Una festa Malandrina
Nelle ultime settimane di marzo divenne
piuttosto difficile contenere l’emozione di Fred e George. I due gemelli
sembravano schegge impazzite e andavano su e giù per il castello parlottando e complottando
fra di loro. Nemmeno a Kaito e a Sheridan era
completamente chiaro il motivo di tanta agitazione, fino a una mattina a
colazione, durante la quale Kaito rischiò seriamente
di strozzarsi con il latte.
«Voi… iniziate il corso di Materializzazione…
oggi?»
«Sì!»
Sheridan li guardò confusa: «Ma… Kaito non aveva iniziato prima?»
Fred alzò le spalle: «Sono un po’ in
ritardo per il Torneo Tremaghi.»
Kaito sospirò: «Comprensibile.»
George si sfregò le mani: «È una settimana
che giriamo il castello pensando a cosa potremo fare una volta che saremo
maggiorenni e in grado di muoverci liberamente…»
Giusto. Kaito non
ci stava più pensando, però il primo aprile non solo sarebbe stato il
compleanno dei gemelli, ma sarebbe stato il loro diciassettesimo compleanno, con tutte le conseguenze del caso.
Il prestigiatore abbassò la voce: «Ragazzi…
vi ricordate vero che normalmente la gente non si può Smaterializzare dentro Hogwarts, vero?»
Fred ridacchiò: «Certo, per quello ci
affideremo a te!»
George aggiunse: «Staremo qua dentro solo
più un paio d’anni, è ora di pensare avanti! Noi stiamo andando oltre.»
Kaito e Sheridan si guardarono abbastanza
preoccupati: «Ah.»
L’arrivo di altri compagni interruppe
abbastanza bruscamente la discussione, ma non tolse dalla mente dei due
Malandrini del terzo anno lo stesso pensiero.
Cosa
stavano architettando Futago e Soseiji?
Nel primo pomeriggio, assicurandosi di non
essere occupato con lezioni o impegni extra, Kaito si
avvicinò guardingo alla Sala Grande. Era molto preoccupato per l’atteggiamento
dei gemelli quella mattina, e temeva che, avendo in mente il suo esempio,
tentassero di fare cose strane. Era consapevole di essere un pessimo
riferimento per quei due ragazzi. Rabbrividì. Se mai ne fosse venuta a
conoscenza la loro amorevole madre, probabilmente non se la sarebbe cavata con
una semplice Strillettera come Ron
il primo anno.
Tuttavia, preso dagli impegni della
mattinata, non aveva avuto veramente il tempo di progettare un piano di azione.
Come poteva controllare i gemelli senza
farsi notare? Avrebbe potuto travestirsi da qualcuno e sostituirsi a lui,
ma avrebbe innanzitutto dovuto sapere chi fosse previsto in Sala Grande. Forse
poteva andare da Harry e chiedergli in prestito il Mantello…
«O forse, visti i precedenti, potresti
stare lontano da questa Sala, signor Kuroba.»
La voce femminile alle sue spalle fece
trasalire il ragazzo.
«Professoressa McGranitt?»
«Buongiorno Kuroba.
Posso chiederti cosa ci fai qui?»
«E io potrei chiederle se è in grado di
leggerle nel pensiero?»
La professoressa si lasciò sfuggire un
mezzo sorriso: «La Legilimanzia non è esattamente la
mia specialità, ma le tue intenzioni sono abbastanza chiare. L’unica cosa che
non mi è chiara è il motivo per cui vuoi entrare. Vuoi riprovare nuovamente
l’esame?»
Kaito cercò di mantenere la sua faccia da poker:
«Non mi è poi stato chiaro come sia finita l’anno scorso. Dal punto legale,
intendo.»
La professoressa annuì: «Seguimi un momento
nel mio ufficio, Kuroba, è il momento di chiarire la
questione.»
Con estremo malincuore, ma sapendo quanto
fosse importante risolvere anche quella questione, Kaito
obbedì. La McGranitt lo condusse nel suo ufficio e lo
invitò a sedersi.
«Il professor Silente mi ha spiegato
qualcosa della tua… particolare
situazione.»
