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Autore: Seeph    22/08/2020    1 recensioni
Quando Jimin perse Taehyung, il suo migliore amico, con lui perse anche se stesso.
{ yoonmin } || spin-off legato alla fan fiction Remains ||
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Park Jimin
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Remains'
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Who's gonna bring it back to life?





Il funerale si tenne il giorno dopo nel primo pomeriggio e Yoongi rimase al fianco di Jimin, sempre. Non lo abbandonò nemmeno quando, in un momento poco lucido, fu lui stesso a chiedergli di farlo. Il maggiore aveva paura che se l’avesse fatto, oltre a Taehyung, avrebbe perso anche lui. E di ciò ne era terrorizzato.
Jimin, Yoongi e i loro amici rincontrarono alcuni compagni di scuola che durante il periodo del liceo, delle medie e persino delle elementari avevano conosciuto Taehyung. Sapevano quanto il loro amico fosse estroverso e gli piacesse fare amicizia, perciò non si stupirono di quanti volti scorsero quel pomeriggio, anche persone che non avevano mai incontrato ma che, evidentemente, avevano in qualche modo conosciuto Taehyung.
Erano anni che Jimin non metteva più piede in un cimitero. Nonostante avesse qualcuno da andare a trovare, aveva sempre preferito evitare di andarci. Tanto i morti erano morti, appunto, da lì non si sarebbe di certo mosso nessuno. Non immaginava minimamente però che sarebbe stato costretto a ritornarci per veder seppellire il suo migliore amico a soli diciannove anni.
La signora Kim chiese che il discorso venisse fatto da uno degli amici più cari di suo figlio e Namjoon si fece avanti, armandosi di tutto il coraggio concessogli. Parlò anche a nome dei suoi amici e nonostante gli occhi colmi di lacrime, la sua voce non divenne mai insicura.
“Tanto un giorno, presto o tardi, ci rincontreremo tutti da qualche parte. Aspetteremo fino ad allora, aspettaci anche tu.”
Namjoon concluse il suo discorso volgendo il proprio sguardo al cielo e Jimin dovette coprirsi il volto con le mani per soffocare i singhiozzi.
Il momento più duro fu quando Jimin vide la sua bara essere calata tre metri sottoterra e venire pian piano ricoperta. La consapevolezza di averlo perso per sempre lo colpì. Fu come ricevere una coltellata nel centro del petto. Il respiro si fece più affannoso e per qualche secondo la sua vista si oscurò completamente. L’unica cosa che riuscì a non farlo crollare definitivamente fu la mano di Yoongi stretta saldamente nella sua e la consapevolezza di avere tutti i suoi amici attorno a lui.
Seokjin, che era in piedi dietro di lui, dopo avergli posato una mano sulla spalla, si sporse verso il suo orecchio e sussurrò: “Ora sei tu il maknae del gruppo. Rendigli onore.”
Jimin annuì senza preoccuparsi più di trattenere le lacrime. L’avrebbe fatto, ad ogni costo.


Una volta terminato il rito funebre, la folla si diradò fino a svuotare il luogo. Prima di cominciare ad avviarsi verso l’uscita, Jimin, poco lontano dal luogo in cui era stato seppellito Taehyung, scorse su una delle tante lapidi attorno a lui una foto raffigurante un ragazzino sorridente. 1 settembre 1997 era l’anno di nascita, l’epitaffio riportava il nome di Jeon Jungkook. Jimin osservò avvilito il viso raggiante di quel ragazzo poco più piccolo di lui, chiedendosi come si potesse morire così giovani, ancora nel fiore degli anni e con un’intera vita da vivere.


Jimin e Yoongi, dopo aver salutato tristemente gli altri ed essersi fatti coraggio a vicenda, ritornarono a casa del maggiore. Varcarono silenziosamente l’ingresso avvolto nella penombra, si sfilarono le scarpe abbandonandole in un angolo e dopo ciò rimasero immobili.
Yoongi, a differenza di Jimin, non pianse mai. Non lo fece quando vide il corpo senza vita di uno dei suoi migliori amici, non lo fece quando seppe della sua tragica scomparsa e nemmeno quando vide scomparire la sua bara sotto metri e metri di terra. Quel giorno però pianse, e fu proprio un Jimin ormai svuotato e senza nemmeno più lacrime da versare ad abbracciarlo e provare a trasmettergli un po’ di conforto.
Durante le lunghe ore che avevano preceduto quel momento era stato Yoongi ad essere la sua roccia e Jimin, in un ultimo disperato tentativo di non soccombere al dolore, si era aggrappato a lui con tutte le sue forze. Ora toccava a Jimin far sì che Yoongi potesse aggrapparsi a lui.
Non sapeva per quanto ancora avrebbe retto prima di ritornare al suo precedente stato. Le lacrime erano ancora lì, più che pronte a ripercorrere le sue guance già arrossate, aspettando solo un nuovo pretesto per ricominciare a solcarle incontrollatamente.
Jimin circondò il viso di Yoongi con le sue mani, gli lasciò un delicato bacio sulle labbra bagnate di lacrime e poi lo lasciò da solo, avviandosi verso la camera da letto.


