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Autore: Dama delle Comete    25/08/2020    1 recensioni
"Tu temi di deludere tuo padre e gli altri, vero?"
Non suonò come una domanda vera e propria. Hiccup annuì di controvoglia senza aggiungere nulla. Da due anni era sopraffatto dalle aspettative altrui.
"Andiamo, non è detto che venga scelto tu! Il calice non guarda mica chi ha compiuto più imprese degli altri, è tutto casuale!" lo consolò Astrid.
"È proprio della casualità che non mi fido."

Un tentativo di riportare il Torneo Tremaghi in auge, tra vecchi amici, nuove conoscenze e difficoltà. Ma qualcuno trama per sabotare la gara.
Genere: Fantasy, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Parte 17: Buona fortuna!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Maggio passò in fretta, portando acquazzoni e forte vento che tinsero di grigio le giornate degli studenti del settimo anno chiusi nel castello a studiare. Gli esami finali si avvicinavano pericolosamente, e per giugno chiunque aveva dichiarato di rinunciare a provarci almeno una volta, salvo poi recuperare la calma e rimettersi sui libri. 

Rapunzel, che per entrare al Ministero aveva un estremo bisogno di voti alti, andava in biblioteca appena terminate le lezioni pomeridiane e usciva giusto prima del coprifuoco. Merida, neanche lontanamente preoccupata quanto lei, dopo cena tornava dritta in sala comune a riposare, mentre Jack, che gli esami non doveva sostenerli, stava con loro più per compagnia che per studiare. 

Il 24 maggio, infatti, i campioni erano stati chiamati in sala insegnanti per ricevere istruzioni sull'ultima prova. La terza sfida avrebbe previsto una sorta di caccia al tesoro in giro per la scuola… senza magia, almeno fino alla parte finale. A quanto pareva serviva a testare la loro cultura e capacità di giudizio. 

Perciò, Jack, Astrid e Eugene, assistiti da Hiccup, erano impegnati a fare ricerche sul mondo magico in biblioteca, cercando di districarsi nella vasta raccolta di informazioni su Hogwarts che potevano essere utili. Alla fine avevano deciso di concentrarsi anche sulla storia del mondo magico e di ripassare gli incantesimi, che non si poteva mai sapere. 

I signori Haddock, dopo l'estenuante ricerca di Black, erano tornati al castello a mani vuote, e ne sorvegliavano il perimetro dietro indicazione di Nord. 

 


Il 24 giugno, giorno della terza e ultima prova del Torneo, Rapunzel entrò nella Sala Grande per fare colazione, ma cambiò destinazione vedendo la leggera confusione al tavolo di Grifondoro. 

"Ciao, Rapunzel!" disse Mary, la sorellina di Jack, vedendola arrivare. Lei salutò la ragazzina e la madre con un cenno. Le due erano in piedi a parlare con Jack, che un po' mangiava, un po' chiacchierava con loro. 

Astrid era poco distante, intenta a conversare con quelli che Rapunzel suppose fossero i suoi genitori. Non davano l’impressione di essere persone affabili.

Merida e Hiccup stavano facendo colazione in disparte. 

"Ciao, ragazzi" disse Rapunzel. "Pronta per oggi, Merida?" 

"Non devo mica gareggiare" obiettò lei mandando giù una grossa forchettata di uova strapazzate. 

"Intendevo per l'esame. Oggi abbiamo l'ultimo, ricordi?" alzò gli occhi al cielo Rapunzel.  Da un paio di settimane tutti gli studenti dell'ultimo anno dovevano recarsi nelle aule a orari precisi per sostenere il M.A.G.O., che erano quasi finiti. 

Merida fece un verso strozzato di agonia. "Storia della Magia. Non vedo l'ora." 

"Andrete bene" le incoraggiò Hiccup.

Rapunzel gli sorrise raggiante, grata che almeno qualcuno fosse ottimista, e notò che portava qualcosa sulle spalle. "È la tua invenzione?" 