Kaito la guardò sinceramente sorpresa:
«Davvero?»
La donna annuì: «So che la tua è un’abilità
innata derivata da tuo padre, e che puoi Smaterializzarti liberamente ignorando
incantesimi di protezione e quant’altro. Ho dedotto che puoi anche
Materializzarti senza conoscere il luogo ma pensando a un tema o una persona,
visto il tuo… atterraggio in cucina,
l’anno scorso. Eri mai stato nelle cucine?»
«No.»
«Ho anche dedotto che tu ne fossi
totalmente all’oscuro, vista la tua reazione dell’anno scorso, e anche che molto
probabilmente invece il mio ex collega Lupin fosse decisamente più informato di
me, calcolata l’insistenza a voler partecipare a quella prima e unica tua
lezione.»
Kaito dovette fare appello a tutta la sua faccia
da poker. La Mcgranitt si stava dimostrando degna di Saguru, Conan e compagnia bella.
«Quello che non so, e che non sono neanche
sicura di voler sapere, in totale franchezza, è quanto ti abbia aiutato il
signor Lupin o quanto tu possa esserti esercitato da solo. Insomma, per farla
breve, non sono a conoscenza del tuo attuale livello di Smaterializzazione.
Quello di cui invece sono pienamente consapevole è la pericolosità di questa
tua dote innata, e spero che lo sia anche tu.»
Il ragazzo annuì.
«Vista la particolare situazione, sono
stata messa a conoscenza del fatto che, dopo la tua esibizione, è stato
praticato un incantesimo di memoria al signor Twycross e ai tuoi compagni presenti quel giorno.
In pratica, solo io, il professor Silente e il signor Lupin siamo a conoscenza
della sua lezione dell’anno scorso, per tutti gli altri non è mai avvenuta, a
livello ufficiale.»
Kaito ne fu sinceramente sorpreso: «Ah.»
«Te ne parlo perché tu sia consapevole che
per evitarti grossi problemi, sono state commesse per te numerose violazioni
alla legge. Violazioni delle quali, pur non essendo totalmente d’accordo, anche
io stessa sono stata complice e artefice.»
«La ringrazio molto per questo,
professoressa.»
«Io e il professor Silente abbiamo
concordato, infine, che potrai ritentare regolarmente l’esame al sesto anno,
previa valutazione da parte nostra nella quale considereremo se tu possa,
sostanzialmente, fingere di poter
fare quello che fanno gli altri e avere così la patente ufficiale. Molte altre
capacità naturali, come i Metamorphomagus, sono ben
regolamentati dal Ministero e non presentano particolari problematiche. Per la
tua specifica situazione, invece, ci adopereremo per capire come poterci
muovere dal punto di vista legale.»
Kaito fu molto grato all’insegnante. Per lei,
particolarmente ligia alle regole, non doveva essere stato facile né coprirlo,
né confessargli tutta quella faccenda. Inoltre, pur senza sapere esattamente
tutta la storia di suo padre, aveva intuito autonomamente i possibili pericoli
della sua particolare situazione.
Ridacchiò: «Visto che lei è stata così
sincera con me, lo sarò anch’io. Ero davanti alla Sala Grande per controllare
che Fred e George Weasley non… facessero troppo di testa loro, mettiamola così.»
La McGranitt lo
guardò sorpresa, poi sorrise anche lei: «Confidenza per confidenza… anche io.»
Kaito rise di gusto e la McGranitt,
senza imitarlo ma mantenendo anche lei quel sorriso, aggiunse: «Ora che ci
siamo chiariti, direi che posso tornare in Sala Grande e continuare, per conto
di entrambi, a controllare cosa possano combinare i gemelli Weasley.»
Kaito si alzò dalla sedia: «D’accordo. La
ringrazio, professoressa.»
La donna assunse nuovamente
quell’espressione seria che la caratterizzava: «Sii prudente, Kuroba. Coraggioso, ma prudente.»
Kaito uscì dall’ufficio con ancora più pensieri
di quando era entrato. L’idea di andare a controllare cosa stessero combinando
Fred e George era ormai, per ovvi motivi, accantonata, ma non la preoccupazione
per i gemelli.
