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Autore: inulena    23/08/2020    0 recensioni
Livia è una studentessa italiana. Si è trasferita in Canada con la famiglia dove inizia una nuova vita. Livia è una ragazza normale ma quello che le sta per succedere le stravolgerà la vita.
Genere: Comico, Fantasy, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Non so a cosa pensate mentre baciate qualcuno... ma io non riesco a pensare a niente. Sento le sue braccia che mi stringono e le sua mani sulla schiena che mi spingono verso di lui... sempre di più. Sento il suo profumo e il suo calore ma...non riesco a pensare.
Mi sta baciando... di nuovo. Stringilo anche tu Livia! Mi ordina il mio cervello ma rimangono solo con le mani lungo il corpo... come una cavolo di rincoglionita.
Per essere uno che non ha baciato tante ragazze è bravo... non che io abbia un parametro di giudizio valido, dato che lui è il solo ragazzo a cui ho mai permesso di avvicinarsi cosi tanto.
Si stacca e apre gli occhi... sono marroni, un bel marrone caldo.
"Liv..." mi richiama. Apro lentamente gli occhi passandomi la lingua sulle labbra. Cerco di riprendere fiato perché sinceramente non me lo aspettavo... fino a cinque secondi fa eravamo... cos'eravamo a fare?
"non ti va di abbracciarmi?" mi chiede con un piccolo sorriso. È sicuro di se lo stronzo... ed ha ragione porca miseria. Butto giù un po' di saliva e annuisco. Alza un sopracciglio quando vede che non sto muovendo un singolo muscolo.
Sbatto gli occhi e con un certo imbarazzo lo abbraccio. Oddio mi sento un impedita sociale... io abbraccio veramente poche persone in questo modo... nel senso un abbraccio intimo, non quello che puoi dare ad un amico per salutarlo o quello che si da per scherzo. No no, io intendo un vero e proprio abbraccio, quel tipo di abbraccio che ci si scambia tra parenti o quello che dai ad un amico per consolarlo... quel tipo di abbraccio.
"Liv non lo devi fare per forza" mi ricorda perdendo un po' della sua sicurezza, il che mi mette più a mio agio. Sapere che anche lui è stordito dalle sue emozioni, che non riesce a capire, mi fa stare meglio. Insomma non può essere cosi controllato anche in situazioni del genere e non può essere cosi sicuro che a me sia piaciuto... anche se mi è piaciuto.
"no... non è quello" dico mettendogli le braccia attorno al collo.
"allora che c'è?". È ancora molto vicino... e capitemi... moooolto vicino.
Mi ricordo che durante le medie abbracciai un mio compagno di classe, una cosa da niente, un semplice saluto che in precedenza ci eravamo scambiati numerose volte. Quella volta però il mio inguine andò a sbattere contro il suo e lui si imbarazzo tantissimo e scappò via... all'inizio non capii, insomma lo avevo solo abbracciato, non pensavo che c'entrasse qualcosa il contatto tra i nostri bacini... bhe adesso sono cresciuta e so perfettamente perché si imbarazzò, anch'io adesso sono imbarazzata... nel senso, si riesce a sentire tutto laggiù ai piani bassi...
Oddio ma senti che discorsi! Mi scaverei una fossa da sola... lui è preoccupato che questo mi stia dando fastidio ed invece penso a tutt'altro...
"io... mi sento confusa" dico infine guardandolo.
"perché? Ci siamo già baciati" faccio un piccolo sorrido quando lui mi fa l'occhiolino.
"si infatti non è per quello... è solo che..." mi fermo. È solo che non so cosa sono io per te... questo gli vorrei dire.
Vorrei chiarire questa situazione. Tutto quello che non è chiaro mi mette un'ansia pazzesca... come quando vai alla stazione e aspetti che un treno passi, perché tanto un treno passerà... e no porca miseria! Io devo sapere quando passa, in che binario e anche quanto cavolo costa il biglietto, solo cosi sto tranquilla, altrimenti vivono nella perenna ansia di sapere se sono nel posto giusto al momento giusto. Lo so... sono strana.
Non sono quel tipo di ragazza che prende, parte e via! Per niente... e certe volte questa cosa mi dispiace anche perché cosi prenderei le cose con più leggerezza. Stessa cosa qui... ho bisogno di etichettare cosa siamo, ho bisogno di una definizione, altrimenti si perde solo tempo... almeno per me. Anche gli scopamici si danno una definizione... la relazione più libera e spensierata che ci sia! Se ce la fanno loro porca miseria...