Lui si sfilò la cintura che legava l'oggetto alla sua schiena, mostrando un bello scudo di ferro con un drago dipinto. Fece vedere che aprendolo diventava una balestra. "L'ho appena finito, mia madre mi ha dato qualche consiglio per gli ultimi ritocchi. Bello, vero?" 

“Un sacco!” approvò Rapunzel.

"Perché te lo porti dietro?" chiese Merida. 

"In caso Black o Bludvist saltino fuori durante la gara" rispose Hiccup accigliandosi. "Alla Stamberga Strillante… sono stato disarmato facilmente. Senza bacchetta sono inutile, ma con questo potrò essere d'aiuto, almeno." 

Rapunzel avrebbe voluto rimproverarlo per starsi sottovalutando in quel modo, ma Eugene la chiamò proprio in quel momento. 

"Ehilà. Cos'è tutta questa calca dai Grifondoro?" chiese guardandosi attorno tutto pimpante. 

"Sono arrivate le famiglie dei campioni per assistere alle gare" rispose Merida, non accorgendosi dello sguardo severo dell'amica e dell'espressione esasperata di Hiccup. 

Il sorriso di Eugene scomparve dal suo volto. "Ah." 

Merida parve accorgersi della sua indelicatezza, forse aiutata dall'occhiataccia sdegnata di Rapunzel. "Ehm, guarda com'è tardi, Punz, meglio andare." 

Afferrò un po' di toast, avvolse il tutto in un tovagliolo e lo ficcò in mano a Rapunzel, spingendola verso le doppie porte.

"Finita la prova facciamo una passeggiata?" chiese lei guardando Eugene, che sembrò risollevarsi un pochino e annuì. 

Jack salutò la madre e la sorella, e seguì le due ragazze verso l'aula in cui si teneva l'esame di Storia della Magia. Lui avrebbe passato le tre ore a ripassare per la prova di quel pomeriggio. Rapunzel sbocconcellò toast mentre ripeteva mentalmente le date da ricordare. 

 


A mezzogiorno in punto, Rapunzel e Merida corsero fuori dalla classe, si presero per mano e stesero le braccia verso il cielo. 

"Basta con gli esami!" 

"Finalmente libere!" 

Jack uscì dopo di loro, senza unirsi ai festeggiamenti. Rapunzel immaginò che stesse cominciando a innervosirsi per la prova. 

"Sì, sì, complimenti. Adesso andiamo a mangiare, devo essere al campo in anticipo" disse Jack. 

Dopo un pranzo leggermente teso, arrivarono al campo di Quidditch per l'una meno dieci, mentre le tribune andavano riempiendosi lentamente. Quasi tutti gli studenti di Hogwarts portavano striscioni e cartelli con i colori di Grifondoro, colorando gli spalti di rosso e oro. 

Anche la madre e la sorellina di Jack stavano salendo sugli spalti; Mary trascinava eccitata la madre per la mano, in cerca della vista migliore. Jack si costrinse a sorridere e loro si sbracciarono per salutarlo. 

Hiccup, Astrid e Eugene erano già lì, e stavano guardando nervosamente il centro del campo, dove si stagliavano le figure della giuria. Rapunzel notò che il Preside di Durmstrang mancava all'appello. 

"Ci siamo, eh?" disse Astrid, un po' meno decisa del solito. Hiccup le stringeva la mano. 

"Almeno non piove" commentò Jack, guardando il cielo limpido sulle loro teste senza traccia di sarcasmo. 

"Promettiamoci di restare amichevoli," disse Eugene, le mani sui fianchi, "dopo la mia vittoria." 

"Io non ci conterei, Fitzherbert" ribatté Astrid, ritrovando la determinazione. Hiccup roteò gli occhi. 

"Va bene, prima che parta la gara botta-e-risposta, andate a prepararvi." 

Rapunzel strinse i campioni in un abbraccio. "Buona fortuna!" 

