gea. Comunque sia, il player ti ringrazia. In questo momento sta rotolando per le *mie* stanze gongolando e arrossendo. Una visione abbastanza pietosa, in effetti. E ti ringrazio anche io, per apprezzare il fascino degli Spectre. u_ù

shiinait: Guarda, per fare questa fic mi sto rileggendo l’Inferno a pezzi. I riferimenti ci saranno sempre XD Sì, Dylan fa tenerezza alla fine. È uno spuccino quattordicenne, in fondo. E si sta comportando, tutto sommato, come si comporterebbe un quattordicenne normale inserito in questo contesto fuori da ogni logica. Pandora è possibile che appaia, sicuramente. È la Sacerdotessa, cavolo, almeno un’apparizione la dovrà pur fare! Guarda, io non conosco la Pandora a cui tu ti riferisci, ma sappi che la “mia” fa paura. *C*;  grazie infinite per il commento, carissima! Alla prossima! 


 

   
 
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