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Autore: Dama delle Comete    23/08/2020    1 recensioni
"Tu temi di deludere tuo padre e gli altri, vero?"
Non suonò come una domanda vera e propria. Hiccup annuì di controvoglia senza aggiungere nulla. Da due anni era sopraffatto dalle aspettative altrui.
"Andiamo, non è detto che venga scelto tu! Il calice non guarda mica chi ha compiuto più imprese degli altri, è tutto casuale!" lo consolò Astrid.
"È proprio della casualità che non mi fido."

Un tentativo di riportare il Torneo Tremaghi in auge, tra vecchi amici, nuove conoscenze e difficoltà. Ma qualcuno trama per sabotare la gara.
Genere: Fantasy, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Parte 15: Basta segreti, ok?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Non possono discutere da un’altra parte? Ci faranno cacciare tutti quanti.”

Hiccup si svegliò lentamente, tutto intontito, ma non aprì subito gli occhi.

Era disteso su un letto, in una stanza che odorava di medicine e lenzuola pulite di fresco. Si sentiva indolenzito, come se avesse corso per  un giorno intero, e aveva la testa pesante.

Sollevò appena le palpebre pesanti e vide Astrid, seduta sul bordo del letto, che gli dava le spalle e guardava verso il fondo della sala. Lì vicino, anche Jack e Merida erano girati in direzione del gruppetto di persone che era assiepato intorno a uno dei letti più lontani, e stavano ascoltando la conversazione.

“...Non l'avete ancora interrogata?” disse una voce maschile sconosciuta con tono d’urgenza.

“Certo che no, è svenuta da stamattina” rispose stizzita Madama DunBroch.

“Unica cosa che sappiamo è che non è visitatore di volta scorsa” aggiunse Nord, per una volta serio. Ci fu un fruscio di vestiti e coperte che si muovevano, poi dei passi incerti. 

Hiccup pensò a quanta stanchezza aveva in corpo e chiuse di nuovo gli occhi, pensando di riposare solo per un momento, ma perse la cognizione del tempo, e si addormentò.

 

 

 


 

 


Merida osservò con fastidio Nord e il capo dell’Ufficio Auror uscire con lentezza dall’infermeria. Erano rimasti a parlare per un secolo, ma finalmente si erano dati una mossa ad andarsene.

Con suo profondo orrore, tuttavia, sua madre non li seguì, ma si avvicinò al letto di Rapunzel, che era accanto a quello di Hiccup, dove erano loro. 

“Grazie ancora, signora” disse grata la ragazza dalla pila di cuscini che stava usando per stare seduta comodamente. Si era categoricamente rifiutata di starsene sdraiata a riposare, e faceva da sentinella al letto del giovane mago, controllando chi veniva a fargli visita. Sul comodino aveva posato la sua bacchetta, che Nord aveva tolto a Gothel quando li aveva salvati. Eugene era stato lì fino a qualche momento prima, come si poteva evincere dal libro su cui poggiava la bacchetta. 

“Di nulla, cara” rispose Elinor amabile, e guardò Merida farsi piccola piccola dietro a Jack. Lei sapeva che sarebbe arrivato il momento della sgridata: aveva bigiato scuola per andare a Hogsmeade, introdursi nella Stamberga Strillante di nascosto e affrontare i rapitori senza aver prima chiamato gli adulti. Era in guai seri.

Sua madre si rivolse ai ragazzi. “Come vi sentite?”

“Benissimo, Madama DunBroch” affermò Jack, spostandosi da dov’era e lasciando Merida allo scoperto. Quest’ultima gli afferrò il braccio e tirò il ragazzo al suo posto per nascondersi.

“Mi fa piacere. Il giovane Haddock si è svegliato, per caso?” chiese Elinor, ignorando il movimento sospetto.

“No, ma l’infermiera ha detto che tra un’ora o due dovrebbe. Lo Schiantesimo lo ha messo fuori gioco per mezza giornata” disse Jack, avviandosi verso l’uscita. “Andiamo, Astrid? Credo che tra poco passeranno gli altri di Durmstrang e se restiamo qui supereremo il massimo dei visitatori permessi.”

Astrid gettò un’occhiata preoccupata verso il viso addormentato di Hiccup, ma si alzò comunque. 

Merida guardò Jack con l’espressione più minacciosa che poté. Sapeva benissimo cosa stava facendo, aveva visto quel sorrisetto un milione di volte: voleva lasciarla sola con sua madre, gettandola in pasto al leone, o meglio, all’orso. 