Stavano per andare a cercare un buon posto sulle tribune, quando arrivò il padre di Hiccup. 

"Ehi, papà, hai finito il giro di pattuglia?" gli chiese il figlio. 

"Sì, invece tua madre è rimasta a controllare il perimetro. Ha insistito per stare di guardia" rispose Stoick, e fece caso allo scudo di Hiccup. "Cos'è quello?" 

"Una mia invenzione. Per autodifesa" disse lui asciutto, guardando altrove. Sembrava non voler entrare nei dettagli, a differenza di come aveva fatto con Rapunzel e Merida. Il signor Haddock assunse un cipiglio risoluto. 

"Io e te dobbiamo parlare. Scusate, ragazze." 

E se ne andò guidando Hiccup verso un angolo appartato dietro gli spalti. 

Rapunzel e Merida li lasciarono soli, e andarono a sedersi vicino ai loro amici di Durmstrang, tutti armati di bandierine con lo stemma della loro scuola; Moccicoso aveva portato lo striscione più grande di tutti. 

Quando le tribune furono piene da cima a fondo e Hiccup si unì a loro con gli occhi curiosamente lucidi, i campioni raggiunsero la giuria al centro del campo, e il capo dell'Ufficio per i Giochi e gli Sport Magici prese la parola. 

"Signore e signori, siamo finalmente arrivati all'ultima prova del Torneo Tremaghi, nonostante la dannata sfortuna di questa edizione!" annunciò con la voce amplificata da un incantesimo, agitando l'uncino che aveva al posto della mano. "Come potete vedere, il capo dell'Ufficio Auror è venuto a sostituire il giudice che ha, ehm, dovuto lasciarci. Detto questo, vi ricordo la classifica attuale: al primo posto, a pari merito, abbiamo la signorina Hofferson dall'Istituto Durmstrang e il signor Fitzherbert dall'Accademia di Beauxbatons, con settantacinque punti, e in ultima posizione abbiamo il signor Overland dalla Scuola di Hogwarts, con sessanta punti. 

"Nella prova di oggi i campioni dovranno sfidarsi in una caccia al tesoro nel territorio della scuola, e il primo di loro a trovare la Coppa Tremaghi sarà il vincitore. Per esaminare al meglio le loro conoscenze e il loro ingegno, le bacchette dei campioni sono state temporaneamente prese in custodia e saranno riconsegnate prima dell'ultima parte della prova."

Uncino invitò i campioni ad avvicinarsi, tirando fuori dalla tasca un sacchetto di stoffa da cui i tre ragazzi pescarono qualcosa a turno. 

"Adesso che ognuno ha preso il suo indizio, partiremo in ordine di punteggio, quindi Hofferson e Fitzherbert per primi. Forza, ragazzi, schiena dritta e denti stretti." Uncino si portò le dita alla bocca per fischiare. "Tre… due… uno…" 

Fischiò forte, e Astrid e Eugene srotolarono i loro foglietti. Per un lungo istante rimasero fermi a leggere, poi scattarono entrambi verso l'uscita del campo di Quidditch, accompagnati dal frastuono delle tribune. Rapunzel e gli altri si sgolarono in incitamenti. 

Jack aspettò un paio di minuti al centro dello spiazzo affiancato da Uncino, finché quest'ultimo non partì con un altro conto alla rovescia. 

"Tocca a te, Overland. Tre… due… uno…" 

FWIII! 

 

 

 


 

 


Jack per poco non si tagliò con la pergamena sottile, mentre apriva il piccolo rotolo per leggerlo. Le mani gli tremavano per l'agitazione e l'adrenalina, e dovette sforzarsi per riuscire a distinguere le parole. 


La via per la vittoria in quattro direzioni si dirama

delle quali posizioni questa canzone dichiara. 

A nord nel castello il campione dovrà recarsi

e scostare lo sciocco che gli affari suoi non sa farsi.


