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Autore: Spekled2    25/08/2020    2 recensioni
"Quello era il genere musicale che lui era solito ascoltare quando qualcosa non andava. Quando voleva un po’ cullarsi nella malinconia, per metabolizzarla e superarla. Kurt lo prendeva in giro, dicendo che in realtà non faceva altro che autocommiserarsi. Lui non ci arrivava proprio. Non si stava abbandonando alla tristezza! Semplicemente la rispettava e le faceva fare il suo naturale corso. Tutto scorre, glielo avevano insegnato a Filosofia! Anche le nuvole più buie erano destinate a diradarsi con la giusta pazienza. Il sole era dietro l’angolo se si era disposti ad aspettare. Anche per Brittany valeva la stessa cosa? Si domandava se stesse pensando a Santana in quel momento."
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brittany Pierce, Finn Hudson
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note dell’Autore
Ed ecco il settimo capitolo, perché scostante è il mio soprannome ed è quindi meglio battere il chiodo finché è caldo! Mi sembra incredibile che sia passato già più di un mese da quando ho iniziato a lavorare a questa storia. Solitamente, a una certa, tendo ad arenarmi prima o poi, ma questa volta ho tutto chiaro in testa e nel mio povero pc! E considerando che forse-forse il nostro Quarterback preferito sta iniziano a capire qualcosina di ciò che ha attorno, non vorrei mai che l’attesa possa spegnere quella lucina che si sta accendendo faticosamente nel suo cervello! Quindi eccoci qui con l'aggiornamento. E poi chissà non ci sia qualcuno che freme per avere il suo momento! Esatto, è arrivato finalmente il turno di mamma Carole di fare la sua comparsa. O forse no e mi sto riferendo a qualcun altro?! Non ricordo più, sempre colpa della mia vecchiaia forse!

Chiuderei con il solito ringraziamento speciale a quella santa donna di MC_Gramma che ha sempre parole troppo gentili!

 
*****


Capitolo 7.

Condividere la stessa casa con gli Hummel era sembrato così complicato all’inizio, ma Finn doveva essere onesto e ammettere di non essersi accorto del momento in cui la transizione era avvenuta. Casa Hummel era diventata semplicemente casa, e Kurt era diventato suo fratello con una naturalezza che non avrebbe mai potuto immaginare. Kurt aveva ancora le sue fisse e le sue stranezze; condividere il bagno era sempre complicato, per il semplice fatto che non poteva mai prevedere quando lui lo avrebbe finalmente liberato, ma per il resto stavano smussando divergenza dopo divergenza. La verità era che l’idea di avere finalmente una famiglia era stata così tangibile e alla portata, che afferrarla e abbracciarla era stata molto più semplice del previsto.
Ormai, non era così raro che lui e Kurt trascorressero il pomeriggio in compagnia quando erano entrambi a casa. Spesso desiderava ancora strozzarlo, specie quando nemmeno sotto sforzo riusciva a stare in silenzio per più di due minuti. Ma ogni tanto Kurt aveva delle rare parentesi in cui sapeva rispettare il suo bisogno di una compagnia meno chiassosa. Quello sembrava proprio uno di quei momenti; il ragazzo sfogliava con poco interesse una rivista di moda, appollaiato sul davanzale della cucina, mentre Finn esaminava il contenuto del frigorifero. Sebbene la cosa lo avesse lasciato stranito, quantomeno inizialmente, Kurt sembrava aver deciso di riconsiderare la propria posizione dopo la sua discussione con Rachel. “ Non abbiamo più quindici anni.” Gli aveva spiegato tornando a casa. “ Parlatene e comportatevi da persone mature!”

Ma per una volta Finn non avrebbe fatto il primo passo. Anche lui aveva un orgoglio personale e restava fermo nella sua convinzione di non aver fatto nulla di male. Stava solo legando con Brittany. Probabilmente più di quanto non si fosse aspettato all’inizio di quella storia, su quello c'erano pochi dubbi. Non credeva che sarebbe stato possibile creare un legame del genere in così poco tempo, eppure Brittany gli aveva permesso di esplorare tutti i suoi dubbi e le sue insicurezze. Ed era così facile starla a sentire e offrirle quanto meno un supporto morale. Ed era altrettanto semplice passare del tempo con lei. Sapeva di non doversi sforzare per impressionarla; con Brittany lui riusciva ad essere naturale. Aveva avvertito qualche tensione? Probabilmente da parte sua qualche pensiero esuberante c’era stato. Sarebbe stato ipocrita nel dire che in certi momenti Brittany non lo avesse tentato. Ma era un ventenne, è quello che succede ai ventenni quando interagiscono con delle belle ragazze, tutta colpa degli ormoni! Avrebbe tradito Rachel per quello? No. Di questo ne era convinto! E allo stesso modo era convinto che certe sensazioni fossero state ingigantite dalle accuse di Rachel, come se si fosse fatto condizionare. Una sorta di risposta del suo cervello, ecco tutto! Ma fino a quel momento pensava di essersi bilanciato bene nel ruolo di amico impegnato felicemente in un’altra storia. Rachel avrebbe dovuto arrivarci, sarebbe stata lei a fare un passo indietro questa volta.