Ma ovviamente non mi esce una singola parola di tutto ciò. Anche perché mi sta fissando in quel modo... che sto cominciano a capire significa che sta per ribaciarmi. Si avvicina.
"che pensi Liv?" il suo naso sfiora il mio e sento il suo respiro sulla pelle. Eh... a cosa penso...
"a niente" rispondo automaticamente.
Mi guarda sorridendo aspettando che io faccia qualcosa ed è proprio questo che fa scattare qualcosa. Come l'altra volta, il suo rispetto e il suo aspettare il mio permesso, mi spinge a volerlo.
"oh fanculo" annullo la minima distanza tra le nostre labbra e lo bacio.
Fanculo tutto. Ci sta! Basta pensare, è un male!
Lo stringo per avvicinarlo di più a me e anche lui fa lo stesso. Nella foga sento la schiena appoggiarsi alla parete dietro di me.
"ahia" dico quando sento premere sulla schiena i campanelli. Ridiamo e poi ci baciamo... ed è... fantastico. Lui mi fa sentire... bella. Una sua mano passa al fianco e mi tiene ferma mentre io con le mani ed in punta di piedi cerco di raggiungerlo. È tutto ripiegato su di me... io sono troppo bassa e lui è troppo alto.
Gli passo le mani nei capelli e sembra apprezzare perché fa un verso strano.
"chi è?" una voce metallica interrompe il momento. Apro gli occhi ed incontro quelli di Brutus a soli pochi millimetri.
"chi è?" di nuovo. Mi giro di scatto verso i campanelli.
Oh cazzo! Per sbaglio devo averne premuto uno mentre ci baciavamo.
"scusi Signora Rosa... ho sbagliato campanello, mi dispiace averla disturbata ad un orario simile" per fortuna ho riconosciuto la voce. Brutus intanto se la sta ridendo. Farabutto.
La signora Rosa è una donna di 85 anni, è ancora molto sveglia ed ha una notevole parlantina... quando inizia non si ferma più. Abita un piano sotto casa nostra.
"oh Livia... sei tu... non preoccuparti ero a vedermi Porta a Porta... sai, in televisione non danno tanto ultimamente". Sorrido... anche se lei non mi può vedere.
"scusi ancora il disturbo" cerco di tagliare corto... non vorrei cominciasse a parlare... una volta iniziato, non la ferma più nessuno.
Mi dirigo velocemente verso la porta d'ingresso e la apro trascinandomi dietro Brutus. Entriamo dentro l'ascensore.
"questa è tutta colpa tua" lo rimprovero mentre lui continua a ridere.
Gli tiro un piccolo pugno.
"ehi ehi... mi fai male" dice quando ne tiro un secondo. Cavolo... povera signora Rosa, non vorrei averla svegliata. Sento gli occhi di Brutus addosso. Lo guardo con la coda dell'occhio... alla fine sorrido anch'io e lui scoppia a ridere. Ridiamo insieme mentre l'ascensore sale.
"Che figura di merda" dico ridendo mentre lui mi porta dietro all'orecchio una ciocca di capelli. Le porte si aprono e arriviamo davanti al mio portone di casa.
"Ok... devi fare veramente piano... speriamo che Dio ce la mandi buona e mia madre stia dormendo" dico girando piano la chiave nella toppa della porta. Non ho mai fatto entrare qualcuno di nascosto a casa mia. Diciamo che non ho mai fatto venire a dormire nessuno a casa mia... non ho una casa molto grande.
Faccio un passo dentro casa e tutto è spento. Tiro un sospiro di sollievo e faccio un cenno con la testa a Brutus che chiude la porta. Porca miseria... non ci vedo più niente. Cerco di avanzare con le mani, sperando di non scontrarmi con niente.
Ad un certo punto sento la mano di Brutus entrare in contatto con la mia. Sussulto.
"Ti guido io" mi sussurra all'orecchio. Comincia a camminare ed in poco siamo nella mia stanza. Chiude la porta ed accende la luce.
Le nostre mano ancora unite. Alzo un sopracciglio interrogativa.
"Occhi e naso da lupo tesoro" dice sorridendo. Cavolo... questo potrebbe essere utile... riesce a vedere nel buio. Mi siedo sul letto guardandolo.
"Quindi mantieni i tuoi... ehm poteri... anche quando sei umano?" Gli chiedo curiosa. Lui annuisce.
"Non tutti ma riesco a sentire molti odori... riesco a sentire le emozioni degli altri..." si gratta la testa imbarazzato.