Cercando di ignorare le acclamazioni degli spettatori, Jack rifletté per un momento sulla strofa. Decise che 'nord' era un punto di partenza decente, e corse anche lui fuori dal campo di Quidditch. Era partito in svantaggio, perciò doveva sbrigarsi. 

Con le gambe che protestavano per lo sforzo improvviso, entrò nel castello e rallentò la corsa, rileggendo l'indizio. 'Scostare lo sciocco'... che voleva dire?

La scelta del verbo gli fece pensare a un oggetto, però 'sciocco' non poteva che riferirsi a una persona, e cosa c'era a Hogwarts che riguardava oggetti e persone? 

Jack stava salendo le scale verso l'ala nord del castello, e si bloccò di botto. Le opzioni erano due: si stava parlando di un ritratto, o al massimo di un arazzo. Si batté una mano sulla fronte. 'Babbeo' era un sinonimo di 'sciocco', e al settimo piano si trovava un arazzo che faceva al caso suo. 

Jack si arrampicò in fretta e furia su per le scalinate e, arrivato al settimo piano, imboccò un corridoio. C'era qualcosa di vagamente inquietante nell'eco dei suoi passi che risuonavano nel castello deserto, solitamente brulicante di studenti e insegnanti. Jack trovò infine l'arazzo in questione. 

Raffigurava Barnaba il Babbeo nel fallimentare tentativo di istruire dei troll nella danza classica. A Merida aveva sempre fatto morire dal ridere. 

La poesia diceva 'scostare', quindi Jack afferrò un lembo del tessuto e snudò la parete. Per sua soddisfazione, sulla pietra spoglia era appeso un foglietto simile a quello che aveva pescato prima. 

"Evvai!" 

Staccò la pergamena e la voltò con impazienza. 


Il secondo indizio è stato scovato

ma il percorso è appena iniziato. 

La prossima meta in alto si trova, 

là dove i messaggeri nascon da uova.


Jack fece avanti e indietro nel corridoio, assorbendo ogni parola. Aveva sentito un vago rumore dall'esterno, quando aveva preso il foglio, forse era il tifo dal campo. Probabilmente lo avevano visto grazie al tabellone incantato di Uncino, come quello della seconda prova. 

'In alto' intendeva chiaramente una torre, ma il problema era che Hogwarts pullulava di torri e torrette. Tuttavia, i 'messaggeri che nascon da uova' era un palese riferimento ai gufi che ogni mattina portavano la posta, e l'unica torre associabile a loro era quella che ospitava la Guferia. 

Jack gemette. La Torre Ovest era da tutt'altra parte rispetto a lui. 

Scese le scale, attento a non inciampare per la fretta. In quel momento rimpianse per la prima volta di non avere la bacchetta, altrimenti avrebbe potuto usare Glisseo e appiattire i gradini. Scivolare giù per sette rampe sarebbe stato veloce e divertentissimo. 

Arrivato al piano terra, incrociò Eugene, che stava andando verso la stessa direzione, terreo in viso. 

"Se fossi in te non passerei per il corridoio della biblioteca" ansimò senza fiato, reggendosi alla spalla di Jack. "Credo che abbiano messo delle trappole." 

"Trappole?" disse Jack senza fermarsi, togliendo il sostegno a Eugene, che annuì. 

"Già. Mi sono quasi andati a fuoco i pantaloni." 

"Cercherò di evitarlo. Come va con la prova?" 

"Sto cercando il secondo indizio, hai idea di cosa potrebbe essere 'il frutto che ride'?" disse ironico Eugene. Jack sapeva di non avere molto tempo, ma vedere l'altro ragazzo esausto lo spinse a pensarci su. 

"Prova vicino alle cucine, ci sono diversi dipinti di cibo" gli suggerì. 

"Ah, grazie infinite" esclamò Eugene, e scese verso le file di botti. 

Jack affrontò un'altra salita su per la Torre Ovest. Aprì la porta della Guferia e individuò subito il piccolo rotolo appeso a un trespolo. 