«Tu!»
E
due, pensò Kaito, voltandosi verso Gazza, che lo squadrava imbracciando
minacciosamente una scopa.
«Buongiorno, signor Gazza, posso aiutarla?»
Il custode lo guardò in cagnesco: «Ti ho
colto sul fatto!»
Kaito lo fissò sinceramente confuso: «Ehm… su
quale fatto?»
Gazza lo prese dal colletto della divisa e
lo trascinò nel corridoio di fianco: «Come “quale
fatto”? Questo fatto!»
Non appena gli fu possibile, il ragazzo
guardò cosa aveva fatto inviperire il custode: una sostanza arancione,
appiccicosa e che creava delle bolle colava da un’armatura, facendola
scricchiolare pericolosamente.
«Che cos’è?»
«Speravo che me lo dicessi tu,
delinquente!»
Il prestigiatore alzò le mani in segno di
resa: «Ehi, fino a un minuto fa ero nell’ufficio della Professoressa McGranitt, può chiedere a lei!»
Gazza schiumava di rabbia: «Per punirti di
quanto hai fatto!»
«Ma no, per faccende private! Davvero,
glielo chieda.»
La certezza del custode parve vacillare: «E
quelle scimmiette gemelle amiche tue?»
Kaito impiegò qualche secondo a realizzare il
riferimento: «Se sta parlando dei gemelli Weasley
sono da un bel po’ in Sala Grande a fare il corso di Smaterializzazione.»
Rimasto senza apparenti colpevoli, Gazza lo
lasciò andare e, senza neanche scusarsi, cominciò a parlottare da solo: «Bha, e ora chi viene punito per tutto questo sudiciume? Ci
metterò ore anche solo a capire come pulirlo!
Così, ma tanto ci pensa Argus, no? Bha! Solo per qualche scherzo di stupido gusto!»
Kaito lo fissò per un momento, realizzando solo
in quel momento cosa stessero davvero architettando Fred e George in quei
giorni. Ma certo, era così semplice e così ovvio, come aveva fatto a non
pensarci?
Senza fare rumore, si allontanò dalla scena
del crimine, fino a che non sentì un sussurro.
«Kaito? Psst! Kaito!»
Era una vocina leggera e femminile, che
proveniva da dietro un armadio. Con
circospezione, il prestigiatore si avvicinò.
«Ciao, Helen. Che succede?»
La Tassorosso del
terzo anno era tutta rossa in volto: «Ho fatto un pasticcio.»
Il prestigiatore fece due più due: «Parli
dell’armatura di là?»
Helen annuì: «Gazza mi uccide, se mi
scopre.»
Il ragazzo la prese sottobraccio
sospirando: «Se rimani qua ti scopre di sicuro. Dai, vieni, che è successo?»
La Tassorosso
cercò di nascondere il volto fra i lunghi capelli castani: «Non volevo fare
nulla di male… c’è Luna che ha un po’ di influenza, così volevo tirarla su di
morale… ho provato a ricreare una pozione che faceva mia sorella quando ero
piccola. Mi diceva sempre di non berla, ma era bella, cambiava colore nella
botticina e per un po’ faceva anche luce… ma dopo tanti anni non ricordavo bene
la ricetta. L’ho provata, sembrava tutto a posto, così stavo andando verso la
Sala comune dei Corvonero…»
Kaito fece una smorfia: «Ma a quanto pare non
era tutto a posto.»
Helen sospirò: «All’improvviso si è messa a
sobbollire nella botticina e io, spaventata, l’ho lanciata dentro l’armatura.
Poi… è implosa, credo, non so. Hai
visto che è successo!»
«Ho visto sì… ma perché non hai chiesto la
ricetta precisa a tua sorella via gufo?»
La ragazza abbassò lo sguardo: «Pensavo di
farcela da sola… ma ora mi espellono, secondo te?»
Kaito le sorrise: «Ma no, dai, vedrai che andrà
tutto bene! Io a Gazza non dirò nulla, e se tutto va come penso, rimarrà uno
dei tanti piccoli misteri di questo castello.»