Lui fece di no con la testa, sempre sorridendo furbo, e si dileguò con Astrid. Merida avrebbe fatto i conti con lui più tardi. 

“Forza, allora. Arrabbiati pure” disse alla madre, che alzò le sopracciglia sorpresa.

“Veramente volevo scusarmi.”

Stavolta fu il turno di Merida di sbalordirsi. Non le aveva mai chiesto scusa, mai. “Uh, per cosa?”

“Ho commesso molti errori con te, tesoro” sospirò Elinor. “Il peggiore è forse stato cercare di importi il futuro che io avrei voluto per te.”

“Volevi solo che fossi al sicuro, l’hai detto tu” balbettò Merida, disorientata dalla situazione imprevista. Rapunzel tirò la tenda vicina al suo letto con discrezione, lasciandole più o meno sole. 

"Non mi ero resa conto che la tua prospettiva è completamente diversa dalla mia. Sono stata un'ipocrita, costringendoti a comportarti come avrei fatto io. Avevo paura che potessi pentirti delle tue scelte, Merida" disse sua madre abbassando lo sguardo. 

"Be', anch'io ti ho ferita, al ballo" mormorò l'altra. "E sono stata testarda." 

"Non preoccuparti, avevi ragione ad arrabbiarti." 

"Quindi… non ti importa se non lavorerò al Ministero o non mi sposerò subito con un Purosangue?" esitò Merida. Era troppo bello per essere vero. 

Elinor scosse la testa e strinse le mani alle sue. "Sarai solo tu a decidere. Certo, mi rincuorerebbe se non scegliessi un futuro pericoloso, come immagino che farai, ma non mi opporrò." 

Merida non resisté, e si slanciò ad abbracciarla. "Grazie, mamma, grazie grazie grazie!" 

Lei rise, e la baciò su entrambe le guance. 

Merida sciolse la presa, ricordandosi di un dettaglio. "Che fine hanno fatto Gothel e i fratelli Stabbington?" 

"Il capo degli Auror li ha arrestati, saranno processati tra qualche giorno, immagino, e…" disse Elinor, ma venne interrotta dalla figlia. 

"Aspetta, e Black?" 

"È scomparso mentre stavamo cercando voi. Quando il professor Bunnymund ci ha detto di avervi visti uscire dalla scuola era nel suo ufficio, so solo questo" spiegò Elinor. 

"Un'altra cosa" disse Merida alzando un dito. "Scusa, ma questa storia dell'orso me la devi spiegare. Da quando sei un Animagus?" 

Lei si appoggiò una mano sul viso, imbarazzata. "È uno sfizio che mi tolsi da giovane. I tuoi nonni disapprovavano, ovviamente, ma tuo padre lo trova magnifico. Mi è stato particolarmente utile quando eri piccola; un altro Animagus ci aveva aggrediti, e sono riuscita a difenderci tutti." 

"Che forte!" esclamò Merida. "Chi era?" 

"Si chiamava Mor'du" rispose l'altra con disappunto. "Un mago purista del sangue, è morto ad Azkaban molti anni fa." 

"Gli altri non ci crederanno mai, quando lo racconterò" disse Merida allegramente. Sua madre alzò gli occhi al cielo. 

"Adesso devo andare a parlare con il professor Nord. Questo pasticcio non ci voleva, spero che non faccia annullare il Torneo" borbottò, e lasciò Merida in infermeria con Rapunzel. Hiccup era ancora incosciente. 

"Che bello che avete fatto pace, sono felice per te" disse la bionda scostando le tende. Merida annuì pensierosa.

Qualcosa in quella storia non quadrava, e la donna misteriosa svenuta sul letto in fondo all'infermeria era solo una delle tante stranezze. 

 

 

 


 

 


Nelle settimane a seguire, le cose tornarono più o meno normali. 

Il Torneo Tremaghi non venne fermato, per la gioia degli studenti, ma uno dei giudici dovette essere sostituito. A rimpiazzare Gothel ci avrebbe pensato il capo dell'Ufficio Auror, un uomo intransigente dai folti baffi che rimase a Hogwarts per qualche giorno, e se ne andò dopo aver fatto molte domande a Rapunzel. 