Si vede che non è a suo agio a parlare di queste cose. Sorrido... non voglio metterlo a disagio.
"Fai come se fossi a casa tua" gli dico indicando la camera.
"Mi dispiace ma stasera dovrai dormire per terra". Anche qua il mio letto è molto piccolo ed incastrato in una piccola nicchia nel muro.
"Ho dormito in posti peggiori". Posso immaginarlo... voleva dormire in un bosco. Ci guardiamo imbarazzati per pochi secondi. Che situazione strana... porca miseria.
Mi alzo di scatto e mi avvicino all'armadio tirando fuori il pigiama e un lenzuolo per lui. Intanto lui si muove dietro di me.
Sento di essere divisa in due... tutto questo è nuovo per me, mai avuto un ragazzo in camera, mai baciato qualcuno, tutto è talmente nuovo che mi sembra strano viverlo... non fa parte della mia quotidianità preparare due letti e nemmeno far entrare qualcuno di nascosto a casa.
Dall'altra parte però sono felice di stare con lui, mi fa piacere quando mi racconta di se, sono curiosa di quello che fa e di sicuro mi piace quando mi bacia... povera signora Rosa!
Mi giro e gli lancio una maglia.
"Tieni... dovrebbe essere abbastanza grande per te... me l'hanno data ad un torneo di pallavolo tanto tempo fa... mi sta tre volte". Lui l'afferra al volo.
"In realtà io dormo in mutande"
"no stasera" gli dico uscendo dalla stanza per andare in bagno. Mi porto dietro il pigiama... non mi cambio davanti a lui. Cerco di fare piano anche quando sono in bagno. Mi cambio e poi mi lavo i denti mentre mi guardo allo specchio. Mhe... gli andrò bene con la coda e il pigiama di Winnie The Pooh? Spero proprio di sì... perché ormai mi sono messa questo.
Mi guardo un'ultima volta... mi annuso... perfetto non puzzo. Esco dal bagno e mi impaurisco quando sento la voce di mia madre.
"Livia?" Mi chiama con voce assonnata dalla camera.
"Si mamma" le rispondo sperando che non abbia sentito niente.
"Mmm" un mugugno e poi più niente. Sorrido scuotendo la testa.
Mia madre fa sempre cosi, si addormenta con il pensiero che debba tornare e al minimo rumore che sente pronuncia il mio nome. Rientro in camera e vedo Brutus per terra.
Ha trovato un cuscino ed è steso a terra. Mi dispiace... un pochino... un pò tanto.
"Vuoi una coperta più pesante? Un altro cuscino?" Gli chiedo scavalcandolo e sedendomi sul letto.
"No grazie" si gira verso di me e mi sorride.
"È molto di più di quello che avevo pianificato" continua.
"Cosa avevi pianificato? Non hai nemmeno una valigia" gli dico sospirando... ha intezione di fare il barbone?
"Sono partito senza pensare..." il sorriso scompare. Ok... argomento scottante... il che mi rende solo più curiosa. Faccio finta di sbadigliare.
"Ok... io dormo" spengo la luce e mi sistemo meglio nel letto. Passano alcuni minuti di silenzio in cui aspetto che apra bocca. Comincio a contare 1, 2, 3, 4...
"Liv... sei ancora sveglia?" Eccolo, puntualissimo...120 secondi mica male.
"Si" rispondo con un piccolo sorriso. Non so perché ma quando sono immersa nel buio mi viene da parlare con piu sincerità... forse perche non mi sento osservata... non giudicata.
"Sono partito perché è successa una cosa" mi confessa. Mi giro nel letto verso di lui.
"Cosa?" Sussurro nel buio. Sento che si muove anche lui.
"Io e gli altri eravamo a caccia... avevamo appena abbattuto tre cervi... erano li davanti a me..." si ferma. Non voglio interrompere quello che sta ricordando... quindi sto zitta, certe volte si deve capire anche quando non dire niente.
"Ti ho già detto che quando sono un lupo sento solo l'istinto naturale? Non sono più Brutus?"
"Si...".
Devo ammetterlo, questa cosa mi fa paura. Perdere se stessi... non ricordarsi più chi si è, deve essere brutto. In piu mi ricordo bene Erik ed Allison, con le fauci in bella vista, pronti ad attaccarmi, per fortuna c'era Brutus... ed adesso capisco anche perché era in forma umana.