La spedizione al frigorifero non aveva comportato scoperte particolari, ma Finn non si era lasciato sfuggire quella confezione già iniziata di formaggio svizzero a fette. Un toast al formaggio era l’ideale per ammazzare l'attesa: appetitoso, semplice e soprattutto rapido. Brittany sarebbe arrivata a momenti. Fu Kurt a notarla per prima, scostando la tendina delle finestra, mentre lei si avvicinava percorrendo il lungo il viale. “Bionda per Finn!” Annunciò, tornando a fissare le pagine della rivista con aria annoiata. Fu solo il movimento improvviso del fratellastro, il quale stava già andando alla porta, a scuoterlo. “Dove diavolo stai andando?” Gli domandò aggrottando la fronte. Finn lo osservò con aria perplesse, indicando la porta. “ Vado ad aprire?”

L’espressione di Kurt non era semplice da decifrare. Stupore, esasperazione? Una fusione tra le due? Perchè aveva arrotolato in modo minaccioso la rivista che stava leggendo con tanta attenzione? “Aspetta almeno un attimo… vieni qui per l’amor del cielo!” Esclamò con fare deciso. Il tono autoritario parve convincere Finn più di tutto il resto, ma si limitò a guardare l'altro con aria confusa. Ma che diavolo!?
“ É da psicopatici andare ad aprirle ancora prima che lei suoni il campanello. Almeno fingi che non sia così importante!”
Finn ignorò l’ultimo commento, “ Beh, considerando che non abbiamo ancora tutto pronto per domani… ogni minuto potrebbe tornare utile…” borbottò, pensando di non poter dire a Kurt che in quei giorni avevano fatto tutto meno che pensare al duetto. Lui non avrebbe capito e a Finn non dispiaceva che il fratellastro avesse deciso di prendere il ruolo della Svizzera durante il conflitto Hudson-Barry. Convenne che forse poteva essere meno impaziente, e recuperò il sandwich appena espulso dal tostapane. Era fin troppo bollente, constatò, così pensò più saggio lasciarlo riposare qualche momento su un piattino. “Che sta facendo?” Domandò reggendolo come un cameriere e andando alla finestra.

Kurt si sporse oltre la tendina e premette letteralmente la punta del naso contro il vetro, le mani attorno agli occhi per combattere i riflessi e osservare meglio in controluce. Brittany si era fermata a una quindicina di metri da casa loro, sotto al platano che sporgeva con la sua grossa chioma dal giardino dei vicini, ignara di essere nel loro campo visivo.
“ Probabilmente non si ricorda dove abitiamo… starà controllando l'indirizzo." Rispose Kurt, fallendo miseramente nel non mostrarsi incuriosito. Carole Hudson-Hummel non avrebbe fatto i salti di gioia nel pulire le sue ditate sul vetro. Finn si grattò il capo, dubbioso. La sera prima Brittany non aveva avuto grossi problemi a venire da lui, ma preferì che quella storia restasse nota solo a Quinn, così decise di non contraddirlo.

“OK, non sta decisamente controllando Google Maps…” annunciò Kurt poco dopo, sfoggiando un tono alquanto melodrammatico. Brittany si era infatti fermata lungo il marciapiede per armeggiare con la borsetta, da cui aveva tirato fuori un piccolo specchietto tondo. “Finn, Finn, Finn… fammi tacere che forse è meglio. Spero che lo tsunami che ti travolgerà a breve non investa anche me! Direi che qualcuno ci tiene ad essere impeccabile stando in tua compagnia…”ammiccò con ferocia.

Effettivamente sembrava proprio che Brittany fosse intenta a controllarsi il trucco. Finn cercò di mettere meglio a fuoco. C’era qualcosa di diverso in lei. Da quando aveva ripreso a portare la frangetta? Si era tagliata i capelli?! Mentre lui si poneva queste domande, Brittany ripose lo specchietto nella borsa e le sue mani presero a lottare con le tasche dei jeans. Alla fine ne pescò quello che doveva essere un lucidalabbra. Solo dopo una veloce ripassata, la vide riprendere il cammino, dritto verso di loro.
“Anche tu quando vai a casa di amici ti metti in ghingheri.” Disse Finn, cercando di negare l'evidenza. “ È sempre una ragazza… ci tengono a queste cose!”
“ Ma ceeerto Finn. Come vuoi!” Sospirò Kurt scuotendo lievemente il capo, scendendo dal davanzale. “ Vedete di non fare troppo baccano, piuttosto!” Lo ammonì poco dopo, agitando pericolosamente davanti al naso la rivista che aveva arrotolato. “ Mi barrico in camera mia… non farmi pentire di essere rimasto a casa oggi!” Detto questo, lo salutò e con la sua miglior uscita teatrale abbandonò la cucina.

Il campanello suonò poco dopo, così Finn andò ad aprire, sforzandosi effettivamente di non correre. Si era dimenticato di avere ancora in mano il piatto con il suo panino al formaggio quando si ritrovò Brittany davanti. “Ehi!” la salutò lui quasi appoggiandosi alla porta, non del tutto spalancata.
“Ehi!” gli sorrise lei, aggrappandosi alla cinghia della borsetta. Erano esattamente nella stessa posizione in cui si erano ritrovati la sera prima. Eppure sembrava già una vita passata. Gli occhi della ragazza lo scansionarono rapidamente, il sorriso non si era ancora sciolto dalle sue labbra quando notò ciò che lui teneva in mano.
“ Ma quello è formaggio…” constatò lei, senza nascondere un certo interesse.