«Grazie.»
«Ora però fila a spedire quel gufo a tua
sorella.»
Helen si allontanò di corsa: «Lo farò!»
Il prestigiatore sospirò. Quel pomeriggio
gli aveva stuzzicato un’idea niente male…
Quella sera, mentre nella Sala Comune di Grifondoro Fred e George stavano riproponendo, per chi
avesse voglia di assistere al loro spettacolino, il primo incidente di
Smaterializzazione della loro lezione, ovvero Fred che si spaccava un orecchio,
con tanto di sangue finto e risatine, Kaito prese
Sheridan da parte e le espose la sua idea.
«Tu sei tutto matto.»
Il prestigiatore sospirò: «Lo so, lo so, in
condizioni normali sarei anche d’accordo con te, ma… pensaci un attimo: è
meglio quello che ti sto proponendo io o lasciare Fred e George completamente a ruota libera?»
Sheridan osservò per un attimo i gemelli fingersi
vampiri, salire sulla poltrona e saltare addosso a Lee Jordan
impiastricciandolo di sangue finto.
«Perché da soli quei due non si fermano, e
lo sai.»
Momoka sospirò: «Me ne pentirò vita natural durante. E forse anche dopo.»
Mangetsu rise: «Anche io, consolati.»
«Ok, ma abbiamo cinque giorni, riusciremo a
procurarci tutto?»
«Possiamo provarci. Il necessario per fare
un po’ di scena ce l’ho.»
«Di quello non dubitavo. Cosa facciamo, ci
dividiamo le cose?»
Kaito le fece l’occhiolino: «Tu parte magica e
io babbana?»
«Come sempre.»
Il primo aprile Fred e George Weasley entrarono in Sala Grande come se fossero i padroni
del mondo.
Kaito, per prenderli in giro, con la mano
davanti alla bocca e con voce metallica, disse: «Pianeta Terra chiama Luna:
rispondete fratelli Weasley.»
Tutti gli altri fratelli Weasley al tavolo ridacchiarono, ma i gemelli non se la
presero: «Sembra che tu non capisca l’importanza della cosa.»
Kaito alzò le spalle: «La maggiore età è
sopravvalutata. Per il mondo dei maghi sono maggiorenne da ben due anni e sono
sicuro che non me la tiravo tanto quanto voi.»
George si sfregò le mani: «Tu non hai idea
di cosa potremo fare da adesso in poi.»
Kaito non rispose, limitandosi, di nascosto, a
fare un occhiolino a Sheridan.
Quanto
si sbagliavano…
George, qualche ora dopo, appena uscito
dalla Sala Grande, sbadigliò stiracchiandosi le braccia: «Che giornata!»
Fred ridacchiò: «Non male come prima
giornata da maggiorenni, sì… due ore di Piton, due
della McGranitt, uno scherzetto a Gazza come
intermezzo, una decina di punti in meno alla Casa, ma sono incidenti del
mestiere…»
«Quindi ora che si fa? Facciamo gli adulti
responsabili e facciamo i compiti o continuiamo… quella cosa?»
Il ragazzo ridacchiò: «E devi anche
chiederlo? Tira fuori gli…»
Ma non ebbe modo di completare la frase.
Qualcosa di fresco gli bagnò improvvisamente il volto. Con una mano si toccò il
viso, sentendolo bagnato.
«Ma che…»
Un tonfo lo fece voltare, ma più lentamente
di quanto si aspettasse. Il suo gemello era caduto a terra, di faccia.
«George… cosa…»
E le braccia di Morfeo accolsero anche lui.
Fred non aveva mai pensato di poter avere
un déjà-vu nel sonno. Eppure, quando qualcosa di fresco gli bagnò nuovamente il
volto, seppe subito che questo era già successo, e neanche tanto tempo prima.
Spalancò gli occhi di scatto, sobbalzando
sulla sedia. Era buio intorno a lui, ma non abbastanza da non riconoscere una
più che familiare figura seduta alla sua sinistra.
«George!»