Nessuno a parte loro cinque sapeva esattamente cosa fosse successo alla Stamberga Strillante, perciò le voci che circolavano su come la ragazza avesse fatto a tornare a scuola senza un graffio non ricevettero mai risposta, ma gli altri Tassorosso l'accolsero con entusiasmo. 

Rapunzel venne rilasciata dall'infermeria, che a suo parere l'aveva tenuta in ostaggio pure troppo, insieme a Hiccup, che si era ripreso subito. Rapunzel poté tornare alla sua vita scolastica, l'unica differenza era che ogni due giorni doveva parlare con l'infermiera di come si sentiva. A detta del Preside, infatti, il rapimento poteva aver avuto delle conseguenze sulla psiche di Rapunzel, che sosteneva di non essere mai stata meglio. Va bene, faceva molti più incubi di prima, ma a parte quello era apposto, davvero!

Se convincere il professor Nord non era fattibile, lo era ancora meno discutere con i suoi genitori. Erano ancora a scuola, quando Rapunzel era stata salvata, ed erano quasi riusciti a riportarla a casa. Lei aveva protestato con tutte le sue forze, dicendo che era il suo ultimo anno, e c'erano gli esami, quindi non potevano impedirle di diplomarsi proprio adesso. 

Dopo molti tentativi, li aveva infine convinti ad andarsene riluttanti, ma più tranquilli. 

L'improvvisa scomparsa del professor Black procurò a Rapunzel alcune ore libere, che passava a studiare o, più raramente, insieme a Eugene. Quando era ancora ricoverata le aveva detto per la prima volta di amarla, e lei lo aveva quasi strozzato per la gioia. 

La donna che era stata trovata dall'insegnante di Trasfigurazione non si era ancora svegliata. Il Preside di Durmstrang aveva invece prolungato la sua ricerca tra le montagne, ora sulle tracce di Black. 

 

 

 


 

 


A fine marzo il parco di Hogwarts era addobbato di fiori e le giornate di sole erano sempre più frequenti e tiepide. Gli studenti avevano cambiato i mantelli nella versione leggera, e passavano il tempo libero in riva al lago.

Un pomeriggio, finito l'allenamento di Quidditch, Jack scese dalla scopa e andò a sedersi accanto a Rapunzel sugli spalti, ancora tutto sudato e spettinato. 

"Sei venuta a controllarmi?" scherzò. 

"Mi sono presa una pausa, e non sapevo dove andare. Al Lago Nero c'è sempre un sacco di gente, in questa stagione" rispose Rapunzel giocherellando con i capelli. Aveva scelto il posto più assolato, pensò lui. Si costrinse a non chiederle come stava, tanto gli avrebbe dato la solita risposta. 

"Ah, pensavo che ti avesse mandata Merida per assicurarti che non mi stessi cacciando nei guai" disse. 

"Forse dovrei. Mi ha raccontato che avresti voluto andare a cercarmi da solo, e non sarebbe la prima volta che cerchi di fare l’eroe solitario, Jack" lo rimproverò Rapunzel incrociando le braccia. "Sei sempre stato così, ma quest'anno è ancora peggio. Prima metti il tuo nome nel Calice senza dircelo, poi ti metti in testa di venirmi a salvare da solo. Non ti fidi di noi?" 

Lo disse in tono severo, ma la sua espressione tradiva una certa tristezza. 

"Ma no, dopo tutto quello che abbiamo combinato insieme…" si affrettò a rassicurarla Jack. "Vi affiderei la mia vita, se capitasse" giurò in modo esageratamente solenne. Rapunzel non rise. 

"Allora, per favore, smettila di fare tutto da solo. Basta segreti, ok? Anzi, ti dirò il mio. Mio padre non è un babbano, è un Magonò" rivelò seria. 

"Cosa?! Da quando?" sputò fuori Jack. Ok, questa è nuova. 

"Me l'ha raccontato quando è venuto a Hogwarts con la mamma" disse lei in tono di segretezza. 

"E perché non te l'ha mai detto?" 

"Si vergognava, credo. È stato praticamente escluso dal mondo magico, la sua famiglia teneva molto alla purezza di sangue" rispose Rapunzel intristendosi per un attimo, ma durò poco. "Ecco, ti ho rivelato il mio segreto. Adesso siamo pari." 

Jack ne dubitava. I suoi amici non sapevano ancora di suo padre, dato che lui aveva continuato a rimandare all’infinito il momento per raccontarlo. Ripensò alla reazione positiva che aveva avuto quel ragazzino del primo anno, Jamie Bennett. 