Finn osservò stupidamente il proprio piatto. “ Questo è formaggio…” confermò. “ Sai, stavo pensando di rubarti il format su YouTube.” Improvvisò, sforzandosi di apparire serio. “ Mi manca giusto un co-host dallo starpower di Lord Tubbington, ma ci sto lavorando!”
Brittany ridacchiò, “ Il capobranco sente le pressione e incomincia a pensare a come impiegare il tempo quando l’inevitabile arriverà, eh?”
“Com’era la morale? Mai riposare sugli allori?”
Lei non rispose ma allungò una mano verso il piatto, rubandogli il sandwich. Se lo rigirò tra le dita prima di dargli un piccolo morso. “ Mi sono dimenticata di pranzare!” si giustificò lei, sgranando gli occhi. “ Humm.. è Emmental? Quando ero piccola era tipo l’unico formaggio che riuscissi a mangiare. Questa storia dei buchi è totalmente affascinante, non trovi?”

“Ehmm…” annuì lui con un po’ di confusione. “ Scusami, come puoi dimenticarti di mangiare?” Protestò invece, guardandola come se lei fosse un alieno appena sbarcato sul pianeta e lui l’umano scelto per il primo contatto tra le due civiltà. Si chiese se tutti gli alieni fossero così graziosi in una camicetta nera a pois bianchi. “Io ho sempre fame!”
Brittany scrollò le spalle, impegnata a far sparire un boccone di dimensioni maggiori. “ Sai, c’è stato un momento in cui papà tagliava gli altri formaggi prima di cena e faceva dei buchi con il coltello, per imbrogliarmi e farmi mangiare tipologie diverse… assurdo come non ci si possa fidare di nessuno, tsk!”
Finn ridacchiò, senza dare peso al fatto che lei avesse ignorato la sua domanda. Il fatto che fossero ancora sulla soglia di casa poteva sembrare un po’ stupido. Ma lui iniziava a rendersi conto che quando interagiva con Brittany perdeva il senso di spazio e tempo.

“Beh, ti sarai dimenticata di pranzare, ma l'appuntamento dalla parrucchiera non te lo sei scordato!” Cambiò discorso Finn indicando la sua frangetta. Sapeva che non sarebbe stato carino non fare un commento al riguardo. Ogni volta che Rachel tagliava le doppie punte o si accorciava i capelli di un paio di centimetri, sentendosi particolarmente esuberante, sapeva di avere un tempo limite entro cui era considerato accettabile farle un complimento. Il più era accorgersi del cambiamento, che spesso era tutt’altro che palese. Ecco, la frangia di Brittany era davvero qualcosa che saltava all’occhio! Così evidente, così semplice. A lui piacevano le cose semplici.

“C’era una ragazza nuova nel salone… forse si è fatta prendere un po' la mano…” mormorò la biondina con una buffa smorfia del viso, dopo l’ennesimo morso. “ Vuoi un pezzo?” Gli chiese improvvisamente.
“Ehm, no, no… finiscilo pure a questo punto!” Rispose, sebbene non avesse vissuto con particolare gioia il furto del suo spuntino. “ Comunque ti sta bene… la frangia!” Deglutì Finn con un po' di difficoltà. Faceva fatica a pensare a cose sensate se i suoi occhi luccicavano a quel modo!
“Lo so!” Rispose lei, con un sorrisetto strano, apparentemente non imbarazzata dal complimento. Come al solito, quello che sembrava fare la figura del disagiato era sempre lui.
 
*****
 
“Dovresti chiedere a Rachel di spolverare un po’…” esclamò Brittany dopo qualche minuto che erano saliti in mansarda “Alla polvere piace accumularsi nelle narici e poi su fino al cervello... se non la cacci sotto al tappetto!” Finn aveva preferito quella piuttosto che camera sua, un po' perché era lì che teneva i suoi strumenti e un po' per dare meno fastidio possibile a Kurt. Ma effettivamente nessuno ci aveva messo piede per qualche giorno e la cosa non passava inosservata. “Rachel non è la mia donna delle pulizie…” rispose Finn guardandola un poco perplesso. Contrariamente a quello che lei potesse pensare, no, non era solito chiedere a Rachel di spolverargli casa. Teneva ancora un po’ alla propria vita, dopotutto. Brittany scrollò le spalle.

La osservò mentre si avvicinava alla batteria con passo leggero e ne sfiorò uno dei piatti, con delicatezza, facendo correre l’indice sulla superficie di ottone. Ridacchiò, strofinando il polpastrello contro il pollice, mentre studiava il pulviscolo che si era accumulato disperdersi pigramente in aria. Finn sembrava catturato da ogni sua mossa. “Siamo arrivati molto tirati per la preparazione del numero per domani…”
“Già…” Finn si schiarì la gola. “Non siamo stati proprio dei membri modello del Glee in questi giorni…”ammise. Brittany si mise le mani dietro la schiena, allontanandosi con un paio di saltelli dallo strumento e avvicinandosi a lui, mentre lo fissava con aria allegra. “Sei una fonte di distrazione notevole, Pierce… te l’ho già detto?” aggiunse, punzecchiandola.