Sotto gli sguardi vigili di decine di gufi, Jack avanzò nella stanza, evitando piume ed escrementi, e sciolse il nodo che legava il foglio. Lo srotolò con anticipazione. 


A metà strada il campione è vicino

e dopo riposar potrà, purché arrivi al mattino. 

Fino alle stelle il campione dovrà scalare

se l'ultimo indizio vuole trovare.


Jack chiuse la porta dietro di sé, rileggendo corrucciato il secondo verso. 'Arrivare al mattino' non suonava molto ottimista, e temeva che alludesse alle trappole di cui gli aveva parlato Eugene. Avrebbe fatto meglio a stare attento a dove metteva i piedi. 

Un'altra cosa che fece imprecare Jack ad alta voce fu la parola 'scalare'. L'idea di dover salire l'ennesima scala era angosciante, e purtroppo si trattava indubbiamente di una torre. 

'Fino alle stelle', invece, era una storia diversa. Faceva riferimento ad un passaggio esterno, oppure all'altezza? Jack era già stato a nord e a ovest, quindi rimanevano est e sud. La Torre di Astronomia, la più alta del castello, si trovava in una delle direzioni dove non era ancora andato. 

Sperando di essere sulla pista giusta, Jack tornò al piano terra sicuro che l'indomani, vittorioso o meno, avrebbe voluto non avere più le gambe. Aveva attraversato un passaggio nascosto per risparmiare tempo prezioso, ma inciampò in mezzo al corridoio che portava alle scale. 

"Ahi, ma che…" 

Jack, lungo disteso per terra, si voltò per guardare dove fosse rimasto impigliato, e fu scioccato nel vedere il suo piede affondato di parecchi centimetri nel duro pavimento. Si rese conto che anche le sue mani stavano lentamente calando nella pietra, ora morbida come burro. 

Sabbie mobili! 

Non ci voleva, pensò Jack con frustrazione, ci metterò un'eternità a uscirne

Diede uno strattone al piede per liberarsi, ma lo sforzo lo fece affondare ancora di più. Ormai era dentro fino ai gomiti. 

Si guardò disperatamente intorno, cercando qualcosa che potesse aiutarlo, ma le pareti erano spoglie e non c'era nulla a cui aggrapparsi. Jack tentò nuovamente di muovere le braccia, sprofondando ancora. Come accidenti poteva fare a uscirne senza magia, secondo i giudici? Fare tutte le scale della scuola era già ridicolo di suo, ma quella trappola superava il limite. 

Certo di essere spacciato, e immaginandosi le grasse risate dei suoi amici, Jack accolse la visione di Astrid che passava di lì come un miraggio. 

"Jack, che fai dentro al pavimento?" disse la ragazza sgranando gli occhi. Lui tirò il collo per voltarsi bene verso di lei. 

"Un regalo dei prof" boccheggiò. "Ricordami di dirgliene quattro, più tardi." 

Astrid si avvicinò a lui. "Aspetta, ti tiro fuori." 

"Attenta, è come le sabbie mobili qui." 

Lei fece segno di aver compreso, e strisciò lungo la parete, attenta a testare il pavimento con la punta del piede. "Penso sia una variante dell'Incantesimo Imbottito, molto ingegnoso." 

"Grande" replicò con irritazione Jack, dimenandosi. Andò più a fondo di un paio di centimetri. 

"Fermo, così peggiori la situazione" lo rimbrottò Astrid. Si aggrappò a un gancio arrugginito che lui non aveva notato, di quelli usati per infilarci le fiaccole, e si puntellò al muro con i piedi. 

Jack, che aveva entrambe le braccia nel pavimento, la fissò stralunato. "Apprezzo moltissimo il tuo aiuto, davvero, ma non capisco cosa dovrei fare adesso." 

"Tira fuori il braccio, lentamente" spiegò Astrid come se si stesse rivolgendo a un bambinetto. "Non agitarti, fai piano." 