Dopo che Taehyung morì, per un po’ Jimin perse il contatto con la realtà. Tutto intorno a lui cominciò ad apparire meno interessante e non si stupì di come risultassero sbiaditi i colori attorno a lui. Sembrava che lui stesso stesse pian piano svanendo nei ricordi del suo migliore amico. E a Jimin non importava di se stesso, quando proprio una metà di lui non c’era più. Non passava giorno che non pensasse a Taehyung, e notte che non si ritrovasse a piangere.
Jimin si chiese più volte se si potesse morire per il troppo dolore. Quel dolore che gli mozzava il respiro in gola e lo faceva urlare mentre dormiva nel cuore della notte. A volte pregò affinché succedesse.
Aveva perso il suo migliore amico e non poteva accettarlo. Era come un fratello per lui, sangue del suo sangue sebbene nessuna parentela li legasse. Ma era il sentimento a legarli, un sentimento così grande da valicare qualsiasi cosa.
Più volte, nell’arco degli anni, era stato chiesto a Jimin e Taehyung se ci fosse del tenero fra loro. I due giovani avevano riso ogni volta, lasciando basiti i propri interlocutori, perché no, loro non erano innamorati l’uno dell’altro. Erano semplicemente amici. Migliori amici. Sul serio non c’era mai stato nulla tra loro di vagamente riconducibile a un sentimento diverso dal profondo amore fraterno. Nessuno aveva mai cercato di approcciarsi all’altro in modo diverso da com’erano soliti fare.
Spesso si erano ritrovati a prendersi per mano o abbracciarsi. Taehyung aveva un debole per le guanciotte di Jimin e gli lasciava un bacio ogni volta che ne aveva occasione, e Jimin adorava infinitamente quelle dimostrazioni d’affetto.
Erano questi i gesti che portavano gli estranei per strada a giudicarli e i loro amici ad uscirsene con quel quesito di tanto in tanto.


Trascorsero i giorni, le settimane, i mesi, e Jimin non riusciva ancora a capire. Più ci pensava, più si arrabbiava. Perché Taehyung non gli aveva detto nulla? Perché aveva fatto quel che aveva fatto? S’infuriava con se stesso, con i suoi amici e anche con il suo migliore amico ormai defunto.
La tanto agognata risposta però giunse finalmente quattro mesi dopo la sua scomparsa.
Quel giorno, dopo aver avuto il consenso della madre di Taehyung, si ritrovò a vagare per la sua stanza e curiosare tra le sue cose che, non essendo più state toccate da quel giorno, ritrovò lievemente impolverate.
Jimin camminò a lungo in quella stanza con le pareti tinteggiate d’un azzurro tenue, sedendosi sul letto e stringendo a sé il cuscino, passando in rassegna ogni felpa nell’armadio, sfogliando i libri sulle mensole.
Fu proprio lì, tra le pagine di uno di quei libri -il preferito di Taehyung- che il ragazzo trovò una lettera ripiegata indirizzata a lui. La lesse e quando, in seguito, la madre di Taehyung gli affidò le ultime pagine di diario di suo figlio, Jimin finalmente capì.





Passeggiavano sulla spiaggia mentre il sole sorgeva, e Jimin stringeva la mano di Yoongi nella sua, sorridendo e beandosi del lieve tepore emanato dai primi raggi solari.
Era passato più di un anno dalla morte di Taehyung e finalmente sentiva di star cominciando a lasciarlo andare. Era stato male per così tanto tempo... Si era dato colpe che il suo migliore amico non gli aveva mai attribuito e questo l’aveva portato ad allontanare tutti e lasciarsi pian piano morire. Ma dopo tanto tempo aveva finalmente compreso che non era stata una sua mancanza di attenzione se Taehyung non c’era più, era stato lui a volerlo e Jimin aveva imparato ad accettarlo.
Il ragazzo riportò alla memoria le ultime parole di Taehyung nella lettera indirizzata a lui e allora sorrise tra sé. Avrebbe esaudito il suo desiderio, non importava cosa sarebbe successo dopo allora, avrebbe vissuto senza rimpianti e il suo migliore amico sarebbe comunque rimasto sempre con lui, ad occupare un angolo del suo cuore.
Jiminie, vivi felicemente insieme a lui e a tutti gli altri, sorridendo e divertendovi come avete sempre fatto quando c’ero anche io.”
Yoongi richiamò la sua attenzione e Jimin distolse lo sguardo dallo spettacolo all’orizzonte per rivolgerlo ad uno spettacolo ancor più meraviglioso: il ragazzo al suo fianco.
“Forse adesso anche lui è felice con Jungkook da qualche parte, come io e te lo siamo qui” gli disse.
Jimin sospirò. “Credi davvero che esista ancora?”
Il maggiore annuì prima di regalargli un bacio a fior di labbra. Le guance di Jimin s’imporporarono appena, ma ricambiò subito il gesto per poi ritornare a guardarlo negli occhi.
“Ne sono convinto” rispose il maggiore. Jimin posò la testa sulla sua spalla e gli accarezzò il dorso della mano con il pollice. “Ci sono tante cose che ancora non conosciamo, Jimin.”
Il ragazzo annuì alle parole del suo amato lasciando poi cadere la conversazione. Rimasero perciò in silenzio per i minuti successivi ad osservare il sole sorgere e tingere il cielo delle sue sfumature calde, avvolti in quell’atmosfera surreale, in quel momento solo ed unicamente loro.


E Jimin, dopo aver brancolato nel buio per tanto tempo rifugiandosi nella notte, finalmente un giorno rivide l’alba. Riscoprì la vita negli occhi di Yoongi e, in quel giorno di metà luglio, il radioso sorriso di Taehyung in quell’alba così stupenda.

Perché non importa quanto tempo passerà,
Jimin ricorderà sempre Taehyung,
vivrà anche per lui, proprio come gli ha promesso,
ma nonostante ciò attenderà con trepidazione il momento
in cui potrà finalmente riabbracciarlo.
 


Buona notte, Jiminie. Ti voglio bene.”
Buona notte, Taehyung-ah. Anche io ti voglio bene, tanto.”

 
   
 
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