“ Non è totalmente colpa mia!” Protesto lei dandogli un buffetto. Finn rispose a modo, scompigliandole la frangetta. La sua risata cristallina riecheggiò nella stanza, subito dopo avergli fatto una linguaccia. Qualsiasi cosa stesse per dire le restò in gola, trattenuta dalla suoneria del suo cellulare, udibile all’improvviso dalla borsetta che lei aveva posato sopra una pila di vecchi libri quando erano entrati nella stanza.
“Scusami un attimo…” mormorò Brittany, affrettandosi verso la fonte del rumore. Pescò il telefono e ne osservò lo schermo. Finn notò il suo sguardo farsi rapidamente più serio. “Non rispondi?” Le chiese piano.

“È lei…” si limitò a dire con una strana intonazione della voce, senza distogliere gli occhi dallo schermo. A Finn non occorreva altro per capire a chi si stesse riferendo. “ Ti spiace se scendo un attimo?” gli chiese Brittany, alzando gli occhi solo in quel momento, mentre lo guardava con aria mortificata. La suoneria non accennava ad interrompersi. “ Non vorrei disturbarti di nuovo con questa cosa!”
Finn si sforzò di annuire con molta energia, cercando con scarsi risultati di non fare troppo la figura della scemo. Le indicò la porta con un ampio gesto della mano, come a dire che non c'erano problemi e che fosse libera di andare dove volesse. Cercò di scacciare una vocina maligna che gli ripeteva nella sua testa che lei non volesse fargli sentire cosa le avrebbe detto. Anche se fosse, fino a prova contraria non sono affari tuoi! Lei gli sorrise con gratitudine.

“ Pronto?!” Rispose piano Brittany, voltandosi e dirigendosi verso la porta che dalla mansarda portava alle scale per scendere al piano di sotto. “Ciao San…” mormorò uscendo dalla stanza. Finn la osservò attraversare la porta. La stessa vocina maligna che gli aveva parlato in precedenza, gli chiese se lei sarebbe mai tornata o se lo avrebbe lasciato come la volta prima, ma lui quasi scosse il capo per non doverci pensare.

Nel tentativo di distrarsi e non pensare troppo a quello che le due Cheerleader si stessero dicendo al telefono, Finn agguantò la sua vecchia chitarra acustica. Si sedette su uno sgabellino e prese a sfiorare le corde impolverate. Soffiò con decisione, liberando in aria una piccola nube di particelle grigiastre che gli ritornò contro, sospinta dalla forza di gravità. Dannata fisica! Tossì rumorosamente. Non era stata la più grande delle idee, in effetti. Passata una mezza crisi respiratoria, imbracciò meglio lo strumento e iniziò con qualche semplice arpeggio. Si sentiva parecchio arrugginito, non suonando da diverso tempo. Ultimamente faceva fatica a dedicarsi a tutto ciò che gli piaceva ed era dovuto scendere a compromessi e scegliere dove focalizzarsi. Dopo qualche minuto, riguadagnando un po’ di sensibilità, iniziò a suonare la prima cosa che gli venne in mente.

“I used to think that the day would never come. I'd see delight in the shade of the morning sun. My morning sun is the drug that brings me near. To the childhood I lost, replaced by fear. I used to think that the day would never come. That my life would depend on the morning sun. That the day would never come.”

Prese a ripetere la medesima strofa ancora e ancora, in preda a una sorte di trance. True Faith era una canzone dei New Order, che nella versione originale sembrava lanciare un messaggio contrastante. Il ritmo vagamente festante, sostenuto dal genere elettronico e dall’intonazione del cantante, quasi cozzava con il testo che parlava palesemente di una dipendenza e dell'euforia che poteva provocare, prima dell’oscurità. Ma il bello della musica era la possibilità di riadattare tutto in contesti diversi. La magia della reinterpretazione.

Finn aveva riscoperto quel brano essenzialmente per le ore passate a giocare a The last of Us 2. Quel gioco lo aveva ribaltato emotivamente, rapendolo per giorni interi, in cui aveva totalmente azzerato la propria vita sociale per vestire nuovamente i panni di Ellie durante l'apocalisse Zombie. Ellie che era stata l'unica speranza per l'umanità per la creazione del vaccino. Ellie, che era stata trasformata dagli eventi in un angelo vendicatore, circondata da sangue e morte. Ellie che aveva perso tutto, persino la sua capacità di suonare la chitarra, svanita assieme alle sue dita. Rachel non ne era stata contentissima. E non sembrava neanche essere rimasta colpita quanto lui da quella versione di True Faith. " Finn è solo una cover!". Lui aveva aggrottato la fronte, non afferrando quale fosse il suo punto. Loro, come Glee Club, non vivevano forse di Cover? Ma lo scarso entusiasmo di Rachel non lo aveva smosso. Lotte Kestner, chitarra acustica e voce, aveva dato una nuova connotazione al quella canzone che era parte di una delle scene conclusive del gioco. Povera Ellie e povero Joel.

Preso dalla magia della chitarra, non si era nemmeno accorto che Brittany fosse tornata in mansarda. La ragazza si era infatti richiusa la porta alle spalle, il più possibile silenziosa quando si era accorta del suono della chitarra e della lenta cantilena del ragazzo. Appoggiatasi contro la fredda superficie di legno, era rimasta ad ascoltare e parlò solamente quando Finn smise di suonare. “ Esiste uno strumento che non sai usare?” Mormorò colpita, come se non fosse totalamente convinta che lui avesse finito e non volesse distrurbare. Si avvicinò lentamente.