Il fratello era ancora un po’ addormentato:
«Dai, mà, ancora cinque minuti…»
Senza farsi problemi, Fred mollò un ceffone
in pieno viso al fratello: «Macché mamma e mamma, svegliati! Ora!»
George scosse la testa e, ancora un po’
confuso, chiese: «Dove siamo? Che è successo?»
«Speravo sapessi rispondermi tu! Eravamo
fuori dalla Sala Grande e…»
«Ci hanno rapiti?»
Fred fece una smorfia: «Dentro Hogwarts?
E poi non ci hanno neanche legati e…»
Uno sbuffo di luce attirò l’attenzione di
entrambi e chiuse la discussione. Di fronte a loro, appoggiato su un semplice
banco, c’era un oggetto piuttosto familiare.
«Il… Calice
di fuoco?»
I gemelli si avvicinarono con
circospezione. Era proprio lui, pieno di fiamme bianche e azzurre che
scoppiettavano al suo interno.
Non ebbero nemmeno il tempo di farsi
domande, che un biglietto venne sputato fuori dal calice. I due gemelli si
guardarono circospetti, poi George si fece coraggio e lo afferrò. Era scritto
su pergamena consunta, in inchiostro rosso.
Siete pronti per la prova?
Fred guardò
il gemello perplesso: «Quale prova?»
Un altro biglietto uscì dal calice.
Siete maggiorenni, adesso. Dunque vi
chiedo: siete pronti per la prova?
George
guardò perplesso il foglietto: «Quale prova? Quella per il Torneo Tremaghi?»
Fred
aggiunse: «Non siamo più in tempo! Ci sono già state due prove!»
Ancora una
volta, un biglietto rispose.
Se lo siete, afferratemi e bevete.
Altrimenti, uscite dalla stanza.
I due
gemelli si guardarono perplessi e un po’ intimoriti. Avevano tante domande,
poche risposte, ma un’incoscienza tremenda. Fred prese il calice, George gli
strinse la mano e, dopo aver ancora dato un’occhiata al gemello, il primo
bevve.
George
guardò il fratello preoccupato: «Tutto… tutto ok?»
Il corpo di
Fred, prima di poter rispondere, fu attraversato da un brivido. Il gemello
sbiancò.
«FRED!!!»
Il ragazzo
esclamò: «È gelato!»
George lo
guardò perplesso: «Nel senso che è freddo?»
Fred gli
porse il calice: «No, nel senso che è proprio
gelato! Assaggia!»
Il gemello
prese il calice dubbioso, e ci intinse la lingua.
«È…»
«È gelato di
more e mirtilli, ragazzi, non vi abbiamo avvelenato, potete stare tranquilli.»
I gemelli trasalirono, mentre Kaito e Sheridan accendevano le candele.
«Però di stasera effettivamente vi abbiamo
drogato, quello sì, giusto per portarvi qui.»
Momoka guardò il prestigiatore di storto:
«Secondo me il sonnifero era esagerato, però.»
Mangetsu ridacchiò: «Era il più blando del mio
armamentario, non gli ha fatto assolutamente nulla, vero ragazzi?»
Futago e Soseiji si
guardarono confusi.
«Non ci stiamo capendo più nulla.»
Gli altri due Malandrini risero.
«Effetto sorpresa perfettamente riuscito,
allora!»
«Dai, prendetevi due sedie e parliamo con
calma.»
Solo in quel momento i gemelli si resero
conto di trovarsi in un’aula in disuso, in una di quelle dove spesso facevano
le riunioni dei Malandrini.
Kaito sorrise: «Allora, com’è stato farvi
finalmente scegliere dal Calice di Fuoco?»
George si morse un labbro: «… spiazzante.»
Fred si voltò ad afferrare il “Calice di
Fuoco”. Era una coppa di legno intagliata rozzamente, esattamente come quella
originale, ma ripiena di gelato. Fumava ancora, però.
«Come avete fatto?»
Sheridan sorrise: «Hagrid
ci ha aiutato a intagliarla e Dobby ci ha procurato
il gelato dalle cucine.»