Jack aveva una lunga lista di dubbi, ma decise di tentare comunque. Mosse il braccio lungo il corpo, senza scuoterlo come aveva fatto prima, trattenendo il respiro. Con suo enorme sollievo, riuscì a far riemergere la mano. 

Astrid si allungò verso di lui fino a tendere le dita al massimo e afferrò quelle di Jack. Diede uno strattone deciso, sollevando il ragazzo, che si strinse al gancio da torcia come un'ancora di salvezza. "Grazie, Astrid." 

Lei cominciò a scivolare via dal corridoio, gli occhi vigili puntati in basso. "Figurati. Ero nei sotterranei, prima, e mi è preso un colpo quando ho visto il soffitto piombarmi addosso, quindi ti capisco."

"Come hai fatto a scappare?" chiese Jack, nascondendo malamente uno sguardo ammirato. 

"Mi sono infilata nella stanza che mi serviva e l'illusione è sparita. Adesso scusami, ma devo andare." 

"Ci vediamo" disse Jack girandosi dalla parte opposta. "Ah, prima ho incontrato Eugene. Mi ha detto di stare alla larga dalla biblioteca, se ti interessa." 

"Lo terrò a mente." 

Si salutarono senza indugi, e Jack salì gli scalini con un sospiro, aggrappato al corrimano per sostenere le gambe sempre più simili a due grossi budini. 

In cima alla torre, Jack ebbe l'orribile dubbio di aver sbagliato posto, e quindi di aver beccato la trappola per niente, quando non vide pergamene, ma il suo cuore riprese a battere nel momento in cui adocchiò il rotolo. Era posato sullo stesso merlo dove si era seduto con Hiccup la sera dell'estrazione. 

Con grande gioia di Jack, accanto al foglio era posata la sua amata bacchetta. La sollevò e quella mandò scintille. E anche questa era fatta. 

Jack afferrò il rotolo prima che il vento lo portasse via e lo srotolò curioso. 


La fine del viaggio è dunque arrivata

ma la destinazione finale ancora è celata. 

Il quarto cardine da esplorare è rimasto

e nasconde il tesoro sullo specchio più vasto.


Il mago fissò le scritte strofinandosi la fronte. A differenza delle altre strofe, quest'ultima era decisamente più criptica. 

Ok, Jack. Concentrati. 

Una cosa buona era che l'ultimo punto cardinale dove andare era il sud. E fin lì, niente di complicato. 

Lo specchio, però, era un'altra faccenda. Jack non ricordava di aver mai visto specchi, a Hogwarts, a parte quelli nei bagni. Era improbabile che la prova gli chiedesse di controllare al millimetro quale, tra le decine e decine, fosse leggermente più grande (e Jack avrebbe fatto del suo meglio per trovare chi aveva ideato la sfida e lanciargli una Fattura Orcovolante). 

No, doveva trattarsi di una metafora. Avrebbe dovuto usare genuinamente il cervello, e non la memoria. 

Specchio… specchio… specchio… Jack si fece venire il mal di testa scervellandosi. Cosa somigliava a uno specchio, e si trovava a sud? Pensò alle aule della zona meridionale del castello, ma nessuna gli accese la lampadina. Gli era pure venuta sete. 

Aspetta. 

Acqua? 

Specchio?

Jack sdrucciolò un poco sul pavimento, fulminato dal colpo di genio. Va bene, non era stato poi tanto difficile, ma Rapunzel sarebbe stata fiera di lui. Si era solo lasciato ingannare dalla convinzione di dover rimanere all'interno. 

Sollevò la bacchetta e pronunciò le parole che sognava di poter dire. "Molliate!" 

Guardò quasi con gli occhi pieni di lacrime i gradini appiattirsi, rendendo le interminabili scale una lunga rampa liscia, non esitò a sedersi e si lasciò scivolare giù. "!" 