Finn, che non si era ancora accorto della sua presenza, trasalì leggermente ma cercò di non darlo troppo a vedere. “Oh, beh… con Artie, Sam e Puck in giro è meglio che mi limiti alla batteria. Faccio ancora abbastanza schifo!” Scrollò le spalle lui.
Brittany non replicò immediatamente. Ripose il telefono nella borsa. “Non fai schifo!” Lo contraddisse con aria severa.
“Beh, grazie…” mormorò Finn posando la chitarra a terra con delicatezza, non riuscendo a dissimulare altrimenti la sensazione positiva scaturita dal suo commento.

Brittany si sedette sul pavimento, lì vicino al suo sgabello. Allungò le dita verso la chitarra, sfiorandone le sei corde con il polpastrello dell'indice. Aveva assunto un'espressione corrucciata, come se le stesse frullando in testa qualcosa di ingombrante. Beh, è appena stata al telefono con Santana. Di che ti meravigli?
Finn abbandonò lo sgabello e si lasciò scivolare sul pavimento, per imitarla. “Tutto bene Brittany?” Mormorò poco dopo, perché la biondina sembrava non riuscire a lasciare andare qualsivoglia pensiero stesse facendo. Ma lei scosse semplicemente il capo. “Scusa Finn… ero solo un attimo sovrappensiero.” Sorrise, sbrigativa.

“Vuoi… insomma. Vuoi parlarne?” Le chiese. Non c'era bisogno di specificare altro. Brittany scosse il capo. “ È tutto ok, Finn. Non ti preoccupare.”
Il ragazzo annuì, rispettando la sua scelta. Stava per cambiare argomento quando lei, alla fine, non riuscì a trattenersi. “Mi ha chiamata per chiedermi se stessi ancora male…” roteò gli occhi, come se la cosa la lasciasse esasperata, prima di portarsi le ginocchia al petto, cingendosi le gambe con le braccia, in una posa bambinesca. Stava diventando il suo trademark.

“Oh…” mormorò Finn, distendendo le gambe e allargandole un po'. Spostò leggermente il peso del corpo all’indietro, facendo appoggio sulle braccia, mentre fissava un punto imprecisato del soffitto in legno. “É stata carina…” concesse con un po' di incertezza.
“È stata carina…” ripeté Brittany, soffocando appena le parole contro il proprio avambraccio. La conflittualità nel suo tono di voce era fin troppo evidente.
“ Ma non capisci come prendere la cosa…” tentò quindi di leggerla lui, che ormai aveva incominciato a capire che la situazione era tutt’altro che netta. Tra le due ragazze c’erano ancora troppe cose non definite.

“ È come quando vorresti che una persona facesse una cosa per te…” mormorò lei piano, sforzandosi di pescare le parole migliori, “ e allo stesso tempo, quando questo accade... ti sentissi in colpa perché sai che lei la sta facendo solo per te…”
Finn strinse le labbra. Non era sicuro di cogliere totalmente il senso. “ Come ti sentiresti se Rachel si convincesse a fare qualcosa che non vuole, o per cui non è davvero pronta… solo perché così pensa di renderti felice? Non dovrebbe fare quella cosa solo perché ci crede veramente?”
“ Beh…” incominciò Finn, non totalmente sicuro del fatto che lei si aspettasse un commento. “ Mi sentirei, amato? Credo... insomma.” Tentennò, ma la risposta sembrò non colpirla affatto, così riprovò.

“Io penso che quando si tratta di… sentimenti, siamo più egoisti di quanto si possa credere.” Finn fece una breve pausa, osservando l’espressione concentrata dell’amica. Non era sicuro che la risposta che le stava dando gli piacesse davvero. Non è che tenesse a riabilitare Santana, ma era quello che pensava in fin dei conti. “ Dubito che Santana ti avrebbe baciata in strada se non lo avesse voluto… magari ha avuto qualche reticenza in passato, ma a volte le persone hanno solo bisogno di una spintarella per capire cosa vogliono veramente, per capire cosa è più importante.”
Brittany rimase in silenzio, così lui si sforzò di concludere. “ Penso che sia tutto un bilanciamento tra egoismo ed altruismo… facciamo e diciamo cose per le altre persone, ma non siamo dei santi! Le facciamo e le diciamo se fanno stare bene noi per primi.”
“ Non è proprio la definizione di amore dei cartoni animati…” protestò Brittany guardandolo con una malinconia che lo spiazzò. “Non capisco come tutto sia diventato così complicato!” Borbottò lei, sospirando.

A lui, invece, non servì molto tempo per capire che non sarebbero riusciti a ritrovare il giusto mood per lavorare al pezzo. Brittany sembrava non esserci proprio con la testa e lui avrebbe dovuto fare il doppio della fatica nel cercare di coinvolgerla. La ragazza si era scusata, veramente mortificata, ma lui le aveva assicurato di capire benissimo la situazione.
“ Diremo a Shouster che ci ritiriamo dalla competizione…” scrollò le spalle lui, “ non sarà un dramma!”
Scoprì di non dovere nemmeno sforzarsi di nascondere il disappunto. Semplicemente non c’era. Era già da un pezzo che il loro preparare il duetto comportava tutto meno che il duetto stesso, dopotutto. Avevano quindi lasciato la mansarda quando era chiaro che non avevano più motivo di respirare polvere, e a Finn era venuto naturale invitarla in camera sua. Non voleva che Brittany se ne andasse così presto ora che era caduto il motivo per cui lei era venuta.