"In realtà no" esordì Jack. "Non vi ho mai detto perché i miei hanno divorziato." 

"Oh, è… è un segreto?" fece Rapunzel confusa. Lui guardò i suoi compagni di squadra andare nello spogliatoio. 

"Più o meno. Non sapeva che mia madre è una strega, quando si sono sposati. In quegli anni l'America non era un posto tranquillo per i maghi, e lei aveva paura a dirglielo, ma quando avevo dieci anni ha dovuto confessare. Decise di fidarsi. Lui… non l'ha presa bene" disse Jack tutto d'un fiato. "Se n'è andato quella sera stessa, e non è più tornato." 

Rapunzel si stava coprendo la bocca con le mani. "Che cosa brutta, Jack, mi dispiace tanto." 

"Non volevo dirvelo. Mi vergogno di lui, e preferisco che non mi compatiate. La prima volta che l'ho raccontato è stato poco tempo fa, a un primino, dopo essere stato da Black." 

"Aspetta, sei stato da lui?" Rapunzel arretrò spaventata da un ricordo. 

"Sono andato nel suo ufficio ad accusarlo, ero convinto che ti avesse rapita" disse Jack alzando le spalle. Lei sospirò esasperata. 

"Un'altra cosa che hai fatto da solo. Era pericoloso, poteva aggredirti" mormorò stringendosi le ginocchia. 

"In un certo senso lo ha fatto. Credo che Black sia un Legilimens" confessò Jack. 

"Oh, sicuro che lo è." Rapunzel fece una smorfia. "L'ho incontrato poco prima che mi catturassero alla Guferia, sai. Mi ha fatto rivivere i miei ricordi peggiori, è stato spaventoso." 

"Lo fa dal primo anno, mi dispiace che sia successo anche a te" disse lui lentamente, inorridendo la ragazza. 

"Oh, Jack, perché non ce l'hai mai detto?" 

"Non sarebbe cambiato niente." 

"Ti avremmo offerto sostegno morale, stupido! Davvero, non capisco questa mania di stoicismo!" esclamò Rapunzel mettendosi le mani davanti alla faccia. 

"Penso di avere un problema a fidarmi delle persone, per la storia di mio padre" ammise lui. 

Rimasero in silenzio per qualche minuto. Il sole stava cominciando a tramontare, tingendo il campo d'oro e arancione. 

"Almeno adesso non lo rivedremo per un po'. Black, intendo dire" disse Rapunzel guardando le nuvole sempre più rosse. 

"È vero" disse piano Jack, mentre la conversazione privata con Nord di tanti mesi prima gli tornava in mente. Da quello che aveva origliato l’amica, era vero che qualcuno stava tentando di sabotare il Torneo e Black era uno di questi, ma Rapunzel aveva detto che il professore aveva accennato a un 'idiota che si era fatto scoprire nel parco'. Se non era la donna in infermeria, allora chi era? 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note

Un altro capitolo corto e noioso, chiedo umilmente pietà. 

Allora, ecco i miei appunti di oggi. Ancora durante la stesura dei primi capitoli, ho deciso di tagliare Mor'du, altrimenti avrei avuto troppi antagonisti e lui era il meno caratterizzato, quindi l'ho brutalmente fatto fuori. Spero di non averlo liquidato troppo alla leggera. 

Il Capo dell'Ufficio Auror, invece, è interpretato dal capo delle guardie di Rapunzel, quello che cavalca Maximus. Avviso già che non sarà particolarmente presente. 

Inizialmente il rapimento di Rapunzel doveva durare alcune settimane, ma non sapevo bene quali eventi inserire nel mentre, i suoi POV sarebbero mancati troppo a lungo e, infine, avrebbe avuto conseguenze troppo traumatiche su di lei. Ho cercato di accennare al fatto che Rapunzel non sta perfettamente bene, alla fine è stata comunque prigioniera per diversi giorni. Le visite all'infermeria dovrebbero valere come appuntamenti da uno psicologo, ho pensato fosse dovuto (almeno credo, non me ne intendo). 

In più, ho reso il padre di Rapunzel un Magonò per rendere il suo arco narrativo più interessante, ma non so quanto abbia funzionato… 

Nel prossimo capitolo avremo alcune risposte, e ricordo che la terza prova si avvicina…! Ci sarà anche un momento emozionante. 

Grazie per aver letto fino a qui! 



 

  
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