"Stavo per ucciderli... non gli avrei risparmiati, nessuno, questo è quello che facciamo" la sua voce diventa più roca. Deglutisco e comincio a sudare. Avete presente i conigli che vedono dal macellaio? Quelli interi, che hanno ancora l'occhio? Bene, quelli non li posso vedere, mi fanno proprio senso. Lui è un lupo, lui uccide quando ha fame... e se ci penso... anch'io, non uccido il coniglio ma pago affinché qualcun altro lo faccia per me. Non siamo così diversi, se avessi fame e avessu davanti un coniglio, lo ucciderei anch'io, schifo o no.
Una volta mio nonno mi portò con se al bar del paese, un bar pieno di vecchi. Mi ricordo che parlavano della seconda guerra mondiale, chi era stato un partigiano, chi era stato imprigionato e chi era stato un Balilla, ma il racconto che mi è rimasto più impresso è quello dei cani e dei gatti... mi dissero che era impossibile, in quel periodo trovare un cane o un gatto nelle città... troppa fame ma poco cibo.
"Ma quella volta non ci sono riuscito... io sono sempre il primo a mordere, quindi quello che uccide. Non mi fermo mai davanti al cibo" cala il silenzio. Sembra la confessione di un omicida.
"Nemmeno io... finisco sempre quello che ho nel piatto" cerco di sdrammatizzare... non mi piace parlare di queste cose... per fortuna ride. Grazie Dio.
"Vieni qui" gli faccio spazio sul letto.
"Io ti dico che uccido gli animali e tu mi fai spazio nel tuo letto?" Non posso vedere l'espressione ma dal tono semba stupito.
"Che vuoi farci? Sono una ragazza moderna"  alzo le spalle.
Momento di silenzio... è morto? Sento il materasso affondarsi e poco dopo la sua presenza. La sua pelle calda mi fa sudare ancora di piu... è di nuovo vicino. Ma perché ho queste idee del cavolo? Ahhh non lo posso nemmeno spingere per farlo cadere dal letto... è troppo pesante.
"Ciao" mi dice quando il suo naso tocca il mio.
"Ciao" gli rispondo imbarazzata. Mi abbraccia, un suo braccio mi circonda il fianco. Lo lascio fare... sento che ha bisogno di essere capito, non me lo dice, ma io credo di capirlo comunque.
"Lo sai perché mi sono fermato?" Mi sussurra sulle labbra.
"No" rispondo... voglio concentrarmi sul discorso ma non vedo l'ora che mi ribaci.
"Per te... mi hai dato del mostro e poi te ne sei andata... e quando stavo per ucciderli, mi sono sentito... orrendo... un mostro" mi dispiace... io non volevo chiamarli in quel modo.
Ero arrabbiata e ferita, in piu avevo paura. La paura è un sentimento orrendo, ti blocco o ti fa reagire, ma alla fine non ne deriva niente di buono. Io ho agito ed ho fatto male, non ho pensato alle conseguenze delle mie parole... ed invece adesso me le ritrovo davanti... il risultato, il senso di colpa. Gli accarezzo la guancia.
"Scusami... io non dovevo dirlo, avevo paura... di tutti voi... capiscimi, Charlotte aveva appena tentato di staccarmi la testa" cerco di giustificarmi, perché alla fine le mie parole hanno avuto una causa, non è che me le sono inventate.
"Io avevo cercato di avvertiti" mi risponde serio. Qui devo ammetterlo... ho fatto una cavolata, potevo dargli ascolto ma... chi se lo poteva immaginare?
"Se mi avessi detto la verità" gli rispondo. Lui se ne sta zitto... tutti e due abbiamo sbagliato in qualcosa... qui siamo pari.
"Per tornare al discorso di prima...  ho pensato che alla fine siamo molto simili. Anche noi uccidiamo quando abbiamo fame... il fatto che non lo faccia io non mi giustifica. Quindi se non fate male a nessuno... se non uccidete umani... non siamo tanto diversi tu ed io... ho solo meno peli".
Io spero, con tutto il mio cuore, che non attacchino esseri umani, anzi lo do quasi per scontato. I lupi non attaccano se non minacciati... vero? Lui non mi risponde... sento solo che mi stringe di piu.
I nostri corpi completamente attaccati... come poco fa sento tutto. Mi da un bacio sulla testa.
"Grazie Liv"
"per cosa?"
"Per cercare di capire" Lo abbraccio anch'io.

 

ete cos'è l'html, utilizzate la prima delle due opzioni, l'editor di EFP.
   
 
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