Kaito alzò le spalle: «Per il resto… ghiaccio
secco per l’effetto fumo e fiamme e un Lumos ben
posizionato. Con il buio e la vostra fantasia ben stimolata avete fatto
sostanzialmente tutto da soli.»
I gemelli si guardarono sconvolti: «Uao…»
Kaito porse loro un paio di cucchiai: «Intanto
mangiatevelo, o si scioglie.»
I gemelli, sospirando, si arresero, presero
i cucchiai e iniziarono a ingozzarsi.
«Però… perché?»
Sheridan li guardò seria: «Per farvi una
domanda seria.»
Kaito annuì: «Siete pronti per la prova? Non quella del Calice… quella della vita adulta.»
I gemelli rimasero un po’ spiazzati da quella
domanda, ed entrambi preferirono mettersi un’altra cucchiaiata di gelato in
bocca.
Momoka continuò: «Eravamo un po’ preoccupati per
voi in questi giorni. Eravate… stranamente
eccitati. Va bene l’avvicinarsi del vostro diciassettesimo compleanno,
però…»
Mangetsu continuò: «Ci ho messo un po’ a capire
cosa vi stesse passando per la testa, ma penso di esserci arrivato. State
complottando per i Tiri Vispi Weasley, vero? E magari
ancora per come farla pagare a Ludo Bagman per il suo
imbroglio.»
La ragazza sospirò: «Da oggi vostra madre
ufficialmente non potrà più impedirvi nulla, era per quello che eravate così
eccitati.»
I due gemelli arrossirono, colti sul fatto.
Il prestigiatore continuò: «Scusate se ho
coinvolto anche lei, ma ho avuto bisogno di aiuto e consulto per fare una cosa
importante.»
Futago li guardò sorpreso: «Cosa?»
Kaito sorrise: «Il vostro regalo di compleanno,
cosa sennò?»
Momoka, con un sorriso, annunciò: «Questi due
Malandrini hanno deciso, di comune accordo, di contribuire ufficialmente alla
fondazione del Tiri Vispi Weasley! Se riuscirete a
creare il vostro negozio di scherzi senza
Bagman, sarà la più grande vendetta che possiate
fare nei suoi riguardi, no?»
I due gemelli si guardarono ancora più
confusi.
«Ragazzi… noi non possiamo accettare dei
soldi da voi.»
Mangetsu ridacchiò: «E chi ha mai parlato di
soldi?»
Con un rapido gesto Kaito
coprì il banco più vicino con un telo, che non appena tirò via rivelò un bel
mucchio di pacchetti.
«Ecco il nostro contributo.»
Sempre più confusi, i gemelli si
avvicinarono al mucchio di doni.
«Possiamo?»
Mangetsu sospirò: «Sì, questi sono innocui, non
temete.»
Rassicurati, i due fratelli si avventarono
sui pacchetti, che erano quasi tutti voluminosi e abbastanza pesanti. Soseiji però, rimase deluso quando finì di scartare il
primo.
«Un libro?»
Kaito annuì e George continuò a leggere il
titolo: «”Guida ai più (e ai meno) comuni
effetti collaterali delle Pozioni”?»
Futago fece una smorfia, vedendo il titolo del
suo: «”Chimica per principianti”? Che
è la Chimica?»
Mangetsu si sbatté una mano sulla fronte: «Diciamo
Pozioni versione babbana.»
«Ok… ma perché?»
Gli altri due Malandrini sospirarono:
«Perché da adesso in poi, se vi conosciamo un pochino, voi partirete a
sperimentare chissà che cosa, per creare nuovi scherzi.»
«E presi dall’entusiasmo, potreste fare…
meno caso a un paio di cosucce.»
«Come la sicurezza. Vostra, principalmente, non dico degli altri, per quello siete
abbastanza intelligenti, di solito.»
«E noi non vogliamo che questo accada.»
«Quindi lì c’è tutto quello che siamo
riusciti a procurarci di materiale inerente alla sicurezza, magica e babbana,
in modo che possiate prendere spunto… ma non strafare.»
Kaito ridacchiò: «Perché siate… coraggiosi, ma
prudenti.»