Jack, con le braccia sollevate in aria e sballottate dalla corrente, lanciò un grido liberatorio che rimbombò nella torre. Frenò dolcemente, arrivato al piano terra, con la testa molto più leggera. Si alzò in piedi ancora su di giri e corse verso l'uscita. Lungo il sentiero per arrivare al lago, si imbatté in Eugene, anche lui lanciato in una corsa giù per la collina. 

"Ehi, che si dice?" gli urlò Jack. 

"Stai andando al lago pure tu?" gli gridò di rimando lui. Jack evitò un sasso e presero il sentiero insieme. 

"Sì, mi sa che la coppa è là!"

"Cosa ci fate voi due qui?" disse Astrid sbucando fuori da dietro un cespuglio, sempre correndo a perdifiato. Jack non aveva più la forza di rispondere. 

"Siamo tutti diretti dalla stessa parte" esclamò Eugene. 

Jack e Astrid erano veloci, ma lui aveva le gambe più lunghe, e li seminò in breve tempo. Jack obbligò le sue povere gambe a dare il massimo, temendo di essere giunto al limite, perciò quando arrivarono sulla riva sassosa del Lago Nero aveva una gran voglia di vomitare il pranzo.

Era difficile da individuare, ma in mezzo allo specchio d'acqua immobile, molto distante da loro, era sorta una minuscola isoletta che Jack era certo di non aver mai visto prima. 

Eugene agì in fretta, estrasse la bacchetta e disse: "Glacius!" 

Tenendola in basso davanti a sé, lo studente di Beauxbatons corse sulla superficie del lago che si congelava sotto ai suoi piedi. Jack doveva ammettere che era una mossa audace. 

Mentre ragionava se imitarlo, Astrid mosse il braccio in un complicato e ampio movimento. 

Per un momento non successe assolutamente nulla. 

Jack stava per farle una battuta, ma gli cascarono le braccia nell'istante in cui le acque del lago – decine di migliaia di litri d'acqua – si sollevarono con uno sciabordio immenso. Come se la gravità avesse cambiato direzione, le onde salirono in alto, creando un tunnel subacqueo che curvava, evitando il percorso di Eugene, fino all'isolotto al centro. 

Ma che cosa accidenti vi insegnano a Durmstrang?! 

Astrid, lesta come non mai, scattò verso la sua destinazione, sollevando schizzi di fango mentre scendeva sul fondo. Era un incantesimo prodigioso, ma per raggiungere la coppa avrebbe dovuto farsi una scalata alquanto scivolosa perdendo un sacco di tempo, pensò Jack. 

Si spremette le meningi, in cerca di un modo per attraversare il lago. La sua scopa era su nel dormitorio, chiusa nel baule, e richiamarla con Accio era fuori discussione, perciò non gli rimaneva altro che costruirsi una barca, o anche solo una zattera. 

Nel tentativo di ricordarsi l'incantesimo giusto, Jack ci mise un po' ad accorgersi del leggero tremore sotto i piedi. Abbassò la testa, confuso. 

I sassolini della riva sobbalzavano, o se lo stava immaginando? E non era il rumore di qualcosa di grosso che si muoveva sott'acqua, quello che sentiva?

"No…" mormorò Jack senza voce, agghiacciato dal sospetto che gli cominciava a divorare implacabile le viscere. 

L'isolotto, senza alcun preavviso del disastro che stava per accadere, esplose. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note

Finale letteralmente con il botto, oggi. 

Questa prova mi innervosiva particolarmente, dato che mi ero imposta di inventarmi la canzone, in pieno stile dei libri. Sono orgogliosa di me, non mi dispiace com'è venuta. 

Non ho molto altro da dire, preciso solo che mi sono immaginata i genitori di Astrid come esigenti e severi, dando una scusa alla loro assenza nel franchise, e che si scoprirà cosa si sono detti Hiccup e Stoick nel prossimo capitolo.

Grazie per aver letto fino a qui! 


  
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