“Mi dispiace, perché vedevo che ci tenevi…” aveva risposto la Cheerleader, seguendolo mentre si torturava le mani. “E ci tenevo anche io.. ma…”
“Lo so… a volte le cose non accadono e basta! ” Finn le si avvicinò, cercando di consolarla. “Non importa!”
Brittany accolse l'approccio e finì per abbracciarlo, li, in cima alle scale. Piu passavano i giorni e più diventava una cosa normale. Il loro rapporto stava diventando sempre più fisico. “Ieri mentre facevo il bagno a Lord Tubbington ho avuto una piccola crisi di ansia…” gli confidò staccandosi.

“Ah sì? Che è successo?” le chiese, guardandola negli occhi, come a voler scorgere il motivo tra le sfumature blu delle sue iridi. Non si aspettava una confessione del genere, non era una cosa che le persone tendono a buttare fuori cosi semplicemente. Ma lei lo stava dicendo a lui, mentre sbatteva le ciglia con aria un filo imbarazzata. Le sue ciglia erano davvero- si costrinse ad abbassare lo sguardo prima che la sua mente potesse concludere qualsiasi pensiero stesse facendo. Ma era troppo tardi- graziose. E la situazione non migliorò quando i suoi occhi scesero ed ebbero a che fare con le sue lentiggini. Le prime giornate assolate sembravano averle fatte fiorire, contrastando la sua carnagione chiara. Perché il suo cervello aveva pensato proprio a quell’aggettivo? Come potevano delle ciglia essere graziose!? Le sue lentiggini, quelle sì che avevano il diritto di essere definite tali.

“ Ho pensato che la scadenza per il numero era davvero arrivata… e che dopo l'esibizione non avremmo avuto motivo di continuare a vederci così tanto...” mormorò lei con un filo di voce, mentre lo fissava con occhi da civetta.
Perché lei lo stava fissando a quel modo? E perché mamma e papà Pierce si erano impegnati così tanto nel dare alla figlia due topazi al posto degli occhi?
Finn cercò di dribblare i propri pensieri, che stavano andando sempre più alla deriva. Sdrammatizzò, aggrappandosi alla battuta con un fugace brandello di lucidità, come fosse una zattera spuntata tra le onde. “Quindi in questi giorni ci hai sabotato appositamente per paura che smettessimo di vederci così presto? Non sei ancora riuscita a carpire tutti i miei segreti per potermi soffiare il posto in squadra?”
Ma lei roteò gli occhi, dandogli un pugnetto sul braccio. Questa volta lo scherzo non aveva sortito l'effetto sperato, così lui corresse il tiro. “ Brittany, non abbiamo bisogno di nessun pretesto… se vorremo vederci, lo faremo!” Lei non rispose subito, ma annuì piano, come se lui le avesse appena spiegato un concetto complesso e lei lo stesse ancora processando.

“Che ne dici se ci guardiamo un po' di tv? Non sarà come la tua collezione, ma ho qualche DVD della Disney tra gli altri film!” Le propose lui, sorpreso da tanta serietà.
Brittany annuì, ma la sua risposta sembrò non accontentarla ancora. “Ma Finn, ho… ho bisogno che mi prometti che da domani non sparirai...” l'urgenza di quello sguardo lo lasciò tramortito. “ Non mi piace l'idea di tornare degli estranei…”
“Ehi…” mormorò Finn cingendola in un altro abbraccio. “ Sai dove abito… e io so dove abiti tu!” Brittany si aggrappò al suo corpo come se da quello dipendesse la sua sicurezza. Finn vi lesse tante cose differenti in quell'abbraccio. “ Ogni volta che vorrai, io ci sarò!” le bisbigliò nell'orecchio, cercando di rincuorarla. La telefonata con Santana doveva averla turbata parecchio. Era per questo che sembrava così bisognosa di affetto, giusto?

“Ti voglio bene, Finn!” gli confidò lei, stampandogli un piccolo bacio sulla guancia. Lui rimase un attimo imbambolato, perché lei non si era mai spinta a tanto. Un conto era pensare che lei lo considerasse qualcuno con cui confidarsi, ma quel piccolo gesto diceva di più. Li, dove le labbra di Brittany indugiarono per qualche secondo, Finn si sentì bruciare. “Ti voglio bene anche io!” Le rispose, conscio che quelle parole non gli stavano uscendo con leggerezza.
 
*****

Lei lo aveva sorpreso quando aveva selezionato uno dei DVD della sua collezione degli Avengers. Le aveva chiesto se fosse sicura della scelta e lei aveva scrollato le spalle, ridacchiando. Era davvero strano come lei riuscisse ad alternare i suoi stati d’animo così repentinamente. E, quando la bionda aveva notato la sua perplessità, gli aveva spiegato che poteva essere formativo imparare tutto sui superpoteri in modo da sapere cosa fare se mai un super-cattivo si fosse presentato sul serio a Lima. “ Meglio essere pronti, no?” Finn aveva annuito, non trovando grosse falle dietro alla sua logica.