I due gemelli si guardarono. Non era
esattamente il regalo di compleanno che si aspettavano, ma avevano capito il
pensiero degli amici.
«Ah, e poi c’è questo.»
Momoka guardò Mangetsu
ancora una volta: «Sei sicuro?»
Il ragazzo ridacchiò: «E diamo un po’ di
fiducia ai nostri Malandrini preferiti!»
E consegnò ancora loro un pacco. Soseiji e Futago si affrettarono
a scartarlo.
«”Il
Piccolo Chimico”?»
«Vi pare che vi diamo dei libri di chimica
e non la possibilità di metterli in pratica creando sostanze e pasticci vari
alla maniera babbana? Ci sono un mucchio di possibilità in quella scatola e in
quei libri a cui nessun mago penserebbe mai.»
Lo sguardo dei due gemelli s’illuminò di
gioia e Momoka alzò gli occhi al cielo: «Ecco, ora la
frittata è fatta per davvero.»
Mangetsu ridacchiò: «Tranquilla, ho controllato, è
dagli anni ‘50 che non mettono nella scatola il necessario per creare polvere
esplosiva, per lo meno!»
I due gemelli li abbracciarono: «Grazie,
ragazzi!»
«Non vi deluderemo!»
«Non c’è un abbraccio anche per me?»
Pix, incurante di tutto, attraversò un muro
della stanza e si avvicinò ai Malandrini.
«Ehilà, Gōsuto,
che ci fai qui?»
Il Poltergeist ridacchiò: «Oh, volevo
partecipare anche io alla festa… ho portato anche un po’ di regali…»
E aprendo le braccia scaricò nelle mani dei
gemelli una quantità enorme di oggetti.
«Tutto quello che sono riuscito a
recuperare dal cassetto con il vostro nome, con tanti auguri da Gazza.»
I due ragazzi si persero un momento,
riconoscendo oggetti che non vedevano da anni e che avevano disperato di poter
recuperare, un giorno.
Soseiji posò un po’ di oggetti e si avvicinò al
Calice, ormai vuoto: «Questo lo possiamo tenere?»
Momoka sorrise: «Certo, potete considerarlo parte
del regalo.»
Fred e George si guardarono in volto,
sorridenti ma con gli occhi seri.
«Cose vecchie…»
«Cose nuove…»
I due ragazzi si guardarono in volto: «…
miglior festa di compleanno di sempre!»
E tutti i Malandrini scoppiarono a ridere,
finalmente, com’era giusto in un giorno di festa.
“Grande festa alla corte di Francia”…
C’è voluto più tempo del previsto, ma sono tornata. Vorrei fare
come John Belushi in Man in Black (“non è stata colpa mia. Davvero, sono
sincero. Quel giorno finì la benzina. Si bucò un
pneumatico. Non avevo i soldi per il taxi! Il mio smoking non era arrivato in
tempo dalla tintoria! Era venuto a trovarmi da lontano un amico che non vedevo
da anni! Qualcuno mi rubò la macchina! Ci fu un terremoto! Una tremenda
inondazione! Un'invasione di cavallette!”), la verità è molto più banale:
ho seguito mio padre che per problemi di salute è entrato e uscito dall’ospedale
più volte, unito a problemi sul lavoro mi ha causato il mio primo, serio,
blocco dello scrittore. Non mi sono arresa, ho scritto molto per allenarmi di
nuovo, ma non ho mai scordato né voi né questa storia. Adesso sono tornata, e
spero di rimanerci a lungo, magari sempre con tempi distesi, ma senza dei
blocchi e delle pause così lunghe. So anche che nel frattempo EFP è diventato
sostanzialmente abbandonato, ma ho una storia in sospeso con voi e farò di
tutto per portarla a termine.
Intanto, in ritardissimo, ringrazio
chi aveva commentato lo scorso capitolo: Lunariascrittrice,
fenris, Serena Leroy.
Nel prossimo capitolo (tranquilli, è già avviato e a buon punto)
avremo l’ultima prova del Torneo Tremaghi… e degli
non troppo inaspettati ritorni.
Vi auguro buone vacanze, e vi aspetto al prossimo capitolo.
Hinata 92