Mentre stava inserendo il disco nella sua X-box, Brittany si era seduta nella parte destra del suo letto, in attesa che lui la raggiungesse. Non c'erano grosse alternative per stare comodi, così si erano acciambellati l'uno vicino all'altra. Un po' troppo vicini. Eppure, mentre il film cominciava, non poteva evitare che lei gli si accostasse così tanto e che parte del suo corpo fosse letteralmente contro il suo. E non poté evitare che il profumo del suo shampoo lo investisse così prepotentemente quando lei capì che sarebbe stata più comoda posandogli la testa contro la spalla. Neppure cercò di protestare con il suo cervello, quando il suo braccio le cinse le spalle e la sua mano scendeva ad accarezzarla lungo il braccio. Semplicemente sembrava un automatismo così oliato che era difficile pensare di interrompere. E quel suo profumo… iniziava ad associarlo pericolosamente agli Explosions in The Sky. E lui adorava quel gruppo. I suoi neuroni lavoravano senza sosta; sensazioni strane, improvvise, lo coglievano come fasci di luce ad un laser party. Guai, grossi guai.

Nessuno dei due prestava troppa attenzione al film ad essere onesti. Il volume era a malapena udibile. Finn le aveva detto che non avevano bisogno di pretesti per passare del tempo insieme. Eppure, per stare così vicino a lei, aveva bisogno di dare alla sua coscienza un motivo. Ad una certa, la ragazza nemmeno fingeva più di fissare lo schermo della Tv. Gli occhi semichiusi e un sorrisino beato, era passata alla controffensiva; l’indice e il medio della mano destra intenti a disegnare due scie contro il suo fianco, seguendo linee parallele lungo le sue costole, come una pattinatrice sul ghiaccio. Lui non riusciva a scostare lo sguardo dalla sua mano, intenta in quella strana danza. Lui odiava subire i grattini. Sapeva dovessero essere qualcosa di rilassante, ma a lui mettevano solo agitazione. Eppure non le disse nulla, perché l’agitazione che stava provando era di tutt’altra natura.

Fu solo quando quel ritmico movimento si interruppe, che Finn si accorse che Brittany si era addormentata. Inalando a pieni polmoni il suo profumo, in quel momento, persino lui dovette alzare bandiera bianca. Era tutto molto semplice, se visto da quella prospettiva, no? La Cheerleader più chiacchierata del McKinley, che dormiva contro il suo fianco, era riuscita a minare in pochi giorni ogni sua certezza. Kurt e Quinn lo avevano ammonito a più riprese e lui li aveva ignorati. Rachel aveva avuto ragione a essere cosi preoccupata, dopotutto. Ora lui riusciva a vedere chiaramente quello che loro gli avevano predetto e che lui aveva fatto finta di non vedere.

Chiuse gli occhi, sospirando. Era convinto di essere il re del quieto vivere. Tecnicamente fidanzato, si stava invaghendo di Brittany, che a sua volta era ancora invischiata sentimentalmente con Santana. E la sua ragazza, evidentemente a ragione, aveva già fiutato la situazione ben prima di quanto non avesse fatto lui. Se questo poteva chiamarsi quieto vivere… Quella cosa non poteva andare avanti così. Semplicemente non era giusto nei confronti di Rachel, di Brittany e nemmeno dei suoi. Ma, quantomeno, ora aveva la situazione più chiara nella sua testa. Sarebbe stato più attento! Bastava solo tenere la guardia alta e ricucire con Rachel, dopotutto, no?
Aveva semplicemente trascurato troppo la sua ragazza, lasciando che uno strato di polvere si depositasse tra e sopra di loro, distraendolo e rendendo i suoi sentimenti più ovattati, confusi.

" Dovresti chiedere a Rachel di spolverare un po'..." 

La sua mente stava divagando. Non sarebbe stato così difficile mettere a posto le cose. Piccoli gesti calcolati. Azione e reazione. Si sarebbe sistemato tutto, era ancora in tempo. Brittany si mosse leggermente nel sonno, il suo bracciò finì per abbracciargli il fianco. Non sarebbe riuscito a spostarsi senza svegliarla. Ma, mentre la ascoltava respirare nel sonno, in apparente serenità, era ben conscio di non averne tutta questa voglia. Chiuse gli occhi.
 
*****

Qualcuno richiuse con forza lo sportello dell'armadietto davanti al suo viso. Il metallo quasi gli sfiorò il naso. Notando prima lo smalto nero, e poi la carnagione scura della mano contro la superficie azzurra dell’armadietto, capì subito di chi si trattasse. “ Ciao Santana…" esclamò Finn voltandosi, cercando di appellarsi a tutta la sua calma. “Finn...” ripose la ragazza squadrandolo con un sopracciglio levato.
Metà dei ragazzi della scuola avrebbe probabilmente pagato in denaro alla sola possibilità che Santana Lopez potesse anche degnarsi di giudicarli con la consueta aria di superiorità. Ovunque andasse, era sempre circondata da quell’alone di incazzatura perenne, sempre pronta ad usare parole affilate contro tutto e tutti. Beh, contro tutto e tutti meno Brittany, ovviamente.

Santana era stata la sua prima volta. La sua terribile, imbarazzante, impacciata, sbagliata prima volta. Ma per quanto potesse sforzarsi ad aggiungere aggettivi a quella già lunga lista, le cose non sarebbero mai cambiate. In un modo tutto loro, in un rapporto tutto loro, non sarebbero mai riusciti ad odiarsi. Anche se spesso sembravano dannatamente bravi a fingere di dimenticarselo.

Lui si limitò a reggere il suo sguardo, in silenzio, sperando che quello potesse levarle un po’ di sicurezza. Dopotutto, Santana Lopez non era abituata al fatto che lui le tenesse testa. Sinceramente si era chiesto a lungo quando lei si sarebbe decisa ad affrontarlo. Dopo la chiacchierata con Quinn, sapeva che sarebbe stata una questione di tempo e, anzi, era rimasto sorpreso che lei non si fosse ancora fatta viva.
Ed era anche curioso di capire come l’intera faccenda si sarebbe svolta. Conosceva il punto di vista di Brittany, e lei gli aveva confidato tutte le sue indecisioni e i suoi timori. Non aveva motivo per dubitare di lei, e sebbene Rachel gli avesse già raccontato la versione di Santana, da quel momento altra carne al fuoco era stata aggiunta. Era quindi curioso di capire a che gioco stesse giocando.

“ Posso aiutarti in qualche modo?” Domandò il ragazzo iniziando a camminare, mentre lei prese ad affiancarlo. Nonostante la curiosità lo stesse consumando, anche se non era solo quel sentimento a eroderlo dentro, non le avrebbe reso le cose semplici. Inoltre non poteva fare tardi agli allenamenti.
“ Bella performance oggi…” lo ignorò lei, investendolo con il consueto sarcasmo. Finn si limitò a sorridere, infilando le mani in tasca. Era sicuro che quell'atteggiamento l'avrebbe fatta imbestialire. Avevano appena terminato le loro due ore di Glee Club. Come Brittany e Finn avevano concordato, si erano scusati con Shouster spiegandogli di non essere riusciti a portare a termine il compito e si erano limitati ad ascoltare le esibizioni degli amici. Il professore non ne aveva fatto un grosso dramma, incoraggiandoli a riprovarci la prossima volta che si sarebbe presentata l’occasione.

“ Come abbiamo già detto davanti a tutti, Io e Brittany non siamo riusciti a perfezionare il nostro pezzo…”, scrollò le spalle. “Abbiamo dovuto alzare bandiera bianca!”
“Immagino.” Biascicò Santana. “ Posso davvero solamente immaginare lo sforzo che ci hai messo, Hudson…” aggiunse facendo ben attenzione a condire le proprie parole con tutto il sarcasmo disponibile, mentre si sforzava di reggere il suo passo sostenuto. Lui stava infatti cercando di metterci profondo impegno nel camminare più velocemente possibile, senza che sembrasse una corsa o una fuga.

“ Sul serio... ti stai mettendo in mezzo! Pensi non me ne sia accorta? Pensi che non sappia cosa stai cercando di fare?” Esclamò Santana dietro di lui, il rumore delle sue suole che riecheggiava nel corridoio. “ Credi mi sia bevuta anche solo per un secondo la storiella del creare più alchimia di gruppo, mescolando le carte nel Glee club?” Lo afferrò per il gomito, perché lui non sembrava intenzionato a darle piena attenzione, quasi conficcandogli le unghie nella carne.

Finn si fermò, finalmente, liberando il braccio dalla sua morsa. La guardò, senza dare peso ai graffi che lei gli aveva lasciato. Invece, batté le palpebre simulando palesemente un’aria confusa, cercando di assumere la sua miglior faccia da schiaffi. “Non ho la più pallida idea di cosa tu stia parlando!”
Santana rise, senza gioia. “Oh, sì… credo proprio che mi lascerò convincere che hai iniziato a ronzare attorno a Brittany proprio quando tra me e lei ci sono state delle incomprensioni… così, per puro caso!”

“Devo chiederti il permesso per vedere un’ amica fuori dal Glee Club?” Finn incrociò le braccia, sulla difensiva. Il suo piano non aveva previsto effettivamente un pit-stop in corridoio. Aveva ingenuamente pensato che lei gli avrebbe strillato un po’ dietro ma che presto si sarebbe stancata. “ E poi… se non sbaglio, tra di voi è finita.”
“Non… non sono affari tuoi.” Esclamò Santana, perdendo un po’ della sua sicurezza. “ Non fa che parlare di te, con tutti… come se tu le piacessi. Quindi cosa stai complottando, ti sei messo a giocare alle spalle di Rachel? ”

“Stai solo sprecando fiato…” la contraddisse Finn, faticando a reggere il suo sguardo ferito. “Brittany ha tutto il diritto di avere amici che non siano te! Io e lei ci capiamo e basta… e… dovresti preoccuparti meno di quello che faccio io, e più di quello che puoi fare tu!” Rispose serafico. “ Solo... cerca di non farla soffrire se ci riesci!”
“Tu pensa a starle alla larga…” Ribatté Santana alzando la voce. Qualche ragazzo in corridoio si voltò a fissarli, incuriosito. Stavano davvero dando spettacolo e la cosa non gli piaceva. “ Brittany non è roba per te! Stanne fuori! ” Aggiunse a denti stretti prima di voltare i tacchi e di allontanarsi a grande velocità.
   
 
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